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L'Editoriale » Fare fumetti può costare la vita: 11 morti in Francia per la satira contro l’Islam
di Alessandro Bottero
Nel mondo del fumetto italiano da qualche anno è diventato facile e soprattutto lucroso, attaccare la chiesa cattolica, dipingendola come brutta, cattiva, bigotta, oscurantista, stupida, pedofila e così via. Qualche esempio? Don Zauker, Suore Ninja, autoproduzioni a gogò, e altre piacevolezze. Quasi sempre, tranne poche eccezioni, si tratta di prodotti nemmeno divertenti, ma al massimo rancorosi, o cliché-osi. Ma tanto fanno figoso, e così siamo tutti contenti. È fichissimo attaccare, accusando di essere perfido e criminale, chi non può fare nulla. Direi che siamo dalle parti del “Vi piace vincere facile”, ma si sa. A confronto di certi autori di fumetti italiani Don Abbondio sembra John Rambo. Intanto però nel mondo reale chi ha davvero le palle (e scusate il maschilismo rozzo dell’espressione, ma rende bene l’idea) e dirige la satira contro chi se la merita davvero non viene acclamato e lodato. No. In Francia chi si permette di fare satira sull’Islam lo ammazzano. È notizia di oggi che la redazione del periodico Charlie Hebdo, la sede della rivista, che era già stata distrutta da un incendio provocato da un lancio di molotov. è stata assalita da un commando di fondamentalisti islamici (e uso queste due definizioni in modo voluto e preciso, perché si tratta di FONDAMENTALISTI e ISLAMICI, non di criminali comuni o semplici pazzerelli) che ha voluto vendicare le offese che la rivista aveva arrecato, per loro, al Profeta, ossia a Maometto. Secondo l’Islam infatti non è permesso raffigurare il Profeta, e meno che meno raffigurarlo in modo satirico. Chalrie Hebdo però non si mai calato le braghe, come capita spesso invece da noi, e ha continuato a far quello che credeva lecito. Le sue vignette erano di cattivo gusto? Può essere. Erano divertenti? Magari anche no. Ma non importa. Importa che Charlie Hebdo aveva capito che è troppo facile “vincere facile” e che se dichiari che “si deve fare satira su tutti, sempre, e senza limiti”, allora devi farla anche sull’Islam, non solo sulla Chiesa Cattolica. Ovviamente in Italia gli autori dal forte e robusto spirito laico e illuminato di tutto questo se ne guardano bene. La risposta è sempre la stessa “Non è una cosa che ci riguarda. Mica abbiamo l’Islam in casa”. E questa è una idiozia, detta da chi si mette le mani su tutti e due gli occhi e non vede cosa succede quando i ragazzi e le ragazze di fede islamica cresciute in Italia, a contatto con i valori della nostra società cercano di emanciparsi dal retroterra della famiglia di origine. Ma si sa… se non VUOI vedere, è inutile indicarti le cose. Comunque il dato di fatto è che ci sono 11 morti perché delle persone hanno pensato che l’esercizio della libertà di pensiero andava portato avanti in tutte le direzioni, non solo contro il Papa o la Chiesa. 11 morti per delle vignette satiriche sul Profeta Maometto. E il dato di fatto è che il fondamentalismo Islamico arriva a spingere persone ad uccidere chi raffigura Maometto in una vignetta. Allora, come fece John Kennedy, che quando i Sovietici isolarono Berlino Ovest sperando di prenderla per fame disse chiaro e forte "Ich Bin eine Berliner" (Io sono un Berlinese) e gli USA aiutarono Berlino Ovest a resistere vanificando il progetto Sovietico, il mondo del fumetto italiano dovrebbe dire TUTTO "Je Suis Charlie Hebdo", e sbattere in prima pagina su siti, blog, pagine Facebook e riviste, le vignette che tanto fanno incazzare i fondamentalisti islamici. Cari fondamentalisti islamici…Ammazzateci tutti, tanto sempre bastardi restate.
PS. Noto invece che degni opinion leader del mondo del fumetto si divertono a sprecare tempo e fiato sulla vicenda dei marò, prigionieri del governo indiano (e uso il termine prigionieri in senso proprio e voluto). Certo, che una voce autorevole di una casa editrice che ha fatto del suo essere popolare la cifra del suo successo si diverta in questi modi iconoclasti e molto radical chic fa un po’ ridere. Penso che Tex se avesse avuto Kit Carson e Tiger Jack prigionieri del governo messicano con accuse impeccabili dal punto di vista formale se ne sarebbe fregato della forma legalista e sarebbe andato a liberare i suoi amici, ma si sa…L’importante è l’immagine del personaggio che si proietta sui social….