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Lorenzo Bartoli: il potere della parola
di Alessandro Bottero
Esistono persone che si dannano per apparire, ed altre che invece adottano lo stile del “testa bassa e pedalare”. Nel mondo del fumetto italiano troviamo le une e le altre. Il primo atteggiamento mi fa’ simpatia, ma il massimo rispetto lo riservo per chi lavoralavoralavoralavora, e costruisce, tavola dopo tavola, la realtà del fumetto. Lorenzo Bartoli è una di queste persone. Lo trovate mai in una delle solite polemiche su blogghe/facebuch/ed altro? No. Lo trovate mai non all’altezza nel suo scrivere? Neanche. Un piccolo aneddoto. Ero a Terni nel 2009, per la prima edizione di Fumetterni, e come vicini di stand avevo lo studio composto da Gabriele dell’Otto, Giacomo Bevilacqua e Lorenzo Bartoli appunto. Mentre i due disegnatori (Bevilacqua e Dell’Otto) ai fan regalavano disegni, Lorenzo aveva messo in piedi una cosa mai vista prima: regalava un racconto personalizzato, scritto sul momento, a chiunque acquistasse una copia del suo libro Cuori da Bar. Beh, in due giorni, l’ho visto scrivere trenta racconti, improvvisando trenta storie lì per lì. Una performance, lasciatemelo dire, davvero unica.
Signore e signori, ecco a voi Lorenzo Bartoli.
Lorenzo Bartoli, uno dei migliori (lasciamelo dire) sceneggiatori italiani. Hai fatto miliardi di cose, e altrettante ne farai in futuro. Su cosa stai lavorando al momento?
Ho ripreso a scrivere John Doe e molti liberi, le storie autoconclusive per Lanciostory e Skorpio. Sto collaborando con la Bonelli, anche se non con molta regolarità. Insegno sceneggiatura alla Scuola Internazionale di comics, per la quale sto curando anche una rivista di prossima uscita, iComics. Poi, ho appena finito una sceneggiatura per un film indipendente e sto collaborando come story editor per un produttore molto interessante.
Che rapporti ci sono con la nuova realtà dell’Aurea Editoriale? E che progetti stai seguendo per loro?
I rapporti sono buoni, c’è grande voglia di fare. Oltre alle cose che ti ho scritto qualche riga più sopra, sto cominciando una nuova serie tutta Aurea insieme ad Andrea Domestici. Sarà una cosa abbastanza originale, come formato e come intenzioni. Per il testo e i disegni, aspettiamo come sempre il giudizio dei lettori, anche se posso dire fin d’ora che mi fa molto piacere tornare a collaborare con Andrea.
Parliamo di John Doe, che fa sempre alzare il numero di accessi al sito. Qualche anticipazione sulla nuova serie? È vero che apparirà un personaggio transessuale…no, aspetta, è già apparso….un personaggio psicopatico….anche questo…un personaggio di Detective Dante….anche questo già fatto…un personaggio ispirato a Tito Faraci…uffff, anche questo…ah ecco ci sono. È vero che apparirà un personaggio ispirato a un noto commercialista di Sondrio? E a parte questo, altre novità?
La prima novità è che possiamo mantenere la parola con i lettori e fare arrivare John alla fine del suo arco narrativo. Il nuovo copertinista, Davide De Cubellis, ha già conquistato tutti, sia con la qualità del proprio lavoro che con la mentalità con il quale lo sta affrontando. Farà una serie di copertine notevoli, diverse da quelle di Carnevale, ma altrettanto efficaci. Poi arriverà il grande Mauro Uzzeo, che collaborerà ai testi. E siamo ripartiti con la caccia ai talenti della matita: Emanuela Lupacchino, Silvia Califano, Peppe Qattrocchi e molti altri giovani verranno messi alla prova, sia per quanto riguarda la qualità che la quantità della propria produzione. Altra novità, in un certo senso, sarà il ritorno/debutto dell’Aurea alle fiere del settore, dove JD è sempre molto atteso e (fortunatamente) premiato.
Qual è il tuo metodo di lavoro? Usi tecniche o trucchi particolari per costruire una storia?
Uso trucchi da illusionista, che cerco di condividere con i miei alunni. Quindi… iscrivetevi al mio corso, il prossimo anno… e li saprete anche voi! Scherzi a parte, io sono un tipo molto curioso e presto molto interesse alle piccole, grandi storie eccezionali di ogni persona che incontro o che conosco appena. Scrittori in erba, fate domande: qualcosa, dentro, succede sempre.
Perché secondo te in Italia non esistono più, per le edicole, fumetti di genere sportivo, o di guerra, o di pirati, o romantici (parlo di fumetti prodotti direttamente da italiani, non traduzioni di fumetti esteri)?
Per i pirati, non è che me lo spiego tanto, visto che so di una proposta che sta rimbalzando sulla scrivania di molti editori. Si tratta di roba ben fatta, di autori molto bravi, ma che ancora non ha convinto i padroni del vapore. I fumetti sportivi meritano un discorso a parte, almeno per me: ho un’idea nel cassetto e spero di poterne fare qualcosa. Credo ci sia spazio per fare un ottimo lavoro sull’epica dello sport, non per replicare in maniera noiosa avvenimenti sportivi già esistenti e abbondantemente coperti da tv e carta stampata. Per quanto riguarda l’amore, invece, io e Andrea Domestici ci stiamo lavorando… non tra di noi, ma sul fumetto di prossima pubblicazione.
Qual è un libro che adatteresti volentieri a fumetti? E perché?
L’isola della noce moscata :Come avventurieri, pirati e mercanti di spezie cambiarono la storia del mondo. È un libro avventuroso, profondo e godibile, pieno di pirati, regine, folli meravigliosi e terribili mercanti. Il tutto, poi, ruota intorno alla noce moscata, autentica panacea del periodo in questione. Se venivi in possesso di un sacchetto di quella spezia, avevi in mano il controvalore per comprarti un palazzo in Europa.
Cos’è che avresti sempre voluto fare, ma che non sei mai riuscito a farti pubblicare?
Un fumetto sul calcio, ma è roba recente. Sono molto fortunato, però: non ho praticamente nessuna storia nel cassetto. Perché le storie nel cassetto inacidiscono, diventano amare per chi le ha scritte. Meglio buttarle, se non riuscite a pubblicarle. Non credo nei geni incompresi.
Che musica ascolti mentre lavori?
Sono onnivoro. Di solito, questa affermazione è tipica di chi non si intende molto di musica. Io, invece, ne ascolto tantissima, ma non riesco a identificare un genere preferito. Sono patito del grunge, dei cantautori e sto scoprendo che l’Indie Rock può dare soddisfazioni notevoli: in mezzo, tutti gli Anni 80 e 90… oltre all’imprescindibile e seminale ventennio compreso tra il 1960 e il 1979.
Ultima domanda. Riflettori su di te: che messaggio vuoi lasciare ai nostri lettori?
Rimanete come siete: lettori entusiasti, capaci di godersi le storie più belle e di alzare un sopracciglio per quelle così così, ma sempre rispettando il lavoro degli autori. Stiamo lavorando per voi, col caschetto da minatori di sogni in testa, con la luce sempre accesa.