- Categoria: Osservatorio Tex
- Scritto da Lorenzo Barruscotto
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RECENSIONE TEX INEDITO NUMERO 688: “IL MESSAGGERO CINESE”
“Sei grosso, amico, ma troppo lento...”
Chi tra voi non ha pensato qualcosa del genere subito dopo aver messo gli occhi sulla copertina dell'inedito di Febbraio.
Andiamo, perfino Carson che come ben sappiamo ha una naturale ritrosia a scommettere, specialmente con il suo pard, si sbilancerebbe.
E' assai probabile che una frase simile sia balenata nella mente di ogni appassionato lettore della Leggenda, una volta vista la dinamica cover realizzata da Villa.
A questo proposito, già che ci siamo stavolta partiamo proprio da qui, per la nostra chiacchierata.
La scena rappresentata ripropone un momento che troviamo all'interno dell'albo, raffigurante uno scambio di vedute tra Tex ed un massiccio guerriero Maori a bordo di una nave. Osso duro, ve lo concedo, ma non troppo per impensierire seriamente il Ranger, che si sbuccerà solo un po' le nocche nel mettere al tappeto quell'ammasso di muscoli.
Ci sono state discussioni inerenti la copertina dal momento che prima dell'uscita in edicola era apparsa una versione che aveva fatto sospettare qualcuno riguardo la presenza di due varianti.
La scomparsa di un gabbiano sullo sfondo, che appariva vicino, quasi sovrapposto, alla scritta “Tex” ed il diverso colore del gilet dell'avversario di Aquila della Notte avevano creato qualche dubbio, ma presumo che si sia trattato semplicemente di piccole correzioni dell'ultimo minuto.
Probabilmente il verde è stato preferito al marrone (a detta di molti, il colore della “prima stesura”) forse per farlo risaltare meglio rispetto al corpo del gigante tatuato ed è facile supporre che il piccolo volatile in lontananza sia stato eliminato per non intaccare la scritta del nome della testata. (Comunque, nel caso abbiate trovato lo stesso albo con due copertine diverse, conservatele e mettetele al sicuro: potrebbero diventare oggetto di caccia spietata da parte di collezionisti.)
Se anche voi sarete riusciti a schivare il tremendo diretto del misterioso antagonista, vi troverete tra le mani una delle più belle storie di Tex degli ultimi tempi.
D'altra parte la cosa non dovrebbe stupire, visto che la sceneggiatura è stata realizzata da Pasquale Ruju, una garanzia che mette d'accordo i texiani di tutti i gusti e tutte le età.
Preparatevi ad assaporare un'avventura dal sapore classico ma dal taglio moderno contenente tra l'altro una tale raffica di battute in puro stile Western, scambiate tra Tex e Carson, da farci capire solo dopo averle lette e rilette quanto ci erano mancate.
Più di una volta sul vostro viso si disegnerà un sorriso che man mano si aprirà in una sonora risata tanto da darvi l'impressione di essere sotto il fuoco di una sorta di “Gatling dell'ironia”: con la complicità della sempre brava Renata Tuis al lettering, che si tratti di una sparatoria, di una scazzottata o di un momento di pausa al bancone di un saloon per scolarsi una birra in santa pace, spunteranno fuori parecchie espressioni memorabili, ora “solamente” sarcastiche ora maggiormente caustiche, rivolte verso i farabutti di turno.
E già questo basterebbe a definire la vicenda narrata in questo volume una storia dannatamente ben scritta, ma se aggiungiamo che i disegni sono opera di Ugolino Cossu, la partita è definitivamente chiusa.
I lettori di Tex conoscono già il talento del disegnatore, che ha firmato alcuni ben noti ed apprezzati albi del Ranger, uno tra tutti il favoloso speciale “Il ponte della battaglia”: grazie ad uno stile netto e pulito, abilissimo nei nitidi chiaro-scuri, con un tratto preciso e vivace, Cossu ci trasporta da una polverosa pista dell'Arizona ad un'affollata e pericolosa città di mare, regalandoci prospettive talmente spettacolari che sembrerà anche al lettore di veder comparire il porto con le varie navi alla fonda gremite di marinai intenti a caricare e scaricare le più disparate mercanzie presenti nelle stive, man mano che spingiamo il nostro cavallo sulla cima di una erbosa collina, dalla quale si domina l'intera baia.
L'artista arriva a dare il meglio di sé raggiungendo vette elevatissime nei primi piani, permettendoci di identificare in un attimo lo stato d'animo dei protagonisti, passando dal gelo della paura alla cieca disperazione, da un genuino stupore ad un indisponente odio, dall'inquietante ghigno di chi domina sugli altri con la crudeltà al fermo sguardo di chi è guidato solo dal proprio coraggio.
Ci immergeremo in un mondo chiuso alle interferenze esterne, nascosto in piena vista: quello della comunità cinese di una cittadina del West, dove, come purtroppo spesso accade ovunque indipendentemente dal colore della pelle, i galantuomini vengono soggiogati con il terrore da una potente e ramificata organizzazione criminale, in questo caso specifico denominata Triade.
Avremo modo di fare la conoscenza anche del capo di questa specie di invisibile drago che soffoca la città con le sue spire: parecchio in là con gli anni, viscido come una serpe e spietato come se al posto del cuore avesse un pezzo di ghiaccio, nasconde dietro un soprannome all'apparenza innocuo e modi studiatamente misurati e melliflui un abisso di malvagità profondo come il più nero degli inferni.
Non manca neanche un tocco di mistero, rappresentato da una bella e dolce ragazza, che per una sua qualità del tutto particolare ha attirato su di sé le ben poco lusinghiere attenzioni proprio dell'anziano.
Dopo aver incrociato per caso la pista del personaggio che dà il nome all'albo, il messaggero cinese, ed averlo salvato da una brutta fine, Tex e Carson decidono di aiutarlo a risolvere i suoi guai, per quanto sulle prime il simpatico orientale sia parecchio ritroso a sbottonarsi.
Forse anche troppo per non far drizzare le orecchie a due vecchie volpi come i Rangers.
Ci troveremo davanti un branco di sciacalli i quali non solo sono dei criminali che sfruttano la povera gente riducendo in miseria e schiavitù chi cerca con fatica di sopravvivere onestamente, ma si comportano da prepotenti solamente per il gusto di farlo o perché ne hanno la possibilità e ciò li rende agli occhi di chi vi parla ancora più vigliacchi. Esattamente come quegli stupidi bulletti che vessano chi è, o meglio chi credono essere, più debole di loro e poi si indignano perfino indossando una maschera di falsa rispettabilità quando qualcuno alza la testa per difendersi.
Purtroppo per questa brutta specie di balordi, i nodi inizieranno a venire al pettine, un pettine calibro 45.
Non sarà possibile contare sull'aiuto della legge, tanto lunga e fredda è l'ombra che la Triade ha gettato sull'intera città, senza contare che lo stesso sceriffo non solo si rivela poco affidabile dimostrandosi indegno di portare la stella di latta ma inoltre è, per usare un'espressione che ben conosciamo, “un vero giuggiolone”: se da un lato chiude colpevolmente gli occhi su ciò che gli accade sotto il naso, il suo desiderio di un'esistenza il più possibile tranquilla misto ad una visibile fifa lo rendono anche troppo facile da turlupinare affinché non metta i bastoni tra le ruote alle indagini, portate avanti con “certi” metodi.
Ma non temete, non ci sarà spazio solo per le parole in quest'avventura: Aquila della Notte e Capelli d'Argento dovranno stare con gli occhi bene aperti per evitare di finire in fondo alle acque del porto con una freccia nella schiena o di trovarsi un coltellaccio tra le costole.
Non serve che vi dica quanto efficace e decisa sarà la reazione dei Nostri ai vari tentativi di eliminarli: tentativi che dapprima si limiteranno “solamente” ad una, come dire, naturale risposta alle domande di due anonimi ficcanaso, ma, ci posso scommettere la pellaccia, poi si faranno sempre più mirati per cercare di fermare quella che diventerà per l'esistenza stessa dell'organizzazione una crescente minaccia, impossibile da ignorare.
Contro i pugni e le Colt dei due Rangers però non ci sono arti marziali che tengano.
E' un piacere assistere al lavoro di raddrizza-torti dei Nostri, che si fanno portavoce anche delle “paroline” che tutti noi vorremmo “sussurrare all'orecchio” di alcuni cattivi particolarmente detestabili nel loro modo di fare.
Durante la lettura un paio di citazioni cinematografiche saltano all'occhio, per lo meno secondo il mio personalissimo parere, impreziosendo il volume.
Il sorrisetto da “mani che prudono” del capo della Triade ricorda in certi atteggiamenti quello del cattivo di un vecchio film del 1986 divenuto un cult dal titolo “Grosso guaio a China Town" (anche se in quel caso si parlava di soprannaturale e la pellicola aveva ben poco di realistico, nonostante le tremende, detto in positivo, e maledettamente divertenti frasi ad effetto che il protagonista, un giovane Kurt Russel, sparava ogni due minuti) ma una delle scene che consegnano questa storia dalla "s" minuscola alla Storia con la "S" maiuscola, consiste in una rissa tra i Nostri ed un folto gruppo di arrabbiatissimi sgherri dagli occhi a mandorla, la quale fa nascere un malinconico ricordo rievocando le famosissime scazzottate tra Bud Spencer, Terence Hill ed i malcapitati che pestavano loro i piedi, cosa che accadeva in tutti i film del duo ma, trovandoci noi nel selvaggio West, ci torna alla memoria soprattutto l'intramontabile pellicola “Lo chiamavano Trinità”: proprio come in quei casi, il lettore “aspetterà fuori” e sembrerà anche a noi di udire i tipici rumori di pugni e schiaffoni contro mascelle o teste rotte, delle zucche che sbattono una contro l'altra e delle sedie che si rompono sulle schiene per poi veder uscire da un edificio ormai ridotto ad un cumulo di macerie i due amici, chiacchierando tranquilli come se stessero facendo quattro passi in un parco, senza il benchè minimo graffio, mentre noi non riusciremo certamente a rimanere seri osservando le espressioni incredule dei passanti che basiti e titubanti si affacciano per constatare l'entità dei danni, paragonabili solamente a quelli di un tornado con il mal di denti.
Non mancheranno momenti più cupi, come quando bisognerà mettere mano alle armi o quando rinnoveremo il disprezzo verso un tizio del quale ci eravamo quasi dimenticati credendolo già lontano a leccarsi le ferite ma che invece si farà ricordare, dimostrandosi un traditore opportunista.
A proposito di ricordare, mi permetto, in via del tutto eccezionale, di rivelarvi una battuta pronunciata dal capo della banda a cui i Nostri si oppongono.
In quello che ha tutta l'aria di essere un sussurro, il maligno vecchio si abbandona ai propri pensieri affermando: “Willer e Carson… terrò a mente questi nomi”.
Beh, vista la grandine di guai che i due Rangers gli hanno procurato e che presumibilmente continueranno a fargli piovere sul cranio, al lettore, coinvolto ad arte dalla narrazione, viene spontaneo ribattere: “Lo credo bene, spaventapasseri vestito a festa!”
Una menzione speciale va alla spettacolare copertina del prossimo numero, che potete vedere nell'abituale trailer, talmente evocativa e drammatica da non poterla ammirare senza trattenere il fiato, come se volessimo in tal modo aiutare Tex a portare in salvo Carson dalle scure acque del golfo di San Diego.
D'altra parte, lo sappiamo tutti, Villa è Villa.
In questa storia non ci sono sbavature e si raggiunge un livello di qualità oggettivamente altissimo.
Il solo errore, che però non danneggia minimamente l'ottimo risultato conseguito dall'albo, lo mette a segno una nostra vecchia conoscenza: Graziano Frediani.
Tralasciando la caduta di stile dovuta alla totale mancanza anche di un minimo accenno di saluto al lettore che tradizionalmente accompagna le presentazioni che precedono le tavole, nella prefazione che si trova a pagina 4, viene proposto una sorta di promemoria inerente i contenuti del “Magazine 2018” con tanto di piccolo elenco degli autori sia di alcuni dossier presenti in quel volume sia delle due storie a fumetti.
Sono presenti anche altrettante vignette per identificare i disegnatori, raffiguranti rispettivamente l'orgoglioso Tiger Jack di Bruzzo ed un energico Tex in azione, realizzato da Vannini.
Il fatto è che quando vengono nominati gli sceneggiatori, l'amico Frediani scivola su un'altra buccia di banana, dal momento che la storia che vede protagonista il fratello di sangue di Tex (“L'anima del guerriero”) è sì ideata da Mignacco, come egli sostiene, ma quella con Tex e Carson, intitolata “Detenuto modello” non è firmata da Ruju, ma da Tito Faraci, su soggetto di Cajelli.
Mi rendo conto che si tratta di un errore insignificante e che è stata semplicemente fatta confusione con lo sceneggiatore della storia dell'albo in cui compare il suo mini riassunto, vale a dire quello di cui abbiamo parlato finora, ma non è la prima volta che il buon Frediani, per quanto certamente esperto, sbatte il naso contro un muro.
L'ultima volta lo ha fatto, direi quasi volontariamente, proprio sulle pagine del “Magazine” con il suo articolo introduttivo, breve ma più che sufficiente per farci nascondere tutte le bottiglie di sciacqua-budella al fine di evitare il peggio, nel quale paragonava un noto esponente della cucina italiana ad un mito del cinema del genere Spaghetti Western, e non solo per altro, come è Bud Spencer.
Se posso azzardare un consiglio, mi sento di affermare che una succulenta e sana bistecca accompagnata da una montagna di patate e limpida acqua fresca forse risulterebbe più digeribile di un piatto elaborato e ricercato magari a base di capesante come uno di quelli che crea lo chef nominato nel “Magazine” stesso, per i quali forse l'autore della prefazione deve avere una certa predilezione, e quindi uno stomaco poco appesantito probabilmente renderebbe più attenta la rilettura dei vari articoli...
Ma bando alle ciance.
Tex e Carson si stanno addentrando in un dedalo di viuzze ed il sole sta ormai calando.
Animo, companeros, allungate il passo: potrebbero avere bisogno di qualcuno che copra loro le spalle.
E' tempo di spazzare via una volta per tutte chi ha diffuso la “Paura a San Diego”.
Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Ugolino Cossu
Copertina: Claudio Villa
Lettering: Renata Tuis
114 pagine