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L'Editoriale » Cosa resta dell’anno 2012?
di Alessandro Bottero
È un momento di calma piatta. Come dice Monti “mi hanno chiamato per spegnere un incendio in casa”. Pare ci sia riuscito, ma gli inquilini sono tutti stravolti dalla fatica, e forse alla fine avremo una casa bellissima, in ordine, lindae pinta, con i bilanci perfetti per pagare i dividendi alle banche tedesche-inglesi-olandesi, ma saremo morti di stenti. Si vende? Pare di sì. Ma solo a Lucca. Una soluzione sarebbe quella di "lucchizzare" il mondo del fumetto. Tramutare tutto in una perenne convention dove la gente viene e spende, spende, spende, spende, spende. E quando avrà finito i soldi? Non lo so, ma perché preoccuparci del futuro remoto? Viviamo il presente. Godiamo l’attimo. Attacchiamoci all’euro di oggi. Al di fuori di Lucca, geograficamente e concettualmente, invece è stasi. Anzi, nemmeno stasi. È calata negli abissi. Se perfino i fumetti tratti dalle opere di una giovane autrice fantasy vendono in edicola poche migliaia di copie (quando non alcune centinaia), allora il tracollo è vicino. Di alcune proposte nuove e innovative si ha notizia di venduti pari a 3.000 copie per 30.000 distribuite. Roba da tagliarsi i polsi non con un coltello, ma con una pietra scheggiata, per soffrire ancora di più. Quali sono queste proposte? Facile quelle che VOI non avete comprato. Perché il primo responsabile, se le vendite calano, è chi non compra. E siccome le vendite calano è un dato di fatto che moltissime persone che continuano ad affollare i blog, le pagine facebuch, i twitter, e i cavoli della nuova tecnologia ciarlano di fumetto, ma leggono sempre meno. Ci sono fumetti che vendono più o meno tante copie quanti visitatori giornalieri abbia un blog di medio successo, ossia 3.000, decina più decina meno. Ha senso? Ha senso realizzare cose già viste, già provate, già fallite, solo perché ci sono le istituzioni di mezzo?
Cosa resta? Resta il fatto che da gennaio 2013 uno degli attori del mercato da edicola e fumetteria sparirà. O se resterà sarà assai diverso, e con facce nuove (anche se in realtà sono sempre le stesse). Anni fa Marco Schiavone ad un incontro a Romics sullo stato del mercato disse che un elemento che caratterizzava il mondo del fumetto (e lo diceva con rammarico, mi pare di ricordare) era lo scarso ricambio delle “facce” nel mondo del fumetto. Mentre in altri campi lavorativi ed editoriali il ricambio di persone e cervelli era vorticoso, diceva, nel mondo del fumetto siamo sempre gli stessi. Bene. Oggi dietro la fusione/acquisizione/mix/ditemivoicheè tra GP publishing e BD/J-Ppop c’è lui. Sempre lo stesso da anni. Resta il fatto che la GP che conoscevamo in questi anni è finita. Forse ne nascerà una nuova, forse no. Forse le serie francesi in formato Bonelli continueranno come GP , forse no. A chi chiederlo? A Grani, che se gli si telefona per chiedere quando dovrebbero uscire i numeri 1 annunciati per novembre, si trincera dietro un “non sappiamo ancora…”?
Cosa resta? Resta il tentativo della Star di esplorare nuovi linguaggi, con Davvero e con la serie umoristica che dovrebbe partire nel 2013. Ok, coraggioso e da lodare. Ma perché abbandonare i generi classici della narrazione a fumetti? Perché questo aut aut? È sempre necessario esplorare strade nuove, ma non per questo bisogna abbandonare del tutto l’intrattenimento classico. Spero che nel 2013 la Star riprenda a produrre storie solide e di avventura.
Cosa resta? Resta la dilatazione delle uscite Panini. Perde i diritti della Marvel? Non li perde? Di sicuro Pan Distribuzione ha perso degli editori, e non li ha rimpiazzati. Di sicuro il fatturato PanDistribuzione è sempre più Panini e basta, con altri a fare da foglia di fico. Di sicuro la Panini ha tracimato in modo netto, chiaro e indiscutibile nelle fumetterie, e tra poco lo farà anche nelle edicole, se è vero che The Boys, Tank Girl, e altro ancora arriverà in edicola. Sono tornate le variant cover, perché paghi due e prendi uno, e alla resa dei conti il fatturato è uno. E resta che la RW-Lion con i fumetti DC Comics ha qualche problema a reggere il ritmo. Ritardi nelle uscite, titoli rallentati, e sempre il solito problema degli arretrati Planeta che pesa come un macigno.
Cosa resta? Resta il tentativo dell’Aurea di diversificare il proprio parco testate con Alice Dark e Garfield. Come è andata? Alice Dark ha chiuso. Garfield? Boh. Aspettiamo. Ora partirà un settimanale satirico. E poi Unità Speciale Seconda Serie. E poi Metamorphosis, e poi Blueberry, Bob Morane, Luc Orient… Ma il punto è che l’aurea è sempre Wood-dipendente. Togli Dago e togli tutto. Come la Bonelli con Tex. Togli Tex e non reggi la struttura con Asteroide Argo. Togli Dago e non reggi la struttura con Garfield. Sempre più certe realtà editoriali sono mono-dipendenti. Ipotizziamo un futuro in cui Wood lascia l’Aurea. È possibile? No. Perché appena la cosa si ventila l’editore correrebbe ai ripari e prometterebbe mari e monti. Salvo poi mantenerli.
Cosa resta? Il primo autentico inedito di Hugo Pratt da decenni a questa parte. Anche solo per questo il 2012 dovrebbe essere un anno da ricordare. Le lezioni di fumetto che Pratt tenne in Argentina, e che ora finalmente sono disponibili in Italiano grazie alla collana Mompracem dell’editore Castelvecchi dovrebbero essere quantomeno oggetto di riflessione ed approfondimento in tutte le scuole di fumetto presenti in Italia. E nei centri fumetto, e nelle associazioni culturali, e nelle teste di ogni ragazzo che vuole diventare autore di fumetti.
Cosa resta? Un sito che cerca di ragionare con la propria testa. Che rispetta tutti ma non è suddito di nessuno. Che piano piano, tanto ignorato non è. Non ci chiamano nei salotti buoni, ma la cosa non ci turba più di tanto.