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Il giorno della memoria nel ricordo di Ferruccio Alessandri

il_giorno_della_memoria[27/01/2012] » «Solo chi ci ha vissuto può rendersi bene conto di che cosa significhi vivere in un ambiente totalitario (di destra o di sinistra che sia) in cui ogni notizia, qualunque notizia, viene censurata o modificata secondo le esigenze propagandistiche.»

Luca Boschi, sul suo blog, pubblica una testimonianza - di alcuni anni fa - del disegnatore, traduttore e editor Ferruccio Alessandri che ricorda il Giorno della Memoria.

Fumetto d'Autore, per onorare il Giorno della Memoria 2012 riporta integralmente la testimonianza di Ferruccio Alessandri.

 

Una piccola testimonianza diretta

Negli anni Quaranta venne nominato "confino" dallo Stato anche il paese in cui vivevo, di cui mio nonno era il podestà (cioè il sindaco: la denominazione di questa carica era stata automaticamente trasformata sotto il fascismo e ogni sindaco, come mio nonno, era divenuto podestà).

In paese venivano confinati tre o quattro ebrei, che vivevano nell'albergo locale, non parlavano con nessuno, nemmeno tra di loro, facevano passeggiate solitarie e dopo un determinato breve periodo venivano riportati via e sostituiti con altri.

Allora posso testimoniare che non si sapeva nulla dei campi di sterminio nazisti, tant'è vero che, quando a fine guerra arrivarono le prime notizie sulla strage sistematica, non ci credeva nessuno. Mi ricordo che la gente diceva: E' tutta "propaganda." Questo malgrado che già girassero foto e agghiaccianti documentari.

D'altra parte era una cosa così irrealmente disumana e totale che era difficile da accettare. Era più credibile pensare che fosse una montatura.

Soltanto quando da noi tornò Irmo, l'addetto al telefono pubblico del paese, si cominciò a crederci. Irmo faceva parte di quei soldati che dopo l'8 settembre si erano rifiutati di militare sotto la Repubblica di Salò (vincolati al giuramento fatto al Re d'Italia) ed erano stati quindi portati via e consegnati ai tedeschi, che li internavano in campi di concentramento.

Irmo si trovava a Mathausen, in un campo in cui erano internati tutti i "disertori", attiguo a quello di sterminio. Da lì potevano assistere a tutto quello che succedeva nell'altro.

Era stato un uomo grande e grosso, ma quando tornò a fine guerra era una specie di scheletro vivente.

Ci disse: "No, no, è tutto vero... Era anche peggio."

Solo allora si cominciò timidamente a crederci. C'era voluto un compaesano sincero, un testimone fidato.

Bene, nell'immediato dopoguerra a casa di mio padre vennero a trovarci due ebrei che erano stati internati nel nostro paese. Venivano a ringraziare mio nonno (che purtroppo era morto nel frattempo) per il trattamento umano ricevuto nel nostro paese da lui e dagli altri abitanti nel breve periodo che erano stati confinati lì. Erano sopravvissuti per miracolo: quando al loro campo erano giunti gli angloamericani loro si trovavano in fila per l'ultima camera a gas. Avevano visto uccidere amici e parenti, uomini, donne, bambini...

Mi ricordo i loro occhi sbarrati, quando accennavano a quello che era successo, vagamente, facevano fatica a parlarne...

Preferivano parlare di mio nonno e delle facilitazioni fuori regolamento che aveva concesso loro sottobanco, come frequentare i locali pubblici, e della riconoscenza che ancora provavano per lui.

Mi ricordo anche le occhiate a disagio che mi dava mio padre: ci teneva sempre che fossi informato di quello che accadeva nel mondo, per quanto sgradevole potesse essere, ma quello era veramente troppo...

Tutto qua. Tanto per informare quelli che anche oggi pensano che sia "tutta propaganda" o comunque un'invenzione di certi gruppi politici.

Al tempo del fascismo io facevo le elementari e come tutti i miei coetanei ero sottoposto a una propaganda totale, quella sì vera. Tanto per dare un'idea, leggevo la ristampa dei fascicoli di Nerbini con le storie di Buffalo Bill e questi come testata avevano: "Buffalo Bill, l'eroe ITALIANO della prateria."

Solo chi ci ha vissuto può rendersi bene conto di che cosa significhi vivere in un ambiente totalitario (di destra o di sinistra che sia) in cui ogni notizia, qualunque notizia, viene censurata o modificata secondo le esigenze propagandistiche. Ogni notizia, nessuna possibilità di confronti. Anche oggi ci sono dei miei coetanei che pensano pervicacemente che lo sterminio degli ebrei, degli zingari e di altri "indesiderabili" di allora sia un'invenzione dei media e dei politici, e lo hanno insegnato ai loro figli... E comunque per noi italiani è ancora difficile avere politicamente una visione oggettiva dei fatti.

Troppe generazioni ci vorranno per liberarci dai modi di pensare che ha instillato a tanti di noi uno stato totalitario e che questi hanno trasmesso ai discendenti.

Per questo è importante continuare a parlare di quello che è successo. Ricordare e raccontare.

Ferruccio Alessandri


Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita dal Parlamento italiano con legge n. 211 del 20 luglio 2000. L'Italia ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione della vittime del nazismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

Il testo dell'articolo 1 della legge definisce così le finalità del Giorno della Memoria:

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»

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