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L'Editoriale » Di Clemente: è un cialtrone che ruba i soldi copiando le vignette, o non sarebbe molto meglio farsi tutti quanti una vagonata di affari nostri?
di Alessandro Bottero
Ed immancabile come sempre ecco la polemica bimestrale su tizio che ha copiato caio. Ricordate? Cronache del mondo emerso: Ferrario copia Myazaki. Panini che interrompe la serie. Poi la riprende. Recchioni che ci va di mezzo e se la lega al dito, perché i rapporti con gli editori (all'epoca) si infrangono. Ferrario, il disegnatore autore delle copie, che invece se ne frega e anzi, lavora tranquillamente a tutto spiano, tra i rancori e i post velenosi di chi vorrebbe che fosse cacciato dal mondo del fumetto, e morisse dimenticato e in miseria. Poi c'è stato anche il caso Carmine di Giandomenico. Un esordiente su Scuola di fumetto avrebbe copiato alcune vignette del suo Battlin’Jack Murdock. Accuse vibranti e senza mezzi termini a Laura Scarpa, che come direttrice di Scuola di Fumetto “non poteva non sapere”. E ora?
Ora Paolo Di Clemente disegnatore dell’ultimo Nathan Never gigante pare abbia copiato la copertina (da un numero di Batman disegnato da Jim Lee), e alcune vignette (da un volume di Bilal). In questo caso gli stessi che accusavano Laura Scarpa di “non poteva non sapere”, assolvono Antonio Serra, perché “ma che volete? Che un supervisore conosca TUTTI i fumetti mai usciti al mondo?” Ah, i due pesi e le due misure, che strumento retorico eccezionale. E soprattutto, quanto è bella la memoria a breve termine, per cui dopo una settimana quello che ho scritto o letto su un blog me lo scordo del tutto, e quindi posso dire l’esatto contrario. Ovviamente il motivo è solo una distrazione o una dimenticanza. Non il fatto che Serra ora potrebbe essere un mio supervisore, e quindi conviene essere cortese con lui... Ma sono io ad essere troppo cinico e smaliziato.
Comunque il punto non è questo. Ognuno cura la propria carriera come vuole, e non posso essere certo io a fare morali a chicchessia, visto che sono un signor nessuno. Il punto è che internet, facebook, blog, forum… insomma l'INTERNET "social" sempre più si dimostra uno strumento utile solo a FARSI GLI AFFARI DEGLI ALTRI.
E anche qui la memoria è selettiva. Se anni fa si diceva “non è corretto che un editore parli dei prodotti di un altro editore”, oggi invece è correttissimo che un disegnatore/autore parli in pubblico di un collega.
Tutto in piazza. Tutto in diretta. Su Facebook io disegnatore/autore che lavoro per la stessa casa editrice di Di Clemente lo sbugiardo e lo attacco. Massì… chissenefrega se gli procuro danni. Chissenefrega se si tratta di tre vignette su 220 pagine. Chissenefrega se non sono affari miei, e se così facendo implicitamente avvallo, sottoscrivo e do l’autorizzazione ad essere vivisezionato da chiunque altro (perché se io lo faccio a Di Clemente, chiunque altro potrà farlo con me). La "privacy" è morta, e il rispetto del lavoro altrui con esso.
I dati di vendita sono segreti, ma è lecito infamare i disegnatori in pubblico.
Di Clemente ha copiato? E chi sene frega ce lo vogliamo mettere?
E poi… copiato? Tre vignette? Su 220 pagine? e questo è copiare? E questo è “ma così perdo la fiducia nel suo lavoro!”.
Bello, ma sei fuori? Tu compri i fumetti perché ti fidi che l’autore non abbia copiato nulla????
Tu compri un fumetto se ti piace, o se ti interessa. Che cosa ti interessa come lettore se l’autore ha copiato o meno? Quello è un problema della casa editrice.
Certo, è lecito e giusto che la soggettività e i criteri personali incidano ANCHE nell’acquisto di un’opera. Ma diciamoci la verità: che Pound abbia appoggiato il regime di Mussolini rende forse meno meravigliose le sue poesie? Che Genét fosse un degenerato rende forse meno belli i suoi romanzi? Se diciamo di sì, allora poniamo l’arte sotto il dominio dell’Etica, cosa lecita ovvio, ma è una posizione che va presa sul serio, e che porta a ri-valutare molte opere, a fumetti e non.
Sto esagerando? No. Qui si tratta di una questione di etica. Si dice: Di Clemente ha leso l’etica professionale, e quindi va punito. E quindi io lettore non mi fido più di lui. E quindi lui è cattivo, e mi ha deluso. E quindi o adesso piango e sono triste.
Etica professionale? L’etica professionale di un disegnatore che lavora su storie altrui consta di
- rispettare le tempistiche;
- fare un lavoro all’altezza dei livelli qualitativi medi della casa editrice che ti paga;
- lavorare senza creare problemi o litigi all’interno del gruppo di lavoro.
Esiste forse un obbligo all’originalità? Esiste forse un obbligo legale/morale/contrattuale ad inventare per ogni singola scena richiesta nella sceneggiatura X un qualcosa di mai visto prima e non riconducibile ad alcun fumetto mai pubblicato dal 1896 ad oggi? No. Non c’è. E sarebbe stupido imporlo per forza.
Quello che conta è il risultato.
Però voglio prendere sul serio il grido di dolore che si lancia sui forum, su facebook e altrove, e voglio vedere se lettori e autori che si sono espressi saranno coerenti.
Lettori, volete punire Paolo Di Clemente, e lanciare un messaggio alla Sergio Bonelli? Bene. Allora boicottate qualsiasi fumetto futuro che disegnerà Di Clemente. Se Natahn Never vende circa 40.000 copie a numeri, e di botto calasse di 5.000 copie perché 5.000 lettori non comprano il prossimo numero disegnato da Di Clemente, sarebbe un segnale.
Autori, volete che Di Clemente paghi per il suo orrido peccato? Allora dite “Cara casa editrice, se a questa manifestazione invitate Di Clemente, io non vengo, perché non voglio stare seduto vicino a uno che copia e ruba i soldi”.
Un poco di coerenza. Altrimenti le chiacchiere stanno a zero.
Ah, e se non fosse capito, a me che Di clemente abbia o meno copiato qualcosa (copertina, vignette, arredamento di casa sua) non interessa assolutamente niente. Mi piace quello che disegna? Lo prendo. Non mi piace? Non lo prendo. E basta così.