- Categoria: Osservatorio Tex
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RECENSIONE NUOVA RISTAMPA 426: “YUCATAN!”
di Lorenzo Barruscotto
Va bene, amigos, abbiamo corso abbastanza. Adesso possiamo tirare il fiato.
Come, dove stiamo andando? Eravamo appena usciti dall'ufficio del commissario portuale nel paesino di Matamoros, Messico, dove ci siamo lasciati alle spalle due cadaveri, quello del commissario corrotto, per l'appunto, e quello di Butler, un fior di farabutto, ricercato per un traffico d'armi, dopo che entrambi avevano cercato di ricamarci la carcassa a suon di piombo e che quindi ci eravamo visti costretti a mettere in condizioni di non nuocere.
Non c'è riposo in vista per Tex e Carson, però, poiché basta voltare l'angolo ed un nuovo scambio di opinioni calibro 45 li aspetta, proprio fuori dal loro albergo.
La lunga ed entusiasmante sequenza viene rappresentata in modo realistico e vivace dalle chine di Marcello che sembra quasi farci posto per assistere meglio alla scena, tra le arcate dei portici dietro ai quali i due pards trovano un riparo di fortuna da cui rispondere al fuoco.
Un esilarante momento offertoci da una “caricatura di sergente” come lo battezza Carson, conclude la prima parte di questa avventura che ci porterà ben lontani da casa, in compagnia di un amico non esattamente portato per l'azione.
Sapete già di chi parlo, se avete letto l'albo precedente: si tratta di quel “vecchio stregone” del Morisco.
Una tappa a casa sua, a Pilares, ci riporta alla mente ricordi di fantastiche vicende passate, una fra tutte viene anche citata nell'albo: “Gli uomini giaguaro”, splendida storia di ormai parecchi anni fa, disegnata da Letteri.
Non abbiate troppa fretta di promettere al “brujo” che non vi annoierete nell'ascoltare le spiegazioni: i paroloni che il simpatico studioso utilizza sarebbero soporiferi per ogni cowboy, molto più dedito a stare in sella che dietro una scrivania.
Una piccola chicca: in una vignetta Tex non ha la sua solita bandana al collo.
Evidentemente le citazioni storiche del Morisco hanno interdetto perfino il disegnatore, facendogli dimenticare quel particolare.
Ma si può perdonare una svista, ad un artista di quel calibro.
Nizzi ci riporta subito in viaggio, facendoci incontrare un altro amico, quasi un fratello, un alleato sul quale si può sempre contare quando ci si trova in terra messicana: Montales, stavolta in veste di politico, braccio destro del presidente e quindi non più solamente governatore dello stato di Chihuahua.
Con nostro ma soprattutto suo sommo rammarico stavolta l'ex guerrigliero non può seguirci ed i due rangers in ogni caso non lo strapperebbero mai al suo dovere, anche se si tratta di un compito veramente spaventoso: esaminare un “mezzo quintale di scartoffie”.
Dopo Città del Messico, le indagini ci portano a Veracruz, sempre sulle tracce del "Moctezuma", la nave che era sfuggita ai due pards nel volume precedente.
Sembra quasi un caso fortuito ma veniamo messi sulla pista giusta da quello che all'apparenza ha tutta l'aria di essere un ladruncolo che vuole rifilarci della refurtiva da rivendere.
Se non fosse per l'occhio allenato del Morisco, forse non avremmo mai riagguantato il bandolo di questa intricatissima matassa.
Ovviamente non può andare sempre tutto liscio e nei bassifondi del porto Aquila della Notte e Capelli d'Argento si imbattono in una banda di brutti ceffi che pensano di avere gioco facile nell'alleggerirli dei loro portafogli.
Quei "beccaccioni" non avrebbero mai immaginato che alla fine della "fiesta" sarebbero stati loro stessi a venire alleggeriti di qualcuno dei loro denti…
Un simpatico allenamento per favorire la digestione, sarebbe il modo in cui Carson definirebbe la rissa dalla quale solamente due tizzoni d'inferno come i Nostri potrebbero uscire non solo senza un graffio ma perfino rimpiangendo che non ci siano più partecipanti.
Non c'è tempo per indugiare in divertimenti, bisogna verificare la dritta ottenuta.
Disegno: "Disegno di Lorenzo Barruscotto, tributo a Marcello"
Facciamo quindi la conoscenza di un viscido verme, talmente altezzoso e pieno di boria da far prudere le mani al solo vederlo.
Ha un nome importante, si chiama De la Vega, ma non si può certo dire che possegga lo stesso spirito di quel De la Vega che viene in mente a tutti noi, appena il nostro cervello effettua istintivamente il collegamento con il celebre "Zorro".
Si tratta di un crudele e borioso hidalgo anche se non c'è nulla di nobile nel suo atteggiamento e men che meno nelle sue azioni.
Inoltre dimostra di possedere ben poca materia grigia, dal momento che non solo è convinto di poter ingannare Tex ma anche di avere la meglio su di lui in uno scontro, prima avvalendosi di un guardaspalle, anche più scarso di cervello del padrone, e poi utilizzando una frusta.
Inutile dire che il gorilla, grande e grosso ma con la mascella di vetro, esce di scena in pochissimo tempo, messo a dormire dalle “carezze” di un Carson sempre in forma, mentre l'esimio senor De la Vega dopo aver “fatto solo vento” a Tex con il suo staffile va incontro alla meritata punizione.
In effetti, questa che vi ho svelato, non può dirsi un'anticipazione di così grande rilievo dal momento che non è il primo cattivo che cerca di prendere Tex a scudisciate nel caliente Mexico (basti pensare al terribile carceriere della lunghissima e splendida avventura al fianco di Montales in cui proprio il Ranger, incarcerato ingiustamente in seguito ad una vile macchinazione, deve vedersela con “L'uomo con la frusta”, realizzata in tandem da Fusco e Civitelli, numero 365 e seguenti) ma questo piccione vestito a festa non merita neanche di venire considerato una minaccia.
Vi sorprenderete a ridere da soli quando sentirete el Morisco lamentarsi del fatto che, facendo svolazzare l'avversario per la stanza, Tex rischia di danneggiare inestimabili opere d'arte.
L'avventura si conclude con i Nostri imbarcati su una nave diretta sempre più nel cuore del Messico, dopo aver strappato le informazioni necessarie al ricettatore e ci viene offerta una sorta di piccolo assaggio di quello che ci aspetta, condito con le solite lunghe anche se utilissime spiegazioni da parte del nostro colto compagno di viaggio: ci vengono mostrati un cenote, pozzo naturale utilizzato per offerte votive e sacrifici agli dei ed un aguzzino crudele e spietato che sembra avere come passatempo preferito quello di far soffrire gli altri e come unico obiettivo quello di ammassare oro sfruttando indiani indifesi.
Solo che questi pellerossa non sono indiani delle praterie, ma si tratta di Maya, gli ultimi discendenti del popolo che dominava nel Centro America e che un fantomatico “professore”, il quale, a quanto ci sembra di capire, non deve avere tutte le rotelle a posto dal momento che pare si proclami la reincarnazione di un antico dio, vorrebbe veder tornare ai fasti di un tempo, ribellandosi contro gli uomini bianchi.
Che fossero destinati a questo scopo, le famose armi sulla cui pista si erano gettati i Rangers all'inizio della loro indagine partendo da Laredo?
Nella giungla dello Yucatan tra giganteschi serpenti e sacrifici umani bisognerà ricorrere alla regola di sempre per uscirne vivi:
occhi aperti e dito sul grilletto!
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
Disegni: Carlo Marcello
Copertina: Claudio Villa
Lettering: Marina Sanfelice