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L'Editoriale » Tremate, tremate, Fumetto d'autore è tornato
Di Alessandro Bottero
Era il luglio del 2015 quando ci eravamo lasciati. Ricordate? Un editoriale sul referendum in Grecia e poi il silenzio. Che è successo? La vita, semplicemente la vita. Succede che basti un piccolo ritardo in un aggiornamento, un inconveniente, una scadenza che si salta e poi a poco a poco il ritardo si dilata sempre più e a un certo punto ti dici: “Ma come è possibile?”. Un sito si ferma, sta muto per quasi un anno e tre mesi. La cosa non è bella, e in un mondo ormai settato sulla velocità dei social, per cui se non hai 1.000 Mi Piace entro la prima ora in cui posti un testo o una tavola disegnata su Facebook o sugli altri social sei un fallito è indubbio che il silenzio non è stato un qualcosa di positivo. Sono anche sicuro che qualcuno (pochi però, sono arrivato a pensare) abbia gioito di questa sparizione.
Forse qualche “barista”, qualche groupie di questo o quell’autore, qualche wannabe che ritiene di farsi bello attaccando noi. Invece quello che ho scoperto girando per manifestazioni in tutto quest’anno è che il numero di persone e addetti ai lavori che mi dicevano “Ma quando riprendete Fumetto d’Autore? Era interessante leggerlo”, è molto superiore a quello che uno penserebbe se si prendessero per oro colato quello che scrivono in giro pochi e frenetici attivisti. Ricordo ancora quando i primi tempi di Fumetto d’Autore – e parliamo ormai di tanti anni fa visto che Fd'A ha iniziato nel 2009 – un addetto ai lavori diceva “Tutti ridono di voi”. O anche “Nessuno vi prende sul serio”. I fatti sono due: o tutti quelli con cui ho parlato in questo anno mi hanno mentito, o forse quell’addetto ai lavori non diceva la verità. Forse era convinto lo fosse, ma non lo era. In tutti questi mesi la mancanza di Fumetto d’Autore, ha pesato molto. Dall’estate 2015 a oggi sono successe molte cose nel mondo del fumetto, e molte volte quanto accaduto è sfuggito agli altri siti di settore, o è stato affrontato in modo parziale e sulla base di dichiarazioni ufficiali, comunicati stampa o “Ce l’ha detto la casa editrice, volete che non sia vero?”.
Il fatto che ll mercato delle edicole sia in continua contrazione è sostanzialmente passato sotto silenzio sui siti di settore. Il fatto che le nuove proposte spacciate come il capolavoro del 2016 in realtà fossero al più esercizi di illustrazione di grandi autori, ma la resa definitiva di una casa editrice un tempo caposaldo della precisione delle meccaniche narrative alla “Per la storia la buttiamo in caciara e diciamo che se non ci capisci niente allora è più bella proprio per questo”. Oppure – cosa positiva in questa annata – poco si è detto della gestione del materiale Disney da parte della Panini Comics, dinamica e molto interessante. E poi ci sarebbe da dire anche che bilanci alla mano, Zerocalcare da solo non può colmare passività a fine anno che si aggirano attorno a centinaia di migliaia di euri, o che potrebbe non bastare una storia per il trentennale, arrivata dopo che qualcuno ha visto che le royalties calavano. A invertire la tendenza. Ci sarebbe stato da dire molto sulle pedine che si sono spostate quest’anno. Simone Airoldi lascia la Panini e va in Bonelli. Alessio Danesi lascia la Lion e va in Saldapress. Chi ci ha guadagnato e chi ci ha rimesso? Ma anche gli anniversari. Dylan Dog arriva a trent’anni e si fanno mari e monti a Lucca. Nathan Never arriva a 25 e si e no una miniserie. E stendiamo un velo sulla “trilogia che rilancerà la serie”. Se per rilanciare si intende prenderei tre numeri, lanciarsi dalla finestra, correre in strada, raccoglierli , riportarli in casa, e lanciarli di nuovo, va bene.
E accanto a queste cose c’è tutto il resto dell’edicola. Qualcuno ha visto Lancio Story Maxi o Skorpio Maxi? Possibile che si riesca a trovare un modo per poter sfruttare una mole di materiale ricavabile dagli archivi Eura e Aurea che lascerebbe senza fiato se solo si capisse davvero cosa si ha tra le mani? Perché Mondadori Comics riesce a pubblicare fumetti francesi cartonati fatti bene, e invece altri no. E poi si sarebbe potuto e dovuto parlare in modo serio delle iniziative della Gazzetta, Thorgal e la collana avventura (e prima ancora quella Western) che sono la cosa migliore presente oggi in edicola.
Ovviamente poi il fumetto non è solo italiano. C’è tutto quel che accade altrove. Ci son i film ispirati ai fumetti, ci sono i festival, ci sono i cosiddetti inviati che fanno la cronaca di cosa succede, copiando i comunicati presenti sui siti delle manifestazioni, ma va bene così. In fin dei conti anche i call center sono delocalizzati, e chei siti di fumetti adottino un modus operandi “delocalizzato” per cui l’evento è là e io ne scrivo stando qua, ma dando l’idea di essere là è anche divertente, se vi piace la tragicommedia. Ci sono le vignette satiriche. Quelle che fanno ridere, e quelle che non fanno ridere. C’è il comico tedesco che viene messo sotto indagine perché Erdogan si incazza e dice alla Germania “O lo processate o i profughi ve li riprendete”. E il comico viene processato, in barba alla libertà di satira. Ci sono le vignette di Charlie Hebdo sul terremoto (non sulla mafia, sulle vittime del terremoto. Poche palle), e c’è chi si indigna. Ma l’errore tragico è di chi ha pensato che lo scorpione potesse cambiare natura, dimenticando la storiella induista. Su Charlie (Hebdo, non Brown) però torneremo.
Come disse Tortora quando tornò in Rai dopo aver vinto la sua battaglia contro una giustizia che lo voleva spazzare via, basandosi sulle bugie dei pentiti e la prevenzione di un pubblico ministero?
Ah sì: “Dove eravamo rimasti?”.
Dove eravamo rimasti?
Ps: un ringraziamento speciale va a Luciano Costarelli per avere realizzato il nuovo logo di Fumetto d'Autore!