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L'Editoriale » Censura: quando si usano i bambini in modo strumentale

editoriale comicscodedi Alessandro Bottero

“Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza.” Questo diceva Benjamin Franklin nel 1755, ed è ancora vero oggi. Perché questo incipit? Perché è notizia di poche settimane fa (la trovate ampiamente commentata su Internazionale n.1031, in un articolo a firma Laurie Perry) che il governo inglese dopo un anno di discussioni ha attivato il cosiddetto porn filter, un meccanismo per cui (sintetizzando molto) agli utenti di Internet verrà chiesto se intendono o meno accedere a certi contenuti della rete che di base saranno bloccati a meno di non dire esplicitamente che gli si vuole accedere.

Cosa è successo? È successo che si è urlato per invocare una tutela dei poveri piccoli bambini che navigano, dicendo che la pornografia è un mostro tentacolare che esce dagli schermi e corrompe le menti delle piccole generazioni e quindi è NECESSARIO agire per proteggere i bambini. Peccato che quest’azione, nobile a parole, nasconda obiettivi ben diversi. In pratica, come è accaduto anche in altri paesi negli anni precedenti (Danimarca, Australia, ecc..) il governo inglese usando lo specchietto delle allodole della protezione dei bambini sta silenziosamente monitorando l’accesso a tutta una serie di siti “scomodi”. Siti gay NON pornografici, siti dove si parla del download e dei modi con cui fare file sharing, siti dove si portano avanti lotte antagoniste e in opposizione alle politiche di sicurezza o economiche del governo. Cosa interessa al porn filter, se io voglio accedere a siti dove si parla di file sharing? E soprattutto, perché io adulto devo dire COSA voglio vedere su internet, per avere il permesso di accedervi?

Il modus operandi è sempre lo stesso: si dice che si agisce nell’interesse dei bambini, perché nessuno mai avrà il coraggio di dire “No. Non è vero che lo fate per protegger ei bambini. Lo fate per i vostri interessi”. Si dice “Dobbiamo impedire che i nostri figli vedano le donne nude sullo schermo del PC” sicuri che nessuno dirà nulla, per non passare per un pervertito.

La protezione dei bambini è diventata l’arma buona per tutte le occasioni e con cui far passare in modo trasversale ogni limitazione alla libertà.

Bene, è il momento di dire che è sbagliato. È arrivato il momento di dire che la censura è sbagliata. È arrivato il momento di dire che queste campagne di cosiddetta protezione dell’infanzia, a parte pochi ingenui in buona fede che ci credono veramente, sono orchestrate e promosse da chi invece vuole imbrigliare e controllare Internet. La libertà della rete da fastidio, e quale modo migliore per farla passare per dannosa, se non dipingendo l’immagine del potevo piccolo bambino esposto a turpitudini orribili e sconvolgenti? Chi potrebbe mai opporsi al MOIGE che invoca la salvezza dell’infanzia, o al governo inglese che dice “Lo facciamo per i nostri figli. Dobbiamo proteggerli!”. E intanto però censuriamo anche un bel po’ di altri spazi, così CONTROLLIAMO meglio internet.

C’entra qualcosa con fumetto questo? Sì. Molto. La censura esiste anche nel fumetto, e in quanto censura è sbagliata e andrebbe abolita. La dicitura “adatto a un pubblico maturo” è risibile. Molti adulti che conosco non sono maturi. In teoria non dovrebbero leggere i fumetti adatti a un pubblico maturo. Un negoziante sincero dovrebbe dire “Guarda, è vero che hai trent’anni, ma non sei maturo. Non te lo posso vendere. Ciao ciao.”

Che la Star Comics anni fa si sia vista costretta a mettere nella gerenza di Dragonball una scritta per cui diceva che i personaggi raffigurati nelle storie erano tutti maggiorenni, cosa provocata da attacchi violenti da parte di chi accusava il manga di essere “perversi e di traviare la mente dei bambini, perché si vede un vecchio che brama le mutandine di un personaggio raffigurato chiaramente come adolescente”, è una cosa talmente inverosimile che se non l’avessi visto con i miei occhi non ci crederei mai. Eppure è successo perché qualcuno ha pensato fosse suo dovere proteggere i bambini.

Esiste il diritto dell’editore non NON pubblicare cose che non ritiene di voler avvallare. Ma questa non è censura. Si tratta di scelte editoriali e commerciali. Se la Walt Disney prima e la Panini ora non pubblicano storie con nudi su Topolino non è censura, e sarebbe stupido chi la ritenesse tale

La censura è quando si impedisce l’espressione dell’artista. Quando la si vieta per legge, e quando si impedisce in modo coercitivo all’artista di diffonderla.

Io ormai diffido di qualsiasi affermazione fatta a nome dei bambini e in nome di una difesa dei bambini, se poi nei fatti queste affermazioni portano a una limitazione della libertà di condivisione e diffusione delle informazioni.

Parafrasando il vecchio Benjamin Franklin possiamo dire che chi cede la propria libertà sperando di ottenere maggiore sicurezza, perde per sempre la prima e non otterrà mai la seconda.

Gli unici a guadagnarci saranno coloro che hanno interesse a limitare la libertà del singolo. E state pure tranquilli che a loro dei bambini non gliene frega assolutamente niente, visto che gli stessi che tuonano contro la terribile pornografia su internet non fanno nulla contro la piaga del lavoro minorile nei paesi del terzo mondo.

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