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Lucca - Un reportage texiano
ALTRE DUE CHIACCHIERE AL TRADING POST: IL RESOCONTO DELLA “MIA” LUCCA (Lucca Comics & Games 2017)
di Lorenzo Barruscotto
Hola, hermanos, come ve la passate?
Stavolta non vi parlerò di una storia di Tex.
Questo è uno di quei, pochi, articoli che esulano un po' dall'ambito delle recensioni ma state pur certi che si tratterà sempre di fumetti e, beh, ormai mi conoscete, il Ranger la farà da padrone anche in queste righe.
Come alcuni di voi sanno, insieme alla mia fidanzata, sono stato, ormai più di tre settimane fa, a Lucca in occasione della famosa Fiera (so che qualcuno di voi storcerà il naso a sentirla nominare con un termine così riduttivo).
Per me è stato il secondo giro di giostra, dopo la primissima esperienza dell'anno scorso.
Non sono proprio un novellino in eventi dedicati alle nuvole stampate, a parte occasioni “mirate” come l'indimenticabile “Cena di Tex” a cui ho preso parte l'anno scorso insieme a numerosi altri appassionati e dove erano presenti artisti del calibro di Ruju, Boselli, Del Vecchio (Pasquale) e Piccinelli, ho visitato e conosciuto anche in un certo senso da dietro le quinte alcune manifestazioni come ad esempio Torino Comics, Albissola Comics e Cartoomics, a Milano, avendo il privilegio di incontrare od anche solamente di stringere la mano a molti grandi ed illustri nomi del mondo del Fumetto, in ambito Western, come Moreno Burattini, pilastro del mondo zagoriano o Beniamino Delvecchio, ben noto a tutti i texiani per le grandi capacità tecniche pari solamente alla sua disponibilità e generosità nei confronti dei lettori, del quale proprio in questo periodo potete ammirare la bravura leggendo "Tokae" su Skorpio, e che tra le altre cose, sta lavorando su un albo di Dampyr, ma non solamente Western, da Orer, storico illustratore di "Dago, il Giannizzero Nero" a Manara, che non ha bisogno di presentazioni.
Ma per dare a Cesare quel che è di Cesare, Lucca Comics assume dimensioni ben diverse dal momento che coinvolge tutta la città e quindi non ci si deve stupire se si vede Batman che serve da bere in un bar o Gandalf, il mago del Signore degli Anelli, che risponde al cellulare camminando accanto a voi.
Io non sono andato vestito con nessun costume, neanche da semplice cowboy, ma mi aggiravo in borghese in un mare di personaggi che come in una magica notte di Halloween avevano preso vita lasciando per qualche ora il loro posto, saltati fuori dalle pagine di un volume, di un libro o dalle pellicole di qualche film.
Zaino in spalla, io, e mappa in una mano, sempre io, abbiamo battuto palmo a palmo l'intera area della città cosparsa di padiglioni, bancarelle e stand.
Mi ero procurato l'abbonamento per più giorni in modo da poter ovviare al per nulla piccolo dettaglio della fila all'ingresso, riducendo i tempi di attesa al “nostro” primo giorno, il secondo per la manifestazione, e devo ammettere che per chi volesse sperimentare la cosa l'anno prossimo, si tratta di un metodo ben collaudato e che mi sento di consigliare. Più dell'opzione che prevede di ricevere a casa i biglietti, specialmente se anche voi abitate vicino ad un buco spazio-temporale come capita a me quando si tratta di far arrivare per posta spedizioni o lettere di una certa importanza, che spesso si perdono nei meandri di un altro universo.
Non mi piace andare allo sbaraglio quindi mi ero preparato per tempo, buttando giù un elenco degli orari che avrebbero scandito la disponibilità, presso lo stand Bonelli, dei disegnatori annunciati.
Non guardatemi così, non penserete che mi sciroppassi un viaggio attraverso mezza Italia bruciandomi l'occasione di conoscere artisti del calibro dei quattro moschettieri tra i grandi che erano presenti nei “miei giorni”: Villa, Ticci, Civitelli e Filippucci, rigorosamente in ordine di posto.
Purtroppo ho mancato l'incontro con Andreucci e Nizzi per problemi di orario ma rimedierò senz'altro se ne avrò l'occasione.
Avevo anche dato un'attenta occhiata alle offerte presentate dalla Casa Editrice e regolandomi sulla disponibilità economica, fatto un piano di battaglia per riempire il famoso zaino.
Ma come direbbe il buon Carson, l'essere un rude uomo di frontiera non preclude la possibilità di comportarsi da gentiluomo: abbiamo anche fatto tappa, non meno importante, presso lo stand in cui era di casa una delle disegnatrici preferite dalla mia fidanzata Dafne, che ormai conosco anch'io e che ha confermato di essere una persona gentile ed alla mano, oltre che un'artista di talento.
Ma andiamo per ordine, altrimenti rischio di dimenticare alcune parti: se vi devo annoiare, vi annoio fino in fondo.
È meglio se sputo subito il rospo: in due occasioni, per quanto fugaci, ho lasciato la polverosa pista del West.
Ma cercate di capirmi, il cavallo doveva riposare ed io, girando a piedi, ho messo via per qualche minuto la stella e lo Stetson e, per mille diavoli, mi sono gettato nella mischia.
Come si fa a non scattare una foto quando ci si imbatte in Indiana Jones e suo padre, Henry Jones senior, molto ben rappresentati od ancora a non ritrovarsi sulla faccia senza neanche accorgersene un sorriso tra il nostalgico e l'ebete quando si sente la musica della colonna sonora di Star Wars e ci si accorge di essere circondati da una dettagliatissima riproduzione di un set, con il mitico cattivo Darth Vader che senza parlare, si avvicina con il suo famoso “respiro da asmatico”.
Bisogna dire che la città sarebbe un bel posto da visitare anche senza la manifestazione e la passeggiata sulle mura colpisce sempre, anche se non è la prima volta che si partecipa all'evento.
Una tappa, che ormai è divenuta tradizione per me, è stata quella allo stand medievale per mettere alla prova le mie capacità di arciere. Stavolta non potete accusarmi di essere andato troppo fuori tema, poiché anche se le epoche non coincidono, i Navajos sono esperti tiratori, dannatamente precisi, quindi in questo caso ho dalla mia diverse attenuanti.
E poi mi sono divertito come un marmocchio in un negozio di caramelle a centrare i miei bersagli.
Grazie anche al gran lavoro di cercatrice di piste della mia incomparabile pard, che in quel dedalo di bancarelle, costumi e padiglioni si muoveva leggiadra come una gazzella, abbiamo macinato una notevole quantità di strada e di salti temporali andando dalle armature dei cavalieri della tavola rotonda all'epoca vittoriana con i suoi bellissimi, e costosissimi, abiti in stile steam-punk, dal futuro di “una galassia lontana lontana” al Giappone dei manga, fino a giungere verso l'imbrunire, in vista di una piazza dove si trovava l'obiettivo principale della (mia) giornata e credo che resistere al farsi venire l'acquolina in bocca risulterebbe difficile per chiunque legga queste mie scanzonate righe: il padiglione che avrebbe di lì a poco ospitato i disegnatori di Tex.
L'ora era quella, il posto era quello, era un giovedi, quindi secondo il piano si sarebbe in teoria evitata la ressa che solitamente caratterizza i giorni del weekend, bisognava solamente sperare che non ci fosse troppa gen… come non detto.
Pur essendo già Novembre non è stato per il fresco della sera che una gelida goccia di sudore ha iniziato a scivolarmi lungo la schiena. Avete presente, nei film gialli o horror, quando il protagonista si volta lentamente e trova ad un palmo da lui il viso del killer arrabbiatissimo, pronto a saltargli addosso?
Ecco, la mia situazione avrebbe potuto essere descritta all'incirca così.
Fortunatamente in mio soccorso dopo una decina di minuti a rischio divorzio è venuta l'organizzazione dello stand che probabilmente suddivideva per categoria e per disegnatore i fan in attesa ed altrettanto probabilmente tutta quella gente non era lì “solo” per Tex ma anche per altre testate.
Scherzi a parte, la pazienza della mia partner in questa occasione si è rivelata fondamentale anche perché ha dovuto far buon viso a cattivo gioco trasformandosi in una sorta di leggio umano sorreggendo la cartellina che avevo preparato per l'occasione, e sopportando la mia evidente emozione.
Immaginate di tornare con la memoria al vostro esame di maturità: i professori sono schierati lì davanti a voi.
Adesso sostituiteli con alcuni dei principali e storici disegnatori di Tex, uno accanto all'altro.
Ok, vi lascio un secondo per farvi un goccetto, prima di continuare.
Durante le mini-file che si erano andate a creare una volta superato l'ostacolo “buttafuori” all'interno del padiglione, in corrispondenza dei singoli artisti, mi sono accorto che la passione per Tex non ha età, anche se in certe situazioni può rasentare l'eccesso.
Credo che il mitico Ticci abbia seriamente rischiato una tendinite quando si è messo ad autografare tutti i volumi di Tex che un signore davanti a me nella coda ha tirato fuori da una valigia, stupendo anche gli addetti ai lavori, posizionando sul banco l'intero contenuto, rappresentato da numeri evidentemente realizzati da Ticci, al fine di farseli firmare tutti. Ma proprio tutti.
Quindi immaginate la scena: la pila dei fatti e la pila dei da fare lì davanti, un po' come nelle gag di Fantozzi quando gli portano faldoni di conti da analizzare la cui altezza supera la sua testa.
Vista la mala parata ho pensato di cambiare coda, virando verso Civitelli, come quando al supermercato si trova prima di noi alla cassa l'innocua e dolce signora che poi si scopre avere accumulato scorte alimentari per un'intera tribù.
A dire la verità io avevo già avuto la mia dose di stupore e meraviglia dal momento che Villa mentre ero lì ad aspettare alza lo sguardo e mi saluta avendomi riconosciuto senza che io mi sia sbracciato per attirare l'attenzione, poichè avevo intenzione di aspettare il mio turno, anche per non interromperlo nel suo lavoro: “Ciao, Lorenzo!”
La mia espressione deve essere diventata molto simile a quella degli smile, sapete le faccione gialle con il sorriso stilizzato, e sono riuscito a rispondere con un gesto della mano ed un banale “buonasera”. Una volta arrivato proprio da Villa, avendo già come bottino un paio di dediche da parte del correttissimo Civitelli, ho avuto modo di dire due parole con la punta di diamante nonché copertinista di Tex.
Dopo avermi ripetuto che dovevo dargli del tu e dopo avermi fatto promettere che mi sarei impegnato a sostituire “buongiorno” con “ciao” e “lei” con “te”, nonostante le mie spiegazioni sul fatto che non si trattava certamente di voler mantenere le distanze ma era solamente una forma di rispetto nei confronti di un mito, sono riuscito a dire che io ero “quello delle recensioni su Fumetto d'Autore”
e tra le preziosissime dediche ne ho guadagnata anche una speciale proprio per il sito per cui scrivo, che potrete vedere insieme ad altre foto in questo articolo.
Gli stessi artisti hanno espresso la loro approvazione nei confronti della mia rubrica, affermando di “aver letto qualcosa” e che era “qualcosa che mancava”.
Lo smile a questo punto si è illuminato come un albero di Natale.
Non sapevo più in che lingua dire grazie per l'inaspettato onore e non vi nascondo di aver provato anche una notevole soddisfazione: ringraziamenti e soddisfazione che si uniscono a quelli che mi sento di fare e che provo nei confronti di tutti voi, vedendo apprezzato il mio lavoro.
A questo punto è necessario effettuare una precisazione.
Come ben sapete io mi diverto a riprodurre disegni di Tex e dei pards ma non solo, dal momento che in totale ho in archivio più di 600 “opere”, ispirandomi all'arte in questo caso specifico dei miei disegnatori preferiti.
Si tratta niente altro che di omaggi, di tributi che io realizzo senza alcun secondo fine.
Ho anche, come alcuni di voi sanno, una pagina su Facebook che si chiama “Lorenzo's Living Shadows” dove li colleziono pubblicandoli (insieme a tutti i miei disegni, non solamente western o su Tex e personaggi dei fumetti, ma anche rivisitazioni di foto, paesaggi, locandine, immagini di film e ritratti di volti noti e non, alcuni dei quali sono stati esposti in un paio di gallerie e mostre),
e come ho scritto nella presentazione della suddetta pagina, le riproduzioni sono puramente “just for fun”, senza scopi commerciali a mero fine hobbistico o se volete di divulgazione, proprio come accade per le recensioni ed i tributi allegati agli articoli.
C'è chi beve, chi si droga mentre io in un periodo della mia vita in cui ero particolarmente schiacciato dagli avvenimenti ho ripreso la passione per le matite che avevo fin da piccolo, affinandola ed introducendo strumenti nuovi come carboncino e chine, ma la matita resta sempre alla base. Non ho fatto scuole né corsi specifici e mentre disegno la mia mente segue il libero fluire dei pensieri, quindi non si è trattato solamente di un passatempo ma anche di uno sfogo, un hobby prestato ad altri campi.
Ogni disegno che ho realizzato e che mi è stato dedicato viene conservato in religioso ordine cronologico nella mia libreria, protetto da fogli di plastica e per me questo bottino ha il valore che per Zio Paperone aveva la famosa moneta Numero Uno.
Mi sono reso conto che può “fare strano” trovarsi davanti un “artwork” ispirato al proprio lavoro, che sia più o meno somigliante alla fonte originale, e ringrazio ancora una volta i disegnatori che hanno non solo tollerato ma anche compreso la mia passione e l'entusiasmo nonchè la trasparenza con cui mi sono presentato a loro, a Lucca come in altre occasioni.
Senza contare che un gruppo di fogli è molto più trasportabile di sei o sette volumi da far autografare.
Infatti proprio l'autografo sui disegni-tributo secondo la mia visione non ha il significato di autenticare chissà cosa, anzi, io sono orgoglioso dei miei lavori e mi piace che siano miei, che si tratti come magari accade per qualcuno, di esercizio di riproduzione per far pratica con le chine o di puro e semplice svago, come in effetti è, quanto più, per me, è paragonabile alla sigla che gli insegnanti ponevano in fondo ad un compito negli anni della scuola, per dire “ok, bel lavoro”.
L'equivalente scritto di una pacca sulla spalla.
Infatti anche se in certe situazioni si deve contrastare la salivazione azzerata e la balbuzie, mi piace ricevere, quando la folla non è così pressante come nelle maggiori manifestazioni, una dedica personalizzata.
Dopo aver compreso che io sono un semplice “nerd texiano” e che prima venderei un rene pur di non separarmi dai disegni autografati (battuta che ha, inaspettatamente perché non era proprio una battuta, fatto scoppiare a ridere tutti), anche Civitelli ha poi spiegato in due parole a Ticci che “io sono quello dei disegni” probabilmente un tipo strano ma del tutto innocuo.
Ed è proprio così: le firme, le dediche, gli sketch che ho raccolto sono, come dire, per uso personale!
E quando capita di pubblicare alcuni disegni ispirati all'arte di un maestro non manco mai di sottolineare come il disegno sia “realizzato da me, ispirato a…” come tributo.
E' un divertimento e tale rimane e rimarrà.
Detto questo, torniamo allo stand, con la mia fidanzata ormai più abile di quegli artisti circensi che fanno volteggiare i piatti su un'asta nel tenere in mano i disegni e le relative buste di plastica che poi ho riposizionato nella cartellina per il trasporto.
Facendo invidia alla stessa dea Kali dalle molte braccia, è perfino riuscita pazientemente a scattarmi anche diverse foto del mio scambio di parole con i disegnatori.
In effetti fortunatamente poi non ha usato nessuna delle sue mani extra ma si è limitata ad un autoritario “ok, adesso calmati” che mi ha riportato sulla retta via.
Eh, sì, ero visibilmente emozionato o come dico io in queste occasioni, stavo proprio scodinzolando.
A questo proposito, vorrei rivolgere un saluto, e tra qualche riga capirete che si tratta di un saluto, come posso dire, alla Tiger Jack, al simpaticone che si trovava accanto a Villa, alla sua destra.
Senza nulla togliere al suo probabile ed innegabile talento visto che era dall'altra parte del tavolo, tra gli artisti che firmavano autografi, anche se sinceramente non saprei tutt'ora dire chi sia, sono rimasto basito di fronte alla sua reazione alla mia frase, rivolta per altro non certo a lui, ma a Villa: congedandomi, per rimarcare la contentezza del momento, ho detto, testuali parole: “scodinzolo fino a domani”.
Questo tizio smette di fare ciò che stava facendo, si rivolge a me con un sorriso tutt'altro che contagioso ed un tono di sufficienza tale da suscitare una ilarità paragonabile al suono delle unghie sulla lavagna, chiedendomi se quindi sono un cane, se ho la coda e se quello che avevo appena detto mi sembrava un complimento.
Considerando il mio stato d'animo, fate conto che probabilmente non avrei sentito neanche un pizzicotto, mi sono limitato a rispondere guardandolo stupito: “Beh, si”.
Ora, io non so se dalle vostre parti si usa un'espressione simile ma credo sia universalmente chiaro che il mio intento fosse quello di far trasparire la mia gioia per il momento appena vissuto e che non volessi né la pappa né dei grattini sulla pancia da parte di Villa o Ticci.
Permettetemi una considerazione personale: io posso capire che un ragazzo giovane, più giovane di me probabilmente, che si trova a Lucca Comics come artista nello stand Bonelli, per di più accanto a mostri sacri, si senta il “re del mondo” alla Di Caprio in “Titanic”, ma esternando uscite del genere il rischio è proprio quello di fare la fine del Titanic.
Le parole come i fatti qualificano le persone.
E volendo essere del tutto sincero, se avessi avuto meno autocontrollo e meno adrenalina da emozione credo che un “ma lei chi è, chi la conosce” avrebbe avuto tutte le ragioni per starci.
Inoltre, caro artista sconosciuto, non è bello inserirsi in una conversazione che non ti riguarda interrompendo la tua fila, mancando quindi anche di rispetto a chi è venuto per avere un tuo scarabocchio, per bulleggiare con battute fuori luogo che invece di una risata fanno spuntare un grosso punto interrogativo sulla testa di chi le sente.
Intendiamoci, non è la prima volta che mi capita di incontrare questo tipo di atteggiamento anche se in ambito fumettistico l'ho riscontrato molto raramente, mentre la norma è un impeccabile comportamento da galantuomini gentili e cordiali e mi rendo perfettamente conto che la stanchezza possa essere tra i principali imputati di qualche frase mal riuscita.
Per addurre un paio di esempi senza fare assolutamente nomi posso dirvi che a volte succede che un artista diventi un po' pieno di sé quando si sente arrivato, come può accadere a chiunque altro in qualunque altro ambito, e devo ammettere che è anche una reazione umanissima, comprensibile e che merita tutte le attenuanti possibili, mentre non ha scusanti chi si ritiene un genio inattaccabile ed infallibile che usa l'insulto puro e semplice per difendere il suo operato, quando invece l'utilizzo delle parole dovrebbe essere il suo pane quotidiano.
(Nessuno dei due casi si riferisce all'aneddoto dello scodinzolio, ma a mie personali esperienze e ve li ho accennati per dimostrarvi che non sono un fan”atico” ma un semplice fan, appassionato ed entusiasta, che però quando è necessario fa ancora ricorso ai suoi pochi neuroni rimasti per ragionare con la propria testa.)
Ultimo, non per importanza ma per via degli orari, l'incontro con il mitico Filippucci.
Mi aveva gentilmente promesso uno sketch dal momento che gli avevo raccontato di quanto fossi “sentimentalmente” legato ad un suo albo, il primissimo recensito da me per la rubrica “Osservatorio Tex”.
Anzi, festeggio insieme a voi il fatto che proprio recentemente l'articolo su “La pista dei Forrester” ha infranto il muro delle 4000 visualizzazioni. Grazie mille, amigos!
Disponibilissimo, l'artista mi ha in effetti autografato i due albi di quella storia (avevo portato anche “Tabla Sagrada”) disegnando rapidissimo il volto di Tex sulla seconda parte dell'avventura da lui creata. E' stato anche così gentile da aggiungere una dedica personale al mio tributo, che ho come sfondo nella pagina online dedicata alle recensioni.
Anche questo lo potete vedere allegato all'articolo.
Assecondando un mio desiderio tutti gli artisti hanno poi aggiunto la loro firma ad un mio disegno western, che avevo preparato per l'occasione e che è la foto-profilo sempre della pagina su cui condivido le recensioni. Più di così non potevo sperare.
Messo al sicuro nello zaino “il mio tesssssssoro” (ebbene sì, in giro per Lucca c'era anche un cosplayer travestito da Gollum, il mostriciattolo del Signore degli Anelli, per altro splendidamente agghindato anche se presumo che si sia riavuto da poco dal raffreddore da cavallo che deve essersi preso per aver girato sostanzialmente in mutande per tutti i giorni della Fiera e come lui anche molti altri personaggi che avevano un costume tutt'altro che caldo per le serate di Novembre ma che non mi sembravano cosparsi di grasso di bisonte per contrastare il freddo), dopo aver fatto riprendere con i sali la mia compagna, ormai rassegnata ad una serata di lungaggine interminabile, ci siamo diretti verso lo stand della casa editrice Denti Blu, dove abbiamo incontrato la talentuosa disegnatrice Mirka Andolfo.
Non è stato un incontro casuale: lei si trovava lì per presentare il suo nuovo volume ed io nel mio piano di battaglia avevo cercato di far collimare i tempi tra “Bonelli e Mirka”, come dicevamo tra noi, in modo da poter rendere il favore alla mia fidanzata.
Ed in effetti, è andato tutto maledettamente (e stranamente per i miei standard di fortuna) liscio, le parti si sono invertite ed ho potuto fare un piccolo video nel quale la simpatica artista dedicava un paio di sketch a Dafne.
Ormai “la Mirka” ci conosce dal momento che abbiamo seguito il suo lavoro ed infatti dopo avermi lanciato un'occhiata come quando si incontra qualcuno che si è già visto ma non ci si ricorda bene dove, ha esclamato “ah, ma tu sei Lorenzo. E quindi lei è Dafne!”, essendo andato qualche tempo fa ad un incontro con la disegnatrice a Torino, presso una fumetteria, per fare a Dafne un piccolo regalo originale ed avendo avuto occasione di scambiare due parole anche online.
Rimango sempre colpito dalla rapidità con la quale quest'artista riesca a creare sketch che poi diventano veri a propri disegni anche curati nei dettagli nel giro di pochi minuti, senza smettere di discorrere amabilmente con i fan.
Non stupisce che ora lei sia una bandiera italiana anche in America, lavorando per la DC Comics tra le altre cose o che sia stata una guest star in un paio di “Dylan Dog Color Fest”, qualche anno fa.
Entrambi (indovinate come) scodinzolanti per aver vissuto tante emozioni, ci siamo diretti verso il treno che doveva riportarci a Montecatini, dove avevamo preso alloggio, visto che a Lucca diventa molto arduo trovare un posto salvo prenotazioni da effettuare mesi prima della manifestazione.
In albergo si prova uno strano piacere a ripercorrere la giornata mettendo a posto tutti i souvenir, dalla moneta antica vinta con il tiro con l'arco all'ultimo disegno autografato, in modo che nulla si rovini, custodendo il tutto nel vano della valigia adibito a contenitore del bottino.
Ripensandoci, siamo entrambi rimasti stupiti dal relativamente scarso numero di cosplayer in costume che ci era capitato di incontrare rispetto all'anno precedente ma in effetti il giorno seguente, venerdì, ne avremmo già trovati in quantità molto maggiore.
E sarebbe stato un crescendo per tutto il weekend, a giudicare anche dalle foto pubblicate in rete.
Il giorno dopo, per evitare di rimanere imbottigliati nella folla, abbiamo messo in atto la tecnica delle partenze intelligenti, ritrovandoci quindi ai cancelli del primo stand a Lucca, ancora chiusi e dovendo aspettare l'annuncio dell'apertura generale, avvenuta alle nove del mattino.
Purtroppo l'intera giornata è stata caratterizzata da mal tempo e la pioggia ha in parte inficiato la spensieratezza della Fiera senza però scoraggiare né me né la mia compagna.
Il secondo giorno, non avendo più orari da rispettare abbiamo fatto i turisti senza tappe predeterminate, rivedendo alcuni stand, dove abbiamo dovuto lasciare un costume molto bello ed elegante, poiché si trattava di scegliere tra comprare quello o i biglietti del treno per il ritorno.
Deglutito il litro di acquolina in bocca, la mia fidanzata si è consolata, e divertita, ad osservare e talvolta misurare altri costumi o accessori ed io, con lo zaino sempre in spalla e la cartina in mano, mi divertivo a vederla felice, pur tenendo un occhio attento su ciò che ci accadeva attorno.
Questo non significa che io non mi sia a mia volta divertito, anzi, anch'io sono stato tentato più di una volta dall'effettuare un acquisto per il puro gusto di farlo, e ricordo ancora la splendida riproduzione (da esposizione ovviamente) di una Derringer da gambler del Far West adocchiata in uno stand di armi antiche, tra spadone e pistole ad avancarica dei tempi dei pirati.
Avendo già speso un piccolo capitale negli stand Bonelli e Panini, tra cui edizioni variant, edizioni deluxe con tanto di statuina e poster da una parte ed album di figurine di Diabolik dall'altra, ho rinunciato, al pari di come avevo fatto per la tazza di Tex, anche se in questo caso si è trattato più di una scelta logistica, non volendo rischiare che arrivasse a casa in pezzi.
A certe mancanze si può comunque sempre rimediare, per quanto sarebbe più possibile farlo avendo a disposizione la mappa per l'oro dei Monti Navajos...
Seguendo le indicazioni che mi erano state date, ci siamo poi trovati presso una sorta di edificio diroccato, lungo le mura.
Con mio grande stupore era proprio quella la sede dove si trovava il piccolo banco di una rivista online alla quale avevo collaborato nel primo numero. Tralasciando i dettagli tragici sulla suddetta rivista come tra gli altri il fatto che avrebbe dovuto uscire a settembre mentre invece è ancora in alto mare, sono rimasto veramente basito dal posto: diciamo che si trattava di una location più adatta ad un presepe che ad una mostra di artisti. Ho conosciuto il rappresentante designato dal cosiddetto editore, simpatico e pieno di talento, augurandogli buona fortuna per i probabili reumatismi che la permanenza di più di mezza giornata in un posto simile gli avrebbe quasi certamente provocato.
Nel pomeriggio ci siamo amalgamati con la folla girovagando tra espositori e stand, sono riuscito a portare a casa ben due strisce di Tex, vecchissime ed in buono stato. Ristampe, ve lo concedo, ma sempre con parecchi decenni sul groppone, ed ho incontrato diversi disegnatori che mi hanno stupito per la loro ferrea memoria, dal momento che mi hanno riconosciuto nella calca prima che potessi rinnovare la conoscenza presentandomi.
Il simpaticissimo Nunziati ad esempio, mitico disegnatore di Diabolik, il bravissimo Bisi, ben conosciuto da texiani e zagoriani, l'altrettanto bravo De Luca, in forza all'esercito di chine al servizio di Dragonero ed il cordiale Barbieri, matita di Topolino da anni.
Non vi nascondo che l'essere riconosciuto da artisti di questo calibro, e tutti dotati di squisiti modi di fare, mi ha provocato una certa soddisfazione, io che sono una piccola goccia nel mare di facce che quotidianamente devono incontrare in eventi del genere.
E' anche assai probabile che non siano rimasti colpiti dai miei lavori né dal mio brutto muso ma che si ricordassero della soave bellezza della mia fidanzata, e che quindi abbiano associato la bestia alla bella.
Per schivare uno dei momenti di pioggia più intensi siamo anche andati a visitare il Museo della tortura, niente a che vedere con Lucca Comics ma di per sé un'esperienza coinvolgente e tenebrosa che sconsiglio agli animi più sensibili.
Un incontro doveroso ed anche molto gradito è stato quello con i rappresentanti della casa editrice Cagliostro (Cagliostro E-Press),
in pratica uno dei miei capi ed il mio diretto superiore su “Fumetto d'Autore”, vale a dire il sito su cui vengono pubblicati recensioni ed articoli.
La breve chiacchierata ha confermato ciò che vale credo per tutti: lavorare con gente disponibile e cordiale rende le cose molto più piacevoli. Soprattutto quando lo si fa, come dire, “solo per la gloria”.
Sulla via del ritorno eravamo preparati ad una snervante attesa sotto la pioggia prima di salire stipati come manzi su un carro bestiame, forti dell'esperienza dell'anno scorso, ma stavolta abbiamo avuto anche una certa fortuna, riuscendo a trovare perfino un posto a sedere.
Bisogna dare atto all'organizzazione delle Ferrovie di essersela cavata molto meglio stavolta non solo in quanto a ritardi, per lo più contenuti, ma anche in merito all'indirizzare i passeggeri verso le varie corrette direzioni.
Per chiudere la serata, sul treno abbiamo fatto la conoscenza di un mio omonimo che ci ha illustrato per filo e per segno con spiccato accento toscano il mondo dei giochi di carte, rendendo interessante un argomento oggettivamente difficile da “vendere” ad un pubblico.
Con la conclusione del secondo giorno termina anche il mio lungo racconto.
Non vi nascondo che si tratta di giornate impegnative, con la stanchezza che ti salta addosso appena tenti di rilassarti ma come esperienza full immersion ne vale senz'altro la pena: girovagando incontrerete da Lupin a He-man, da ogni tipo di personaggio dei fumetti soprattutto Anime giapponesi a Bambino e Trinità (i migliori a mio avviso ma per ovvi motivi), penserete “accidenti, quello lo guardavo in tv da piccolo” oppure “e questo cosa diavolo sarebbe”, vi perderete in un moderno Paese delle meraviglie dove nessuno anche volendo può restare adulto, non riuscirete a resistere alla tentazione di fare una foto con quel personaggio visto in un film o se avrete voi un costume saranno gli altri a fermarvi per chiedervi una foto, come accadeva a Dafne.
Potrebbe anche succedere ciò che è successo a noi, e quindi vi fermeranno per una foto di coppia, merito della ragazza al mio fianco non mio, vi faranno mettere in posa con tanto di fotocamera digitale, dicendovi che lo scatto sarà pubblicato su un forum e quando voi andrete a cercarvi chiedendo spiegazioni perché non vi trovate, vi risponderanno che la memoria della macchina fotografica si è fusa e quindi voi non ci siete più.
Fortuna che non crediamo come alcune tribù pellerossa che un ritratto ha il potere di rubare l'anima, altrimenti ora sarei in un bel pasticcio.
Chissà, magari in una delle prossime Lucca Comics ci incontreremo in una fila o ci incroceremo mentre ci stiamo facendo largo tra le vie per raggiungere il prossimo padiglione.
Hasta luego, pards.
Alla prossima