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L'Editoriale » Diamo i numeri
Dylan Dog: -36.000 copie in un anno. Orfani: 26.000. Dragonero: 27.000. Saguaro: 16.000. Lukas #01: 35.000.
di Alessandro Bottero
Lo ammetto, non ho resistito. Il titolo all’editoriale è un affettuoso omaggio a tutti quei cari, cari, cari ragazzi là fuori che teneramente continuano a dire che Fumetto d’Autore spara cazzate. Lo so che ci amate talmente tanto da non resistere senza di noi, e quindi volutamente vi ho posto su un piatto d’argento un titolo adattissimo a gag, lazzi, frizzi, e battute per farvi sfogare su facebuch, blogghe, forum e tuitter. E intanto che voi vi divertite la realtà del mercato del fumetto nelle edicole continua a cambiare in modo drastico. Anzi, direi drammatico.
Diamo i numeri? Certo. Diamo i numeri di alcune testate della casa editrice Sergio Bonelli, in attesa di altri numeri di altre case editrici, per capire cosa stia succedendo la fuori.
Signori, la fuori è la catastrofe. E mi dovete spiegare come poteva essere possibile che tutto il mondo dell’editoria di carta registrasse perdite dal 2012 al 2013 pari al 20% del fatturato complessivo, come detto all’ultimo salone del libro, però il fumetto in edicola no. Quello è salvo. Quello vende tantissimo, e soprattutto vende tantissimo quello di cui si tessono le lodi acritiche su Internet.
La realtà è molto diversa. Le vendite delle serie regolari continuano a calare. Magari il fatturato di Panini, Disney, Star, Bonelli si mantiene stabile, ma perché aumentano le testate, aumentano i prezzi, entrano nel conteggio i ricavi dai vari allegati editoriali, ossia tutti elementi ESTRANEI alla vendita diretta dell’albo in edicola. Le vendite degli albi in edicola si vanno contraendo sempre più. Qualche esempio? Eccovelo. Dylan Dog è arrivato a 104.000 copie. Un anno fa era a oltre 140.000. Orfani è arrivato a 26.000 copie. E partiva da quasi 50.000. Dragonero è a 27.000, e anche lui partiva da 50.000. Saguaro, il nostro povero bistrattato Saguaro è arrivato a 16.000. E poi ci si chiede perché lo chiudono… Ma potreste dirmi che sbaglio, che mi invento tutto. Certo. Potreste dirlo. E potreste anche dire che siamo bugiardi, che siamo rosiconi, che siamo prevenuti, che siamo ossessionati. Ma i numeri non sono né rosiconi, né ossessionati. I numeri sono un dato. Un dato che giornalisticamente è corretto dare, perché il lettore abbia il quadro di come è la situazione. Prendiamo Lukas. Prodotto studiato con cura. Confezionato con capacità. Un primo numero che non rivela nulla, ma stuzzica molto la curiosità del lettore. Personaggi volutamente disturbanti. Ciccione cattive col furetto, Zombesse strafighe che poi diventano cannibali. La cospirazione. La corruzione. Una strizzatina d’occhio al politicamente corretto, con un vaghissimo accenno alla lotta di classe. Disegni buoni. Promozione in stile Bonelli, nulla di epocale come con Orfani, ma sempre dignitosa.
Risultato? Lukas 1 ha venduto 35.000 copie, e le stime per il 2 si aggirano attorno alle 30.000.
Che vogliamo fare? Continuare a suonare e ballare come i passeggeri del Titanic o capire che sta succedendo qualcosa e quando arriverà la tempesta allora saranno BEEP per tutti. Anche per negava l’evidenza.