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L'Editoriale. Collaterali addio?
Di Alessandro Bottero. Una fonte attendibile e riservata, che ritengo affidabile e a cui quindi do massimo credito, mi ha fatto capire come il gruppo Espresso-Repubblica non intenda più produrre collaterali a fumetti dopo la Collezione Storica a colori di Martin Mystere. Almeno questo sarebbe l’orientamento oggi. Magari fra tre mesi le cose cambiano e il carrozzone ripartirà. Ma da quel che so ad oggi la produzione di collaterali a fumetti è sospesa. Non dico “per sempre” perché ormai in editoria si naviga a vista e spesso le decisioni si prendono dall’oggi al domani, alla ricerca di risultati immediati.
Il tutto rientra in un discorso piò ampio. Anticamente, miei piccoli lettori, esisteva un mondo dove i rapporti commerciali e finanziari erano scanditi da ritmi meno frenetici. Un mondo dove era possibile che una testata si assestasse e trovasse il suo pubblico in quattro, sei, otto mesi. A volte anche un anno. Se la Sergio Bonelli o la Star Comics trent’anni fa avessero ragionato con la logica che oggi si applica alle produzioni da edicola Dylan Dog e l’Uomo Ragno sarebbero stati chiudi dopo quattro mesi. Infatti sia Dylan Dog della Bonelli che l’Uomo Ragno della Star Comics impiegarono mesi a trovare una posizione di pareggio e stabilità. E oggi li vediamo ancora nelle edicole. Ma se all’epoca si fosse ragionato secondo la logica impazzita del “i risultati ora e subito!”, dovevano essere cancellati dalla lista delle pubblicazioni.
La fretta. È questo il demone. Tutti hanno fretta. E Internet e i Social hanno alimentato questo demone. Oggi tutti DEVE essere consumato in presa diretta. Il risultato sul gradimento o sulla bocciatura di una produzione (di carta , in radio o anche in TV) viene dato subito. Dopo i primi minuti. Alla fine della prima puntata o del primo numero il destino del prodotto è deciso. E non si cambia idea.
L’edicola è una roulette, dove i giocatori si sono progressivamente autolimitati, riducendosi ad un’unica puntata con una possibilità di vincere e 89 di fare fiasco. O la va o la spacca. E non conta quanto studi, quanto credi di essere un genio del Marketing o di “sapere come va il mercato”.
Tra un focus group pagato migliaia di euro e lo sciamano che getta gli ossicini a terra e poi profetizza successo o insuccesso non c’è differenza. Anzi, almeno lo sciamano è onesto.
Tra esperti di Marketing e Stregoni con il mascherone l’unica differenza è la cravatta.
La fretta ha stabilito che si devono avere risultati subito, perché non c’è più il tempo di aspettare, di aggiustare le cose, di correggere, di spengere. No. Il mondo editoriale è diventato un unico , immenso, spietato Buona la Prima. E se la prima va male niente sarà mai più buono.
Apparentemente quindi la fretta ha colpito anche i collaterali del gruppo Espresso-Repubblica. È vero: la Collezione Storica a Colori di Martin Mystere vendeva poco. Qualche migliaio di copie a numero. MA la condanna (pare temporanea) non è sul prodotto. È sul genere. Il punto non è che la collana chiuda cl numero 20 e che abbia venduto poco. Il punto è che Repubblica abbia detto (se, come credo, abbia detto) “Mo’ basta!”. Ossia colei che nel 2002 aveva dato vita a un nuovo modo di vendere fumetti, con la collana I Classici di Repubblica, quattordici anni dopo dice “I fumetti non vendono più un cazzo. Basta”.
La fretta… la fine di un ciclo….i bilanci…o la va o la spacca….
Buon Natale, e speriamo che i cinesi si sbaglino quando augurano con malizia "possa tu vivere tempi interessanti "