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L'Editoriale » Di Stupefacenti Uomini Ragni, di cinema per nerd, e così via
di Alessandro Bottero
Il problema dei film tratti dai fumetti è che a parlarne sulla rete sono quelle persone che i fumetti li leggono. Ma non solo questo. Il problema vero è che per l’utente medio che scrive su Internet la realtà è statica. Anzi, individuale.
Il film dell’Uomo Ragno deve essere fatto come dico io, e presentando quelle caratteristiche che per ME sono basilari dell’uomoragnitudine. Il film perfetto per questo genere di utenti è un qualcosa che miracolosamente riesca a traslare direttamente dalla carta allo schermo i primi 150 numeri di Amazing Spiderman, in 90 minuti di visione. Perché nel VERO film dell’Uomo Ragno ci vuole lo Zio Ben, la Zia May, Peter Parker che è sì sfigato ma anche responsabile e poi anche spiritoso ma non cazzarone e poi ha senso di responsabilità e poi però prende sul serio i poteri e poi ha i sensi di colpa per la morte di Zio Ben e poi deve essere come me lo immagino io sennò il regista è una merda e gli attori sono delle cacche.
In questo senso i lettori di fumetti, e chi si erge a critico cinematografico, usa gli stessi percorsi mentali di una lettrice di romanzi rosa. Esiste UNA storia archetipa che è perfetta in cui la ragazza povera ma bella incontra il principe/ricco borghese e alla fine se ne innamora ed è felice. Migliaia di romanzi Harmony hanno codificato questa storia. Barbara Cartland ci ha costruito un impero narrativo. TUTTI i romanzi rosa diretti al grosso pubblico seguono questo schema, e i lettori leggono soddisfatti sempre la stessa storia, perché gli vengono presentati sempre gli stessi cliché a cui sono affezionati. Potremmo dire che i cliché stimolano le endorfine, e quindi donano al lettore la sensazione di benessere dovuta.
Idem per i lettori di fumetti che si accostano al film dell’Uomo Ragno. Io VOGLIO il mio uomo ragno, quello che fa così e cosà, perché nei fumetti che leggo io, fa così e cosà. E se non fa così e cosà non mi piace. Trentenni e quarantenni che necessitano della dose di endorfine, innescata dall’eterna ripetizione dell’uguale. E se magari gli stessi fanno gli evoluti quando dicono “ma io la continuità non la voglio! Io voglio le storie belle, e se bendis/moore/moorison/bosonedagubbio stravolgono il personaggio mi va bene, purché ci sia una bella storia”, quando si arriva al film dell’Uomo Ragno diventano più talebani di un talebano originario. Fondamentalisti? Sì, assolutamente. Liberali quanto fa comodo, e assolutisti inossidabili quando si arriva al film dell’Uomo Ragno.
Il film è brutto? Ha buchi di sceneggiatura? QUALSIASI film ha buchi di sceneggiatura. Forse solo i film scritti da Hitchcock non avevano buchi di sceneggiatura (FORSE). I film di Fellini avevano buchi di sceneggiatura palesi. Idem quelli di Kubrick. Kurosawa? Anche lui. Se ti attacchi al concetto “buco di sceneggiatura”, allora qualsiasi mostro sacro del cinema cade. Solo un documentario in presa diretta con la telecamera fissa che riprende quello che succede non ha buchi di sceneggiatura, perché in quel caso non si parla di storia inventata, ma solo di rendiconto della vita che si svolge in diretta.
I buchi di sceneggiatura non hanno mai decretato il successo commerciale o culturale di un film. Guerre Stellari non ha buchi di sceneggiatura? Ne ha eccome. Eppure è il film cult dei nerd per eccellenza.
Allora qui ci volgiamo al discorso “non coinvolge, quindi è brutto!”. Ma questo è un criterio soggettivo. Il coinvolgimento è personale. E nessuno puà dire a un altro “Tu non ti farai coinvolgere, perché io ho visto il film e a me non ha coinvolto!”. Tu sedicente critico dici “questo film non coinvolge!!!!”, e poi dieci ragazzini bimbiminkia deprecabili e disprezzabili dicono “ma a me piace un sacco ed è proprio una forza.” E tu sedicente critico devi stare zitto. Se la poni sul piano del coinvolgimento hai perso a priori, perché è la tua voce cotnro quella degli altri. E basta che uno solo dica a me mi ha coinvolto” perché la tua crtica risulti azzerata.
Quindi, riassumendo, com’è questo film dell’Uomo Ragno? È un film. I film si vedono. Ci si va per vederli. Non solo per recensirli o per criticarli. Se un film si fa vedere, allora è fatto bene. Se la maggioranza delle persone dice "mi è piaciuto", allora il suo essere film, quindi oggetto fatto per essere visto, è stato efficace.
Poi la persona che va al cinema per recensire o criticare recensirà o criticherà e dirà il SUO parere, che resta personale e non può in alcun modo impedire a tizio o caio di dire “ma a me mi è piaciuto!”. (ho messo “a me mi”, per dare un contentino ai nazisti della grammatica, così possono parlare per ore ed ore di questo editoriale, senza averci capito nulla)
PS: John Carter? Belissimo! 200 milioni di dollari di flop.
Avengers? Un film debole! Grande successo.
Spiderman? Merda fumante! Successo di pubblico e di cassa.
Morale? Una patente di critico non si nega a nessuno. E nemmeno un invito alle prime per la stampa. Poi però azzeccarci è un po’ diverso.