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L'Editoriale » Archie Comics: eventi epocali nel fumetto mainstream USA

life-with-archie_16di Alessandro Bottero

In Italia siamo abituati a credere che il fumetto USA sia solo super eroi e poco altro. In realtà esiste una casa editrice che domina il settore da circa settant’anni con un tipo di fumetto quasi del tutto sconosciuto in Italia, perché ritenuto “troppo stupido per esistere”. Sto parlando della Archie Comics, e di tutti i fumetti legati e dedicati al mondo di Archie ed i suoi amici. Archie esiste dagli anni ’40, quando la Archie Comics era nota come MLJ/Archie e pubblicava cose estremamente interessanti. Ma nel corso dei decenni il suo nome si è legato ad Archie, ossia un tipo di fumetto “disimpegnato” e che anche per una scelta stilistica nel disegno, è sempre sembrato roba per bambini. Intendiamoci, non è che Archie fosse Guerra e Pace, o l’Ulysses a fumetti. Archie è sempre stato un fumetto scritto e disegnato per intrattenere.  Ma se è facile essere pallosi, cercando di lanciare il Messaggio, è difficilissimo scrivere storie divertenti leggere e garbate. La Archie da questo punto di vista è sempre stata una garanzia. Se vogliamo è quello che è stata ed è tuttora la Disney Italia. Una produzione costante di migliaia di tavole all’anno di buon livello, con alcuni cali di qualità e alcuni picchi creativi. Archie però è troppo americano, e in Italia non è mai andato oltre l’interesse di qualche appassionato, o studioso del fumetto americano. Impossibile pensare ad una traduzione delle sue storie, perché semplicemente non si capirebbero. Un po’ come Tex, Dylan Dog,  o Ratman. Successi in patria, ma fenomeni di nicchia all’estero.

Ma cosa è successo che ha fatto sì che dedicassi spazio alla Archie. Semplice. Immaginate che su Topolino (un possibile equivalente di Archie qui da noi), o un altro fumetto da edicola, distribuito in decine di migliaia di copie, un fumetto esplicitamente visto e considerato per famiglie, appaia un personaggio esplicitamente omosessuale. E non lo faccia in modo macchiettistico, o fugace, ma all’interno di una storia che lo propone in modo positivo. Addirittura, visto che i personaggi delle storie di Archie sono adolescenti sui 17-18 anni, questo omosessuale è anche lui un adolescente, che vive apertamente la sua condizione. Mi sono spiegato? Fumetto da edicola, grande diffusione, fumetto per tutti, personaggi adolescenti inseriti in un contesto scolastico, e qui la casa editrice introduce un personaggio esplicitamente e serenamente omosessuale.

Questo è quello che è successo su Veronica 202, pubblicato nel settembre 2010, quando appare Kevin Keller, un ragazzo che arriva a Riverdale (la città dove abitano Archie i suoi amici) per frequentare il liceo RIverdale High. Veronica, la brunetta femme fatale del mondo di Archie, si incapriccia di Kevin, che è un bel ragazzo, e cerca di uscire con lui. Kevin rifiuta garbatamente, e successivamente rivelerà di non essere interessato a Veronica, perché gay. La cosa non provoca crisi o crossover con adolescenti mutanti in fuga per il multiverso, o scontri generazionali che durano una miniserie e tre mega-eventi. La cosa semplicemente è. E Riverdale non si scompone. Veronica 202 è andato subito esaurito. Kevin Keller ha avuto una miniserie a lui dedicata dove scopriamo che è figlio di un ufficiale dell’esercito, e in Life with Archie 16 (in uscota a gennaio), la serie dove i personaggi di Riverdale hanno storie in una versione adulta, lo vediamo addirittura sposarsi con un altro uomo.

Immaginatevi un matrimonio omosessuale su Topolino. Cosa sarebbe successo? Come minimo interrogazioni parlamentari, picchetti del MOIGE sotto la sede Disney, e fiaccolate di riparazione. Invece negli USA le reazioni sono state incredibilmente positive. Secondo Dan Parent, creatore del personaggio e scrittore delle storie “il 98% delle reazioni che abbiamo ricevuto sono positive.”.  Jon Goldwater uno dei capi della Archie Comics ha spiegato che includere un personaggio apertamente e serenamente gay nel cast di Archie è un modo per mantenere il mondo della Archie Comics inclusivo ed al passo con i tempi. “la città natale di Archie, Riverdale, è sempre stata un posto sicuro per tutti. Sotto questo punto di vista avere un personaggio apertamente gay nei fumetti di Archie ha un suo perché.”. E conclude Dan Parent “ci dimostra che Riverdale vive nel 21° secolo.”

Forse è più interessante questo (e sicuramente più importante da un punto di vista sociale e culturale) dell’ennesimo crossover alla “massacriamo tutti!!!!”, o della solita miniserie  grondante ultraviolenza fine a se stessa (Qualcuno ha detto Flashpoint, Fear Itself, e Kick-Ass 2??).

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