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A Lucca 2013 Recchioni ci insulta e cerca la rissa ma finisce solo per uccidere lo stile Bonelli

robertorecchioniSì, Sergio Bonelli adesso è morto definitivamente. È morto a Lucca Comics & Games 2013. Sergio Bonelli è morto definitivamente quando Roberto Recchioni, curatore di Dylan Dog (la seconda testata più venduta in Italia e nel mondo) e autore di Orfani nonché rockstar del fumettomondo, è venuto a trovarmi al nostro stand per insultarmi e per cercare la rissa. “Coglione, esci fuori”, diceva Recchioni mentre le vene gli si gonfiavano e strabordavano dal suo fisico emaciato e provato dalla malattia che lo affligge e di cui ci racconta da anni. 65 anni di officina culturale Bonelli, 65 anni di stile Bonelli, distrutti in 30 secondi dal golden boy della nuova generazione Bonelli. Il fumettomondo pronto a evolversi in un fight club. E no non è una barzelletta, è successo davvero. L’autore italiano del momento è venuto a cercare la rissa. Ha trovato solo un applauso ironico, chè fatti non fummo per essere come bruti. Almeno no, non qua, non io. Povero Sergio, ho pensato vedendo andare via Recchioni con le pive nel sacco, si starà di sicuro rivoltando nella tomba. Anche perché la nomina di Recchioni a curatore di Dylan Dog non è un lascito testamentario di Bonelli ma il rutilante e meraviglioso futuro bonelliano creato da Mauro Marcheselli e Tiziano Sclavi con l’avallo di Davide Bonelli.

Parafrasando Petrolini, la colpa non è di Recchioni ma di chi in Bonelli ha messo questo poveretto dove lo ha messo. E vieppiù viene da sorridere per l'ironia del destino. Marcheselli e compagnia bonelliante, dopo la morte del buon Sergio, al grido di “noi siamo stati scelti a uno a uno da Bonelli” sono diventati i sacerdoti del culto e dello stile Bonelli e poi alla prima nomina senza più la supervisione del vecchio morto e sepolto, gli scappa fuori un Pierino così, un poveretto che puzza ancora squallidamente di borgata, un pidocchio mal riuscito anche lì sull’apice del suo successo.

Siamo al tentativo di trasformare il fumettomondo in un fight club. Siamo al tentativo di eliminazione fisica di chi osa criticare. E il dramma nella commedia è che la corte dei miracoli, lì tutta accucciata sotto la tavola in attesa delle briciole, applaude. Anzi, secondo questi fini lecchini sarei io il vigliacco perché non ho accettato l’invito di Recchioni a farla finire in rissa. Che tristezza. Lo stile Bonelli è morto ucciso dall’ultima recchionata, frutto dell’ ennesima spasmodica ricerca di un palcoscenico in cui esibirsi a ogni costo. Un giorno Recchioni se la prende con il fandom di Zagor inventadosi la solita balla a uso e consumo personale, un giorno viene a cercare la rissa. A proposito, Recchioni è talmente stupido da non essersi forse reso conto nella foga di insultarmi e invitarmi a “uscire fuori” che il “fuori” dove voleva la “resa dei conti” corrispondeva agli stand delle forze dell’ordine davanti al padiglione Giglio dove si trovava il nostro stand. Un capolavoro situazionista questa recchionata.

Ma vabbè sono dettagli. Stupidi dettagli di un poveretto che pensa di stare ancora alle scuole medie o in una tribù di barbari e non di essere un dipendente di primo piano di Sergio Bonelli Editore. E domani con chi se la prenderà Recchioni? Chissà. Intanto, un applauso, anche questo ironico, a Sergio Bonelli Editore: avere uno così a libro paga che vi rappresenta è un ottimo modo per continuare una tradizione di immagine aziendale che Sergio Bonelli ha faticosamente costruito in più di mezzo secolo di onorata carriera. In fondo, morto il vecchio, se qualcosa non garba, adesso c’è lo stile Recchioni: “coglione, esci fuori”.

Ps: sono convinto che il destino di Recchioni in Bonelli sia tutto appeso ai numeri delle vendite che saprà fare con Orfani e Dylan Dog. La rockstar è seduta su una polveriera. Se dovesse scoppiare, nel giro di un paio di anni ci sarebbe di sicuro la notte dei lunghi coltelli Bonelli (copyright di F.) perché non so se qualcun altro lo ha già scritto, ma Recchioni si trova in quella tipica situazione che se gli va bene, il successo è di tutti, se gli va male sarà il capro espiatorio di tutti. Staremo a vedere. Seduti sulla riva del fiume attendiamo che il destino faccia il suo corso e che Recchioni ci venga a cercare la prossima volta. Lo applaudiremo di nuovo.

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