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L'Editoriale » Romics 2012: un bilancio
di Alessandro Bottero
Pubblico tanto, in linea con gli standard ormai consueti di Romics. Cosplayers molti, belli e dai costumi ben fatti. A differenza di quello che molti “talebani delle grafic novel” dicono, il mio pensiero è meglio un cosplayer allegro e che diverte, di un lettore di fumetti serioso e che passa il tempo a fare le pulci alle storie che legge. Editori? Pochi, e la cosa non è un buon segno. Novità editoriali: non tantissime, ma quel poco che c’era era di buona qualità.
E veniamo al dettaglio. Romics 2012 è stata la prima dell’era post-Raffaelli. Per undici edizioni Romics è cresciuta ed è diventata innegabilmente un appuntamento di primo piano nel calendario delle manifestazioni a fumetti italiane, grazie a Luca Raffaelli. Dirlo non toglie alcun merito a chi lo ha aiutato, e rende giustizia al lavoro di una persona che, per dirla alla romana, si è fatto un mazzo tanto per tirare su la baracca. Ora però Raffaelli non c’è più, e quindi Romics era chiamata ad una prova molto impegnativa. Superata? Sì e no.
Sì, perché il meccanismo logistico-organizzativo è rodato e quindi la cosa in sé è avvenuta.
No, perché in effetti (e senza nulla togliere a tutto quello che è accaduto nei quattro giorni di Romics) sotto il punto di vista culturale il programma era forse inferiore alle aspettative. Romics 2012 è stata, se vogliamo, un’edizione molto più orientata sul versante dell’animazione, delle precedenti. Davvero moltissime proiezioni, e il premio al miglior DVD. Ma il fumetto forse ha un po’ latitato. Nel 2012 si festeggiano i 50 di Diabolik. Interventi? Manifestazioni? Stand? Mostre? Ancora….nel 2012, in teoria, cadono i 50 anni da Amazing Fantasy e la prima apparizione dell’Uomo Ragno. Mostre? Interventi ufficiali Panini? Promozioni? Albi speciali? Qualcosa che coinvolgessela Panini? Nulla.
Ancora: nel 2011 la RW Lion fece la sua prima uscita pubblica di un certo rilievo a Romics, con un incontro con i lettori. Quest’anno nessuno della redazione Lion era presente per incontrare i lettori di Roma. Perché? Mostre in città grandi come Roma non sono da trascurare se vuoi “toccare con mano” la situazione, sia parlando con i lettori, sia parlando con i negozianti. Perché nessuno della Lion è venuto? Un qualcosa per ricordare i film di Batman? Una mostra? Un incontro? Una tavola rotonda?
C’era la GPpublishing, c’era la BD, c’era la Magic, la Tunué, ma in pratica la sensazione è che si stia lì per vendere e basta. Sì, magari si fa un incontro per annunciare le novità, ma davvero pensiamo che basti questo?
Tra le varie cose viste sicuramente bello il primo volume del Tarzan di Joe Kubert, pubblicato dalla Magic Press. Poi Semplice, di Stefano Simeone, pubblicato dalla Tunué, una grafic novel davvero benfatta. La GP aveva nuovi manga, il nuovo "A Panda Piace", e parlando allo stand mi è arrivata la notizia che tutto il settore degli albi bonellidi francesi dovrebbe chiudere, perché non garantirebbe un ricavo secondo le aspettative. In pratica si guadagna qualcosa, ma non abbastanza da volerlo proseguire. Mi sono permesso di dire che è un ragionamento da imbecilli, perché quello che ti sembra residuale oggi, tra tre anni sarà un risultato favoloso, ma tanto la GP mica è mia. Se vogliono chiudere tutte le serie lo facciano.
Sempre parlando in giro ho saputo che c’è una casa editrice molto fighettosissima ed amatosissima dai lettori intelligentissimi, con le spalle larghe e coperte da capitali familiari, che programmaticamente quando ci sono delle aste e una cosa le interessa (o vuole rompere i coglioni a qualche altro editore) offre il triplo secco degli altri. Tanto per fare un esempio ipotetico che adesso sto inventando qui per qui e che quindi non è vero, è solo un’ipotesi, e al massimo è satira, ok? Diciamo che io sia la BD o la Panini, e voglia avere Neonomicon di Alan Moore, e diciamo che io dica “vabbé. Offriamo 3.000 dollari va…”. E diciamo che alla fine arriva questa casa editrice con le spalle coperte e dice “3.000? eccone10.000”.
E così vanno le cose. Certo che 10.000 dollari di anticipo per un fumetto…..non è male, eh?
Ma torniamo a Romics. La gente c’era. Il punto è che non ci sono soldi. Ma non è solo questo. Facciamo il conto della serva. Padre, madre, due figli (oppure un genitore, due figli e un amico dei figli) insomma un nucleo di 4 persone che arriva alla mostra SOLO PER UN GIORNO, quindi niente abbonamenti. L’esperienza di UNA GIORNATA a Romics (ma anche altre manifestazioni)
4 ingressi uguale 30 euro minimo. Entri. Un pezzo di pizza costava 3,50. Un panino con l’hot dog 3,90, un panino con la porchetta 4,20. Ammettiamo che queste quattro persone mangino UN panino a testa e bevano una bibita. Spesa complessiva altri 30 euro. Alla fine solo per entrare e mangiare UNA cosa il padre caccia fuori 60 euro (e voi potete dirmi “al cinema è lo stesso”, ma io sto parlando di Romics). Ora, se io devo mettere in conto che solo per ESISTERE all’interno dello spazio manifestazione X il mio portafoglio risulta alleggerito di 60 euro, come posso spendere 20 euro per un volume? 60 euro dati alla biglietteria e alla ristorazione sono 60 euro meno che ho per acquistare negli stand.
E infatti se uno girava vedeva che soprattutto nei negozi le offerte (diciamo pure svendite) sono ormai la regola. Manga a un euro. Volumi Planeta o Magic al 50%. Fumetti a prezzi stracciati. Perché? Perché si vende quello che costa poco.
Tra le case editrici presenti non ho citato Elara, coraggiosa e caparbia nel portare avanti un discorso di promozione della fantascienza e del fantastico.
Che altro si dice? Che la Panini sta acquistando licenze su licenze. A Roma hanno annunciato, ad esempio Grendel, Concrete, Tank Girl e altro. La cosa è interessante. Riflettiamo un attimo. Grendel lo pubblicavala Magic.È vero che erano anni che non lo pubblicava più, ma se non lo faceva forse c’era un motivo: non era conveniente pubblicarlo (se mi sbaglio e i motivi sono altri fatemelo sapere). Però l’editore di riferimento era la Magic. Ora, di punto in bianco, la Panini annuncia Grendel, senza che nessuno (badate bene NESSUNO) lo sapesse. Cosa voglio dire? Che certe regole e consuetudini sono saltate. Il caso di Concrete poi è ancora più emblematico. Un progetto in sette volumi. Un progetto chiuso. Un editore (Comma 22) che si impegna a farlo. Ne fa uscire TRE volumi su SETTE. Ossia, non è che “ti eri impegnato e poi non ne hai fatto uscire nemmeno uno”, no. Ne faccio uscire TRE su sette, quasi metà progetto. Poi magari Brolli ha i soliti problemi che toccano i piccoli editori che ci mettono i LORO soldi, e quindi deve rallentare le produzioni. Non ha uno stipendio a prescindere dalle vendite. L’editore che ci mette i SUOI soldi deve guadagnarli i soldi per poterceli mettere, a volte capita che per un po’ di tempo ti devi fare il mazzo per guadagnare il sufficiente per vivere, e non puoi “rispettare al millimetro le scadenze” come possono fare quelli con i soldi delle multinazionali, o dei parenti. Comunque, magari Brolli sfora il contratto. E zac..la Panini annuncia Concrete, dicendo che ripubblicherà ANCHE i volumi pubblicati da comma22, nei fatti uccidendo il lavoro fatto da Brolli, che adesso quei volumi se li può sbattere tranquillamente sui BEEEEP. E la cosa che a me da più fastidio sono i lettori PECORONI che di queste cose se ne fregano. “Che fico! La Panini farà Concrete!!!!!!” “Che fico! La Paninifarà Grendel!”. Ma dove erano questi ULTRA APPASSIONATI di Concrete e Grendel quando li pubblicavano la Comma 22 e la Magic? Siccome non erano volumi Panini se ne fregavano. In realtà i lettori non comprano Concrete o Grendel. I lettori PECORONI comprano un marchio. E lo stesso fumetto pubblicato da altri lo ignorano. Sono cattivo? Sono offensivo verso questo tipo di lettori? No. Sono questo tipo di lettori ad essere offensivi verso il buon senso, la logica, e la capacità cognitiva di un essere umano medio (ah, e la sgrammaticature è voluta, capito talebani della grammatica?)
E per finire ad uno stand ho visto il fantomatico Albo Aganzia X, di Pino Rinaldi, della Light & Darkness, albo che si dice uscirà prima o poi. Forse prima, o forse poi.