Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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RECENSIONE TUTTOTEX 559: “MINUTI CONTATI”

559 2di Lorenzo Barruscotto

Guarda, guarda…

E poi c'è qualcuno che sostiene ancora che il mondo non è piccolo.

L'avventura che si conclude in questo albo, proseguendo dallo scorso volume, parte a spron battuto.

Una furibonda sparatoria fra Tex ed un gruppetto di pendagli da forca ci catapulta subito al centro dell'azione.

Non sono facce nuove, per lo meno un paio: si tratta proprio di quei balordi che avevano alleggerito il Ranger di armi e cavallo, sorprendendolo di notte presso il bivacco e mandandolo nel mondo dei sogni con una solenne botta in testa.

Intendiamoci, Tex non salta loro addosso sparacchiando all'impazzata senza un avvertimento, non devo essere io a spiegarvi che agisce come al solito con la usuale lealtà, vale a dire concedendo la chance di arrendersi anche al peggior nemico.

Il fatto è che sono ben pochi quelli che accettano il consiglio, preferendo uno scambio di opinioni a suon di piombo.

Quei rubagalline però non costituiscono un serio problema e per quanto si impegnino a farlo fuori, cercando di rimediare all'errore che si rendono conto di aver commesso, cioè non ucciderlo quando ne avevano avuto la possibilità, non impensieriscono più di tanto

Aquila della Notte, svolazzando tutti in braccio a messer Satanasso, come direbbe il buon Capelli d'Argento, e riducendo lo scontro ad una mera perdita di tempo.

Bene, amigos, se non vi ricordate dove eravamo rimasti, vi snebbio io la memoria: Carson è nelle mani di un gruppo di bandidos dopo essere stato catturato mentre era, insieme al suo pard, sulla pista di un feroce rapinatore, un certo Harter.

Tex ha dovuto fare carte false per tirare fuori da un penitenziario il detenuto Jacky Blount, essendo stato costretto a sottostare al ricatto dei fuorilegge, che minacciano di uccidere il “vecchio cammello”, se non verrà loro consegnato quello che il Ranger crede essere un membro di spicco della banda.

La realtà è ben diversa e lo scopriremo con il procedere della storia, anche se per cavare di bocca la verità al nostro prigioniero saremo costretti a sbucciarci un po' la pelle delle nocche sul suo brutto muso.

Se in un primo tempo Blount poteva anche risultare non del tutto antipatico, la sua indole senza scrupoli, dal momento che non esita a macchiarsi di un omicidio a sangue freddo, lo rende un compagno di viaggio assai pericoloso, da tenere d'occhio senza mai abbassare la guardia, svelando del tutto la sua natura spregevole ed opportunistica.

Con il suo tratto duro e “polveroso”, Ortiz si destreggia bene sia nelle scene movimentate, tra cazzotti e pallottole, sia durante i dialoghi, facendo comprendere chiaramente a chi legge le emozioni disegnate (è proprio il caso di dirlo) sui volti dei protagonisti, le stesse emozioni che ci rendiamo conto si manifestano anche in noi, mentre sfogliamo le pagine.

In un parallelismo al quale non siamo del tutto nuovi, la narrazione organizzata da Faraci, equilibra con sapienza le vicende che vedono Tex in lotta contro il tempo per cercare di raggiungere il luogo convenuto al fine di salvare la vita dell'amico e lo stesso Carson che non sta certamente con le mani in mano ma si adopera per portare in salvo la pellaccia, usando il cervello e le parole, non potendo ricorrere alle armi.

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"Disegno di Lorenzo Barruscotto, tributo a Ortiz"

E' l'incontro con un tipo strambo ed originale ma dannatamente simpatico che ci permette di scoprire tutti i retroscena sul motivo per cui i banditi rivogliono quel verme di Blount, e non si tratta affatto di sentimenti filantropici, potete starne certi.

D'altro canto ovviamente i fuorilegge non hanno intenzione di mantenere la parola, procedendo tranquillamente ad uno scambio di prigionieri tra il loro ex compagno ed il “vecchio sbirro”, ma questo lo capirebbe anche un poppante, figuriamoci il Nostro.

Quando la rapidità nello sfilare la Colt o l'abilità nel maneggiare il Winchester non sono risolutive, Tex può contare su armi non meno temibili: il suo istinto e la sua intelligenza.

“Svelto di mano come di cervello”, il Ranger organizza una messinscena maledettamente realistica e plausibile, tanto da ingannare chiunque.

Noi stessi la vediamo svolgersi senza esserne al corrente e capiamo cosa sia successo solamente dopo, quando si scoprono le carte.

Le due piste si stanno per incrociare nuovamente, da un lato Tex che spera di arrivare prima che sia troppo tardi per salvare il suo pard e dall'altro Carson che si dà da fare per ridurre il numero dei suoi carcerieri sorprendendo tutti con il suo spirito combattivo.

Un bottino nascosto, un agguato dal quale teoricamente non si può uscire vivi, un segreto da scoprire, una pista difficile, un piano audace ed una trappola ideata allo scopo di ingannare gli ingannatori.

In questa mortale partita a poker non immaginerete mai chi recita la parte del jolly.

E manca ancora l'ultima mano, quella decisiva.

Ma la posta in palio è troppo alta perché la si possa giocare da soli: un colpo di scena al quale non avevamo assolutamente pensato, aggiunge alla partita altri giocatori.

E stavolta facciamo davvero poker, poiché per vincere servono proprio quattro assi...

Come già ribadito più volte è inutile fuggire ed è sempre una pessima idea quella di ritenersi più furbi o più veloci di un mastino come Tex Willer.

Il piombo non smetterà di volare fino alle ultime pagine di questa avventura che vi lascerà con le orecchie che fischiano anche quando avrete terminato di leggere e che non mancherà di strapparvi qualche sorriso, genuino e divertito quando si tratta dei leggendari battibecchi tra i due inseparabili pards o beffardo e forse disincantato quando riferito a qualcuno che è destinato a tornare dove merita di stare ma che la burocrazia, aggiunta a quella dose di fortuna che talvolta sembra favorire i farabutti, potrebbe far sfuggire al giusto castigo.

A sua volta è proprio il diretto interessato che ci rivolge un ironico ghigno con il suo ultimo saluto, mentre nella sua mente si è già affacciata una versione distorta e sarcastica del più classico dei proverbi: “finchè c'è vita, c'è speranza”.

Soggetti e sceneggiatura: Tito Faraci

Disegni: Josè Ortiz

Copertina: Claudio Villa

Lettering: Renata Tuis

 

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"Disegno di Lorenzo Barruscotto, tributo a Ortiz"

 

 

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