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L'Editoriale » La primavera di Romics
di Alessandro Bottero
La novità del 2013 è stata che Romics ha raddoppiato le edizioni, aggiungendo una edizione primaverile a quella ormai consolidata autunnale. La cosa probabilmente (non ho i dati ufficiali delle presenze, ma solo una stima personale essendo stato presente giovedì, venerdì e sabato della manifestazione) porta la realtà Romics al primo posto come biglietti venduti nella classifica delle mostre mercato, dato che tra autunno e primavera ritengo si siano superate agevolmente le 150.000 presenze, quindi più di Lucca, e tre volte quello che dichiara Napoli Comicon. Certo, il punto è che questo numero lo si fa in due tranche, ma il dato resta.
Se però ci allontaniamo dal puro dato numerico gli elementi di riflessione sono molti, e richiedono, secondo me, risposte coraggiose.
Prima cosa: quanti editori di fumetti erano presenti a Romics primavera 2013? Tre, ossia Tunué, J-Pop/Edizioni BD, e Teche. Non possiamo considerare Alastor un editore. Alastor è un distributore, che in ASSENZA degli editori che rappresenta, porta il loro materiale alle manifestazioni. Ma è solo un discorso commerciale. E non conta nemmeno che Alessio Danesi , direttore editoriale della RW-Lion fosse presente sabato allo stand Alastor. Gli editori vanno considerati presenti se c’è il loro stand. Quindi RW-Lion, Salda Press, BAO!, Iacobelli, Bottero Edizioni, e altri presenti sui bancini di alastor non erano presenti come editori. Io NON ero presente come editore. C’era il mio materiale. E la cosa è diversa.
Tre editori a fumetti quindi (e uno, Teche, è più attivo nelle piccole produzioni, che in quelle di più grande diffusione), e un editore di libri, Elara, che aveva libri di fantascienza. Quattro realtà editoriali pure, e basta.
La cosa, che se vogliamo già da sola dovrebbe far riflettere, diventa ancora più paradossale se si considera che invece gli stand alimentari , ossia che vendevano SOLO generi alimentari erano almeno il doppio, se non di più. Porchetta, Ramen, cornetti e cannoli, Arancini, caramelle. A Romics, manifestazione ufficialmente dedicata ai fumetti, la presenza delle case editrici di fumetti era inferiore a quella degli stand gastronomici. Credete mi faccia piacere notarlo? No, ma è la realtà dei fatti, e sarei vigliacco e ipocrita a passare questo fatto sotto silenzio.
Ma procediamo. C’erano tre stand che vendevano katane e articoli da regali stile coltelleria. C’erano poi negozi (sia reali, sia virtuali ossia che vivono solo su e-bay), e poi qualche superstite di quel vasto mondo amatoriale di oggettistica autoprodotta legata al manga. Un paio di stand legati al gioco, e poi basta.
È un dato di fatto anche che il numero di stand era inferiore al passato. Il padiglione 7, quello dove si trovavano gli stand aveva ampi spazi vuoti, e i corridoi tra gli stand erano ampi, molto ampi.
Eppure, malgrado tutto questo il pubblico viene. E i biglietti si staccano, e quindi gli incassi ci sono. È forse arrivato il momento di prendere atto che gli editori sono diventati un elemento RESIDUALE in una manifestazione strutturata così? Non per scelta dell’organizzazione, badate bene, ma per una naturale dinamica della piazza romana, per cui il mio (detto in senso generico) andare a Romics prescinde dalla presenza degli editori.
D’altronde non può essere un caso se progressivamente gli editori hanno lasciato. Non può essere un caso se Panini/Pan distribuzione e StarShop/Star Comics per la prima volta da anni non erano presenti. Forse è anche una questione di costi, e di incassi. Ma non incassi della manifestazione, che incassa tranquillamente da biglietti e vendita stand. Parlo degli incassi degli espositori, ossia quelli che derivano dalle vendite. Non parliamo di Panini o Star Comics, perché possono esserci motivi imponderabili, ma pensiamo un attimo ai due distributori PanDistribuzione e StarShop. La loro presenza alle manifestazioni risponde solo ed esclusivamente a motivi di logica commerciale. Andare alla manifestazione X mi costa tot soldi, e io ci vado se quando è finita ho incassato tot soldi X tre o quattro volte. Altrimenti non mi conviene e non ci vado. Nessun discorso di antipatia, di rancori, o altre cose umorali. Puro e semplice calcolo tra costi e ricavi. In quest’ottica l’assenza di PanDistribuzione e Star Shop non è un buon segnale sugli incassi degli espositori a Romics. È vero che gli animali di grandi dimensioni sono i primi a soffrire per le carestie e che quelli più piccoli e agili riescono a sopravvivere più a lungo, ma se l’erba si secca prima muoiono gli elefanti e poi anche i criceti. E credo che ci siamo capiti.
Che altro dire? È indubbio che gli zombie e Walking Dead erano il trend vincente (A proposito. Complimenti alla Salda Press, in una situazione di apocalisse nelle edicole Walking Dead è l’unico prodotto non bonelli che vende stabilmente 10.000 copie a numero da cinque mesi…). Proiezioni a go-go delle puntate della serie TV, e orde di zombie che vagavano per i padiglioni. Addirittura un finto assalto zombie, inscenato per ravvivare un pomeriggio, tipo flashmob zombesco. Ma a parte Walking Dead? Sì, certo…l’incontro con i Romics d’oro. Sì, certo…qualche conferenza (e quella con Andrea Cascioli è andata bene, grazie a tutti quelli che hanno partecipato), ma poi? Mostre? Cataloghi?
Devo riconoscere che prima di Romics lo sforzo di promozione è stato notevole. Non si può accusare l’organizzazione di non aver curato questo aspetto. Ma credo che sotto il profilo culturale (che non vuol dire pallosità o leziosità accademica) si può ancora fare molto.
Credo anche che si dovrebbe fare un passo in più, e considerare il cosplay non più solo come un elemento folkloristico che attrae persone e quindi più ce ne sono meglio è, ma come un quarto elemento artistico accanto a FUMETTI, ANIMAZIONE, e GIOCHI. Come? Organizzando incontri ed eventualmente micro-corsi per cosplayer, e mille alte cose che si possono fare.
La mia impressione è che il futuro di Romics, la sua personalità non passi (solo ed esclusivamente) per il fumetto. Se il programma per il futuro si deve basare su un’analisi del presente, il presente dice che l’elemento maggioritario e più ricco di fermenti vitali a Romics è il Cosplay. Forse è arrivato il momento di dare vita alla prima grande manifestazione nazionale dedicata a questo fenomeno, invece di considerarlo un elemento accessorio.