Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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Recensione dello speciale "Avventura Magazine"

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RECENSIONE ED ANALISI DELLA STORIA INCLUSA NELLO SPECIALE

 “AVVENTURA MAGAZINE” PER CELEBRARE GALEP: “LA SCONFITTA”

 (contiene note storiche sulle fondine per le pistole)

 

Silver Bell, Arizona. Sembra una giornata come tante altre, saloon affollato, strade non troppo trafficate, stallaggio gestito da un simpatico maniscalco che sa indirizzarti al più quotato ristorante del villaggio… un posticino tranquillo, insomma.

Perfino Carson inizia a pensare che la sorte stia finalmente cominciando a girare per il verso giusto, dopo che lui e Tex hanno dovuto abbandonare la pista di un bandito ricercato per un grosso colpo ad una banca, tra le sabbie dell'inospitale e desertico territorio della Sonora.

Una sosta e soprattutto una buona bistecca alta tre dita sommersa di croccanti patatine fritte è tutto ciò che serve ai due pards per rimettersi in pace col mondo.

Una bella birra fredda è quello che ci vuole per sciacquarsi dalla gola tutta la polvere accumulata in giorni di caccia passati in sella dormendo con un occhio solo e mangiando pemmicam, cioè carne essiccata, con un orecchio rivolto ad ogni rumore ed il dito sempre pronto sul grilletto.

Il destino però la pensa diversamente. E si manifesta sotto forma di un proiettile che sfiora di pochissimo la testa del povero Carson… addio bistecca.

Eppure nonostante i riflessi fulminei dei due rangers li facciano subito schizzare al riparo, stavolta non si tratta di un agguato o di un pendaglio da forca con qualche conto da regolare.

Per certi versi sarebbe stato anche meglio, poiché la questione avrebbe potuto essere risolta in fretta con una pallottola ben piazzata. No, stavolta la situazione è un po' diversa: un ragazzetto dallo stupido sorriso stampato sulle labbra e dai modi tanto arroganti da renderlo simpatico quanto il ronzio di una zanzara in una notte estiva, si stava “semplicemente” divertendo a fare un po' di baccano sparacchiando a casaccio in un saloon.

E per di più questo pellegrino è il figlio del padreterno del paese e quindi è fermamente convinto di godere di una certa impunità, ritenendo che tutto gli sia permesso.

Questo finché il babbeo non viene catapultato drammaticamente nella realtà dal massacrante destro di Tex. E diciamocelo, in quella “carezza” c'è tutto il disprezzo che ognuno di noi prova o dovrebbe provare nei confronti di qualunque tipo di bullo, quel genere di vigliacco della peggior specie che si sente forte soltanto se ha il suo branco di iene a spalleggiarlo ma quando è solo diventa un mucchio tremante di gelatina e per non darlo a vedere si sente in dovere di fare la voce grossa, di rispondere alla propria pochezza con la violenza nei confronti di chiunque gli capiti a tiro.

Per di più questo, di bulletto, ha anche l'aggravante di essere realmente convinto di poter fare tutto ciò che gli pare senza conseguenze, peggiorando il suo già ignobile modo di fare con una buona dose di stupidità, poiché non si rende proprio conto di essere andato a sbattere contro due cagnacci che al contrario del quadrupede del proverbio, abbaiano poco ma mordono molto.

Non è certo la prima volta che Tex deve infondere un po' di buon senso in teste dure a suon di sganassoni e talvolta la cura risulta anche efficace. Purtroppo non è questo il caso, dal momento che per colpa di quel bellimbusto da quattro soldi stanno per piombare sulla zucca dei due pards un sacco di guai.

Non serve dirvi che ciò non basta a far perdere l'appetito a Tex e Carson, che invece di andarsene, convinti che la dura lezione subita dal borioso ragazzo sia stata sufficiente, tornano tranquillamente al ristorante per consumare l'agognato pranzo, in compagnia di un loro amico, lo sceriffo locale, il quale, pur unendosi al coro di quelli che suggeriscono ai due rangers di lasciare il paese prima che sia troppo tardi, è uno dei pochi portatori di stella onesti e che non manca di confermare l'opinione che il lettore si è fatto di lui, compiendo un gesto di notevole dignità, per mantenere intatta la propria integrità.

Il tempo di finire il caffè ed i guai preannunciati poco fa iniziano a presentarsi coinvolgendo i Nostri in una rissa con alcuni dei cowboys al soldo del padre del bullo scazzottato da Tex.

I dinamici disegni di Galep ci catapultano in mezzo alla baraonda con sedie che si rompono sulla schiena dell'avversario di turno e bottiglie che svolazzano per frantumarsi sulla testa di un poveraccio poco attento al quale però va comunque meglio rispetto al tizio che finisce fuori dalla finestra dopo essersi scontrato con le durissime nocche del pugno di Tex.

Non stupitevi se anche a voi verrà da chinarvi per evitare un pezzo di sedia usato a mo' di clava o se ci saranno momenti con il proseguire della vicenda in cui non potrete far altro che abbandonarvi ad una sonora risata: gli esilaranti battibecchi tra Tex e Carson presenti in questo volume sono tra i più divertenti che vi capiterà di leggere e le battute, le frasi di sfida o le risposte al vetriolo che il mitico Bonelli è riuscito ad ideare sono degne della più classica tradizione western.

Anche se il ritmo del racconto a tratti appare leggero e scanzonato, viene percepita ugualmente una certa tensione crescente soprattutto grazie alle parole dello sceriffo, il quale rappresenta la persona comune, colui che pur essendo onesto e tutto d'un pezzo, non ha la vocazione dell'eroe e che giustamente analizza anche la possibilità di alzare i tacchi per andare a respirare aria migliore.

Ma le parole di Tex non lasciano possibilità di scelta: sono dettate da un indomito coraggio, questo è vero, ma sono anche capaci di toccare corde profonde nell'animo umano facendo appello all'orgoglio ed al senso del dovere, dissipando in chi le ascolta ogni dubbio sul da farsi: la cosa giusta è restare e combattere per opporsi ad una tirannia che, ancora una volta nascosta dietro al verde di fin troppi dollari ed alla superbia del potere, vuole trasformare il torto in ragione tramite la violenza.

So cosa state pensando, amigos, ed avete ragione: il segaossa ed il becchino del villaggio rischieranno l'esaurimento nervoso per il lavoro straordinario che li aspetta.

In realtà alla fine della battaglia potreste trovarvi sorpresi nell'apprendere l'esito dello scontro. Ancora una volta Tex e Carson dimostrano tutta la loro superiorità morale evitando di seminare morte quando non strettamente necessario, forti della loro insuperabile maestria nell'uso delle armi.

Galep organizza e mette in scena una lunghissima e splendida sequenza di guerriglia tra le case di Silver Bell, con gruppetti di assalitori disseminati in tutto il paese, dalla main street fino al più stretto vicolo, agguati ed inseguimenti, spericolati salti tra i tetti delle abitazioni ed assedi all'ultimo respiro o per meglio dire all'ultima pallottola. Ogni ombra potrebbe essere un avversario pronto a mandarvi a mordere la polvere, dietro ad ogni angolo potrebbe esserci la pistola di un sicario con il cane già alzato pronta a sputare piombo, ma non commettete l'errore di sottovalutare l'abilità e l'esperienza dei Rangers: quei satanassi sono soltanto in due ma valgono per venti e per assurdo sembrerà al branco di coyotes venuti a seminare problemi di essere circondati e non il contrario.

Il trucco è non ingaggiare battaglia in modo statico ma colpire e spostarsi, come fanno gli indiani o per dirla con la parole di Tex, in certi casi l'unica soluzione applicabile è far ricorso alla tecnica dello “spara e scappa”.

(Una chicca parlando dei disegni: talvolta capitava che, vista l'immensa mole di lavoro richiesto per rispettare le scadenze editoriali, Galep dovesse farsi aiutare da altri disegnatori per completare il proprio lavoro, in casi saltuari anche prima che il volto dell'inossidabile Ranger venisse poi regolarmente interpretato da altri artisti. Stesso discorso per quando una malattia lo costrinse a rallentare gli intensissimi ritmi di produzione di tavole per la Casa Editrice.

Soprattutto nella parte di storia riguardante la sparatoria in città si possono infatti notare alcune vignette create da una mano diversa da quella del Maestro, a testimonianza di questo gioco di squadra al servizio del West.)

Inutile sperare che a quella dannatissima testa dura che è stata la causa di tutto si snebbi il cervello capendo di essersela cavata ancora a buon mercato. E' cocciuto come tutti i cattivi pieni di boria fino agli occhi, e per giunta è ringalluzzito dal padre, che, per quanto possa essere un uomo di una certa caratura stando allo sceriffo, per un malinteso senso dell'onore non esita a spalleggiare il degno rampollo e mettersi del tutto fuori dalla legge escogitando un piano per eliminare i Nostri pur di mantenere il controllo della regione, volendo ripulire il suo distorto prestigio vendicando l'onta subita.

SconfittaTex 2

"Disegno di Lorenzo Barruscotto, tributo a Galep"

Per padre e figlio la sorte ha in serbo una tragica fine dal sapore amaro.

Non posso non rivelarvi che l'ultima parte della storia è incentrata tutta su un duello.

Un duello unico che è divenuto ormai famosissimo nella storia del Ranger.

Quindi per una volta, e voi sapete bene che si tratta di un'eccezione particolare e rara da quando frequentate il Trading Post, mi vedo costretto ad avvertirvi che ciò che segue deve essere considerato spoiler, e potrebbe svelare almeno in parte l'evolversi della vicenda a chi di voi non ha ancora letto la storia, che è comunque una ristampa, essendo uscita in origine nell'albo numero 99 della serie regolare in bianco e nero, quindi decine di anni fa.

Vi dice niente il nome Ruby Scott? Un meticcio che vive tra i Papago e che si guadagna da vivere come pistolero, anzi forse dovrei dire come assassino, mettendo la propria pistola al servizio di chiunque, purché in grado di pagare profumatamente.

Senza dubbio la sua rapidità e precisione nell'estrarre la Colt e colpire il bersaglio sono fuori dal comune ma tali qualità non basterebbero ad impensierire Tex né ad avere la meglio su di lui.

Il fatto che il killer sia ancora vivo e circondato da una sinistra fama, oltre alla sua crudele sicurezza e glaciale fiducia in se stesso, dipende anche da un particolare specifico, qualcosa che, come egli stesso afferma, “possiede solo lui”, un maledetto trucco che nell'estrarre lo rende più rapido di un serpente a sonagli e pressochè imbattibile.

Come per i revolver anche le fondine hanno avuto una loro evoluzione parallela allo sviluppo delle diverse armi da fuoco e ve ne erano di moltissime forme e fatture. Una suddivisione a grandi linee potrebbe essere fatta tra le fondine in dotazione ai militari, con una lingua di pelle che andava anche a coprire il calcio della pistola, quelle per i gentiluomini di città o le donne, che dovevano contenere pistole di calibro più piccolo come le Derringer ed eventualmente adattarsi ai vestiti e nascondere l'arma, basti pensare alle fondine ascellari dei detective dell'Est ad esempio, fino alle fondine per un'estrazione rapida, le cosiddette “Quick Draw” le quali divennero protagoniste di veri e propri rimaneggiamenti nel corso degli anni al fine di garantire una salda presa e movimenti più fluidi possibile. Molti pistoleri adattavano personalmente le proprie fondine addirittura ungendo di grasso l'interno per assicurarsi un'estrazione più veloce ed in diversi stati vi erano tecniche differenti per realizzarle, da quelle che lasciavano scoperto il calcio ed il grilletto fino addirittura ad alcuni modelli che venivano sagomati sulla forma dei vari tipi di pistola e che lasciavano libera anche una parte del tamburo.

C'era chi preferiva l'estrazione incrociata e teneva la pistola sul lato opposto alla mano con cui la impugnava.

I cowboys ad esempio erano soliti utilizzare un occhiello di pelle che veniva fissato attorno al cane per impedire che l'arma saltasse via della fondina durante le cavalcate.

Alcuni preferivano portarle alla vita più basse della cintura del pantaloni mentre altri se le procuravano fornite di una cordicella di cuoio da passare attorno alla coscia al fine di evitare che l'arma restasse impigliata nella fondina stessa all'atto dell'estrazione, specialmente se il gesto doveva avvenire rapidamente.

Insomma ce n'era per tutti i gusti.

Ed esistevano anche espedienti che agli occhi di chi vi parla appaiono piuttosto vili.

Diavolerie come la “Swivel Holster”, vale a dire la fondina con un perno, che permetteva di ruotare la pistola senza estrarla, semplicemente facendola girare su se stessa all'altezza del tamburo grazie ad un meccanismo a perno appunto, posto al fianco del cinturone. Si poteva così fare fuoco impugnando la Colt senza sfilarla grazie al foro sul fondo della fondina stessa. E' chiaro che questo dava la possibilità di guadagnare secondi preziosi, quand'anche solamente frazioni di secondo, che significavano quasi sempre morte certa per l'avversario.

Era uno sporco trucco ma non c'erano leggi che vietassero l'utilizzo di tale sotterfugio.

Ed è proprio quello che ho appena descritto, il tipo di fondina che il meticcio Ruby Scott usa nel suo duello contro Tex.

Mandate giù un goccio di bruciabudella perché dopo ciò che vi sto per dire vi farà bene: prima vi ho accennato al fatto che il duello è entrato nella storia per un motivo.

Ebbene il motivo è che questo è il solo duello che Tex perde!

Ok, vi lascio un attimo per dare fondo al bicchiere. (Visto che serviva un goccetto?...)

Ora che vi siete ripresi vediamo di analizzare la faccenda: Tex perde il duello perché l'avversario non combatte lealmente. E la parola lealtà è intrinseca nel concetto stesso di duello.

Così come quella dannata fondina è diversa da quelle normali. Non è la prima volta in cui il Ranger fa un errore che può costargli caro, ma, altra caratteristica ammirevole e da imitare, se ne esce con la pelle intatta, si dice “tanto peggio, che mi serva da lezione”.

Tex non affronta nessun pericolo sotto gamba e non sottovaluta mai nessun avversario. E' apparentemente invincibile anche perché fa tesoro delle esperienze, riesce a reagire, a risolvere la situazione ed a prevalere anche con la forza interiore oltre che con i pugni o le pistole. Vince senza compromessi né ostentando superiorità.

L'albo numero 99 aveva lo scopo di sottolineare ancora una volta l'altezza morale rispetto al sotterfugio ed all'inganno, la nobiltà d'animo rispetto alla bassezza più ignobile.

E più la situazione sembra disperata più viene applicato il detto “aiutati che il Ciel t'aiuta”: l'importante è lottare, sempre, a maggior ragione sapendo di essere nel giusto poiché siamo noi stessi i primi a dover affrontare gli ostacoli sul nostro cammino e “morire per morire, è meglio farlo da uomo con un'arma in pugno” piuttosto che vivere tutta la nostra esistenza immersi nella paura.

Indubbiamente la buona stella di Tex va in suo aiuto più volte, magari ad esempio sotto forma di tromba di cavalleria che udita in lontananza fa fuggire gli indiani ribelli che sono ad un passo dal prendergli lo scalpo o in questo caso facendo in modo che i proiettili invece di centrargli la zucca lo colpiscano solamente ad una spalla e di striscio alla tempia tramortendolo.

Intendiamoci, Tex non è uno sprovveduto cherubino che si affaccia al mondo fiducioso sperando nella bontà delle altre persone, né è così facile metterlo nel sacco. E' anzi un “dannatissimo tizzone d'inferno” come direbbe Carson, che ne sa una più del diavolo. Basti pensare ad esempio al fatto che nella main stret di Silver Bell si presenta alle spalle del meticcio, inutile dire che non gli spara a tradimento ed aspetta che quest'ultimo si volti affinché lo scontro sia regolare, piazzandosi con il sole alle spalle, riuscendo perciò a ribaltare la situazione e ripagando l'avversario che aveva cercato di raddoppiare il proprio vantaggio, con la stessa moneta. Senza questa furbizia Tex probabilmente non avrebbe avuto scampo dal momento che è proprio il sole negli occhi ad aver fatto sbagliare mira al killer, permettendo al Ranger di cavarsela con qualche buco nella carcassa ma mantenendo l'anima attaccata alla pelle.

Come ribadito nella breve introduzione che troverete prima della storia, sul “Magazine Avventura” che celebra il realizzatore grafico di Tex, anche se in modo un tantino retorico quando non raffazzonato parlando di sconfitte, mi riferisco alle indelicate parole inerenti la tragica morte di Lilyth, le quali ad una prima lettura possono quasi apparire a mio parere velate di un tono di scherno nei confronti dello stesso Aquila della Notte, che, nell'opinione di chi scrive la presentazione sul “Magazine”, non è riuscito pur con tutta la sua abilità ad impedirne la morte (sinceramente ritengo che affermare che "di fronte ad una malattia a cosa possono servire i proiettili se non a bucare l'aria” risulti un commento fuori luogo che lascia il lettore per lo meno stupito), Galep e Bonelli volevano dimostrare che il Ranger è un uomo, non un supereroe invulnerabile, e che può essere ferito, ed ogni volta che si trova ad affrontare un combattimento non dà nulla per scontato mettendo in gioco la pelle ogni volta.

La cosa importante è infatti l'atteggiamento di Tex, subito dopo essersi ripreso: non si nasconde a leccarsi le ferite ma torna alla carica, senza smettere di lottare.

Intendiamoci, non si ripresenta di fronte al pistolero che sta festeggiando al saloon la sua vittoria credendolo ormai finito, animato solamente da desiderio di vendetta.

Il gun-man senza scrupoli Ruby Scott rappresenta la viltà che vuole incutere paura spacciandola per rispetto, è lo spettro della sconfitta che proprio perché subita in modo irregolare non deve paralizzare ma anzi dare ulteriore stimolo per rimettersi in piedi ed il suo baldanzoso atteggiamento non è valore ma un'odiosa superbia che si regge indubbiamente su un certo grado di capacità nel maneggiare le armi ma che fa principalmente leva sull'inganno e che cerca di offuscare e distruggere la lealtà ed il vero coraggio.

Proprio per questo la sua ostentata sicurezza deve essere spazzata via insieme al ghigno malefico da assassino, il quale si tramuta in uno sguardo sorpreso ed attanagliato dal terrore udendo le parole di Tex che lo "invita" a voltarsi.

Lo stesso trucco non può funzionare due volte, l'imbroglio si dimostra inutile di fronte alla reale abilità ed al puro ardimento, soprattutto perché la mano che pone fine alla nera pista del killer è resa più forte non solo dalla rabbia ma anche dalla volontà di vendicare tutte le vittime uccise in un modo così sleale.

Forse per noi semplici cowboys è un concetto di non immediata comprensione ma, se ha la possibilità di impedirlo, un uomo giusto non può consentire al male di trionfare, un uomo retto non può permettere che degli innocenti vengano minacciati.

Ed un uomo come Tex Willer non può lasciare che l'onestà venga sbeffeggiata impunemente.

 

Testi: G.L. Bonelli

Disegni: Aurelio Galleppini

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"Ritratto di Aurelio Galeppini ad opera di Lorenzo Barruscotto"

 

 

 

 

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