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Intervista con Brian Smuin
The Brian Smuin’s Interview. A cura di Giorgio Borroni.
A volte internet non è solo battaglie sui social, haters o groupie.
A volte internet ti offre la possibilità di allargare i propri orizzonti conoscendo artisti che provengono dall’altro capo del mondo, hanno lavorato per colossi dell’editoria o dell’intrattenimento, ma non vengono a sbattertelo in faccia.
Brian Smuin lo ho conosciuto un bel po’ di anni fa su Deviantart: all’inizio ci scambiavamo “favourite” sotto le nostre illustrazioni, poi per mia fortuna l’amicizia è continuata sui social.
Ho seguito Brian nel suo processo di automiglioramento artistico, dai primi passi con Zbrush alla sperimentazione continua di tecniche sempre nuove, fino alla sua avventura con la Disney.
In un mondo di tuttologi ed esperti di mercato fumettistico americano questa chiacchierata vuole mettere qualche pezza su falsi miti e disinformazione… e magari offrire uno scoop sul motivo per cui la Disney ha tagliato il progetto videoludico Infinity.
Per tutto il resto vi lascio alla pagina web di Brian, in cui potete vedere il suo percorso artistico e avere qualche anteprima sul suo nuovo progetto a fumetti.
https://briansmuin.tumblr.com/
Prima di tutto, dicci qualcosa sulla tua formazione artistica. Quando è che hai deciso di farne un lavoro?
Disegno da sempre, per divertimento. Ho prodotto un bel po’ di fumetti da ragazzo ed è sempre stato uno dei miei hobby. Ho deciso di prendere la cosa seriamente per ricavarne denaro nel 2005, quando ho iniziato a frequentare la scuola d’arte.
Hai iniziato con tecniche tradizionali, ma quando hai deciso di imparare Zbrush?
Ho iniziato con Zbrush quando mi sono accorto quanto è duro essere competitivi per gli artisti in 2D, e io mi rendo conto che non mi colloco nemmeno fra il 10% della cima di questa competizione o forse neanche tra il 20%, così ho pensato che aggiungere il 3D al mio repertorio mi avrebbe aiutato a trovare un impiego. Ora come ora in campo artistico io mi ritengo un factotum e maestro in nessuna tecnica.
Hai lavorato con Disney per un bel po’ da allora, come ci sei riuscito?
Per la verità ho avuto un colpo di fortuna. La Disney aveva uno studio vicino la mia città ed è stato un caso che stessero cercando uno che sapesse fare varie cose. Tre dei miei ex compagni di scuola stavano già lavorando lì e quindi mi hanno dato delle buone referenze.
Disney, nessuno lo può negare, è un vero e proprio colosso dell’intrattenimento. Come è stato lavorare per loro? Tu nello specifico di cosa ti occupavi?
La Disney tratta bene i suoi impiegati. È stata una magnifica esperienza. Io lavoravo come Marketing Artist. La maggior parte del mio lavoro era in 2D, infatti creavo poster per il marketing, immagini per i siti web e qualche video. Ma mi occupavo pure di fare l’artista 3D di supporto e sono stato in grado di modellare un po’ di modelli 3D utilizzati nel videogame.
Su questa domanda se vuoi puoi anche mantenere il riserbo, perché magari si rischia di entrare nel campo dei segreti aziendali… però in Italia ci sono moltissimi fan della serie Infinity che sono interessati al motivo per cui il progetto di questo videogame è stato abbandonato… puoi dirci di più?
La Disney ha deciso di staccare la spina alla serie Infinity perché si era fatta l’idea che questo genere di videogame Toys-To-Life era sulla via dell’estinzione. Non preoccuparti, scrivilo pure ma specifica che questa è una mia opinione e non una dichiarazione ufficiale della Disney.
So che stai lavorando a un fumetto, hai deciso come lo pubblicherai? Lo metterai in crowdfunding o tenterai direttamente con una casa editrice?
Ancora sono indeciso ma sto esplorando tutte le possibilità. Il Crowdfunding sembra l’opzione migliore ora come ora. Ma posso cambiare strada a un certo punto perché per me è relativamente un esordio.
Indubbiamente gli USA sono famosi per il genere di super eroi, ma tu che ovviamente puoi toccare con mano, puoi dirci che sta succedendo nell’underground del fumetto? Quali sono le nuove tendenze oltre a quelle pubblicate dalle major?
Negli USA il mercato dei fumetti sta esplodendo. Ha avuto una crescita anno dopo anno negli ultimi 12 anni. Ho visto dei minuscoli comic shop diventare dei giganti solo negli ultimi 2 anni. Da quel che ne capisco io quasi un film su otto prodotto negli States è iniziato come una serie a fumetti o una graphic novel, non sono certo di essere preciso al 100%, perché non mi ricordo dove l’ho letto. Come ottenere una pubblicazione? Io stesso sto cercando una strada. Quel che so è che in USA è più facile farsi pubblicare un fumetto che un romanzo.
Supponiamo che il signor Mario Rossi, che da voi è tipo John Smith, voglia vedere un suo fumetto pubblicato negli States… cosa deve sapere sul mercato e sulle chance di avere l’attenzione di una casa editrice?
Secondo la mia esperienza, ho visto che i mercati di nicchia stanno andando piuttosto bene. I generi come l’horror, la fantascienza e il fantasy hanno una fascia di lettori forte e vista la scarsa competizione vantano una fan base in crescita più veloce.
Hai esplorato veramente tutti i settori dell’arte: quale è la cosa più strana che ti è accaduta in questo mondo?
I ritratti di famiglia… mi hanno chiesto di disegnare ritratti di famiglia di tanto in tanto. È buffo, ma quando ingrandisco digitalmente la foto in modo da avere le proporzioni precise al 100%, i committenti non si riconoscono mai come nella foto. Un padre di famiglia ha preteso che riducessi il naso all’immagine della figlia anche se era piuttosto grosso!
È stato un vero piacere intervistare un amico e un validissimo artista come Brian, spero che la sua testimonianza abbia fatto chiarezza sul mercato americano, un argomento troppo spesso alla mercé dei social e di esperti da tastiera.