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TEX 682 e 683 “IL RITORNO DI LUPE” e “LA PRIGIONIERA DEL DESERTO”
di Lorenzo Barruscotto
Questa è la storia di un'amicizia.
Esatto, sono certo che una parte probabilmente non esigua di voi starà storcendo il naso ma la realtà dei fatti è questa: il sentimento che lega Tex a Lupe non è mai andato oltre l'amicizia.
Non si tratta di una “fidanzata di gioventù abbandonata col cuore spezzato”.
Certo, non mi riferisco ad una comune conoscenza né a quel superficiale sodalizio che possono condividere due compagni di bevute al saloon.
Ormai purtroppo questo termine viene svalutato e ridotto di importanza, ma ciò di cui parlo nello specifico scaturisce dal cuore di una persona senza dubbio tutt'altro che ordinaria.
L'affetto che Aquila della Notte prova per la coraggiosa messicana è sincero e profondo ma appare palese a chiunque abbia occhi per vedere senza malizia che non si avvicina neanche lontanamente all'immenso amore che il Ranger provava e che tutt'ora prova nei confronti della dolce e mai dimenticata moglie Lilyth, strappata troppo presto al suo abbraccio da una pestilenza di vaiolo, scatenata per vendetta tanti anni or sono da quegli ignobili farabutti di Brennan e Teller, il cui nome al solo pronunciarlo fa ancora torcere le budella dal disgusto.
Tex e Lupe hanno superato insieme diverse difficoltà e vicissitudini, hanno rischiato e si sono salvati la pelle a vicenda in più di un'occasione e questo ha fatto pensare a molti che tra i due abbia potuto esserci qualcosa di non detto, perfino un amore inespresso, un rimpianto sepolto sotto la polvere del tempo.
Spiacente, amigos, neanche dopo aver scolato mezza bottiglia di quello buono, nonostante per alcuni lettori rappresenti un'idea accattivante, a giudicare dai pareri che si odono in giro.
E' però indubbio che la donna sia rimasta impressa a tutti noi dopo il periodo in cui ha fatto parte delle storie di quasi settant'anni fa, nonostante l'oggettivamente neanche poi così lungo tempo di permanenza al fianco del nostro giustiziere, se raffrontato con altre avventure maggiormente corpose.
Tex certamente ammirava l'indomita compagna d'arme di allora, quando non aveva ancora conosciuto i Navajos ed i suoi rapporti con il Corpo dei Rangers stavano per attraversare un periodo piuttosto burrascoso. L'ex fuorilegge aveva già combattuto nella Revolucion a fianco di Montales e di diversi pittoreschi guerriglieri per l'indipendenza del Messico ed è proprio Montales la causa, seppur indiretta, dell'incontro con la ragazza.
La storia a cui mi riferisco è comparsa ormai molte decadi fa sul numero 6 della collana gigante, cioè quella che annovera i volumi del formato che tutti ben conosciamo attualmente, e quindi per uno scherzo della sorte (o forse per un'abile e calcolata mossa editoriale che rende ancora più piacevole la lettura in tandem delle diverse uscite) sembra quasi materializzarsi un'unione tra le vecchie avventure in bianco e nero realizzate dal mitico Galep, tornate in auge tramite le ristampe a colori, con le storie moderne, raccontate sugli albi inediti, poiché è proprio nel numero 6 dal titolo di copertina “Doppio gioco”, una volta conclusa la lunga ed avvincente avventura a Devil's Hole al fianco del giovane Kit Carson, che Tex incontra per la prima volta Lupe, la stessa Lupe che ritorna a far parlare di sé nel volume uscito ad Agosto, numero 682.
Si tratta di un parallelismo che fa sorridere nostalgico ogni texiano vecchio stile, dalla scorza dura e dalla memoria lunga.
Prima di tornare al presente conviene dire due parole su ciò che avvenne in Messico, tra le roventi “sierras calientes” per usare le parole di Carson, al fine di chiarire una volta per tutte le motivazioni che spingevano il Ranger allora, ed anche per comprendere correttamente il suo comportamento attuale.
L'obiettivo di Tex era quello di tirare fuori di galera il suo amigo Montales, rinchiuso su un'isola sperduta come “nemico dello stato”, da parte dei capi della corrotta cricca di militari e politicanti che non avevano visto di buon occhio la salita al potere di un governo democratico, quello che anche il “magnifico fuorilegge” aveva aiutato ad istituire, rovesciandolo con un sanguinoso colpo di stato.
Non serve che vi dica come tradimenti, agguati e colpi di scena si susseguano a ritmo serrato lungo il cammino del “gringo” prima che questi riesca con uno stratagemma, ingegnoso quanto apparentemente ingenuo se visto con gli occhi di adesso, ad infiltrarsi nella prigione in cui è rinchiuso il suo vecchio companero nonchè futuro governatore dello stato di Chihuahua, ed a liberarlo.
Selvaggi, bestie feroci, rapimenti, deragliamenti di treni e cadute in acque di vorticosi torrenti, un innumerevole numero di pallottole che fischiano minacciose ad un palmo dalle orecchie e perfino una lotta all'ultimo sangue sulla cima di un tempio che ha tutta l'aria di ricordare quelli eretti dagli Aztechi sono alcuni degli episodi caratterizzanti le avventure che vedono Tex e Lupe compagni.
In realtà non ci sono solamente loro. Bisogna aggiungere almeno un altro nome alla lista: Jorge Drigo. Simpatico e coraggioso desperado che il non ancora Aquila della Notte aveva conosciuto ai tempi della lotta contro Mefisto, quando era divenuto “eroe del Messico”.
Non fate quella faccia, se vi sto raccontando queste cose ho i miei motivi.
Infatti tanto Drigo quanto suo fratello Fernando, che Tex aveva salvato dalla tortura prima di conoscere l'avvenente messicana e che era stato mandato proprio in qualità di messaggero a cercare “el gringo” per chiedergli aiuto, tornano in vesti diverse anche nella storia inedita.
Come è facile prevedere dal momento che è già accaduto in precedenti occasioni analoghe, nel primo dei due albi nei quali si dipana l'avventura (nonostante le proteste di qualcuno che sperava in una storia divisa in tre parti, l'equilibrio del racconto è ben calibrato e non si percepisce la presenza di un finale sbrigativo come invece è accaduto in altre, seppur rare, occasioni) è presente un avvincente e rivelatorio flashback che serve per inquadrare la vicenda da un punto di vista temporale e per rispolverare la propria memoria insieme ai ricordi di Tex, quando parla ai tre pards di questo ancora sconosciuto frammento del suo passato.
Un altro elemento che ha colpito spesso i lettori facendoli discutere e lasciando alcuni anche perplessi, è stato il modo in cui si conclude la storia creata dal mitico G.L. Bonelli dopo la liberazione di Montales: Tex se ne va senza salutare, lasciando alle righe di un suo biglietto, la spiegazione del motivo di una tale scelta.
In realtà non è una "ritirata strategica" né tanto meno una fuga a gambe levate per evitare un fantomatico matrimonio o per non sapere come sfuggire in altro modo alla corte di Lupe.
Inutile dire che invece la famosa storica richiesta di sposarla rivolta al Ranger da parte della giovane subito dopo averlo incontrato, che fa andare di traverso il caffè ad un esterrefatto Tex, era dettata dal bisogno di avere qualcuno che la salvasse dalle grinfie di un prepotente “padreterno locale” al quale in ogni caso il destino riserva una brutta fine di lì a poco, senza bisogno di convolare a nozze.
Forse la ragazza col tempo inizia davvero a nutrire dei sentimenti per Tex (lascio a voi decidere se si tratti di amore o di una infatuazione nei confronti del suo salvatore) e certamente è affascinata dalla sua forza, dal suo indomito valore e dal fatto che combatte prima per lei e poi in generale per una giusta causa senza compromessi, rischiando anche più volte la vita per proteggerla.
Indipendentemente da queste considerazioni, è innegabile l'abnegazione che unisce i due amici, non dettata unicamente dal senso dell'onore dell'eroe che deve salvare la fanciulla in pericolo, ma da una lealtà forgiata dal fuoco delle battaglie e dalla certezza di poter sempre contare sui propri compagni. Un sentimento, quest'amicizia, che non dovrebbe causare disquisizioni ma al contrario dovrebbe soltanto suscitare ammirazione e rispetto, venendo utilizzato come esempio di comportamento: combattere per gli altri perché è giusto, perché la propria anima non consente di agire altrimenti, senza aspettarsi nulla di nessun genere in cambio.
Anche Carson scherza su questo argomento nel primo dei due albi lasciando il figlioccio Kit leggermente sbalordito, ma lo fa proprio sapendo i veri motivi che costrinsero l'amico a “svignarsela nella notte con un bigliettino di scuse” ed il perchè di quel gesto apparentemente di difficile interpretazione: le azioni di Tex sono mosse da una ferrea e mirabile nobiltà d'animo.
Non era possibile per lui sostenere il peso di uno spargimento di sangue in una guerra civile fratricida, come prevedeva che sarebbe degenerata la situazione messicana dell'epoca, avendo già preso parte in prima persona a cruenti scontri per lo stesso motivo in precedenza ma soprattutto sceglie di andarsene senza ricevere elogi o ringraziamenti al fine di rendere meno penoso il distacco dai suoi amici. Il suo posto è oltre il confine, negli Stati Uniti, sulla pista della giustizia.
E proprio l'avventura successiva lo porterà poi a galoppare incontro al suo destino, poiché nel numero 7 “Il patto di sangue” verrà salvato dal palo della tortura da una “svelta figura di donna” che in breve tempo si farà strada nel cuore di ogni lettore ed in quello dello stesso Tex per restare, indelebile simbolo lei sì di amore, caparbietà e dolcezza.
Non appena ci tornano alla mente le immagini dei disegni ad opera dell'intramontabile Galep, mentre leggiamo il titolo del volume inedito, osservando la copertina, malinconica ed evocativa, realizzata dal sempre insuperabile Villa, veniamo ributtati nuovamente indietro nel tempo, nel periodo in cui Tex cercando di scacciare le gelide ombre nere che attanagliavano il suo cuore per la perdita della moglie, non risiedeva al villaggio Navajo ma vagava per il West, spesso in compagnia di Tiger Jack.
Stavolta però il Ranger è solo, perso nei suoi cupi pensieri.
Di contro, il primo albo si apre con un tono di spensieratezza che però ben presto è destinato ad ammantarsi di malinconia e mistero: una sconosciuta e bella giovane donna viene trovata in fin di vita da Piccolo Falco e dai suoi due amici Navajo con cui è andato a caccia (abbiamo già incontrato entrambi, a voi malmenarvi le meningi per ricordare dove), in pieno territorio desertico, nella Riserva.
Portata al villaggio centrale ed affidata a sapienti cure, la ragazza diventa il fulcro della storia e gli spettacolari disegni di Alessandro Piccinelli ci consentono di intuire la tempesta di ricordi che si scatena nell'animo di Aquila della Notte: egli ha riconosciuto la giovane, sa bene di chi si tratta e non può fare a meno di abbandonarsi alle memorie del passato, tradendo la sua leggendaria ed imperturbabile calma con un nostalgico sorriso.
Grazie alle incredibilmente espressive chine dell'artista anche noi abbiamo l'impressione di trovarci avvolti dal fumo del focolare nell'hogan dove la, per noi ancora ignota, ospite riposa e successivamente ci pare quasi di percepire l'erba che accarezza i nostri pantaloni a frange mentre ci sediamo in silenzio accanto ai quattro pards, ascoltando il racconto con il quale Tex spiega ai suoi amici chi è la donna trovata dal figlio e perché sia suo dovere aiutarla senza esitazione.
Comunque non ci sono solamente chiacchiere in questa vicenda ma verrà anche esploso un incalcolabile numero di cartucce, non temete.
Buona parte dell'albo intitolato “Il ritorno di Lupe” infatti è costituito, come ho accennato prima, da un corposo flashback, nel quale veniamo a conoscenza di una triste quanto inaspettata notizia, unita ad un altrettanto sorprendente colpo di scena, che almeno momentaneamente distoglie Tex dalla sua disperata angoscia interiore dovuta alla perdita di Lilyth.
Un incontro inaspettato, un amico che non incontravamo da tempo, ma non dimenticato, in pericolo mortale, una donna e due bambini da salvare… ce n'è abbastanza per far ribollire il sangue.
Quasi come i giochi di fumo che talvolta vedo fare nel trading post da chi si gusta un sigaro, facendo entrare un cerchio più piccolo in quello di maggiori dimensioni creato un attimo prima con la bocca (mi sono sempre chiesto come diavolo ci riescano), per un attimo restiamo spiazzati allo stesso modo o forse anche più di Tex, a causa della valanga di immagini che rischia di travolgerci, una sorta di ricordo scatenato da un altro ricordo, in un susseguirsi di vicende che intrecciano il passato remoto con un passato che non ha ancora avuto il tempo di diventare lontanissimo ma che sembra già comunque distante. E' solo un attimo, non c'è tempo per cincischiare!
Guidati dalla voce del sakem dei Navajos, che l'abilità narrativa di quel fulmine travestito da sceneggiatore e curatore della testata quale è Mauro Boselli sembra quasi far giungere alle nostre orecchie, trasportata dalla brezza mattutina che accarezza la vetta della mesa alle spalle del villaggio, siamo catapultati anche noi al centro dell'azione.
Una azione vecchio stampo, in stile “Uno contro venti”.
Da un lato Tex, insieme ad una vecchia conoscenza, vecchia non certo per l'età, che sa sorprendentemente bene come si usa un fucile e che per altro si ripresenta a lui tentando di affettarlo con un coltellaccio e salutandolo con un potente sganassone (affettuoso buffetto dal suo punto di vista del tutto giustificabile), e dall'altro una masnada di bandidos della peggior specie, pieni di boria ma che vedranno spegnersi i loro malvagi ghigni a suon di piombo, capeggiati da un cattivo che più cattivo non si può, anch'egli vecchia, stavolta anche di anni dal momento che ha i capelli bianchi, anche se sarei pronto a scommettere che gli si sono ulteriormente incanutiti dopo aver incontrato Tex, conoscenza risalente ai tempi delle scorribande in territorio messicano.
All'epoca vestiva la divisa da capitano dell'esercito in forze al governo corrotto ed il commiato da parte del suo nemico gringo era stato un sonoro calcio nel posteriore, cosa che il Ranger non manca di sottolineare rivolgendosi proprio al diretto interessato. L'ex miliciano infatti si è trasformato in uno dei soliti signorotti locali ed è inutile sottolineare come, avendo ancora il dente avvelenato con i suoi avversari di un tempo, non si lasci sfuggire l'occasione di rivalersi in ogni modo dei torti subiti, dimostrando di avere la medesima propensione a comportarsi come una carogna, che indossi indegnamente una divisa da ufficiale o che vada in giro come un damerino in un elegante abito da hidalgo.
(Disegni di Lorenzo Barruscotto, tributo a Galep)
E stavolta quel vigliacco vestito a festa va maledettamente vicino a raggiungere i suoi propositi di vendetta. Ci assale un senso di impotenza quando vediamo Tex, nel disperato tentativo di portare in salvo due bambini innocenti, venire imprigionato, ridotto in condizioni di non nuocere e prossimo a fare un'orribile fine: stavolta non possiamo sperare di veder apparire in extremis una pattuglia di cavalleria né tanto meno che uno dei pards spunti all'ultimo momento tirando fuori dal cappello un audace piano.
Ma quando tutto sembra perduto e le carni vengono già lacerate da un'atroce tortura ecco che lo spettro della morte si allontana grazie all'inatteso arrivo di qualcuno che non ci saremmo mai aspettati di rivedere.
(Passando al microscopio gli albi, possiamo notare una piccola svista: il volume intitolato “Doppio gioco” a cui si fa riferimento proprio in corrispondenza della tavola che vede ricomparire questo personaggio, è il numero 6, e non 8 come erroneamente indicato.)
Insieme alle furiose sparatorie non mancano almeno un paio di momenti di intensa emozione, specialmente quando Tex rievoca il ricordo di Lilyth: il disegno diventa vivo e la nostalgia nelle parole del Ranger quasi palpabile, i suoi occhi ad un certo punto sembrano rivedere il viso dell'amata, così come di fronte alla fredda tomba sui monti Navajo gli era sembrato di udire una voce “appassionatamente dolce ed infinitamente triste”.
Durante le interruzioni del racconto non mancano espressioni di incredulità e stupore da parte dei pards, tra i quali si distingue Kit per le domande traboccanti di interesse, come sempre accade quando si tratta del passato del padre.
Possono di primo acchito apparire un po' sopra le righe le battute riguardo le avventure condivise da Tex e Lupe che Carson si lascia scappare rivolgendosi al figlioccio ma in realtà rappresentano momenti di gustoso e calcolato umorismo servendo anche per stuzzicare la curiosità del lettore che a differenza di Piccolo Falco conosce già tutta la storia, o almeno crede di conoscerla.
Ogni texiano sa già che la bella messicana era in grado di tirare fuori le unghie e di maneggiare sapientemente una pistola, all'occorrenza.
Anche a noi come a Tex erano sfuggiti più di una volta apprezzamenti per la temerarietà e la tenacia dimostrate da quella tutt'altro che fragile fanciulla.
Capelli d'Argento può permettersi di scherzare, prendendo bonariamente in giro il suo pard su argomenti intoccabili per chiunque altro non solo per la ferrea e fraterna amicizia che li lega ma anche perché egli stesso custodisce ricordi dolorosi, ha conosciuto di persona Lilyth e non è certamente superficiale o insensibile nei suoi giudizi.
A Carson talvolta piace recitare la parte del “vecchio reprobo”, come lo chiamano bonariamente gli altri, che ammira le ballerine sgambettare nei saloon ma la realtà dei fatti è ben diversa: l'attempato ranger sa bene come sono andate le cose in Messico e dal canto loro i suoi pards conoscono a fondo l'indole del più anziano componente del quartetto, il quale non è affatto un farfallone, basti pensare al famoso episodio in cui Tex racconta al figlio la storia degli Innocenti ed alla serietà di come si rivolge a Kit parlando del rapporto che c'era tra il giovane Carson e l'affascinante Lena, non ancora moglie dello sceriffo Clemmons, nell'avventura che si conclude con un "Ultimo scontro a Bannock".
Traspare infatti tutto il rispetto reciproco una volta terminato il flashback, ed anche noi abbiamo l'impressione di percepire quello strano senso di sollievo che si prova dopo aver confidato alle persone di cui ci si fida un peso racchiuso e sepolto nei meandri del nostro animo da tanto tempo.
Come accennato prima, abbiamo anche rinnovato la conoscenza nei confronti di un personaggio che durante la storia originale aveva ricoperto un ruolo, potremmo dire, abbastanza marginale ma che invece nella vicenda attuale diventerà uno dei protagonisti, siamo stati messi al corrente di come il cattivo dell'epoca sia uscito di scena una volta per tutte e del tragico modo in cui sembra concludersi l'ultimo incontro con Lupe.
(Disegni di Lorenzo Barruscotto, tributo a Piccinelli)
Il racconto di Tex è terminato, adesso è necessario capire chi sia il nemico che ci si trova di fronte ora e cosa diavolo ci faccia al villaggio centrale della Riserva quella ragazza, quel frammento di passato che tanto scompiglio ha creato con il suo arrivo.
Il secondo albo inizia infatti con le spiegazioni da parte di Luz, così si chiama la giovane donna soccorsa da Kit, colpito dal suo fascino anche se però non è il momento per certe “svenevolezze”, per mutuare un'espressione del buon Carson.
Entriamo anche noi nell'hogan insieme ai quattro pards e ce ne stiamo “zitti e buoni” ad ascoltare.
Le parole della ragazza sono a tratti frammentarie ed in un paio di occasioni la sua debolezza la costringe ad interrompere la narrazione oltre a causarle una leggera confusione per via degli sforzi sostenuti e per la perdita di sangue dalla ferita al fianco, anche se ormai accuratamente medicata.
Un nuovo ma più breve flashback costringe Tex e compagni a non poter trattenere manifestazioni di stupore che via via col proseguire del racconto si mescolano ad un crescente ed incredulo sdegno: una persona cara creduta morta è ancora in vita ma rischia di non restarlo a lungo.
Per tutti i diavoli, il mondo è proprio pieno di serpenti. Appena schiacci la testa ad uno, ne spunta subito un altro anche peggiore pronto a schizzare il medesimo veleno!
Oltre a ristabilire la giustizia, stavolta bisogna anche riportare a casa la giovane ospite e non lasciare nulla di intentato per riunire una famiglia.
Ora, una considerazione del tutto personale, se me lo permettete, amigos.
Dalle parole della ragazza si evince che per colei che tutti noi credevamo morta, un certo sentimento di amore evocato da molti come realtà nascosta e sempre negata, non abbia mai superato i confini dell'amicizia, per quanto salda e profonda. Senza sbilanciarmi troppo dal momento che ho promesso a Tex di non svelare alcuna anticipazione di rilievo, mi sento di dire che il senso di indipendenza che credevamo caratterizzasse questo personaggio subisce una notevole mazzata, un colpo tale da farlo oserei dire barcollare notevolmente, ridimensionandolo in un certo qual modo al bisogno, del tutto legittimo intendiamoci, di avere comunque accanto sempre qualcuno che si erga a ruolo di protettore.
Non c'è nulla di male nel cercare di rifarsi una vita, anzi bisogna rialzarsi una volta finiti a terra al fine di non essere calpestati, però nello specifico tale atteggiamento viene forse preso fin troppo alla lettera, arrivando quasi a sminuire i sentimenti che si erano provati per il partner precedente tragicamente perduto non troppo tempo prima e fornendo anche a chi vi scrive la conferma su un certo discorso riguardo la differenza tra amicizia ed amore…
Senza considerare la mancanza di qualunque tipo di messaggio per avvisare che non si è morti e sepolti, anche se la vita ha preso strade differenti e si risiede a centinaia e centinaia di miglia di distanza.
Ancora una volta è Tex che diventa esempio di nobiltà di spirito e forza d'animo, rammentandoci implicitamente come alcuni ricordi siano più vivi di certe persone in carne ed ossa, quanto sia impossibile dimenticare un sentimento quando è davvero amore, puro, forte ed incancellabile anche dopo molti anni e come allo stesso modo l'amicizia vera nel cuore di un uomo giusto non conosca barriere, né differenze di razza o tanto meno di sesso, non abbia bisogno di scuse o giustificazioni e non servano troppe parole, che siano a propria discolpa per qualche mancanza o di orgoglio messo da parte per invocare aiuto.
Mentre selliamo i cavalli pronti a galoppare verso le rovente terra del Messico sappiamo già che ci dovremo sbucciare le nocche su un certo numero di teste dure e che le canne delle nostre Colt diventeranno roventi. Ma questo purtroppo è il solo modo per rimettere le cose a posto, il solo linguaggio che i pendagli da forca che stanno soffocando con terrore e soprusi un'intera regione comprendono.
Non si può caricare a testa bassa, comunque.
È necessario concordare un piano ben dettagliato al fine di capire chi siano le vere mele marce e soprattutto se il figlio di un hombre valoroso e dal cuore generoso che sembra aver imboccato una strada sbagliata, possa essere ancora raddrizzato.
Chi tra voi apprezza il lavoro sul campo di Kit Willer in solitaria verrà accontentato, al pari di chi invece vuole il poker d'assi al completo. Una volta giunti sul posto e riunitisi ad alcuni ex guerriglieri che non hanno smesso di opporsi alla tirannia in qualunque forma si manifesti, i pards si dividono i compiti e sono proprio Piccolo Falco e Tiger Jack ad infilarsi nella tana del lupo, sotto copertura. Abbiamo la possibilità di ammirare le straordinarie capacità di cavallerizzo del figlio di Tex, splendidamente illustrate da Piccinelli in tavole che al solo vederle ci fanno dolere tutte le ossa e grondare di sudore per la sgroppata.
Le ombre della notte diventano complici quando un circospetto Kit Carson si reca in un punto prestabilito per prendere un messaggio in codice la cui interpretazione permette anche a noi di intuire il procedere dell'indagine e di capire quali potrebbero essere le mosse successive.
La tensione si fa sentire in un crescendo che porta all'inevitabile punto di rottura, quando ormai diventa necessario lasciare la parola alle armi. Gli avversari non sono pochi e solamente l'istinto permette a Kit e Tiger di mantenere la pelle intatta, beh, l'istinto ed un provvidenziale aiuto rappresentato dall'infallibile mira degli altri due pards.
Sfruttando il fatto che ad un certo “giovane padroncino”, che fino a poco tempo prima sembrava una causa persa, ammaliato dal suo potere di possidente terriero e corrotto da insegnamenti scorretti e sbagliati, sembra essersi snebbiato il cervello, sono nuovamente Kit e Tiger a trovarsi in prima linea nell'assalto ad un vero e proprio fortino, ben difeso da banditi armati fino ai denti, al fine di liberare la “prigioniera del deserto”.
La battaglia si scatena fulminea ed il frastuono della sparatoria quasi esce dalle pagine, arrivando a coprire le grida di dolore lanciate dai nemici colpiti a morte dalle armi dei Nostri, i quali hanno il loro bel da fare per ripulire un vero e proprio covo di serpenti a suon di piombo.
Le scene di combattimento sono talmente coinvolgenti che anche a noi verrà istintivo restare immobili e guardinghi mentre un filo di fumo fuoriesce dalla canna della nostra Colt una volta terminata la “fiesta”, al fine di identificare eventuali suoni sospetti che tradiscano la presenza di altri avversari in agguato.
L'opera di pulizia non è ancora terminata, manca l'ultimo atto: il confronto con colui che è ritenuto il responsabile di tutti i guai passati finora, la vera presunta anima nera dell'intera vicenda, la scelta sbagliata di una donna che sarebbe persa e confusa sul da farsi senza l'aiuto di un vecchio amico dallo sguardo difficile da sostenere per chi ha qualche macchia sulla coscienza.
Stranamente però l'avversario dimostra un certo senso dell'onore e le sue parole sembrano avere l'accento della genuinità. Possibile che sia in un certo senso anch'egli solamente una vittima, di un individuo abbietto che si finge fedele oltre che della propria ingenuità? Come sempre la verità sta nel mezzo ed in un roboante finale a base di pallottole la giustizia viene ripristinata e tutti i colpevoli pagano per le loro colpe.
Forse però non è troppo tardi per un po' di indulgenza nei confronti di chi riconosce i propri errori, chi una volta compreso di aver sbagliato tenta di rimediare e dimostra di essere un uomo chiedendo perdono ed allungando una mano verso coloro che aveva trattato duramente, scacciando dal cuore l'astio, la cupidigia e l'orgoglio.
Forse non è troppo tardi proprio per colui che ha cercato l'occasione del riscatto.
Chissà, magari ritroveremo sul nostro cammino alcuni dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere in questa avventura o che sono tornati dal passato per acquistare una nuova vita.
Magari saremo invitati ad “Agua Negra” per un nuovo matrimonio. Sapete come si dice, non c'è due senza tre...
Scherzi a parte, ormai siamo arrivati alla fine della chiacchierata, amigos.
Abbiamo parlato di amore ed amicizia, di ricordi e perdite, di coraggio ed onore.
Abbiamo parlato di donne, argomento solitamente ridotto a pochi e tutt'altro che lusinghieri stereotipi nel polveroso mondo del West. Cosa che invece non accade sulla pagine di Tex.
Infatti Lupe Velasco non è certamente la sola rappresentante del gentil sesso che incrocia le vite dei pards: buone o cattive, sono diversi i nomi che sopraggiungono alla mente.
Come non citare le ben note dark ladies Cora Gray che nascosta dietro la maschera di Satania aveva dato parecchio filo da torcere ai giovani rangers Willer e Carson o la sorella del perfido Mefisto, Lily Dickart, la quale dimostra un'indole malvagia quanto quella del fratello sia all'epoca della loro prima apparizione sia poi nel ritorno in grande stile del malefico stregone, rivelandosi dannatamente pericolosa e senza scrupoli tanto da trovare un modo che addirittura permetterà al diabolico mago di tornare dall'aldilà.
Altre donne hanno avuto come nemico l'inossidabile Ranger: la famigerata “Maschera di ferro” (nell'omonima storia), Mitla con il suo “Diablero” fino alla spietata Mai-Ling del texone disegnato dal grande Magnus.
Ognuna di queste figure femminili dimostra una crudeltà ben maggiore di un qualunque “tradizionale villain” e certamente riesce a mettere alle strette i quattro pards molto più di una banda di predoni Apaches sul sentiero di guerra. Ma nelle storie di Tex non si perde mai in nessun caso, per dirla con la parole dello stesso Ranger, "la buona abitudine di non usare violenza alle rappresentanti del genere femminile", lasciando al destino il compito di mettere la parola fine alle nefandezze compiute dalle avversarie, che si tratti del fatale morso di un serpente o del suicidio con il quale pensano di sfuggire alla giusta punizione.
Per tornare a tempi più recenti e volendo fare alcuni esempi positivi mi sovviene il nome di Alison, sfortunata vedova che soggiorna per un breve periodo al villaggio Navajo, salvata da Tex durante una rivolta all'interno della sua stessa Riserva e che indubbiamente era stata affascinata dal granitico sguardo del Ranger nella vicenda che si conclude con “Sfida Selvaggia”, la già chiamata in causa Lena che con la figlia Donna torna in alcune avventure tra le più emozionanti degli ultimi tempi e non solo (“Gli innocenti” e seguenti e “Helltown” e seguenti), Susan, la donna sceriffo incontrata in “Uomini crudeli”, Luna, la moglie Yavapai dello sfortunato sergente Torrence (“Morte sul fiume”) che si oppone con caparbietà ai suoi sequestratori aiutando Aquila della Notte (“Il diavolo della Sierra”), la procace e controversa Lola (“L'uomo di Atlanta”) e le agguerrite signore della carovana in “Verso l'Oregon”.
Non serve continuare con l'elenco e sono certo che a voi stanno venendo in mente altri esempi.
Nessuna di queste donne è comunque mai riuscita non soltanto a competere ma anche solamente a scalfire il ricordo di Lilyth al quale Tex è sempre rimasto fedele ed a dirla tutta anche noi proviamo una strana emozione quando rileggiamo alcune vecchie storie in cui compare la nipote di Freccia Rossa.
Come non provare un senso di velata malinconia ripensando alle parole di Tex quando racconta una disavventura che lo vede protagonista accanto all'amata, ambientata nei mesi successivi al loro matrimonio e che rivela come sia sbocciato quel sentimento così indistruttibile tra lui e la giovane pellerossa, la quale scopriamo stupiti essere anche in gamba nel maneggiare un Winchester, ne “Il sentiero dei ricordi” o di gelido odio e disgustato orrore quando ci viene in mente lo scempio subito dalla tomba della moglie di Aquila della Notte in “Uomini in fuga”, lo spettacolare numero 500.
Anche gli altri pards hanno conosciuto l'amarezza di un amore perduto: Tiger Jack ha incontrato Tex quando era sulle tracce di chi gli aveva portato via Taniah, la ragazza Navajo rapita dal suo villaggio e che purtroppo non avrà più occasione di riabbracciare.
Rivediamo proprio Lilyth che si confida col marito preoccupata per la sorte del loro nuovo fratello, spezzato per il dolore della sua perdita. (“Tempo di uccidere”)
Kit Willer custodisce sempre dentro di sè il ricordo della bella Fiore di Luna, che lo aveva salvato dopo essere stato ferito e che gli viene strappata per mano di un bieco trafficante, lacerando il suo cuore (“L'uomo senza passato” e seguenti).
Tex non è un freddo misogino per quanto ad alcuni potrebbe apparire insensibile al fascino femminile se comparato con Carson il quale, per sua stessa ammissione, con le signore è “tenero come il burro”, senza mai venir meno comunque al suo essere un galantuomo.
Non si tratta di indifferenza ma semplicemente il cuore di Aquila della Notte è ancora occupato ed il suo modo di comportarsi in certe occasioni è dettato da un ammirevole rispetto nei confronti delle donne, tanto palese quanto del tutto normale per una persona della sua levatura morale e che dovrebbe per altro riscontrarsi nella condotta di ognuno di noi, rudi cowboys.
Lo stesso rispetto che invece sembra divenire oggetto di canzonatura da parte di alcuni che pretendono a gran voce imprese amorose da parte del Ranger, scambiando nobiltà d'animo per chissà quale debolezza o mancanza.
In ogni caso non importa che si tratti di maschio o femmina, che si trovi lontano mille miglia o che le difficoltà appaiano insormontabili… quando un amico invoca aiuto, c'è un uomo sempre pronto a saltare in sella e correre in suo soccorso, incurante del pericolo.
Il suo nome è Tex Willer.
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Alessandro Piccinelli
Copertine: Claudio Villa
Lettering: Renata Tuis
(Ritratto di Mauro Boselli ad opera di Lorenzo Barruscotto)