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L'Editoriale » Carmine Di Giandomenico: legittima espressione di un disagio, o arrogante scazzo con la Panini?
di Alessandro Bottero
C’è una legge non scritta per cui mano a mano che aumenta la temperatura, cresce la irritabilità e le persone reagiscono in modo più acceso. Addirittura ricordo un racconto giallo di qualche anno fa, basato sul gimmick per cui la temperatura di 37 gradi centigradi sia quella più favorevole alla violenza. Quindi non mi stupisco se avvicinandosi l’estate la temperatura della net-sfera e il tasso di litigiosità crescano. È un processo ormai ciclico, ineluttabile come la stupidità umana. D’altronde è Schiller che disse Contro la stupidità gli stessi dei lottano invano, e se lo dice il sommo poeta, posso io dissentire? Oltretutto, se ha ragione Frank Zappa a dire che la stupidità e non l’idrogeno è l’elemento più diffuso nell’universo, la lotta come vedete è davvero impari. Ma veniamo al tema di oggi. Carmine di Giandomenico, autore con cui Fumetto d’Autore ha avuto a che fare più polte in passato (sia con editoriali che con interviste), ultimamente ha deciso che la misura era colma ed ha scritto una lettera aperta alla Panini. È vero che l’ha mandata a tutti i siti di settore meno che a noi e la cosa un pochino ci dispiace (forse perché non adottiamo uno stile molto english e politicamente corretto? Forse perché se è il caso diciamo quello che pensiamo su tutto e tutti, anche su Di Giandomenico?), ma siccome noi siamo generosi e democratici, essendo venuti a conoscenza di questa lettera aperta, anche se Di Giandomenico non ci ha filati di pezza, come si dice tra i ggggiovani, gli diamo spazio. In fin dei conti è sempre una cosa interessante, e magari a Di Giandomenico può fare piacere che anche il nostro sito gli dia visibilità.
Ora chiariamo alcune cose:
- non c’è una linea editoriale monolitica ed univoca di Fumetto d’Autore su questa lettera aperta e su cosa dice Di Giandomenico. Chi scrive su questo sito ha – ognuno - la sua opinione a riguardo. E non sempre è la stessa. Questo editoriale esprime la MIA opinione, non quella grannitica di Fumetto d’Autore. Per cui è una cosa normalissima e perfettamente in linea con una politica editoriale seria, che esistano diverse opinioni all’interno della stessa testata. Non siamo la Pravda, e gli opinionisti di Fumetto d’Autore hanno tutti i diritti di esprimere le proprie opinioni. Io, come Direttore, approvo che le persone abbiano opinioni personali, e fintanto che garantiscono A) un italiano leggibile, e B) la correttezza delle fonti, possono scrivere tutto quello che vogliono. Anche attaccare un mio amico d’infanzia, se ci sono fonti inoppugnabili che fondino l’attacco.
- io trovo la lettera di Di Giandomenico motivata, interessante, e fondata. E quindi non capisco come possano alcuni lettori dire che sia arrogante, o scritta male. È il solito discorso per cui ci sono troppe tastiere in giro.
- come si ricorderà chi ha un po’ di memoria, io non sono stato tenero con Di Giandomenico nella passata querelle del presunto plagio ai suoi danni, e mi sono beccato anche i suoi insulti velati (oddio, mica tanto velati). Proprio per questo ritengo che la mia opinione di questo nuovo caso, possa essere al di sopra delle parti, non essendo io , né a priori né a posteriori, un amico di Di Giandomenico.
E veniamo al nocciolo della questione. Di Giandomenico nella sua lettera aperta denuncia una situazione non più sostenibile, per cui si sente deprezzato e non considerato come autore, dalla Panini Comics. Non dalla Marvel, per cui lavora, ma dalla Panini Comics, ossia la licenziataria italiana della Marvel. Di Giandomenico pone una domanda precisa e secca: possibile che le opere di Di Giandomenico, pur essendo frutto del lavoro di un Italiano e pur essendo opere di spessore, non vengano valorizzate dal licenziatario ITALIANO della Marvel, a differenza di cosa si fa nei riguardi al altri autori italiani che lavorano per la Marvel? Questa scelta di non valorizzare l’opera di Di Giandomenico, porta lo stesso a decidere di non prestarsi più ad una promozione dei prodotti Panini che offrono le storie da lui realizzate per la Marvel, decidendo quindi di non essere più disponibile a dediche o firme sui volumi Panini, nel caso che i lettori gliele chiedano alle fiere o agli incontri. E già fin qui la cosa non è proprio da passare sotto silenzio. Ma il dato più interessante è tra le pieghe del discorso. Sembra che gli autori Marvel non percepiscano diritti d’autore per le edizioni extra-USA dei prodotti Marvel, quindi un Italiano che abbia scritto o disegnato un fumetto Marvel non riceve alcuna royalties per la versione ITALIANA pubblicata dall’editore ITALIANO che pubblica il volume ITALIANO di questa storia Marvel. La cosa è molto interessante, e rivela cose (ripeto) molto interessati sui contratti Mavel. Ossia: gli autori non hanno alcun diritto d’autore per le versioni estere dei prodotti Marvel. Questo, in un mercato sempre più globalizzato, dove i fumetti Marvel sono presenti in DECINE di mercati extra-USA è interessantissimo. Significa che la Marvel ha codificato un rapporto contrattuale con i propri autori per cui li ESCLUDE dai proventi che derivano da una parte rilevante delle vendite e dei ricavi commerciali dei loro lavori. Mi pare una cosetta un pelino più grave se un disegnatore realizza una copertina ispirandosi ad un altro disegnatore, no? Eppure nessuno l’ha colta. Ancora una volta Schiller ha ragione. Per capire meglio la cosa astraiamoci da Di Giandomenico e parliamo magari della serie regolare dell’Uomo Ragno (scusate, lo so che fa fighetto dire Spiderman, ma io sono in Italia, e se posso parlo italiano). Le storie dell’Uomo Ragno sono sicuramente pubblicate in un fottio di paesi oltre agli USA: Italia, Francia, Spagna, Germania, sud america, e altrove. Non dico che la sommatoria delle vendite extra-USA possa essere equivalente delle vendite interna USA, ma poco ci manca. Beh, secondo quanto ci dice Di Giandomenico, svelando un dato interessantisismo, gli autori delle storie dell’Uomo Ragno non prendono una lira di diritti df’autore per NESSUNA delle versioni extra-USA della storia da loro scritta e/o disegnata. Vi pare un qualcosa da poco? Vi pare un qualcosa che non dovrebbe far riflettere sul modello contrattuale usato dalla Marvel, e seguito anche dalla Panini?
Certo, potrebbe essere che io abbia capito male cosa ha scritto Di Giandomenico, e quindi chiedo: Simone Bianchi ha ricevuto delle royalties per il volume d Thor pubblicato dalla Panini? Gabriele dell’Otto ha ricevuto delle royalties per il volume pubblicato dalla Panini? E se la risposta è no, al di là del fatto che sia legalmente corretto in base ad un contratto, è eticamente corretto? Se ci stracciamo le vesti perché tizio forse ha ricalcato una vignetta, non dovremmo alzare le barricate e boicottare i prodotti Panini Comics, perché in un certo senso avvalla una politica Marvel per cui agli autori non viene riconosciuta la giusta mercede? Gli editori cattivi sono sempre gli altri? Mai la Marvel? E se dico “eh sì, così non va”, e poi continuo a comprare i prodotti Marvel/Panini comics in realtà come faccio ad incidere sul mondo reale? Tutti pronti a sostenere le rivolte della primavera araba, ma se si tratta di rinunciare la fumetto preferito per sostenere un principio tutti si defilano. La tipica coerenza da fighetteria da internet.
Ah, scusate. Sento già l’obiezione: mi sto facendo gli affari della Panini Comics? Certo che me li sto facendo. E che qualcuno me lo vieta? Se mi imbatto in un dato su cui credo valga la pena riflettere, perché non dovrei parlarne?
Torniamo a Di Giandomenico. Ha ragione a lamentarsi? Sì. Certo che ha ragione. Ma voglio chiarire. Un precedente editoriale era incentrato sul fatto che non ha senso farsi gli affari degli altri in pubblico. E di questo resto convinto. Usare Facebook/Blog/forum e altro per vivisezionare il lavoro degli altri e gettare accuse e fango sul lavoro altrui è sbagliato. Certo certo, la trasparenza, le caste, la democrazia, l’italia che fa schifo, e ve lo meritate Alberto Sordi, e le solite idiozie usate da chi ha solo voglia di sangue e fame di vittime da sbranare (preferibilmente quelle che non possono procurare lavoro). Ma al di là della fuffa retorica, o dei post populisti che è facilissimo scrivere (poi vorrei vedere gli stessi che li scrivono a DIRE le stesse cose magari durante un incontro col pubblico e l’accusato faccia a faccia, ma questa è una questione di coerenza), farci i ca##i degli altri su Facebook, è sbagliato.
Allora perché Di Giandomenico ha ragione. Ha ragione PROPRIO perché tutti invece sono felici di scorticare i reprobi su Facebook
Vi propongo un sillogismo accorciato : SE (e sottolineo che è un se, quindi un‘ipotesi, pur se basata su come si comprata la maggioranza dei decerebrati che usano i social netuorch) è giusto farsi i ca##i di Di Clemente su Facebook/Blog/Forum, invocando anche che lo caccino e non lavori più, ALLORA Di Giandomenico ha ragione ad usare un metodo plateale per esprimere il proprio disagio.
Diciamolo in un altro modo: SICCOME il fumettomondo telematico approva che si vivisezioni il reprobo in diretta, creando ad arte dossier grafici che sputtanino i presunti “reati”, QUINDI è giusto sbattere in piazza tutto. E Di Giandomenico ha ragione a usare uno strumento eclatante e rumoroso.
Chiunque dica Di Giandomenico non doveva usare questo modo, perché è stato arrogante/pretenzioso/chissicredediessere in realtà è incoerente.
Di Giandomenico ha avuto ragione ad usare lo strumento della lettera aperta diffusa su internet, perché in buona fede ha giocato secondo le regole del gioco che in decine di altri casi ha visto applicate ed approvate proprio da quei lettori che adesso dicono che non è corretto fare come ha fatto lui. Se è giusto invocare trasparenza e la democrazia in diretta del web (per quanto questo concetto sia in sé e per sé una fesseria colossale, ma tant’è…) per smascherare le nefandezze dei reprobi, se è giusto usare il web per portare allo scoperto
- gli editori che non pagano gli esordienti;
- gli editori che non promuovono gli esordienti;
- gli editori che non mandano un contratto cinque minuti dopo che glielo chiedo;
- gli editori che mi stanno sul ca##o perché sì;
- gli editori che non tengono i bilanci pronti ad essere esaminati dal primo esordiente che passa;
se è giusto e sacrosanto tutto questo, e se ci diamo pacche sulle spalle a vicenda quando si usa il web in questo modo ai convegni/Stati Generali, allora PERCHE’ Di Giandomenico dovrebbe avere sbagliato a denunciare il suo disagio?
Se va bene per tutti va bene anche per lui. Se non va bene per lui, non va bene per nessuno.
Perché non va bene? Perché Di Giandomenico ha fatto due cose che non sono belle: 1) ha parlato male della Panini Comics; 2) ha detto che non firmerà né farà dediche ai lettori. E questo non si fa. Non si fa perché non puoi parlare male della Panini Comics. Perché puoi stare a parlare anche fino a natale prossimo dell’essere lettori consapevoli. Ma poi io l’uomo ragno lo compro. Ma poi io il 100% di quella miniserie figosa o di quel personaggio che mi acchiappa proprio lo prendo. Evabbé… e mica possiamo essere tutti duri e puri, no?
Siamo duri e puri con gli editori di cui non me ne frega nulla. Oppure, iniziamo a risparmiare e a fare tagli con i piccoli editori. Ma io gli Icsmen me li compro. O l’allegato editoriale che costa poco. O quei bei volumi 100% cheselifacevaunaltroeditoremancomelicacavodistrisciomachesiccomelipubblicalaPaninialloralicompro. Perché qui mica bau bau, micio micio. Gli editori devono essere imprenditori. E se non incassano c’hanno ragione a non fare le cose. Chiaro? O meglio. C’hanno ragione a non pubblicare le cose di cui a ME non me ne frega una benemerita cippa. È chiaro che le cose che a me mi piacciono le devono continuare. E se alla Panini hanno deciso che un volume dedicato a Di Giandomenico non vende, allora Di Giandomenico si deve attaccare. Il Marketing ha parlato. Marketing locuta , causa est. Tanto a me chemme frega? Io non lo compravo lo stesso. Però voglio il volumone dedicato agli spinoff di Fear Itself, e la Panini è brava e me lo da. E quindi Di Giandomenico è cattivo, perché parla male della mia casa editrice preferita.
Secondo: Di Giandomenico ha sbagliato quando ha detto che non firmava più i volumi. Apriti cielo. Ma come si permette!!!! Lui è quello che è solo grazie a noi!!!! I disegnatori devono RINGRAZIARE il cielo che compriamo i loro volumi!!! Vergogna. Se io vado lui me lo DEVE firmare. È un arrogante. Pretenzioso. Chi si crededi essere!!!
Ok, perfetto. Vogliamo essere però freddi e logici? Vi cito le parole di Bill Russell, centrale del Boston Celtics che ha vinto 11 volte l’NBA tra il 1957 e il 1969, quindi non l’ultimo arrivato. Uno che è stato sotto i riflettori per tutta la vita. “You owe the public the same it owes you, nothing! I refuse to smile and be nice to the kiddies” (tu devi al pubblico la stessa cosa che loro devono a te, ossia nulla. Mi rifiuto di sorridere e fare il carino per gli spettatori). Cavolo!! Duro eh? Uno che ha vinto 11 volte l’NBA, che non dice “Grazie! Senza di voi non ci sarei mai potuto riuscire. Siete voi la mia forza!”. No. Russell mette freddamente a nudo il rapporto tra il performer e il fruitore: il performer esegue la performance, il fruitore (spettatore/lettore/ascoltatore) ne usufruisce. Stop. Il disegnatore disegna. Il lettore legge. Punto. Il disegnatore non dice “Sono arrivato a dove sono grazie a voi.” Un cavolo. Il disegnatore arriva dove arriva perché disegna. Non perché uno gli dice “Sei bravo! Firmami il volume”. Lo scrittore arriva dove arriva perché scrive. Non perché uno gli dice “Mi piace cosa scrivi. Firmami il libro”. Allora Russell ha ragione anche in questo caso. I disegnatori non devono nulla ai lettori, così come i lettori non devono nulla al disegnatore. I lettori hanno letto un’opera e se gli è piaciuta il discorso è concluso. È NECESSARIO un rapporto feticistico con il performer (il disegnatore/autore)? È DOVUTO? È un DIRITTO del lettore? La risposta alle domande è no. Al massimo è una decisione del performer, o forzando ancor più la mano un eventuale dovere professionale previsto esplicitamente dal contratto in essere tra il performer e chi lo paga. Ma il pubblico visto che nei fatti NON PAGA il disegnatore (oltretutto tenuto conto che dalle vendite dei prodotti Panini Comics Di Giandomenico non ne ricava nulla, quindi in questo caso è ancora più vero questo aspetto per cui il lettore non paga affatto il disegnatore, né contribuisce a dargli da mangiare) non può proprio dire nulla. Al limite, se volesse lamentarsi dovrebbe chiedere alla Panini Comics “scusa, ma perché ti sei lasciata sfuggire questa possibilità di promozione dei volumi che pubblichi?”.
Chiudo qui, sennò vi tedio.
Un’ultima considerazione però la voglio fare: chi dice che Di Giandomenico non doveva usare questa forma, forse crede che la gente si alzi la mattina e dica “Oggi sto incazzato! Massì facciamo una lettera aperta!”. Beh, io credo che se uno arriva a scrivere una lettera aperta, e bruciarsi così i ponti alle spalle, è perché prime le ha provate tutte. E forse sbatte nella pubblica piazza il disagio, perché non è riuscito a trovare una chiarificazione né per telefono, né per mail, né faccia a faccia. Allora io la lettera aperta la vedo come l’ULTIMO atto di un processo che forse si sarebbe potuto risolvere molto prima. Bastava che qualcuno avesse spiegato a Di Giandomenico le decisioni prese.
È stato fatto e Di Giandomenico è di coccio e non l’ha capito?
Non è stato fatto, perché alla Panini se ne fregano e badano solo a pubblicare cosa gli assicura ricavi cospicui?
Non è stato fatto in buona fede, perché ci sono sempre tante cose da fare, e qualcosa può sfuggire?
Non lo so. Rimane il fatto che se uno scrive una lettera aperta e la diffonde così non si alza la mattina e lo decide. Forse sarebbe interessante sapere come ci sia arrivato.