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L'Editoriale » Gli 11 (veri) mali del fumetto
di Alessandro Bottero
1 – i fumetti che vendono poco
2 – i lettori che ritengono che solo perché leggono fumetti automaticamente siano esperti di tutto: sceneggiatura, disegno, impaginazione, lettering, traduzioni, progettazione editoriale, comunicazione, marketing, sparando sentenze su cose di cui non sanno nulla in concreto;
3 – i forum/blog/bachechefacebùc/qualsiasi posto su internet, che permettono a chiunque voglia spalare cacca su qualcuno di farlo senza nessuna conseguenza (che almeno se le cose le dici in faccia un bel “ma che stai dicendo?” te lo becchi);
4 – le fumetterie che sono strangolate dalla crisi, e sono “costrette” a vivere alla giornata, puntando solo su quello che si vende subito;
5 – la distribuzione che è il collo di bottiglia attraverso cui passa TUTTO, e che si becca il 50% del prezzo di copertina (ma questo il lettore non lo sa, e crede che gli esosi editori si cucchino tutti gli euri del prezzo che “Aoooooo, ma quanto mi costi!!!!”;
6 – la distribuzione in varia che ha illuso gli editori facendo balenare vendite da capogiro. Se Gipi ha venduto migliaia di copie, le ha vendute SOLO Gipi. Chiedetevi quanti volumi a fumetti nella varia, abbiano superato le 1.000 copie in un anno di vita commerciale;
7 – chi crede che un ufficio stampa aiuti a vendere copie. Gli uffici stampa non servono a un benemato niente. Il giorno che un editore mi certificherà, dati alla mano che il suo ufficio stampa, regolarmente pagato, gli assicura un incasso tale da coprire le spese dell’ufficio stampa ed AUMENTARE il fatturato rispetto a quando non lo aveva (e se io editore pago l’ufficio stampa diciamo 1.000 euro al mese, allora il lavoro dell’ufficio stampa mi deve garantire un incasso al mese almeno di 3.000 euro), allora ammetterò che un ufficio stampa serve. Fino a quel momento dichiaro forte e chiaro che avere un ufficio stampa serve solo a fare bella figura con la fighetteria che scrive sui blog o sui forum;
8 – chi arriva dall’Iperuranio con le risposte in mano, che basta applicarle per risolvere tutti i problemi, che è come gli esperti del Fondo Monetario che coi loro consigli hanno provocato (negli anni) il crack di Argentina, Russia, sud-est asiatico, e altro ancora;
9 – chi si preoccupa del lettering, quando l’unica cosa che conti è se la storia è VALIDA!!!!! Se una storia non vale niente, ci puoi mettere i disegni più strafighi del mondo, ci puoi mettere un lettering da fare paura, ma sempre una vaccata resta. Prima il contenuto, poi il lettering;
10 – la critica che ignora pervicacemente le cose valide, e sostiene sempre e solo le cose prodotte dagli “amici”;
11 – la perversione per cui oggi non hai più tempo per crearti uno zoccolo di lettori in edicola, come anni fa quando avevi qualche mese di tempo per lavorare. Ora o ti va bene al primo numero, o sei finito;
A queste 11 cose, apparentemente invincibili, si può opporre solo l’unica vera motivazione del perché continuare a produrre fumetti:
1 – Perché mi va di farlo.
Perché è la mia cosa, e continuo a farla finché mi va di farla, come e quando voglio io.
Perché l’editore sono io, e sono io che decido cosa fare.
Non “il mercato”, o “la critica”, o “le indagini sulle tendenze”, o altri idoli del genere.