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RECENSIONE CARTONATO A COLORI: "GIUSTIZIA A CORPUS CHRISTI"

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(Contiene cenni sul contesto storico inerente il periodo delle vicende narrate e sull'evoluzione delle armi da fuoco del West, pistole e fucili)

 

Hola, pards! Siete pronti per la resa dei conti?

No, tranquilli, non fate quelle facce, ora vi spiego: questo cartonato, il numero 7, è direttamente legato all'albo precedente della stessa collana. Viene infatti narrato il seguito della vicenda iniziata con la tragica uccisione di Ken Willer da parte di una banda di ladri di bestiame.

Questo fatto non è una novità, dal momento che ogni lettore conosce ciò che successe al padre di Tex e sa bene che il figlio, insieme a Gunny Bill, soprastante del ranch di famiglia e primo maestro d'armi per entrambi i due ragazzi Willer, si gettò sulle tracce degli assassini, li raggiunse nel piccolo villaggio messicano chiamato Jimenez per poi eliminarli nel furioso scontro a fuoco che ne seguì.

E' lo stesso Ranger a raccontare gli avvenimenti a noi ed ai suoi pards nella ormai epica storia che inizia nell'albo “Il passato di Tex”: l'inseguimento sulle tracce dei banditi, la sparatoria nel saloon, l'imprevisto arrivo di una pattuglia di Rurales, la fuga verso il Rio Grande, l'inevitabile scambio di vedute a base di piombo per scrollarsi di dosso gli inseguitori ed il triste addio al vecchio amico e mentore seppellito in terra texana, le discussioni con il fratello Sam prima di iniziare la sua vita errabonda.

Ma in realtà non era finita qui, ricordate?

Leggendo “Il vendicatore”, il cartonato numero 6, tutti noi abbiamo appreso ciò che accadde subito dopo la morte del povero Gunny e siamo rimasti a bocca aperta dopo aver saputo che la banda dei razziatori era ben lontana dall'essere sgominata, come invece avevamo creduto per tutti questi anni.

Il valore e la cocciutaggine del giovane Tex Willer avevano creato un putiferio nonché causato un paio di indigestioni ad avvoltoi e coyotes: l'insolita alleanza con un "bandido" che in realtà era un uomo d'onore ed un famoso ufficiale dei Rangers avevano aiutato il futuro Aquila della Notte a fare un bel po' di pulizia nelle assolate terre a sud del confine americano.

Ne avevamo parlato abbondantemente in occasione della pubblicazione della prima parte di questa brutta faccenda.

Troverete un piccolo riassunto per riprendere il filo del discorso anche in questo volume a colori, nella pagina che precede le tavole a fumetti, ma se volete rispolverarvi la memoria nei dettagli non fate complimenti, amigos, e andate pure a buttare uno sguardo sull'articolo che ne parlava.

(Per comodità, ve lo cito qui di seguito: http://www.fumettodautore.com/magazine/osservatorio-tex/5424-recensione-cartonato-a-colori-il-vendicatore .)

Se un nido di serpenti era stato scoperchiato e distrutto, purtroppo anche nella valle del Nueces sono presenti molte di quelle bestiacce… però si tratta di crotali a due gambe.

E come avevamo imparato alla fine dell'altro volume, uno di essi ha appuntata sul petto la stella di sceriffo della contea.

Proprio per via del fatto che non si può contare sulla legge, Tex deve far fronte ad un'infamante accusa: viene infatti ufficialmente ritenuto egli stesso colpevole dei furti di bestiame verificatisi nella zona e si ritrova con una scomoda taglia sulla testa.

In una giornata dove fuori fa più freddo che nel villaggio di Babbo Natale come accade in questo periodo, non c'è niente che possa superare il piacere di gettarsi a capofitto nella lettura di questo splendido capolavoro ideato dal curatore della testata, Mauro Boselli, e disegnato dal maestro Corrado Mastantuono. Già questo basterebbe per far venire in bocca un litro di acquolina ad ogni texiano duro e puro ma il colpo di grazia lo dà il fatto che la colorazione è stata affidata nuovamente ad un veterano delle frontiere di carta, Matteo Vattani.

 

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Era stato proprio lo sceneggiatore, nella prefazione dello speciale "Nueces Valley", il maestoso MaxiTex ad opera di Pasquale Del Vecchio alle chine e dell'onnipresente Boselli ai testi, a spiegarci come il mitico Sergio Bonelli avesse avuto l'idea di far scoprire qualcosa di più sul passato del Ranger e di come fosse quindi nata la storia che narrava delle traversie che avevano portato Tex a passare, per lo meno nominalmente, dalla parte sbagliata della barricata, dopo la distruzione della banda Rebo, contro la quale si era abbattuta la sua giusta ira per vendicare la vile uccisione a sangue freddo del fratello.

Come lo stesso Tex afferma in una recente avventura che rievoca i fatti di Culver City ("La città della paura", della coppia Nizzi - Civitelli): “il giorno del repulisti fece molto caldo” da quelle parti.

Non importa se dalle finestre vedete nevicare così tanto da far pensare che sopra le nuvole si sia rotto qualche interruttore che regola il meteo o se una gelida pioggia picchietta sul tetto, appena avrete iniziato a sfogliare le pagine, sentirete il bisogno di calarvi il vostro cappello Stetson sugli occhi per non venire abbagliati dal cocente sole del deserto e la vostra mano cercherà automaticamente la borraccia per inumidirvi il becco con l'ultimo goccio d'acqua in attesa di arrivare al primo saloon che offra un fresco boccale riempito fino all'orlo.

La valle del fiume Nueces non è mai stata un posto tranquillo in cui vivere o per lo meno non c'era motivo di annoiarsi, ma ultimamente è diventata fin troppo affollata di tipacci con la bandana sulle loro facce da galera, pendagli da forca al soldo di un insospettabile e “rispettabilissimo” possidente terriero locale, il quale vuole allungare le zampe sui ranch della zona al fine di incrementare ancora di più il già straripante contenuto delle sue tasche.

Forte di un notevole numero di tirapiedi e del fatto che ha dalla sua i servigi del corrotto rappresentante della legge di Corpus Christi, capoluogo della ragione, lo sceriffo Donahue, cerca in tutti i modi di chiudere la bocca al “giovane figlio di Ken Willer”, che non ha però nessuna intenzione di lasciarsi seppellire senza dire la sua né, guarda un po', vuole essere collaborativo, consentendo agli uomini lanciati al suo inseguimento di farsi prendere ed impiccare, ma anzi sta facendo di tutto per dimostrare la sua innocenza e trovare i veri colpevoli.

Tex non è solo nella sua lotta. Ritroviamo un personaggio che da subito ci aveva fatto un'ottima impressione e che anche stavolta confermerà di essere un uomo in gamba, che sa pensare con la propria testa, preziosissimo alleato sia come tiratore che nel ruolo di dispensatore di consigli: il ranger Jim Callahan.

Forse non tutti sanno che un certo James Callahan è stato davvero un ufficiale dei Rangers del Texas e bisogna dire che, per quel che ne so, la personalità del vero ranger Callahan si sovrappone benissimo a quella dell'amico di Tex in quest'avventura. Mi spingo ad azzardare l'ipotesi che il boss Boselli si sia basato su una figura storica realmente esistita per definire alcune caratteristiche dell'esperto uomo di legge che si rivela fondamentale per ristabilire la giustizia nella valle del Nueces.

Tipo sbrigativo, abbastanza refrattario ai regolamenti ed eccellente combattente, il Callahan reale nove su dieci non era uomo da fermarsi davanti ad una immaginaria linea tracciata su una mappa se doveva inseguire con i suoi uomini un bandito od un gruppo di desperados, ignorando bellamente certi confini, pur di acciuffare le sue prede. Esattamente come il “nostro” Jim.

Concordo, hermanos, voi lo avete pensato ed io lo dico: anche il Texas Ranger James Callahan ci sarebbe stato dannatamente simpatico e se fosse passato per il Trading Post gli avrei volentieri offerto una birra.

Visto che parliamo dei portatori della stella d'argento, in questo speciale veniamo messi a parte di come Tex incroci la sua pista per la prima volta con un altro ranger, che condividerà con lui un paio di missioni, l'ultima delle quali sfortunatamente gli sarà fatale: il bravo e valoroso Dan Bannion.

Noi lo abbiamo incontrato nel lontano “Almanacco del West 2000”, illustrato da Font su sceneggiatura di Boselli (“La legge del deserto”), ma è rispuntato insieme ad un intero contingente di Rangers a fianco di Tex e Carson in un flashback presente nel bellissimo albo “Buffalo Soldiers”, realizzato graficamente da Ticci e scritto dall'instancabile Boselli.

E' sempre un piacere rivedere facce note, soprattutto quando sono amici ma purtroppo, come accade per Sam Willer, il fratello minore di Tex, “un tipo tranquillo” per usare le parole di Gunny Bill quando lo descrive, anche il ranger Dan andrà incontro ad una triste fine, ucciso in battaglia nell'avventura narrata nell'Almanacco.

A dire la verità, se ci avete fatto caso, fa una comparsata già nel cartonato precedente, quando insieme ad altri Rangers arriva in soccorso di Callahan, ormai stremato dal sole, proprio sul finale del volume. Allora non erano state fatte le presentazioni ma dagli abiti e soprattutto dalla sua abitudine di tenere a tracolla il fucile, è facile intuire che sia lui, anche grazie ai suoi inconfondibili baffetti.

Non sono solo considerazioni che faccio io arbitrariamente, ma il fatto che si tratti della nostra vecchia conoscenza è stato anche confermato dalla pagina ufficiale dedicata a Tex.

(Vi conosco, compadres, so che molti di voi staranno andando a verificare nella loro collezione, quindi vi concedo un attimo per farlo mentre mi sciacquo la gola dal momento che c'è ancora parecchio da dire…)

 

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In ogni caso al tempo dell'avventura di cui parliamo oggi, tutti i Nostri sono ben vivi e con un'abbondante scorta di munizioni nelle sacche della sella.

E' spettacolare infatti l'entrata in scena di Dan, che si rivela un tiratore micidiale ed un uomo onesto e capace. Tra gente del calibro di Tex e dei Rangers non servono tante manfrine e poche parole sono più che sufficienti per dare inizio ad una lunga amicizia.

In effetti per come siamo abituati noi, appare strano il fatto che il giovane Willer sia il meno esperto del terzetto di uomini che compaiono già sull'evocativa copertina del cartonato, soprattutto considerando che Tex anche se nei panni di uno sbarbatello scavezzacollo, come direbbe Carson, conosce già mille trucchi, molti più di quanti noi potremmo mai imparare in due o tre vite.

E vi confesso che, prima di questa storia, avevo sempre ritenuto il ranger Dan quello meno navigato, rispetto al granitico Aquila della Notte, ed anche con meno anni sul groppone.

Comunque sia, è indubbio che le qualità del “magnifico fuorilegge” restino impresse in chiunque lo veda in azione e che il futuro re del rodeo sia uno che impara in fretta, non ripetendo mai due volte lo stesso errore, avendo dalla sua, a parte lo spirito indomito, gli insegnamenti di una durissima vita alla Frontiera come cowboy e l'addestramento ad opera di Gunny Bill.

Anche noi che lo conosciamo bene tratterremo a fatica esclamazioni di sorpresa quando lo vedremo dare sfoggio di sopraffine abilità di cavallerizzo, riuscendo non solo a cavalcare e sparare senza mancare il bersaglio, caratteristica che nella realtà storica era un obiettivo da conseguire per tutte le reclute che volevano entrare nelle fila dei Rangers, ma anche a stare in sella meglio di un guerriero Comanche, riuscendo a colpire gli inseguitori senza fermare il cavallo, “semplicemente” montando al contrario per poi tornare a voltarsi e filare via ventre a terra, spronando il suo animale.

Ci saremo anche noi sulla pista, con quel fastidioso prurito alla nuca che ci dice che qualcosa non va, con alle calcagna una muta di scampa-forche pagati per ucciderci ma stranamente non avremo paura. Insieme a uomini come quelli del nostro trio di duri ci sentiremmo tutti al sicuro, più protetti che se avessimo come scorta un intero reggimento di cavalleria.

Se poi alle abilità nello sfoderare i ferri da tiro si uniscono menti acute e nervi più saldi dell'acciaio, ci sorprendiamo quasi a provare un pizzico di pietà per gli avversari. Quasi...

Fate attenzione al diabolico piano d'azione messo in piedi da Callahan per scrollarsi di dosso i killers prezzolati al soldo del cattivo, un essere viscido e subdolo che si merita solamente di fare un grosso tonfo nella polvere.

I componenti di quella torma di sciacalli impareranno a loro spese che non è mai salutare sottovalutare il nemico né essere troppo sicuri di sé, e questo vale nel West come nella vita di tutti i giorni, se non si vuole sbattere il grugno contro il fondo di una poco accogliente cassa di pino.

 

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Grazie alle navigate capacità del disegnatore di quest'albo, l'ambiente attorno a noi, ovunque ci troviamo, cambia per diventare ora uno sperduto ranch nel sud del Texas, ora una turbolenta cittadina “civilizzata”, ora una spoglia mesa dove ci siamo fermati per la notte, in modo da tener d'occhio la prateria dall'alto.

No, niente fuoco per il caffè stanotte, molto meglio un bivacco al buio piuttosto che segnalare la nostra posizione ai balordi che abbiamo ancora alle costole.

Quando si allungano le ombre, dopo il tramonto del sole, anche al lettore verrà spontaneo aguzzare la vista ed attendere un attimo prima di continuare a divorare le pagine, per dare tempo agli occhi di adattarsi al mutamento di luce e, per noi, di colorazione.

Vattani ci trasporta con la sua arte in atmosfere epiche, facendo udire ai più veraci appassionati di Western il lontano ululato di un coyote affamato o dandoci l'impressione che anche alle nostre narici arrivi l'odore di tabacco della sigaretta che Callahan si accende per distendere i nervi, rompendo per un secondo l'oscurità delle tenebre che ci circondano, attenuate solamente dalla pallida luce della luna.

La mano di Mastantuono crea non soltanto personaggi che colpiscono come il calcio di un mulo ma persone, vive e vere, con proprie sensazioni ed emozioni palpabili, che si tratti del ghigno sul brutto muso di uno sgherro intenzionato a riempirci di piombo, del simpatico sorriso di un amico o del risoluto sguardo tipico del rappresentante della legge tutto d'un pezzo e dalla pelle così dura da sembrare più spessa di quella di un bisonte.

È innegabile l'attento studio che c'è dietro al lavoro dell'artista, al quale è stato affidato l'arduo ed al contempo affascinante compito di proporre una versione ringiovanita del più integerrimo raddrizzatorti del West, come già accaduto ad altri suoi illustri colleghi (non solo Del Vecchio in "Nueces Valley" ma anche Stefano Andreucci con "Il magnifico fuorilegge" e "Il vendicatore"), stavolta raffigurato come un ragazzo sui diciotto - vent'anni, con ancora molta strada da fare prima di diventare il temuto e rispettato capo delle genti Navajos ma già allora implacabile difensore della giustizia, anche e soprattutto quando quest'ultima non corrispondeva a ciò che veniva spacciato per legge.

Ad una lettura più attenta, spicca anche lo sforzo di documentazione che deve aver coinvolto sia lo sceneggiatore che il disegnatore, al fine di realizzare un'opera corretta sotto ogni punto di vista.

A questo proposito ci sono state alcune proteste, specialmente in merito all'accuratezza della riproduzione delle armi, che sono state identificate come non sempre attinenti al momento storico riproposto nel cartonato.

Vediamo di fare un po' di chiarezza.

“Nueces Valley” tratta il periodo della nascita e della prima giovinezza di Tex ed inizia con una data, che rappresenta per noi la pietra miliare su cui basare tutto il ragionamento: 1838, un'epoca in cui l'epopea del West come la conosciamo noi, nell'accezione più classica, si trovava ancora nella sua fase ascendente, moltissimi territori erano pressoché sconosciuti agli uomini bianchi e le armi da fuoco prevedevano ancora il sistema ad avancarica. Andando a logica possiamo affermare senza timore di sbagliare troppo, seppur mantenendo un certo margine di errore, che le vicende narrate nell'attuale speciale a colori si svolgono una ventina di anni dopo, volendo abbondare, quindi attorno al 1858, ma oserei dire magari anche un paio di anni prima. Basterebbe questa semplice considerazione per consentire ai più interessati di tuffare il naso nei libri e poter confrontare la verità storica con il Mito che all'epoca era “solo” una scatenata testa calda, per quanto letale e certamente non un pivellino.

Ma non temete, mentre riempite i bicchieri per il secondo giro, vi faccio io un rapido quadro della situazione in modo che sia i più pignoli sia i meno curiosi possano avere un'idea generale per inquadrare meglio la faccenda. Sperando di non farvi sbadigliare troppo.

Partiamo dalla Storia con la S maiuscola.

 

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Bisogna dire che tra il Messico ed il Texas non è mai corsa molta simpatia, per usare un eufemismo. Innanzitutto possiamo affermare che Tex è nato quasi insieme allo Stato della Stella Solitaria dal momento che la celeberrima battaglia di Alamo si svolse nel 1836 e grazie anche a quella strenua resistenza di coloni, nonchè di un reggimento di Rangers, le sorti del conflitto si risolsero a favore dei texani, con la altrettanto famosa battaglia di San Jacinto, nella quale le truppe guidate da Sam Huston addirittura catturarono il generale Santa Ana.

Questo non pose fine ai guai per il Texas, la cui neonata Repubblica non solo non fu mai riconosciuta dal Messico (esatto, amigos, il Texas divenne uno stato dell'Unione solamente una decina di anni dopo) ma rimase sempre in bilico come “conto da regolare” da parte del governo oltre il Rio Grande, sostanzialmente offrendo anche da pretesto per successive azioni belliche.

Ad esempio uno dei conflitti degni di nota tra Stati Uniti e Messico, che tra l'altro interessa in parte la nostra piccola storia con la s minuscola, fu quello della durata di un paio d'anni che si concluse con l'annessione di vastissime aree da parte della giovane Unione.

Uno dei pretesti per la guerra era stata la richiesta americana di comprare California e New Mexico, in modo da far ottenere uno sbocco sul Pacifico alle ex colonie britanniche.

Neanche stavolta Santa Ana ebbe la meglio e dopo parecchie battaglie ed innumerevoli vite perdute, anche per via delle scarsissime capacità di comandante dell'ex “generalissimo”, le truppe statunitensi giunsero addirittura ad occupare temporaneamente Città del Messico.

La pace venne letteralmente “comprata” da parte dei vincitori, meglio armati e meglio organizzati degli avversari.

Oltre a stabilire una volta per tutte che il Texas passava sotto il controllo degli Stati Uniti, si univano al coro anche zone appartenenti agli odierni territori dello Utah in aggiunta ai già citati California e Nuovo Messico.

Non che poi le cose rimasero tranquille a lungo, dal momento che da lì a pochi anni sarebbe scoppiata, almeno all'inizio a suon di documenti ufficiali e traballanti accordi tra politicanti, la questione della schiavitù, che sappiamo tutti avrebbe portato alla terribile guerra civile, divampata ufficialmente nel 1861. Quindi non troppo tempo dopo il periodo durante il quale Tex era diventato un re del rodeo.

Chi non ricorda le scorribande tra le file dell'Unione vissute con l'amico Damned Dick, che avevano causato non pochi grattacapi ai soldati in giubba grigia della Confederazione.

Quindi è facile intuire che, come più volte accaduto dopo la fine di un conflitto e la conseguente stipulazione di un trattato, la firma su un pezzo di carta non mise fine alle ostilità, trasformandole anzi in una sorta di lunga guerriglia, il cui fuoco venne comunque sempre rintuzzato da una e dall'altra parte per tutto il decennio tra il 1850 ed il '60: motivo principale, l'incremento di annessioni da parte degli Stati Uniti.

E' in questo contesto che si inserisce un personaggio che abbiamo conosciuto nel cartonato numero 6, anch'esso figura realmente esistita, il “bandito” Juan Cortina, che intraprese incursioni in territorio texano non lontano dalla zona del fiume Nueces, che ormai conosciamo come le nostre tasche.

Decenni di odio non possono essere cancellati da un colpo di spugna e se poi all'idilliaco quadretto aggiungiamo la presenza di indiani ostili e spietati desperados lungo tutto il confine, ne deriva una situazione molto più esplosiva e rischiosa di un incendio in una polveriera.

Non è questa la sede per dibattere dell'espansione territoriale degli Stati Uniti, d'altra parte gli accenni al “reale” nei cartonati si riducono a qualche breve battuta mescolata ai discorsi attinenti la vicenda narrata, ma non è certo la prima volta che gli ingranaggi del nostro cervello hanno il loro bel da fare per cercare di incastonare lungo la linea temporale della Storia le avventure del Ranger dal momento che Realtà e Leggenda talvolta convivono pacificamente mentre in altre occasioni giungono ai ferri corti e quando questo accade, inevitabilmente per lo meno nel West, è la Realtà storica ad uscirne con le ossa rotte.

Ed a questo proposito il caliente Mexico ha un posto di notevole rilevanza, basti pensare alle mitiche prime avventure vissute insieme a Montales, proprio quando Tex si guadagna l'appellativo di Eroe del Messico, ma poi anche in tempi più recenti non sono stati pochi i guai da risolvere che ci hanno obbligato a fare una gita a sud del confine.

Su tutti, un esempio di mix tra eventi reali e fantasia è rappresentato dalla bellissima lunga vicenda che vede i quattro pards, accompagnati per l'occasione da Pat MacRyan, combattere a fianco della “Banda degli Irlandesi”, un corposo racconto ricco di flashback e sparatorie, come quella sanguinosa e drammaticamente coinvolgente che rievoca la famosa pellicola “Il mucchio selvaggio”, nello stupendo albo “Sfida sulla Sierra”, le cui chine sono di Marcello, nel quale Tex ripara oltre il Rio Grande per via di alcune “incomprensioni” con la legge americana ed incontra nuovamente Hutch, l'amico d'infanzia dalla bionda testa dura, unitosi ad una banda di guerriglieri diciamo apparentemente votati alle cause perse, essendosi battuti anche nella guerra tutta messicana che vedeva contrapposti Benito Juarez a Massimiliano D'Asburgo, vale a dire i “ribelli” repubblicani da un lato ed i “conservatori” dall'altro, conflitto rievocato a più riprese negli albi in questione, che si accavalla al periodo della guerra di secessione americana e nel quale, tanto per incrementare l'emicrania in agguato, parteciparono perfino truppe francesi.

Per chi non è esperto in materia, e tra le fila del “non” mi ci metto anch'io, alcune volte appare complicato tenere il bandolo della matassa, soprattutto se nel mentre c'è un bel mucchio di buontemponi che cerca di farti il contropelo a suon di piombo.

In fin dei conti quando qualcuno ti spara addosso non stai tanto a far caso se sulla zucca indossa un sombrero, una piuma od un vecchio e sgualcito cappello da ufficiale sudista.

Cerchi solo di schivare le pallottole ed eventualmente ricambiare la cortesia.

 

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Arriviamo quindi ad una questione scottante: le armi da fuoco maneggiate dai protagonisti dello Speciale.

Effettivamente in alcune tavole sembrano comparire Winchester “classici”, quelli che siamo abituati a vedere impugnare da Tex e dai suoi pards per intenderci, cosa che precorrerebbe un po' i tempi. Premesso che questo particolare, se anche dovesse rivelarsi vero, non ridurrebbe assolutamente gli elevatissimi livelli che la storia raggiunge sia come disegni e colorazione che come sceneggiatura, è doveroso dire due parole anche su questo. Lungi da me trasformarmi in una pedante maestrina, ma piace anche a chi vi parla spolverare qualche conoscenza in merito ai ferri da tiro dell'epoca.

Non è più il periodo dei vecchi fucili ad avancarica come lo Hawken, citato da Jim Bridger in “Nueces Valley”, ma storicamente non sono stati ancora introdotti i Winchester come il mitico modello “Yellow boy”, cosi chiamato per il colore giallo del castello della culatta, fabbricato in ottone (accadrà attorno al 1873), una vera icona per tutti gli appassionati di Western.

Stessa musica per le pistole: niente più polvere da sparo e pietre focaie ma non si vedevano ancora circolare le Colt 45 “Single Action Frontier”, quelle a cui tutti facciamo mentalmente riferimento, chiamate diciamo bonariamente “Peacemaker”, nome che è tutto un programma.

Il colonnello Samuel Colt, ormai per i texiani quasi un amico di famiglia, è il responsabile della rivoluzione nel campo dei revolver, avendo introdotto il modello a tamburo, che nel suo prototipo aveva 5 camere mentre poi divennero 6 dopo l'invenzione della perfezionata Colt Walker (dal nome del Capitano dei Rangers Walker, collaboratore di Colt su quel modello. So cosa state pensando, l'ho pensato anch'io: evidentemente Chuck Norris ha ispirato il suo personaggio a quel ranger Walker, esistito per davvero). Poco dopo fu la volta della Colt Dragoon (esatto, si chiamava proprio "dragone", come i cavalleggeri militari).

Lo step successivo è rappresentato da un nome già più noto agli appassionati di West, vale a dire la Colt Navy del 1851 (ecco quindi un'arma con cui il giovane Willer doveva avere avuto una certa dimestichezza non solo per imparare a sparare) ma, per arrivare finalmente al “nostro”, racconto, se abbiamo fatto bene i calcoli, probabilmente le sei-colpi sfoderate da Tex e compagni sono le Colt Army, calibro 44, uscite proprio nel 1858 sia per l'esercito come suggerisce il nome che per i civili.

Tutte le Colt del West, anche quelle che Tex usa nella sua maturità, erano ad azione singola, ciò vuol dire che ogni colpo doveva essere armato alzando il cane e quindi facendo ruotare su se stesso il tamburo e mettere in corrispondenza il percussore con la camera di scoppio.

Ogni "pistola moderna" dell'epoca aveva questa modalità di funzionamento.

Si trattava all'incirca dello stesso principio con cui venivano caricati i fucili a ripetizione, quelli a leva.

Ma non c'era solamente la Colt: per nominare un altro esempio ben noto possiamo ricordare la Remington, che prevedeva diversi calibri, tra cui quello 44, con più modelli perfezionati nel tempo. Un'arma ampiamente utilizzata durante la guerra civile ed anche successivamente, da soldati, Rangers e cowboys. Perciò parlando di pistole, lascio a voi il piacere di cavarvi gli occhi confrontando uno per uno i tipi di revolver che Tex, Jim Callahan, Dan Bannion o i razziatori tirano fuori dalle fondine nelle varie sparatorie che si susseguono nel cartonato.

Ma ad onor del vero le proteste maggiori hanno riguardato i fucili. Ma anche in questo caso dopo un certo lavoro di verifica con il quale mi sono documentato, come faccio sempre per evitare di sputacchiare sentenze o sciocchezze campate in aria, posso sostenere che tali critiche a mio parere appaiono prive di fondamento.

Una delle molte lance che vanno spezzate a favore di Mastantuono è quella di aver realizzato una copertina che parla da sola, non soltanto per il pathos e la oggettiva bellezza dei tratti ma anche perché a mio parere non ci sono errori storici imputabili all'artista.

E lasciatemi aggiungere che se fate attenzione, forse ma dico forse, le minacciose sputafuoco che Tex e Callahan spianano in faccia al lettore nella cover sono piuttosto simili alle Remington Army Revolver, guarda caso prodotte ad iniziare proprio dal 1858. D'accordo, ve lo concedo: per sua stessa ammissione, Tex anche in questa storia usa delle Colt e possiamo dire che ora sappiamo con buona probabilità anche quale sia il modello, ma in ogni caso non c'era che l'imbarazzo della scelta per riempire di piombo un piccione che commetteva l'imprudenza di accarezzare il calcio della propria arma, nell'ottimistica idea di riuscire a farlo fuori.

Tornando al dibattito, le pistole corrispondono perfettamente a foto delle armi che ho visionato mentre spolveravo le mie nozioni da topo da biblioteca e con le quali vi ho annoiato fino ad ora, mentre il fucile imbracciato da Bannion ha tutta l'aria di essere una carabina Sharps.

Già, non c'erano solo quelli utilizzati per la caccia al bisonte, calibro 50, ma anche altri modelli precedenti. Tale carabina si distinse nella guerra di secessione, durante la quale vennero costituite vere e proprie squadre di tiratori scelti.

Secondo me, anche per dare una conclusione a questa lunga chiacchierata prima che venga voglia a voi di mettere mano all'artiglieria indipendentemente da nome e calibro, mi sento di affermare che senza maneggiarlo in carne ed ossa, è molto difficile distinguere tra il disegno di un Henry, antesignano del più noto fucile a ripetizione, ed un Winchester '66. Se non mi credete andate a controllare ma queste due armi si somigliano come fratelli. D'altra parte senza tediarvi con ulteriori spiegazioni, si può dire che avevano avuto quasi lo stesso creatore e che non c'era sostanzialmente grande differenza tra il primo prototipo di Winchester ed un Henry, chiamato così dal nome del suo inventore: un'arma per l'epoca di tutto rispetto.

Per non fare torto a nessuno ed evitare ulteriori polemiche devo nominare anche il fucile Spencer che venne utilizzato dalle giacche blu ma che comparve solamente dopo il 1860, quindi non rientra nella nostra disamina.

Bene, amigos, direi che la questione è risolta: come sempre è molto facile criticare senza documentarsi o perché si deve far vedere la luce del sole anche ai denti. A volte in perfetta buona fede si cade in un errore del tutto comprensibile ed umano ma altre ci si imbatte in individui che, spacciandosi audacemente per acculturati uomini di lettere o sommi esperti di Storia e di West, si nascondono dietro un dito puntato per non lasciar trapelare la vera natura di saccenti venditori di fumo.

 

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Tutte le epoche hanno i loro guai. Quelli del periodo in cui si svolgono i fatti raccontati nel volume di cui stiamo discorrendo erano problemi enormi, che però spesso si potevano risolvere con una buona oncia di piombo ben piazzato. Magari proprio tra gli occhi.

Seguendo le avventure di Tex ne abbiamo viste di tutti i colori, ma quando inciampiamo nel bullo che ostenta la propria prepotenza come se fosse una medaglia, prendendo di mira chi ritiene più debole oppure peggio ancora una donna, non dobbiamo stupirci se la mano sente il bisogno di avvicinarsi al calcio della nostra pistola né se un altro tipo di calcio lo vogliamo dare sui denti al suddetto bullo.

Avremo modo non solo di apprezzare il valore e l'arguzia dello stesso Tex negli scontri a fuoco o nel seguire le tracce ma anche di riscoprire capacità che non ci ricordavamo che altri possedessero anche se subito dopo ci tornerà in mente che il futuro Aquila della Notte non è il solo Willer e che buon sangue non mente.

Come recita il titolo del cartonato, sarà a Corpus Christi che i conti verranno saldati e la verità ristabilita.

I testi di Boselli, supportati dal sempre ben amalgamato nelle tavole e preciso lavoro al lettering di Luca Corda, dosano alla perfezione ironia e serietà, passando dalle strampalate speranze di chi crede che sia facile fare la festa ad un certo cowboy dalla camicia gialla ai secchi ed autoritari ordini impartiti dal risoluto Callahan, senza dimenticare un paio di occasioni nelle quali sarà impossibile non farci spuntare un sarcastico sorriso, amplificato dal fatto che noi sappiamo bene di cosa sia capace quel ragazzo con la bandana nera, svelto di mano e di cervello, che non minaccia mai a vuoto e che non parla solamente per sgranchirsi la lingua.

I ripetuti tentativi di prevalere con la violenza da parte degli uomini al comando dei corrotti Donahue e Mason, questo è il nome dell'anima nera dietro alle razzie (svelarvelo non è una gran cosa dal momento che sapevamo già come stavano le cose ed in fondo non importa come si chiami quel gallinaccio vestito a festa) appaiono furiosi come le acque che si abbattono sugli scogli in un mare in tempesta ma ottengono lo stesso risultato, vale a dire non riescono a smuovere di un millimetro la roccia mentre al contrario sono destinati ad infrangersi proprio come i “sogni di gloria” di coloro che si credono i padroni solamente perché ritengono che la capienza del loro portafogli possa comprare le terre e soprattutto gli uomini.

Lo scontro sarà terribile e sanguinoso e vedrà contrapposti un pugno di temerari ad un mezzo esercito di farabutti ma una mossa azzardata, seppur necessaria e che, ne sono certo, riscuoterà l'approvazione di ogni texiano, risolverà abbastanza in fretta la situazione.

Avrete modo anche voi di apprezzare come la conclusione di questa intricata vicenda si incastoni alla perfezione nel continuum delle avventure di Aquila della Notte, riprendendo ciò che lo stesso Tex, ormai lo abbiamo già detto, racconta ai suoi pards attorno al fuoco di un bivacco nella celeberrima storia disegnata da Galep e sceneggiata da Gianluigi Bonelli, “Il re del rodeo”.

In sostanza questa incursione nel passato divisa in due parti, a cui si unisce senza alcun dubbio il Maxi che ci svela come tutto ha avuto inizio, funge da rappresentativo esempio dei risultati che la Casa Editrice ha raggiunto nel corso dei molti decenni della sua attività e ne sono certo si conquisterà a pieno diritto un posto d'onore nell'Olimpo delle avventure più apprezzate non soltanto dell'anno del settantesimo anniversario ma di sempre.

 

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Non serve che vi tenga sulla corda dilungandomi oltre: sappiamo tutti che Tex è destinato a diventare famoso come asso dei rodei itineranti, iniziando la sua carriera a Laredo, dove tra l'altro diventerà padrone del fido cavallo Dinamite.

Siamo giunti all'epilogo, un addio è nell'aria o forse chissà si tratta solo di un arrivederci.

Anche noi sentiamo il bisogno di una tranquilla cavalcata nella prateria dopo tutte le emozioni di questo speciale, che tra le altre cose, ci ha catturati per alcune scelte grafiche accattivanti, non solamente grazie all'abilità del disegnatore che ci offre prospettive insolite, come alcune vedute dall'alto contrapposte a vignette dove il punto di vista dello spettatore viene ribaltato, dandoci l'impressione di stare stesi a terra per offrire un meno facile bersaglio agli avversari, ma anche per il fatto che in più di un punto i riquadri delle vignette stesse scompaiono, permettendo ai disegni di “sconfinare” come se si espandessero coinvolgendo ancora di più il lettore che senza accorgersene viene rapito da uno sfondo che si allunga avvolgendo un primo piano, il quale viene in tal modo messo maggiormente in risalto, o percepisce anche sulle proprie gambe ed i propri vestiti la fine polvere del deserto, come se questa scivolasse direttamente dalle pagine mentre improvvisamente ci accorgiamo che faremmo bene anche noi ad appostarci dietro un masso in attesa di dare il via al concerto per “clarinetto calibro 44”.

Preparatevi a vivere un'avventura senza un attimo di respiro: non sarà affatto facile uscirne senza graffi sulla pellaccia.

State in guardia, hermanos, anche quando pensate che tutto si sia risolto per il meglio, non commettete l'errore di credere che non ci sia più nessuno che accarezzi il malsano proposito di sforacchiarvi la carcassa con qualche confetto: occhi ed orecchie ben aperti, riflessi pronti e, nel West, dito sul grilletto sono una buona regola di vita se si vuole campare a lungo, che siate un ranger oppure un semplice cowboy.

In un'epoca in cui la verità era dettata dal tuonare delle armi e la legge veniva calpestata insieme alle vite di deboli ed innocenti, il sentiero della giustizia talvolta non si discostava molto da quello della vendetta. Tutti sono capaci di prendere in mano un'arma, ma la differenza consiste nei principi che animano quella mano: onore, lealtà, coraggio e rettitudine sono quelli che spingono Tex sulla strada che lo porterà a diventare un uomo, un simbolo, una Leggenda.

 

 

Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli

Disegni: Corrado Mastantuono

Colorazione: Matteo Vattani

Lettering: Luca Corda

50 pagine

 

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