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Italia da fumetto: dall’analisi del libro di Francesco Fasiolo ad un discorso su Graphic Novel e Graphic Joournalism (1 di 4)
di Giorgio Messina
Romics 2010. Un tipo, sui venticinque anni, si avvicina allo stand di Cagliostro E-Press e si mette a sfogliare quasi tutti i nostri volumi. Chiedo al tipo se ha bisogno di qualche informazione specifica. Questi, con aria molto contrariata, mi spiega che cerca graphic novel da leggere e che quello che sta sfogliando non lo soddisfa: sono “semplici” fumetti. Dopodiché il tipo se ne va. Dopo circa mezz’ora sempre lo stesso tipo ritorna con aria tronfia e soddisfatta e mi comunica un po’ spocchiosamente che ha acquistato finalmente delle graphic novel e tira fuori un paio di libri a fumetti della Tunuè.
Questo aneddoto spiega abbastanza bene quali siano i risultati e le confusioni generate dall’avere cercato di risolvere il senso di inferiorità (o di minorità, come lo definisce l’ottimo Giuseppe Pollicelli QUI) del fumetto rispetto agli altri media con una vuota traslazione semantica. Graphic novel è un inganno bello e buono. Graphic novel è un termine che corrisponde ad un insieme vuoto in cui chiunque ci può innestare dentro qualsiasi cosa. E questo semplicemente perché la graphic novel non esiste, essendo solo un sinonimo anglofono del fumetto che però recentemente è diventata un’etichetta appiccicabile a qualsiasi oggetto libro che presenta al suo interno un contenuto che soddisfa le regole del medium fumetto.
Il termine “Graphic Novel” non è altro che la forma utilizzata per mettere in prospettiva gestaltica il fumetto. Ovvero, semplificando: se scrivo sulla copertina che quello che il lettore tiene in mano non è un fumetto, ma una Graphic Novel, per il lettore quello non sarà più un fumetto, ma appunto una Graphic Novel. Rinominata la forma, a forza di ripetere il termine Graphic Novel, ecco che la GN non solo esiste, ma diventa anche il termine di riferimento con cui revisionare il fumetto e la sua storia passata.
La teoria della Graphic Novel si impernia quindi sul fare credere che la GN non sia altro che la naturale evoluzione del fumetto che uscito dalla sua lunga pubertà fatta di giornalini avventurosi e in calzamaglia per ragazzini preadolescenti, finalmente si è fatto “adulto” e che quindi solo nella forma di GN può proporre temi "alti" ed essere così consumato dagli adulti. Insomma, i ragazzini leggono i fumetti, gli adulti leggono le GN. Come se il fumetto avesse la cilindrata come ce l'anno le moto. Sempre di motoveicoli a due ruote si tratta, ma con nomi diversi a seconda della cilindrata: motociclo, scooter, motocicletta…
In questo tentativo di “emancipazione” del fumetto – che si svolge soprattutto a tavolino per opera di una precisa intellighenzia - si riscontra anche la perversione di dovere giustificare il fumetto davanti al pubblico con un semplice cambiamento di nome. E tutto ciò nonostante i 100 anni di onorata carriera di media in Italia che il fumetto ha avuto sinora potendo vantare milioni di fruitori. Un tempo infatti si discuteva di fumetto popolare e fumetto d’autore, oggi invece si è pensato bene di cercare di elidere del tutto la parola “fumetto” e sostituirla con un nome anglofono più assoggettabile al marketing, che è ingloba il concetto “d’autore” (avendo insito anche quello di rivolgersi ad un elite, non alla massa popolare) e che è quindi in grado di titillare maggiormente snobismi ed esterofilie varie e assortite di autori, editori critici (soprattutto accademici) e lettori. E dire che prima del definitivo avvento del termine Graphic Novel, la riffa semantica e semiotica per trovare il nuovo nome da dare al fumetto si era arricchita di traslitterazioni italianizzate come “romanzo a fumetti”. “narrativa disegnata” e “arte sequenziale”. Ma solo il termine Graphic Novel ha messo finalmente d’accordo i teorizzatori del salto semiotico-evoluzionistico in avanti del fumetto.
Seguendo il filo rosso della Graphic Novel, dall’aneddoto iniziale tratto da Romics 2010, arriviamo adesso al libro di Francesco Fasiolo, “Italia da fumetto – sottotitolo: graphic journalism e narrativa disegnata nel racconto della realtà italiana di ieri e di oggi”, pubblicato dai tipi di Tunuè nel marzo 2012 nella collana Lapilli.
Innanzitutto una doverosa e amichevole "tirata d’orecchi" all’editore e al curatore della collana Marco Pellitteri: il volume nonostante sia pubblicato nel marzo del 2012, arriva a coprire – e con parecchi buchi a dire il vero – alcune uscite editoriali del 2010. Visto il tentativo seminale dell’opera - con le sue 300 pagine - realizzata dal giornalista di "La Repubblica", stride la prolissità del volume, spesso molto didascalico e compilativo, con il buco editoriale mancante di quasi due anni. L’autore, a onor del vero, cerca di recuperare nelle conclusioni, ma il tutto si riduce solo a un ulteriore elenco di citazioni di soli alcuni titoli usciti prima della pubblicazione del libro. Capiamo perfettamente i tempi di gestazione di un volume del genere, ma rimane il fatto che uscendo a marzo 2012, e trattando nemmeno completamente il 2010, e visto i tempi con cui si muove l’editoria italiana a fumetti, il volume risulta essere nella sua esposizione “vecchio” senza nemmeno essere arrivato sugli scaffali delle librerie o sui banconi delle fiere.
Veniamo ora alla tesi principale del libro. Fasiolo, al tirare delle somme sostiene che la Graphic Novel è una “etichetta” con un formato preciso che ha permesso al fumetto di andare oltre i suoi limiti. Ovviamente per il giornalista, il figlio prediletto della Graphic Novel è il Graphic Journalism.
Scrive Fasiolo, riferendosi alla GN: «Questa etichetta arriva nel nostro paese con un po’ di ritardo rispetto agli Stati Uniti, ma è con la sua diffusione che in Italia il fumetto riesce davvero a «sfondare» le barriere di settore per arrivare a una mescolanza di linguaggi e di pubblico.» Come se Tex o Dylan Dog, esempi di fumetto “ultrapopolare”, non avessero già “sfondato” le barriere del settore mescolando linguaggi e pubblico… E ancora, Fasiolo definisce la GN come «criterio di presentazione editoriale ormai accettato dal mercato e dal grande pubblico». Qui sarebbe opportuno chiedere a Fasiolo anche se è nato prima l’uovo e la gallina. Ma proseguiamo. Il meglio deve ancora venire. Per esaltare la superiorità della Graphic Novel, Fasiolo definisce la prima opera di Hugo Pratt con protagonista Corto Maltese così: «un romanzo corale, in cui la fiction e l’avventura hanno il sopravvento sull’analisi sociale e della realtà, dunque un prodotto distante da quelli che trattiamo in questo saggio. Ma, per il formato e la lunghezza,
Ma qualcosa (per fortuna?) però sfugge all’inquadramento di Fasiolo: «Ci sono poi dei casi di difficile classificazione, che, proprio come negli esempi citati prima, da Astérix a Tintin, si pongono a metà tra fumetto seriale e d’autore». Insomma, tra il bianco del fumetto d'autore, trasfiguratosi in Graphic Novel, e il nero del fumetto popolare, non si riescono a scorgere le sfumature di grigio dell'intrattenimento.
Definita la superiorità della Graphic Novel rispetto al fumetto non d’autore, a questo punto Fasiolo fa fare il suo trionfale ingresso in campo al Graphic Journalism: «il giornalismo a fumetti si colloca all’interno della tradizione del fumetto d’autore, che si esprime ormai da anni nel formato e con i presupposti editoriali e culturali del graphic novel». Quindi secondo il giornalista di "La Repubblica": fumetto d’autore = Graphic Novel. E nell’albero genealogico della GN, il Graphic Journalism è la filiazione più nobile.
Fasiolo a questo punto declina le caratteristiche del Graphic Journalism:
«1. Scopo informativo: lo scopo primario di queste opere, anche quando sono presenti elementi di fiction, è quello di informare, fare cronaca o inchiesta;
2. Rigore giornalistico: i contenuti sono verificabili e frutto di interviste, indagini giornalistiche o ricerche d’archivio, proprio come per i reportage e le inchieste che utilizzano altri media (stampa o TV);
3. Uso consapevole del linguaggio del fumetto: il fumetto non è un mero supporto ma il linguaggio scelto consapevolmente per svolgere il proprio lavoro di reporter.»
Nella seconda parte vedremo attraverso delle analisi di volumi citati anche da Fasiolo nel suo libro, come in realtà, nonostante tutto l’apparato critico messo in piedi, il giornalista di "La Repubblica" si fermi ad un analisi superficiale del fenomeno Graphic Journalism e scopriremo che in realtà questa “etichetta”, grazie alla proprietà transitiva e alle proprietà degli insiemi, ha ereditato dalla Graphic Novel la vuotezza semantica e la potenza gestaltica.
(1 - continua)
Abbiamo parlato di:
cm 14x19; brossurato; rilegato filo refe; copertina plastificata opaca con bandelle; pp. 304 b/n
ISBN: 978-88-97165-31-6