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L'Editoriale » Clamoroso: Topolino chiude! In Grecia…
di Alessandro Bottero
Gli editori di fumetti italiani da edicole hanno scritte nella mente una serie di regole ferree che ritengono dogmi di fede. Quali? Eccone qualcuna: in Italia i personaggi negri non vendono; i fumetti con una protagonista femminile non vendono; i fumetti che hanno come protagonisti un gruppo non vendono; i lettori non vogliono spiegazioni, vogliono solo leggere le storie; a gennaio si vende meno; e la più incrollabile di tutte è NEI MOMENTI DI CRISI LA GENTE HA BISOGNO DI SVAGARSI, quindi il fumetto resiste alla crisi perché fa svagare la gente.
Perfetto. È arrivato il momento, dopo quasi ventitre anni di lavoro in questo campo di dire con forza che questi sono pregiudizi, al massimo opinioni, e che ritenerli dogmi di fede editoriale è una idiozia. Anche se a dirli fosse il Signor Editore di Successo in persona. Ma perché questo incipit così veemente? Perché mentre qui ci si accapiglia e si litiga per 3 o 4.000 copie vendute, e ancora si sopravvive e non ci si rende conto che la festa è finita e la crisi c’è e che chi dice il contrario dice idiozie, dall’altra parte del mare, in quel paese che sta servendo da immenso laboratorio sociale per quello che presumibilmente ci aspetta nel futuro prossimo, ossia una elite di ultra ricchi e terremoti sociali che devasteranno tutte le conquiste realizzate nel XX secolo, sulla base dei diktat del mercato, succede una cosetta che fa riflette. Sto parlando della Grecia, la prima vittima delle politiche di rigore e di distruzione dello stato sociale operate da chi comanda veramente (non certo la Merkel o Monti, al massimo utili idioti che ci mettono la faccia).
In Grecia, notizia del 3 settembre 2013, dopo 48 anni chiude Topolino. Esatto. Il fumetto simbolo dell’intrattenimento per famiglie, quello che non da fastidio a nessuno perché non vuole dare fastidio, quello che ha il brand Disney alle spalle, quello che è commerciale, quello che in teoria è l’espressione più perfetta dell’intrattenimento a basso costo per le masse, chiude. Non ce la fa più. Si arrende. Non ci sono più i soldi. E perché non ci sono? Perché le PERSONE non hanno più i soldi per comprarlo. Perché quando arrivi al punto di non avere più i soldi per pagare l’affitto, il mutuo, per comprare da mangiare, allora dell’intrattenimento te ne freghi. E non stiamo parlando di un fumetto sperimentale, o di un tentativo per attirare nuovi lettori. Parliamo di Topolino, mica pizza e fichi. Parliamo di una presenza nelle edicole che durava da 48 anni. Ossia più del 90% dei fumetti che attualmente sono pubblicati in Italia. Allora, carini miei che vi ostinate a dire “Non è vero che c’è la crisi. Va tutto bene!” piantatela ed uscite dalla vostre torre di avorio della supervisione/gestione/lavoro fisso presso editori che ancora resistono. Ammettete che le vendite sono in calo. Accorgetevi anche voi che i problemi ci sono, e che la cultura, anche quella a fumetti, sta diventando sempre più residuale, sempre più un lusso in una situazione in cui il potere di acquisto delle famiglie e dei singoli è diminuito terribilmente negli ultimi due anni. Cari supervisori, editori, direttori, curatori di serie e collane, ma lo sapete quanto è aumentata la spesa per la roba da mangiare di una famiglia dal 2012? Lo sapete quanto sono aumentate le spese per mantenere un figlio o una figlia adolescente? Lo sapete quando costa un litro di latte o un etto di prosciutto cotto al supermercato? Io credo proprio di no,e magari mi sbaglio e vi sottovaluto, ma non credo.
La crisi c’è. Topolino chiude in Grecia, e se la Disney se ne sbarazza qui da noi, appaltandolo in esterno forse le cose non sono tutte rose e fiori.
Ho soluzioni? Ho risposte che diano luce e speranza? No. Ma so una cosa: se un problema c’è, e questo problema C’E’, il primo passo per iniziare ad incamminarsi verso la soluzione è riconoscerlo. Finché lo neghi non solo non risolverai mai nulla, ma ingannarei chi, in buona fede, si fida di te.