- Categoria: Osservatorio Tex
- Scritto da Lorenzo Barruscotto
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Intervista a ROSSANO ROSSI
Hola, hermanos!
Oggi qui al Trading Post si è fermato per sciacquarsi la gola e buttare giù un boccone mentre il suo cavallo riprende fiato dalla galoppata un ospite speciale: Rossano Rossi.
Prima di tutto ci tengo a ringraziare il signor Rossi per la sua cordialità e disponibilità nell'aver impegnato parte del suo tempo per rispondere a qualche domanda inerente il suo lavoro.
Ho anche ottenuto il permesso dall'artista di utilizzare le due immagini che vedete qui di seguito, raffiguranti un ritratto ed una tavola realizzati da lui per il Ranger, estrapolati dalle sue pagine social.
Nato ad Arezzo nel 1964, Rossano Rossi studia inizialmente da autodidatta. Il suo esordio professionale avviene a metà degli anni 80 su testate come Intrepido ed all'inizio degli anni 90 entra a far parte della Sergio Bonelli Editore prima firmando le matite di Mister No e poi occupandosi di Zona X. I lettori lo conoscono anche per le sue splendide prove su Nick Raider e Jonathan Steele.
Indossa la stella d'argento esordendo con l'Almanacco del West 2005 al fianco di Civitelli (“Il fuggitivo”) per arrivare alla serie regolare di Tex ed ammaliare con il suo stile spettacolare, netto e particolareggiato con i numeri 567 e 568 (“Dieci anni dopo” e “Sangue in paradiso”, testi di Nizzi).
Prima del racconto presente nel Maxi “Il Boss di Chicago” (il titolo e la copertina del volume riprendono l'altra storia contenuta nello speciale, lasciata incompiuta da parte del disegnatore argentino Miguel Angel Repetto), lo abbiamo visto all'opera anche nella bellissima storia racchiusa negli albi 604 e 605 (“Attacco alla diligenza” e “Alto tradimento”, testi di Nizzi) ed ancora negli albi 656 e 657 (“Nodo scorsoio” e “L'assassino nell'ombra”, testi di Faraci).
Nello specifico la breve chiacchierata su cui verte l'intervista che segue è incentrata sull'avventura presente nel MaxiTex di Ottobre 2019, intitolata “Tempesta!” (soggetto e sceneggiatura di Pasquale Ruju).
Tex in un disegno originale ad opera di Rossano Rossi
- Lei non è certamente un novellino del mondo di chine e sogni né men che meno del West di Tex Willer, avendo già lavorato per il Ranger. Ci sono differenti metodiche realizzative in termini di tempistiche o proprio di tecniche che differenziano una storia che compare nei volumi mensili ed una che comprende un notevole numero di pagine, in un albo come il Maxi?
R.
In questo caso nessuna, in quanto il mio lavoro uscito sul Maxi sarebbe dovuto uscire sul Tex mensile suddiviso in due albi, poi essendoci problemi per trovare una storia che si adattasse al Maxi sia in termini di lunghezza che di qualità, dovendoci inserire anche l’ultimo lavoro del compianto Repetto, la mia è tornata come si suole dire, a fagiolo.
- La maggior parte dei lettori ormai sa che esiste anche un approfondito lavoro di ricerca e documentazione il quale solo apparentemente si discosta dall'effettivo compito di disegnare un'avventura di Aquila della Notte. In che modo lei si occupa di questa “scorta di munizioni” per affrontare le piste della Frontiera? Ci sono state indicazioni in merito da parte dello sceneggiatore?
R.
In genere mi studio bene il soggetto e metto da parte del materiale utile per aiutarmi nella realizzazione dei vari scenari, poi è importante seguire bene le indicazioni dello sceneggiatore: a volte vengono inserite direttamente delle foto o immagini che mi possono servire nell'ideazione grafica di alcune specifiche vignette. Internet è molto utile come documentazione. Ovviamente mi tengo a portata di mano vecchie storie di Tex che mi possono servire per le ambientazioni o per andare a rivedermi personaggi che devo riutilizzare.
- La dovizia di dettagli che caratterizza il suo stile è profondamente apprezzata dai lettori. Alcune vignette nella storia “Tempesta!” offrono prospettive accattivanti e visioni dall'alto che forniscono una visione d'insieme ed un colpo d'occhio che trasporta istantaneamente all'interno delle ambientazioni, che si tratti di ampi spazi o di un saloon dove sono appena stati distrutti un paio di tavoli come conseguenza di un “animato diverbio” tra Tex, Carson ed alcune teste dure di turno. Lei si sente maggiormente a suo agio avendo a che fare con una location cittadina o con le sterminate praterie dove lanciare il cavallo a briglia sciolta?
R.
Premesso che un disegnatore professionista deve saper disegnare di tutto, è ovvio che disegnare un deserto roccioso è più semplice e rapido di un saloon affollato, ma se nel deserto poi devi mettere 20 Apaches al galoppo, la situazione diventa abbastanza simile. Alla fine è tutta una questione di tempi, per questo molti disegnatori tendono ad accentrare e ravvicinare le inquadrature, per velocizzare il lavoro. Purtroppo la sintesi non rientra molto nelle mie corde.
- In svariate occasioni passate un volto tra i personaggi che interagiscono con i Rangers ha ricordato un attore di film western, quando non si è trattato di persone reali che hanno davvero vissuto nella seconda metà del Diciannovesimo secolo negli Stati Uniti. In quest'albo c'è un personaggio per i lineamenti del quale si è ispirato a qualche riferimento particolare?
R.
In effetti spesso utilizzo per caratterizzare meglio i vari personaggi le sembianze di attori o personaggi storici realmente esistiti, anche se poi non è fondamentale la somiglianza, ma più che altro la ripresa dei tratti caratteristici: per esempio in questa storia ho preso a modello l’attore Jack Palance, per il cattivo che affronta il Ranger.
- Diverse scene di quest'avventura si svolgono sotto la pioggia. Rendere tale condizione climatica risulta maggiormente impegnativo e quale tecnica utilizza al fine di fornire ai lettori l'effetto e l'impressione che le gocce cadano regolari fino addirittura a sembrare in movimento nelle tavole stesse?
R.
Gli effetti atmosferici non sono semplici da realizzare, si rischia di rendere poco leggibile la scena. In questa storia ho usato spesso un pennarello a inchiostro bianco, visto che la maggior parte delle sequenze erano in notturna, cercando di intensificare o diradare la pioggia e di muoverla in base alle raffiche del vento, seguendo ovviamente le indicazioni della sceneggiatura.
Una tavola disegnata da Rossano Rossi
- L'alternanza dei contrasti netti tra bianco e nero accompagna anche il venir meno della luce del giorno per lasciar spazio alle ombre della notte e muta l'atmosfera facendo percepire l'avanzare del temporale, come se stesse per scoppiare proprio sulle teste dei Texiani che sfogliano le pagine proseguendo nel racconto. Dal layout alla tavola definitiva, lei ritorna più volte sui suoi disegni per aggiungere dettagli specialmente riguardanti gli sfondi anche in divenire oppure ogni scorcio dei paesaggi viene progettato ed organizzato in modo preciso in fasi preliminari rispetto ai passaggi finali? Utilizza supporti tecnologici o si affida ancora alla buona “vecchia” matita?
R.
Pur essendo un amante delle tecnologie, per quanto riguarda il lavoro, preferisco ancora realizzare tutto manualmente, matita e cartoncino, anche perché sentendo il parere di altri colleghi, non è che ci sia chissà quale vantaggio nel disegnare in digitale, specialmente in un'ambientazione western. Inoltre c’è anche il fatto che in digitale non hai gli originali. Riguardo il mio approccio alla realizzazione delle tavole, in genere creo prima un bozzetto, una specie di brutta copia di ogni singola vignetta, dopodichè quando il risultato mi soddisfa, ricopio l’immagine sulla tavola in cartoncino formato A3: questo mi evita di cancellare e consente di non sporcare la tavola definitiva. Poi una volta che le matite sono state approvate, procedo al ripasso a china.
- Chi possiede un occhio da Texiano esperto, ammirando alcune sue tavole, si azzarderebbe a sbilanciarsi nell'affermare che uno dei modelli che potrebbero aver ispirato il suo stile risponde al nome del maestro Civitelli. C'è del vero in questo e quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato la sua formazione?
R.
Indubbiamente Fabio Civitelli è stato insieme a Marco Bianchini, uno dei miei punti di riferimento. Essendo miei concittadini, è stato facile per me frequentarli ed imparare tutti i trucchi del mestiere. Passando a disegnare Tex è chiaro che lo stile di Fabio mi abbia influenzato molto, ma anche quello di Ticci e Villa, che sono anche loro tra i miei disegnatori preferiti. Da ragazzo invece mi sono studiato molto Alex Raymond e Burne Hogarth, due artisti eccezionali.
- Escludendo quelle disegnate da lei, ci sono storie del Ranger che le sono rimaste impresse, sia dal punto di vista della grafica che da quello della storia in sé, oppure c'è un personaggio, buono o cattivo, che l'ha colpita particolarmente e che le piacerebbe poter interpretare in futuro, a fianco dei Nostri o contrapposto ai Pards?
R.
Mi ricordo che una delle prime storie di Tex che ho letto è stata “A sud di Nogales”. Rimasi folgorato, non tanto per la storia ma per la qualità dei disegni di Ticci. Tra le altre che mi sono rimaste più impresse ci sono tutta la saga di Mefisto, “Sulle piste del Nord”, “Tra due bandiere”, “Vendetta indiana”, “Santa Cruz”, “Il passato di Carson”, ma ne potrei citare tante altre. Tra i personaggi che mi piacerebbe di più disegnare, beh, ovviamente Mefisto, Yama, El Morisco, Montales. In effetti ho una certa predilezione per le storie con atmosfere magico-noir.
- Parlando invece delle sue storie, ce n'è una legata ad un'emozione particolare, ad un ricordo o un aneddoto che vorrebbe condividere con i lettori?
R.
Ricordo con particolare affetto la mia partecipazione ad una fiera di fumetti a Mantova nel 2011, in concomitanza con l’uscita della mia seconda storia sul mensile, “Assalto alla diligenza” e “Alto tradimento”. Fu l’ultima volta in cui incontrai Sergio Bonelli. E ricordo che mi fece i complimenti per il mio lavoro, addirittura mi fece sedere accanto a lui alla cena di gala: fu per me una serata davvero emozionante, in quel momento mi sentii come se avessi superato un esame di laurea. Quell’evento rimarrà per sempre nel mio cuore.
- Recentemente si è conclusa la manifestazione “Lucca Comics & Games”, principale ma non unico momento di contatto tra gli addetti ai lavori e gli appassionati di fumetti. Qual è il suo rapporto con la comunità dei collezionisti?
R.
Devo dire che grazie alla mia attività di fumettista, ho avuto l’occasione di conoscere tante persone fantastiche, lettori appassionati che mi hanno stupito per l’affetto e la cultura nei confronti del Fumetto e di Tex in particolare. Con alcuni di loro ho stretto un legame di amicizia fraterna e capita spesso di vedersi, spesso vengono a trovarci anche qui ad Arezzo. Ultimamente frequento meno le fiere del settore, per ragioni di tempo più che altro, preferisco andare dove vengo invitato come ospite.
- Grazie mille per la sua pazienza e gentilezza.
Grazie a te, Lorenzo, e a tutti coloro che mi seguono e apprezzano per il mio lavoro.