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L'Editoriale » Napoli Comicon 2013: luci e ombre

comicon2013 editorialedi Alessandro Bottero

Potremmo parlare di tante cose anche questa volta. Del Governo Letta (che ha sospeso L’IMU, e quindi ha fatto UNA cosa giusta, una volta tanto. E speriamo che l’abolisca, così questa tassa iniqua verrà dimenticata). Del Barcellona eliminato in Coppa dei Campioni, e gli sta bene così imparano che non sono i fighetti più bravi al mondo, ma una squadretta aiutata dalla fortuna e dagli arbitri. Di Enzo Tortora, di cui fra poco ricorre il trentennale della tragedia, ma su di lui e su quelli che si sono costruiti una carriera sul suo caso torneremo più avanti. Potremmo parlare di tante cose, ma oggi parliamo del Napoli Comicon.

Ci sono stato sabato 27 aprile. Troppo poco per capire fino in fondo la manifestazione? Forse. Ma abbastanza per farmi un’idea e chiedere in giro. E si sa… se uno chiede, a volte gli rispondono. E le risposte poi finiscono negli articoli.

Tanto per cominciare la fila agli ingressi. Ci sono video su internet secondo cui giovedì 25 le biglietterie sono state aperte alle 11:30, e quindi la gente in coda si è fatta quattro ore di fila pur di acquistare il biglietto. Vero? Falso? Un video su Internet può essere vero come può esprimere solo la percezione del vero che chi lo realizza ha. È vero che le biglietterie giovedì 25 sono state aperte solo dalle 11:30 in poi, facendo fare una fila di ore e ore a chi aspettava? La domanda la rivolgo direttamente all’organizzazione. Potreste dire “E perché non gli spedisci una mail?”. Perché preferisco farla in pubblico. Cara organizzazione di Napoli Comicon, è vero o non è vero che il 25 aprile le persone hanno fatto ore di fila, per una vostra disorganizzazione che ha fatto sì che le biglietterie iniziassero a distribuire i biglietti alle 11:30? Se volete rispondere fate con comodo. Vi ricordo il detto “domandare è lecito, rispondere è cortesia.” Se volete essere considerati cortesi sta unicamente a voi.

Sabato ho visto con i miei occhi dei bagarini, che avvicinandomi all’ingresso offrivano biglietti allo stesso prezzo, per evitare la fila. Ce ne erano almeno cinque. Bagarini piuttosto strani devo dire. Se mi vendi il biglietto allo stesso prezzo, tu che ci guadagni? Eppure c’erano. E li vedo solo a Napoli.

La gente in effetti c’era. Sabato la manifestazione era abbastanza affollata. Le persone a cui ho chiesto mi hanno detto che anche giovedì la presenza era stata buona, mentre venerdì forse un poco meno.

Lo spazio professional, grazie a caffé e birra gratis per i possessori del mitico pass era sempre pienissimo, e devo fare un plauso pubblico alle due graziose e simpatiche ragazze impegnate dietro il bancone. Ci sarà la crisi, ci sarà la spending review, ma una birra gratis alla faccia della Bundesbank e del rigore nordeuropeo è sempre cosa gradita. Anzi, se le altre manifestazioni facessero lo stesso, invece di limitarsi a qualche sedia e un tavolino e basta nello spazio professional, sarebbe bene. C’avete 150.000 spettatori e comprateli 60 fusti di birra per gli addetti ai lavori, no?

La zona piccola/media editoria era mediamente affollata. Vendite mi pare di capire basse, o quantomeno al limite della sopravvivenza e non molto di più. Comic Out ha annunciato per Lucca la ristampa de Il Dottor Oss, e questa mi pare una cosa interessante. Primiceri Editore aveva la novità Webcomics, piccolo manuale del fumnetto online, di Mario Lucio Falcone, e Q Press presentava un altro volume dedicato ad Atrox, il Re Del Crimine.La Magic Press aveva come novità il sesto volume di Battlefieds, dal titolo Madre Patria, secondo ciclo di episodi dedicato ad Anna Kharkova, la pilota russa della seconda guerra Mondiale, e la Double Shot presentava il quinto volume di Macanudo

Passata la zona piccola e media editoria, si arrivava al corridoio BAO, dove una folla vociante, si accalcava per farsi firmare il nuovissimo volume di Zeroocalcare, che ritengo sia stato il bestseller della manifestazione.

Arrivati alla sala della editoria più o meno di serie A, anche detto I Grossi Calibri, la Panini aveva ancora una volta lo stand più grosso, tanto per far capire chi comanda. Cose particolari in esposizione? Sinceramente non ricordo. Ho solo il flash dell’autrice Anne Simon, disegnatrice di Freud, il volume pubblicato da Panini nella sezione 9L, sola soletta allo stand che aspettava qualcuno per fargli un disegnino. Presumo che dopo un poco qualcuno sia arrivato. Certo che la scena era un po’ triste.

Ressa invece alla NPE, dove Davide la Rosa e Pierz firmavano copie di La Bibbia 2. Ora, pur con tutti i distinguo e le considerazioni del caso, fila di qui, e nessuno di là… beh, mi pare che a volte il pubblico sia composto da idioti che non sanno distinguere un fumetto ben fatto da un pamphlet usa e getta. Ma sicuramente sbaglio io.

Parlando con Valentino Sergi mi diceva che il megasaggio I Disney Italiani (di cui aspetto ancora una copia per recensione, quando volete speditemela) sta andando molto bene, e che dopo oltre sei mesi di vita ne restano solo 300 in magazzino. È chiaro che tutto dipende dal punto di partenza. Se ne ho stampate 350 copie, il fatto che ne restino 300 ha un peso. Se ne ho stampate 1.000 è un successo epocale. Vista la qualità del prodotto e della confezione, propendo più per una tiratura attorno alle 1.000 copie, e quindi il dato è molto significativo.

Non mi sono fermato agli stand Coconino, Becco giallo & altri, quindi non so cosa abbiano portato.

RW-Lion. Come sempre un sacco di cose uno stand più piccolo di quello Panini, ma meglio organizzato, quindi con più materiale a disposizione. Ho visto un bel volume dedicato ad Alan Moore, nella sezione Linea Chiara, dove ho saputo essere approdato Andrea Mazzotta, ex-direttore editoriale della NPE ed ora entrato nella squadra Lion. Un commento fugace rubato allo stand mi dà l’idea di una folla sì presente, ma che in realtà spende poco, quindi alla resa dei conti un totale abbastanza basso. Ma poi magari domenica sono arrivati 100 lettori a comprare ciascuno 100 euro di materiale e tutto è cambiato. Chissà…

Finita la zona editori si entra nella bolgia dei negozi, e qui la calca c’è. Non si può negare che c’è. Ok, bisognerebbe dire “che ci sia”, ma l’articolo è mio e scrivo come mi pare. E se siete nazi-grammatici andate su un altro sito.

Molta calca, molta gente. Cosplay il giusto. E prezzi al bar sempre da rapina, ma meno rapinosi di Romics o di Lucca, per fare dei paragoni. Pareri variegati sulla manifestazione, per cui c’è il negoziante soddisfatto, che sabato mattina ha già eguagliato l’incasso dell’anno scorso, e quello che invece arranca e non sa se rientrerà delle spese. In media (ma potrei sbagliare) ho notato una certa soddisfazione. Ma potrebbe anche essere rassegnazione allo stato di catatonia delle finanze dei singoli.

Lo spazio games era molto affollato. Gente sudaticcia che ballava videodance games improbabili, o che caracollava per i corridoi. Attenzione, la cosa non mi infastidiva. Essere sudaticci mica è vietato dal codice penale, e nessuno è mai morto per l’odore di umanità. Chi si lamenta per queste cose dovrebbe essere preso e rinchiuso per un paio di anni in isolamento totale in un carcere in Cecenia, così poi forse si renderà conto che ci sono cose un più gravi nella vita di un po’ di folla per i corridoio di una manifestazione.

Quello che mi incuriosisce è la voglia di mettersi in gioco, e quindi fare i cosplay o fare i videodance games anche da parte di quelli cosiddetti adulti, che dovrebbero essere seri e compassati.

Una delle obiezioni che sento spesso fare ai cosplayer magari grassocci, o non bellissimi e ultrasexy è “ma non si vergogna ad andare in giro così”. E la risposta dovrebbe essere “ e tu non ti vergogni ad essere così idiota?”

Perché lo dico? Perché se un tipo qualsiasi vuole andare a una manifestazione vestito (attenzione VESTITO, non MASCHERATO e la differenza c’è) come si sente ha il diritto di farlo. Punto. Non sono necessari altri discorsi o motivazioni.

Al comicon c’era un ragazzo (ragazzO), che girava vestito da donna con un tubino lamé, trucco, calze e scarpe col tacco. E l’ho visto anche seduto a uno dei tavoli della sala Games che giocava tranquillamente a un qualche gioco di carte con altre persone. Che voglio dire? Che quella persona esprimeva un lato della sua persona in quel modo, e faceva bene a farlo. È questo il cosplay. Esprimere il me stesso che si riconosce in un personaggio X, realizzando tramite l’abbigliamento questa espressione.

Comunque dicevo, molta gente.

Tra le altre chiacchiere fatte posso dire che su Topolino 3000 ci sarà una storia di Francesco Artibani; che per la mostra di Narni di quest’anno le categorie da premiare saranno circa nove; che io e Marco M. Lupoi dovremmo essere coinvolti (sempre per Narni) in un incontro sulla Marvel in Italia; che il volume Gothic Lolita, pubblicato dalla casa editrice La Torre è andato molto bene; che le aspettative per Orfani sono molto molto molto elevate, anche per l’investimento fatto.

Ah, e poi c’è stato l’episodio del cosplayer menato. L’organizzazione ha minimizzato il tutto, dicendo “vabbé, ma è stato solo un cappottone”. In gergo cappottone è quando in un gruppo di amici uno viene menato. Che gli vuoi dire? Sono amici. È una ragazzata. Si vabbé quello ci ha rimediato due ceffoni, ma sono ragazzi. Non drammatizziamo.

Potremmo dire con molta calma e bonarietà che l’organizzazione ha detto una solenne fesseria. Qui non si tratta di cappottoni o cappottini. Qui si tratta di una persona che va a una mostra, e viene aggredita e menata. Posso capire che dopo aver ricevuto 200.000 euro perché la tua manifestazione è vista come una che stimola e promuove il turismo a napoli, tu sia MOLTO preoccupato che si dica in giro “Al comicon la gente viene menata”. Lo capisco. E posso anche dire che è stato un caso isolato e che non era mai successo prima.

Ma non è stato un cappottone tra amici. È stata una aggressione. Ok, poteva succede ovunque. Poteva succedere dieci metri fuori dalla manifestazione. Ma è successo dentro. E tu organizzazione non puoi minimizzare la cosa, facendo finta che sia stata una ragazzata.

Minimizzare la cosa equivale a picchiare una seconda volta la vittima. Anche qui… faccio una domanda pubblica all’organizzazione: volete picchiare una seconda volta la vittima dell’aggressione, riducendo il tutto a una ragazzata, per non rovinare l’immagine del Comicon, o volete assumervi le responsabilità (scarsa sorveglianza della struttura) magari regalando alla vittima dell’aggressione una tessera omaggio per la prossima edizione del comicon? Come sempre, cara organizzazione, fate voi.

Bilancio finale: manifestazione caotica, che ho frequentato troppo poco tempo per viverla come si deve. Le mostre? Francamente non le ho viste. C’erano? Napoli Comicon ha un suo perché? Penso di sì, ovvio. Ma credo anche che la parte commerciale stia sempre più prendendo piede. Parliamoci chiaro. Con 200.000 euro di contributi pubblici, con oltre 50.000 presenze, con i soldi degli standisti, con TUTTI questi soldi si possono fare cose molto ma molto superiori riguardo l’aspetto culturale/mostre di quello che ho visto. Non so cosa dico? Forse. Anzi, sicuramente sì. Ma resta il fatto che con i soldi pubblici ricevuti si potevano fare molte più cose. Anche perché se i soldi pubblici, tutti o in parte, sono poi stati usati o sono usati tuttora dal Napoli Comicon per mantenerne in vita la sua casa editrice (quella che pubblica volumi dall’anno scorso più o meno) allora non ci siamo. Perché a tenere in vita una casa editrice con i soldi pubblici sono capaci tutti. Piacerebbe farlo anche a me, sapete? Lo stato/comune/provincia/regione mi da 200.000 euro all’anno e io pubblico un volume al mese, state tranquilli.

Ma sicuramente la casa editrice del Napoli Comicon si regge SOLO sulle vendite dei libri che pubblica e tutto quello che dico sono illazioni cattive e prive di fondamento.

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