Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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L'Editoriale » Roma Comics 2012: un bilancio

editoriale-romacomics2012di Alessandro Bottero

26.000 spettatori, con un aumento rilevante dalla scorsa edizione. Un clima sostanzialmente soddisfatto tra gli espositori, sentiti nel corso dei tre giorni. Alcune novità editoriali molto interessanti presenti presso gli stand degli editori. Tutto sommato un bilancio positivo, sia pure con qualche ombra e margine di miglioramento.

Roma Comics 2012 è passata, e sostanzialmente archivia una crescita rispetto all’edizione passata. Il maggior numero di presenze è un indicatore da non sottovalutare. Significa che il lavoro di comunicazione sul territorio da parte dell’organizzazione ha funzionato bene. È vero che la piazza romana può tranquillamente dare numeri vicino alle 80.000 presenze, ma parliamo di eventi come Romics, che si svolgono per quattro giorni, in locali più ampi, e con una tradizione decennale alle spalle. Probabilmente il Palalottomatica con i suoi spazi e le vie di transito tra pianoterra e anello non potrebbe sopportare un afflusso superiore alle 40.000 presenze in due giorni e mezzo (tanto è durata Roma Comics, ossia da venerdì pomeriggio a domenica sera), e questo, in una strategia nel lungo periodo è un dato da considerare.

Gli espositori che ho sentito nel corso della manifestazione mi hanno dato la percezione (facendo una media) che tutto sommato l’esperienza sia stata proficua, anche in una situazione di crisi. Chiaramente chi era editore puro, ossia vendeva solo prodotti della sua casa editrice, aveva forse meno appeal, mentre negozianti o antiquari erano più soddisfatti. Sostanzialmente però, nella media si può dire che non c’è stata una perdita generalizzata.

Certo, e qui apro una parentesi non legata a Roma Comics ma in generale sulle mostre mercato in genere, sempre mi convinco di una cosa: l’editore puro, ossia chi va ad una manifestazione e vende (perché, brutalmente parlando è di questo che si tratta di vendere ed incassare pecunia rapida e maledetta) SOLO i volumi che pubblica lui, sempre più spesso torna a casa con pochi soldi. Ossia la maggioranza delle mostre mercato non sono più l’habitat naturale per chi è casa editrice e basta. Le mostre mercato (parlo come tendenza) sono l’habitat naturale di chi:

- cerca il gadget a poco prezzo (e quindi negozi di merchandising/gadgetistica dedicata vanno bene);

- cerca tavole originali o commission, o vuole il disegno dall’artista (e quindi io spendo 80 euro per una commission, ma non compro 80 euro di fumetti in giro per la mostra mercato);

- cerca mostre e/o incontri con autori (parlo delle mostre che lo fanno, per cui il pubblico è presente tutti e tr ei giorni, paga il biglietto quindi fa cassa per l’organizzatore, ma non spende in fumetti NUOVI);

- cerca di completare collezioni o recupera prodotti di antiquariato/usato (e quindi i negozi di usato/antiquariato vanno bene).

Questa tesi, ossia che la maggioranza delle mostre mercato non siano più l’habitat naturale per chi è casa editrice e basta, presenta due eccezioni che la completano:

A - quando una casa editrice/associazione culturale non ha una presenza capillare ed evidente nei cataloghi/circuito fumetterie, per cui la mostra mercato diventa quasi l’unico momento in cui i suoi prodotti sono disponibili/accessibili al pubblico (“Cavolo! Ma è uscito???? In fumetteria non mi arriva mai/se lo ordino non arriva/non sanno che è/ non lo ordinano per partito preso”). Per cui è possibilissimo che prodotti invisibili nel resto dell’anno, ad una mostra mercato vendano centinaia di copie (in rari casi migliaia), e poi abbiano ordini di poche decine di copie nelle fumetterie, o anche zero.

B - quando un editore porta un autore, e questo fa disegni per chi acquista i volumi. Non è una legge matematica, visto che la mia esperienza con Steve Rude a Lucca 2008 non è andata così, ma non si può negare che nel 90% dei casi la presenza di un disegnatore ad uno stand faccia vendere di più della non presenza.

Cosa voglio dire con questo? Che sempre più spesso girando per le manifestazioni e chiedendo “come è andata?”, dai negozianti e da chi non ha uno stand da editore PURO ricevo risposte in media positive, mentre dagli editori PURI (ossia che vendono solo prodotti della LORO casa editrice) le risposte sono in media meno soddisfacenti, a meno di non rientrare nelle due eccezioni.

Infatti, siccome io non rientro in nessuna delle due ogni fiera vado sempre in passivo. Ma questa è la mia sfiga cosmica personale, e non ne parliamo più.

Parliamo di novità editoriali, sulla base di cosa ho visto e di cosa mi hanno detto alcune tra le case editrici presenti a Roma Comics.

AUREA: in tarda primavera partirà Gardfield Show, quindicinale per bambini, che presenterà all’interno personaggi tratti dal mercato francese (Oceania, Maulesine, Nelson, Game Over, Leonard), le storie prodotte in Francia di Gardfield (non le strip), e nei primi numeri Il Bambino dei Moschini di Di Orazio-Domestici.

ANAFI: Un volume dedicato a Captain Easy, e nella collana Inedi Strips i fascicoli dedicati a Connie, Myra North e Twin Earts.

TUNUE’: a breve saranno distribuiti il volume Hellzarockin’, di Morozzi-Algozzino-Bagnarelli-Petrucci-Sagramola-Vecchio; Girls with guns, saggio nella collana Tunué Frizz che parla dei film dove appaiono le ragazze poco vestite con i pistoloni; Italia da Fumetto, saggio sul Graphic Journalism e narrativa disegnata nel racconto della realtà italiana di ieri e di oggi; il volume a fumetti Notturno di Tony Sandoval (a metà aprile) e nella collana Tipi Tondi La notte dei giocattoli, un testo inedito di Dacia Maraini disegnato da Gud.

LA TORRE: a Roma Comics la casa editrice napoletana ha presentato Parola di Lovecraft, un’antologia di tutti gli scritti autobiografici di H.P. Lovecraft a cura di S.T. Joshi. L’edizione italiana è stata curata da Pietro Guarriello. Per fine aprile l’editore dovrebbe far uscire Fare cinema disegnato, un saggio sull’animazione di Francesco Perchiazzi.

001: a breve saranno distribuiti Janitor e Messieux Mardi-Gras delle ceneri, mentre Valerian n.04 dovrebbe apparire in tarda primavera.

EDIZIONI K1995: La casa editrice presentava due prodotti, Kassandra la donna ragno, di Puccini-Colombo-Montanaro, un albo spillato con una breve storia horror avente come protagonista una donna dai misteriosi poteri, e Ephebus – i fiori dell’impero, volume scritto e disegnato da Antonio Montanaro. Ephebus è un volume-caso editoriale, visto che nessuno ha voluto distribuirlo. È una raccolta di storie brevi, più che altro dei brevi bozzetti dì’autore, che mostrano un lato della cultura greca e latina che in genere si tende a dimenticare, ossia l’amore per il puer. In effetti basterebbe accostarsi ai testi originali, come il Satyricon, o a lavori di esperti del settore come Eva Cantarella (autrice di numerosi saggi dedicati al mondo greco e romano, ed in particolare alla sfera sentimentale-sessuale) per capire come le cose fossero molto, ma molto, ma molto diverse da come ce le raffigurano i film di Hollywood o le fiction. Interessante notare come una storia del volume sia apparsa su Heavy Metal, ma che nessuno in Italia ne abbia parlato, quasi che si sia preferito dimenticare che sia mai esistita. Ephebus è un fumetto che spiazza, e non mi stupisco che nessuno ne abbia parlato. È facile fare i trasgressivi all’interno del recinto che il potere ti concede per esserlo, ed è facilissimo celebrare la “trasgressività” di ciò che è solo mero panem et circenses, prodotto apposta per addormentare le masse. Qualcuno ha detto ultraviolenza, e splatter? Comunque. Il volume è disponibile solo sukl sito della casa editrice http://www.k1995.com/

Passiamo alle ombre della manifestazione:

- i prezzi del bar. Lo so che Roma Comics non ci può fare nulla, ma per un utente dell’evento anche questo va considerato. Pagare un panino 4,50 euro è un furto. Pagare un bicchiere di birra 5.00 euro anche. Una bibita 3.00 euro è un prezzo da ladri. Come puoi pretendere che una persona abbia soldi da spendere, dopo che solo per entrare e mangiare qualcosa spende di base almeno 15 euro? Sinceramente trovo assurdo di base che un punto ristoro/bar faccia questi prezzi, perché secondo me ci sono dei ricarichi ingiustificabili, ma a maggior ragione lo trovo sbagliato se a subirli è lo standista che è obbligato a subirli, visto che non ha né il tempo né le conoscenze per procurarsi da mangiare in giro per la città. L’organizzazione dovrebbe pensare a un ticket-set, inserito nel prezzo degli stand, per venire incontro alla cosa.

- lo spazio incontri. Mi spiace dirlo ma la scelta di organizzare gli incontri sul palco per la musica è stata sbagliata. Lo spazio era un punto di ritrovo per cosplayer ed altri che si riposavano, e l’acustica del locale faceva sì che anche un sussurro rimbombasse. In sintesi era una gran confusione. Gli incontri hanno bisogno di spazi tranquilli, riservati, e isolati dalla folla, che ha tutti i diritti di volersi riposare.

- la gestione degli spalti nel Palalottomatica. Sabato mattina sono stato in giro con i miei figli e due amici loro. A mezzogiorno circa, dopo aver girato il piano terra, siamo risaliti verso l’anello. I bambini mi hanno chiesto di sedersi sugli spalti perché erano stanchi. Uno steward ci si è avvicinato e (gentilmente, devo riconoscere) ci  ha detto di alzarci per motivi di sicurezza. Cosa c’è che non mi torna? Che contemporaneamente altre persone erano sedute e nessuno le faceva alzare,  e che la domenica c’erano decine di persone sedute sulle poltroncine e nessuno degli steward (non c’era quello di sabato) le ha fatte alzare. Ora dico, a me va bene far rispettare le “norme di sicurezza”, ma fatele rispettare a tutti. Non alla “come mi pare”. Ok?

In sintesi: una mostra nel complesso positiva, con un riscontro di pubblico superiore al 2011, e risultati considerati positivi dalla maggioranza degli espositori (più il versante commerciale, però). Novità editoriali interessanti, e la possibilità di fare buoni acquisti nel mercato dell’usato/antiquariato (ho trovato uno stupendo volume della Vallecchi-Cenisio con le domenicali di Tarzan di Rex Maxon e Hal Foster  a 8 euro, invece dei 35 che si chiedono in genere). C’è da migliorare la gestione degli incontri col pubblico, e rimane il grosso problema dei prezzi troppo alti per mangiare, che toglie soldi per acquisti agli stand.

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