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L'Editoriale » Abolite la SIAE, abolite il diritto d’autore
di Alessandro Bottero
Dovevo fotocopiare 8 pagine di un libro di scuola di mio figlio. Era un libro di storia dell’arte e le pagine servivano per un lavoro in classe di Arte. Parliamo di scuola dell’obbligo, e parliamo di compiti assegnati a tutta la classe. Parliamo anche di un libro di oltre 300 pagine.
Ci siamo? Ripeto i dati: 8 pagine su 300. Uso scolastico. Richiesta esplicita dell’insegnante, a fini didattici. Fotocopie da un libro che io ho già acquistato.
Vado in un negozio per fotocopiare il tutto, e il proprietario mi dice “non posso.”. chiedo chiarimenti e mi spiega meglio: “se lo faccio dovrei riportare su un registro ogni singiola fotocopia che faccio, con i dati del libro e poi mandare un tot del prezzo alla SIAE. Non mi conviene”.
Lì per lì mi irrito e me ne vado convinto che siano palle. Trovo un altro negozio che mi fa le fotocopie e me ne torno a casa, convinto che il primo sia stato un buffone che non voleva perdere tempo per un paio di euri di lavoro. Poi, visto che sono capoccione, cerco su internet la verità, e trovo questo sul sito SIAE, ossia l’oracolo supremo sul diritto d’autore in Italia. Dateci un'occhiata.
Capito? Il primo negozio aveva ragione. Non si possono fare fotocopie (nemmeno UNA SINGOLA FOTOCOPIA) da un libro, senza dover poi ottemperare a una serie di regole burocratiche, che al confronto il Processo di Kafka sembra un modello di decisionismo stile Chuck Norris.
Ossia, se io fotocopio una pagina da un libro che ho REGOLARMENTE COMPRATO, e non ne faccio un uso commerciale, ma semplicemente la uso per i compiti di mio figlio, oltretutto dietro RICHIESTA ESPLICITA del professore, devo stare attento che chi fa la fotocopia non leda i “diritti d’autore” di chi ha scritto il libro.
Ma siamo pazzi? È davvero questo il bizantinismo giuridico a cui siamo arrivati? Fare una fotocopia è ledere il diritto d’autore?
E tutto questo ordinato dalla SIAE ossia l’ente pubblico più inutile, più superfluo, più ridicolo che esista in Italia. Un ente commissariato da anni, sulla base di un mandato SEMESTRALE, rinnovato per anni alla stessa persona. Un ente che non difende gli autori, ma solo i detentori dei diritti di edizione, e che è inflessibile su chi fa le feste parrocchiali o di piazza e non paga l’esosa tassa per la riproduzione audio, ma se ne frega assai sulle tariffe da FAME che gli autori subiscono in Italia.
Vuoi difendere gli autori? Allora alza la voce e unisciti a chi chiede l’abbattimento dell’IVA sui prodotti culturali, o alza la voce e unisciti a chi protesta per i tagli alle agevolazioni delle spedizioni postali da parte degli editori e delle associazioni culturali
Non inventarti norme assurde per le fotocopie.
Ma tutto questo dipende dal fatto che è il diritto d’autore come lo concepiamo noi, ormai è sballato. La SIAE è solo in cane da guardia, che difende un qualcosa. È questa cosa che va abolita e riformata da capo a fondo. Allora il cane da guardia del vecchio stato delle cose cesserà di aver motivo di esistere.
Il diritto d’autore nel terzo millennio non può più ignorare il diritto alla riproduzione e il diritto alla condivisione.
È una posizione retrograda e reazionaria. Proprio chi si riempie la bocca di diritti spesso e volentieri di fronte alle case di produzione china testa e bacino e si mette prono, pronto all’ombrello di Altaniana memoria.
Aboliamo la SIAE, che non serve assolutamente a niente, se non a difendere interessi corporativi ed aziendali, lontanissimi dai diritti degli autori, ed aboliamo il diritto d’autore come lo pensiamo adesso, che in realtà altro non è che il diritto del riproduttore a bloccare qualsiasi condivisione dei contenuti, che non sia alle condizioni dei poteri forti.
Sto facendo apologia della pirateria? Assolutamente no. Sono un cittadino modello, probo e che mai infrangerà la legge.
Dico solo che di bizantinismi giuridici una società muore. E noi siamo già in coma.