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Conferenze: l'arte di Breccia vista attraverso Trillo
[29/04/2010] » Napoli Comicon 2010 - Giorno 1
Ancora un nuovo incontro con autori ed editori, per l'omonima area di questa dodicesima edizione di ComiCon; si tratta di Fare Breccia nel buio, che è anche il titolo di una mostra (ospitata a Napoli in questi giorni, al Cervantes), in cui l'arte di Alberto e di Enrique Breccia viene narrata attraverso le immagini delle loro tavole.
Alla conferenza di presentazione hanno preso parte Carlos Trillo, autore argentino che ha avuto modo di scrivere per entrambi i disegnatori padre e figlio, Luca Boschi, Gianni Miriantini (che ha curato la mostra per la parte riguardante Alberto Breccia) e Scuzzarelli di 001 Edizioni (che ha curato la parte di mostra dedicata a Enrique Breccia, di cui è editore italiano). Il titolo della mostra si basa sul gioco di parole dato dal cognome dei due artisti e dalla loro principale caratteristica, cioè l'uso del bianco e nero, come tecnica grafica per dare risalto alle forme e far emergere le figure in un equilibrio di luci e ombre.
“Alberto è stato un grande” racconta Luca Boschi “era uruguayano di nascita e ci ha sempre tenuto a precisarlo, benché vivesse in Argentina fin dai tre anni di età. Fu fondamentalmente un autodidatta e ha continuato a dire questo di sé negli anni, considerandosi quasi un dilettante del disegno e del fumetto in particolare, nella sua grande umiltà”.
“Ha iniziato a disegnare per necessità” specifica Trillo, che con lui ha lavorato fianco a fianco e ne conosce vari aneddoti di vita. “Lasciò infatti i suoi studi all'età di quindici anni, per andare a lavorare nel quartiere dei mataderos, come trippaio, ma non voleva rimanere legato a vita a questo lavoro, così prese a coltivare la sua passione per il disegno nel tempo libero e cominciò a illustrare per un giornale. El vengador fu uno dei suoi primi personaggi ed era una sorta di antesignano di Batman. Negli anni '40 iniziò a lavorare con Vito Nervio e da allora non ha più smesso di far fumetti. Lui stesso diceva di sé che i suoi primi lavori erano piuttosto brutti. Fu Hugo Pratt a consigliargli di approcciarsi ad altri modelli di disegnatori, rispetto a quelli utilizzati inizialmente, come Caniff per esempio, per apprenderne la tecnica di utilizzo dei neri. Lo stesso Pratt fu per lui un esempio, per affinare la propria tecnica di disegnatore. Paradossalmente” continua a spiegare Trillo “tra i primi lavori di Breccia, i più belli erano per delle storie umoristiche destinate ai bambini. Ne ricordo una in particolare, chiamata Perrito doctor, che parlava di un cagnolino, medico degli altri animali, e del quale molto è andato perduto; forse in pochi ne hanno persino memoria. Quei disegni erano all'epoca molto spontanei e originali, quasi rivoluzionari; molto più del tratto realistico e destinato a un fumetto adulto, con cui è di fatto conosciuto Alberto Breccia e che, per molto tempo, ha risentito dell'influenza di Milton Caniff, risultando però meno personale. Le storie di quel fumetto, tra l'altro, erano scritte da Hector Oestereld”.
Trillo ricorda, tra le opere realizzate da Breccia, anche una che in Italia fu pubblicata col titolo Gli occhi della mente, scritta da lui; narrava la storia di un uomo che, costretto al carcere, “evadeva” vivendo avventure immaginarie. Racconta, inoltre, che Breccia aveva un modo di disegnare molto sintetico, fin quasi all'eccesso e spesso doveva intervenire lo stesso Trillo, con i suoi testi, a spiegarne le immagini.
Alcuni aneddoti, infine, riguardano anche Enrique Breccia e in particolare uno di essi è legato a una storia realizzata assieme; essa narrava di un uomo, una sorta di dormiente, che sognava avvolto nel fango. Fu Enrique a proporre a Carlos Trillo di scrivere questa storia. Le sue idee erano influenzate dalla letteratura e dalle proprie letture. Aveva letto, infatti, un libro che parlava del fango del Tamigi; trovandosi a Londra, quindi, chiese a un tassista di accompagnarlo fin lì per vederlo. Fu da qui che prese ispirazione per questa storia, che svilupparono poi assieme.
L'incontro con Trillo è stato, per gli ascoltatori presenti, quasi un viaggio; un interessante e suggestivo viaggio in una parte della storia del fumetto argentino, da padre in figlio, attraverso un altro grande artista che ha avuto modo di “viverli” in prima persona.