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L'Editoriale » Crossed: che dire?
dI Alessandro Bottero
Un po’ di tempo fa Valentino Sergi mi contattò per un volume di saggi dedicato ad Ennis (volume poi uscito per la Edizioni XII nel 2010 col titolo "Garth Ennis: Nessuna pietà per gli eroi"), chiedendomi se mi avrebbe fatto piacere contribuire con un pezzo sui fumetti di guerra di Ennis. Dissi di sì, e mi misi all’opera. Proprio in quel periodo Ennis stava spiattellando Crossed, ed io, da solerte contributore, contattai subito Sergi dicendogli “ehi, guarda che c’è un nuovo fumetto di Garth Ennis che va oltre tutto quello che si è visto finora. Vedi te se è il caso di parlarne”. La miniserie non finì in tempo per garantire un’analisi critica di tutto il progetto, e quindi alla fine Valentino Sergi ne fece solo un breve accenno nelle conclusioni del volume. Comunque è giusto dire che chi sia stato il primo (i primi) a parlare di Crossed in Italia, a livello di riflessione critica.
Detto questo (tanto per chiarire le cose) parliamo di questo fumetto.
È un fumetto eccessivo. Volutamente provocatorio, e quasi didascalico nel voler raffigurare le situazioni più oscenamente estreme a livello di sesso ed ultraviolenza. Per chi segue la narrativa horror è un fumetto splatterpunk. Non solo splatter, perché lo splatter non ha (aveva) alcuna pretesa di “riflessione profonda”, ma splatterpunk nel senso di programmatica ribellione ad uno status quo sociale, raffigurata/eseguita, attraverso l’offesa estrema a qualsiasi convenzione. Laddove Sid Vicious sparava al pubblico nel video di My way, o G.G.Allin si rotolava sui vetri infranti (solo che lui lo faceva davvero, non era un trucco di scena), applicando l’estetica punk alla distruzione dell’idea di rockstar, e dove Joe Lansdale applica una dissoluzione dell’ordine sociale nei romanzi del ciclo Drive In, qui Ennis pone la stessa energia nel portare il fumetto horror (e più in generale il fumetto in sé) oltre il punto di non ritorno. Oddio, è anche vero che oltre vent’anni fa David Quinn e Tim Vigil avevano fatto anche di peggio in Faust, ma su questo punto ritorneremo.
Approvo tutto questo? Trovo Crossed un buon fumetto? Trovo Crossed un fumetto meritevole di essere pubblicato? No. Nulla di tutto questo. Trovo Crossed un fumetto FURBO, un fumetto basato su una serie di cliché, un fumetto assolutamente commerciale e perfetto per il suo pubblico. Crossed è un fumetto fast food, perché da al suo lettore esattamente quello che il suo lettore vuole. Nulla di meno, ma anche nulla di più. Non c’è uno scarto di contenuti o di riflessione, tra le aspettative del lettore di Crossed e Crossed. Io leggo Crossed perché voglio ultraviolenza senza spiegazioni o motivazioni, perché voglio provare il brivido di poter dire ai miei conoscenti “Io sì che sono figo, io leggo Crossed, mica quei fumetti da bambini dove i buoni vincono sempre!”, perché voglio sentirmi figo. E Crossed mi da esattamente questo. Ennis non sta andando al di là delle barriere. In realtà gioca perfettamente all’interno delle barriere entro cui il suo pubblico si muove pecorescamente. È solo molto furbo, e riesce a vendere come nuova la solita storia di zombie.
Crossed va censurata? No. Per niente. Se la Avatar o la Panini vogliono pubblicarla sono e devono essere libere di farlo. Però io ho il diritto di dire che IO un fumetto del genere non lo avrei mai pubblicato, perché non c’è un dovere di pubblicare a priori qualsiasi vaccata ti presentino. Crossed è stato il maggior successo commerciale della Avatar, e se da miniserie si è trasformata in universo narrativo il motivo è solo commerciale. E questo è anche giusto. Chi nega ad una casa editrice il diritto di trarre profitti dai suoi prodotti? Nessuno. Mica sarete comunisti, vero? Però c’è anche il diritto di dire “ma vi rendete conto di cosa state leggendo?”
Oggi Crossed lo pubblica la Panini, e probabilmente pubblicherà anche le altre due miniserie Crossed: Family Values e Crossed: Psychopath scritte da David Lapham (che divergono sottilmente ma sostanzialmente dall’approccio di Ennis), se possibile ancora più pesanti ed estreme a livello concettuale. La Panini pubblica Crossed e venderà migliaia di copie. E tanti diranno (ed in effetti stanno dicendo) “Che fico!!!! Ammazza che sballo!”. E allora mi chiedo… ma se Crossed vende così tanto, e piace così tanto… perché Mauro Padovani, che realizza fumetti assolutamente simili a Crossed come ultraviolenza e provocazione grafica e concettuale, non viene pubblicato dalla Panini Comics? Perché Ennis sì e quando le stesse cose le fanno gli italiani allora vendono poche centinaia di copie? Perché Psychopathia Sexualis o le altre opere di Miguel Angel Martin devono essere considerate “pericolose per la pubblica morale” e Crossed no? Perché se Crossed è un fumetto degno di essere pubblicato da una casa editrice popolare, allora Faust no? In fin dei conti anche Faust è pubblicato dalla Avatar. Perché i fumetti splatter/porno/blasfemi di David Lapham (ossia le due mini di Crossed successive a quella di Ennis e Caligula) sono meritevoli di pubblicazione e Faust & Mauro Padovani no? Due pesi e due misure? Sto vendendo un contenuto (la storia) perché la ritengo meritevole di essere pubblicata, o sto rifilando il NOME ad un pubblico anestetizzato dal marketing e dall’hype costruita ad arte, che vuole solo (perché ormai allevato così) SENSAZIONI e non RIFLESSIONI?
Chiudo con le parole di Stephen King: “Riconosco nel terrore l'emozione più pura, quindi cercherò di terrorizzare il lettore, ma se non riuscirò a terrorizzarlo, allora cercherò di suscitargli orrore, e se non riuscirò a suscitargli orrore, allora gli susciterò ribrezzo. Non sono uno che si fa problemi."
Crossed non è un fumetto del terrore, né un fumetto dell’orrore. È un fumetto che al massimo fa ribrezzo. Ennis non è uno che si fa problemi per vendere qualcosa al pubblico che vuole quella cosa.
PS: Ma solo io sono curioso di sapere come mai tutti i millemila titoli Avatar che dovevano essere pubblicati dalla Edizioni BD siano traghettati zitti zitti in casa Panini Comics? Che strano eh?