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L'Editoriale » Benedetto XVI rimette il suo mandato nelle mani dello Spirito

benedettoxvi ambdi Alessandro Bottero

È bello vedere come grosso modo quasi tutti applicano categorie semplicistiche a discorsi che esulano dal mero dato di carriera o di gerarchie aziendali. Il Papa non viene “eletto”. Il Papa riceve dalla Chiesa, espressa dall’unione del Cardinali successori degli Apostoli, il mandato a reggere e guidare la Chiesa per tutto il tempo che il Signore deciderà opportuno. Benedetto XVI quindi non si è dimesso come si dimette un Direttore Generale o un Amministratore Delegato. Ha solo rimesso il suo mandato nelle mani della Chiesa, perché scelga, ispirata dallo Spirito un altro successore. E non l’ha fatto solo per sua decisione, ma perché ha ritenuto di leggere quello che il Signore gli diceva, ossia che non era più opportuno che restasse nel suo ruolo.

Chiarito questo, ossia che non siamo di fronte a delle normali “dimissioni” ma a un qualcosa che attiene alla vita più intima e misterica della chiesa, cosa significa questo?

Fatto salvo il rispetto per le decisioni individuali, prese nell’intimo della coscienza e quindi sempre degne di massimo rispetto, non è però possibile evitare di porsi delle domande:

Benedetto XVI dice “l’età e la salute in declino non mi permettono di essere più all’altezza del mio andato”. Rispetto per questa posizione, ma è corretto?

Giovanni Paolo II fece la scelta diametralmente opposta. Rimase Papa fino alla morte, perché anche nel declino della salute per lui il suo ruolo non veniva meno. Se da giovane aveva vissuto il suo essere pastore nel pieno della forza fisica, negli ultimi anni lo visse nel decadimento della forza e della salute. Vogliamo dire che per questo gli ultimi anni siano stati inferiori? Nel 2000, quando si celebrò il Giubileo, Giovanni Paolo II era giù malato. Molto malato. Non era un Papa “efficiente e nel pieno della salute” .Vogliamo dire che il Giubileo del 2000 non riuscì perché il Papa era malato?

Diciamo le cose come stanno, chi scrive, chi legge, chi commenta su FB o i social network ha in mente UNA immagine di papa, e cioè quella che ha dato Giovanni Paolo II. Dal 1978 a oggi sono passati 35 anni. Un’era geologica per le tempistiche sociali. Per la società di oggi un papa che non fa dieci viaggi all’anno non può esistere. Un Papa che non incontra decine di persone alla settimana non è un vero Papa. Ossia, un Papa che non fa quello che faceva Giovanni Paolo II non è un vero Papa, perché nell’immaginario collettivo il Papa è ancora lui. Il Papa DEVE fare un sacco di viaggi. Il Papa DEVE fare un sacco di udienze. Il Papa DEVE fare un sacco di cose. Il Papa DEVE scrivere un sacco di encicliche. Il Papa DEVE fare un sacco di discorsi. Insomma il Papa DEVE fare un sacco di cose, perché la società di oggi ha bisogno di continue notizie, di continui eventi per alimentare la macchina mediatica.

Ma il Papa DEVE fare un sacco di cose? No.

Il Papa è il vicario di Cristo, il pastore della chiesa universale e il suo mandato è solo “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”.

Il Papa deve essere SALDO nella fede, deve AVERE CURA della Chiesa, e deve essere l’ultimo fondamento della comunità ecclesiale.

Non è necessario che per fare questo DEBBA fare dieci viaggi all’anno.

Un Papa che diventasse cieco mentre è Papa, potrebbe continuare a farlo? Io dico di sì.

Un Papa che perdesse l’uso delle gambe e fosse costretto su una sedia a rotelle, ma per il resto stesse bene? Ripeto il mio sì.

Il più grande teologo morale del ventesimo secolo, padre Bernard Haring, redentorista, era un grande predicatore. Alla sua produzione letteraria univa corsi, conferenze, predicazioni. A un certo punto un cancro alla laringe lo costrinse a farsi asportare le corde vocali, e divenne muto. Questo lo rese forse meno efficiente nella sua vocazione di teologo? No. E il suo capolavoro “Liberi e Fedeli in Cristo”, la summa del suo pensiero, fu scritto proprio negli anni del suo silenzio.

Vogliamo parlare di Beethoven? Sordo. Totalmente sordo. Forse questo lo rese meno efficiente? Beethoeven, totalmente sordo, scrisse la Nona Sinfonia nel silenzio totale.

Perché Benedetto XVI si è dimesso? Non lo so. Leggo quel che ha scritto ma sinceramente non lo condivido. Anzi, trovo irritante che la si definisca una scelta coraggiosa, moderna e tutte le altre idiozie che sento e leggo.

Io trovo che in buona fede la scelta di Benedetto XVI sia una resa ad una mentalità efficientista che domina la società di oggi.

Ora è l’età avanzata a determinare se uno è efficiente. E se domani fosse il peso? O l’essere miopi? O il sentirci poco?

Perché non è possibile avere un Papa che viva un mandato nella preghiera, senza efficientismo, viaggi, incontri e altro? Siamo davvero come Chiesa così prigionieri di un’idea di modernità legata alla forma fisica e all’efficienza, che o puoi garantire livelli di efficienza X, o meglio se te ne vai?

Sarò controcorrente, sarò poco moderno, ma io non approvo la scelta di Benedetto XVI. Se la Fede è salda si è Papa anche da invalido. Se non c’è Fede, allora nemmeno un corpo in perfetta forma fisica può renderci degni del mandato Papale.

Lìillustrazione è realizzata dal giornalista e illustratore Adriano Monti Buzzetti. Per gentile concessione dell'autore. On line l'illustrazione è reperibile QUI.

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