- Categoria: Critica d'Autore
- Scritto da Alessandro Bottero
- Visite: 4634
L’Europa: grande assente dal fumetto italiano mainstream
di Alessandro Bottero
Alcuni giorni fa si sono svolte le elezioni europee. Mi ricordo che anni e anni fa, le prime volte che si votava per il Parlamento Europeo ci si rideva su. Non si capiva a cosa servisse. Poi progressivamente ci si è resi conto (chi VUOLE rendersene conto, ovvio) che il parlamento europeo non è una barzelletta, e che sempre più le legislazioni dei singoli stati vanno armonizzate sulle direttive che il parlamento europeo approva. Poi c’è stata la crisi mondiale del 2007, la quasi bancarotta di Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo, la crisi dei profughi dalla Siria e dalla Libia (minore come numeri di quella degli anni ’80-’90 da Albania e ex-Yugoslavia, ma amplificata cinicamente dai social e dai media per fini di politica interna) e il sorgere in tutta l’Europa di movimenti e tendenze anti-Europa comune.
Bene, da quel che posso vedere il fumetto popolare italiano tutto questo lo ignora. Magari mi sbaglio, e in questi anni sono apparse decine e decine di storie che parlavano di queste cose, ma non credo. Quello che mi pare è che l’unico fumetto popolare venduto nelle edicole che abbia parlato della crisi dell’Europa sia stato N.O.X. nel 2011, miniserie in sei numeri pubblicata dalla Star Comics, scritta dal sottoscritto e sostanzialmente snobbata dalla critica fighetta
Dopo nessuno ha scritto storie che parlassero di queste cose. E quindi nessun editore le ha pubblicate. O forse nessuno le ha scritte perché gli editori NON hanno interesse a pubblicarle, perché “non vendono e il pubblico non le vuole”.
Quindi Bonelli, Star, Disney Panini, Aurea, Astorina, editori che vanno nelle edicole non hanno pubblcato nulla che parlasse di quello che sta succedendo in Europa.
Dove sono i fumetti che parlano del sovranismo? Dove sono i fumetti che parlano della crisi dei profughi? Dove sono i fumetti che parlano del PRESENTE?
Non ci sono. E non ci sono perché gli editori sono convinti che non vendano, e perché gli autori (forse) non sono preparati per dire cose che vadano al di là di uno slogan.
Ovviamente Il fumetto non deve essere propaganda o indottrinamento, ma non deve nemmeno abdicare al dovere di osservare il reale per parlarne.
Non sto parlando di graphic novel o volumi da fumetteria dal prezzo elevato. Parlo di numeri delle collane a fumetti che ogni mese vanno nelle edicole e che raggiungono decine di migliaia di lettori. È QUI che non vedo nulla che parli del presente, nulla che prenda anche posizione, che abbia il coraggio di proporre un pensiero, una riflessione.
Attenzione, non sto parlando di allusioni, di modi sfumati, di rimandi vaghi, simbolici.
No. Parlo della realtà dura e cruda. Parlo di storie che citino quello che succede e quello che è successo.
Non ho visto il fumetto popolare italiano usare tempo ed energie per farlo. O meglio, io l’ho fatto. Poi, dopo N.O.X., nulla.
Si vede che a nessuno gliene frega niente.