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L'Editoriale » "Strangers in Paradise" edizione BAO, o la perdita della memoria
di Alessandro Bottero
Cos’è la memoria? È la capacità di risalire al passato, dal più recente al remoto, ritrovando gli elementi che aiutano a comprendere fino in fondo le cose che accadono nel presente. Applichiamo questo ragionamento ai fumetti. Il presente sono i fumetti pubblicati qui e ora, contemporanei a noi che leggiamo in questo preciso istante. La memoria sono gli elementi che aiutano a capire la storia dei fumetti pubblicati, aumentando la capacità di comprensione dell’opera attraverso informazioni non interne alle storie ma che le circondano, le avvolgono. La memoria è i dati delle prime pubblicazioni degli originali. La memoria è avere dei dati sui chi siano gli autori. La memoria può essere avere dei dati sulle varie edizioni o sulla cosiddetta storia editoriale, nel caso che un fumetto sia transitato attraverso vari editori. La memoria, in sintesi, è il non perdere tutto quel bagaglio di informazioni basilari ed essenziali che sono necessarie per una comprensione maggiore dell’opera.
È ovvio che un’opera si può godere anche senza tali informazioni. Chiaro. Non sto dicendo che o è presente una sezione critico informativa o è impossibile godere appieno di un fumetto. Non sono così dogmatico. Ma è il caso di dire con chiarezza che pur se è ovviamente possibile leggere e godere di un fumetto senza apparati critici, note o informazioni ulteriori alla storia stessa, è altrettanto chiaro che è possibile capire di più, godere di più, e comprendere meglio un’opera se tale apparato/nota/informazione è presente.
Usare la memoria aiuta a godere MEGLIO di un fumetto. E credo che aspirare al meglio sia sempre una cosa sana, no?
E qui veniamo al punto. Da anni in Italia si è diffusa una mentalità per cui invece note, informazioni, apparati critici sarebbero negativi. Spaventerebbero i lettori che si ritroverebbero quasi spauriti di fronte ad una mole di informazioni che li respingerebbe. È la vecchia questione sulle note lobotomizzate, per cui sarebbe inutile parlare ad un nuovo lettore di cose accadute anni ed anni fa, perché lo si annoierebbe.
Annoiare il lettore, questa paura terribile che attanaglia gli editori. In realtà è un atteggiamento molto poco rispettoso dei lettori, che vengono considerati come cerebrolesi dotati della capacità di attenzione di un criceto lobotomizzato. Dire che una storia è apparsa anni fa spaventa i lettori? Parlare dell’autore fa sentire chi legge una storia a disagio? Non credo proprio. E anche se fosse, indulgere in questo atteggiamento ed avvallarlo abbassando il livello di lettura è sbagliato. È una resa alla stupidità, e vogliamo forse arrenderci?
A volte poi oltre a perdere la memoria, la storia si riscrive anche, cancellando il passato. Perché lo dico? Perché mi è capitato tra le mani il primo volume della serie che raccoglie Strangers in Paradise di Terry Moore, pubblicato da BAO. e che ho visto in quarta di copertina? Una frase che diceva “Strangers in Paradise serie in sei volumi che ha imposto Terry Moore”. E qui mi si sono drizzate le orecchie. Opera in sei volumi? Ma che stiamo dicendo? Strangers in Paradise non è in sei volumi. Stranger in Paradise è stato il progetto di Terry Moore durato dl 1993 al 2007, prima come miniserie di tre albi per la Antartic Press (Strangers in Paradise volume 1) , poi come serie di 13 albi per la Abstract Studios , la casa editrice di Terry Moore (Strangers in Paradise volume 2) e poi una serie regolare di 90 albi, di cui i primi otto albi furono pubblicati dalla Image, e dal numero 9 al 90 di nuovo dalla Abstract Studios (Strangers in Paradise volume 3) . Nel passaggio tra il volume 1 e il volume 2 la serie cambia tono, e anche il disegno di Moore si raffina e se si guarda il volume della BAO si nota chiaramente che tra le prime pagine e le ultime qualcosa è cambiato. Quindi 106 albi. Non sei volumi
Ossia quello che voglio dire è che non è vero dire “Strangers in PAradise è la serie in sei volumi”. È una affermazione falsa, e riscrive il passato, dando ad intendere al lettore che prende il volume BAO, che tra le mani ha il primo capitolo di un’opera in sei volumi. Un primo capitolo che però stranamente non mostra dei caratteri unitari, ma anzi rivela il passare del tempo.
Allora sono andato alla gerenza, convinto di vedere i riferimenti alla pubblicazione originale delle storie, così da avere delle date che aiutassero a contestualizzare e dessero una chiave di lettura per le differenze grafiche tra le prime e le ultime storie. Che ho trovato? Nulla. Solo la dicitura che quello che avevo tra le mani era la versione italiana di “Strangers in paradise vol.1 ©2013 Terry Moore”, cosa se vogliamo non vera, perché nel volume BAO sono presenti Strangers in Paradise volume 1 della Atlantic Press, Strangers in Paradise volume 2 della Abstract Studios, e parte di Strangers in Paradise volume 3. Ma questo io lo posso dire perché conoscevo già le storie, e quindi posso opporre alle carenze dell’edizione BAO le notizie corrette. Chi non le conosce? Un nuovo lettore potrebbe credere davvero che Terry Moore ha realizzato solo SEI volumi di Stranger in Paradise, e non 106 albi. La cosa ha poca importanza, direte voi. L’importante è leggere una bella storia e goderne.
Certo. Ma alle case editrici che si propongono come professionali e cool non dovremmo chiedere di più del semplice darci un volume senza una introduzione, senza una nota, con una gerenza ambigua, e uno strillo in quarta di copertina sbagliato?
Ossia… realizzi l’edizione definitiva di uno dei fumetti più ammirati degli anni ’90, e non dici nulla al lettore? Costava davvero tanto aggiungere 8 pagine all’impaginato per INTRODURRE il lettore alla VERA storia di Stranger in Paradise? Costava davvero tanto dire nella gerenza che questo volume contiene i numeri XXX e XXXX di Stranger in Paradise serie originale? Perché cancellare la memoria del passato, prendendo come unico riferimento ammesso quello della raccolta americana, che è una raccolta e quindi NON è il riferimento della prima pubblicazione? Perché dire che Stranger in Paradise è un’opera in sei volumi quando non è vero? Quando il fatto di essersi dipanata per 14 anni è un dato che va preso in considerazione per capire fino in fondo il suo essere stato un lavoro di amore da parte di Terry Moore?
L’unico “apparato critico” se così vogliamo definirlo è nelle bandelle. In quella della prima di copertina abbiamo una microsintesi della trama dell’opera, mentre in quella della quarta c’è una microbiografia di Terry Moore dalla quale si ricava il dato che nel 2007 la serie Stranger in Paradise si sia conclusa. Ma allora perché il copyright nella gerenza recita 2013? Ovviamente perché il volume che abbiamo tra le mani è una RACCOLTA degli albi originari. Ma questo al lettore non lo dice nessuno.
Così come nessuno dice nulla sul fatto che questa è l’edizione per il ventennale della serie, dato che 1993-2013 = vent’anni. E forse era il caso di dire due parole a proposito, o no?
Voi potreste dire “Bottero, ma se il volume era così in originale, perché la BAO avrebbe dovuto alterarlo inserendo tutto quello che dici tu? Il bravo editore è quello che rispetta l’integrità dell’opera, no?”
Sbagliato. O meglio, giusto ma parziale. Il bravo editore è quello che realizza un prodotto PER IL PUBBLICO DEL SUO MERCATO il più chiaro e leggibile possibile. E credo che siamo tutti d’accordo che un apparato critico, soprattutto per un’edizione così rilevante come quella per il ventennale di una serie famosa in tutto il mondo, sia un qualcosa che aggiunge leggibilità. Il fatto che gli americani non l’abbiamo fatto non implica di per sé che la versione italiana debba essere solo la TRASPOSIZIONE pedissequa dell’originale. Evidentemente l’editore del volume ha ritenuto che per il mercato americano (o di lingua inglese) visto che Strangers in Paradise aveva già ricevuto altre versioni in volume questa ULTERIORE edizione andasse bene così. Ma l’Italia è diversa dagli Stati Uniti. I lettori italiani sono diversi da quelli americani. E non c’è nulla di male se la versione italiana di un volume americano non sia la trasposizione pedissequa, ma abbia una struttura diversa che preveda un apparato critico che magari nell’originale non c’è. Anzi, più informazioni = prodotto migliore. E questo è indiscutibile.
Chiudo: Strangers in Paradise è un’opera bellissima e quindi si legge tranquillamente. Qui non sto discutendo del valore del fumetto. Qui sto mettendo in discussione il lavoro editoriale SUL fumetto, e scusate tanto, ma sotto questo punto di vista il volume BAO è molto carente, per i motivi che ho espresso: mancanza di note accurate e riferite alla pubblicazione originale; informazioni sbagliate date in quarta di copertina; mancanza assoluta di un qualsiasi testo introduttivo all’opera e all’autore.