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L'Editoriale » Nel mondo del fumetto si vive soli
di Alessandro Bottero
[22/10/2009] » Chi sono gli attori che si agitano nel mondo del fumetto? Molti, certo, ma individuiamo alcune ben precise: editori, distributori, negozianti, edicolanti. Ci sarebbero anche autori e lettori, ma per il nostro discorso oggi gli ultimi due non servono. Ultimamente chi è addentro al mondo del fumetto avverte sempre più un calo delle vendite (edicole e fumetterie), e tutti ci si arrovella per trovare un modo per uscire da questa spirale. Una strada, che però ha le sue ricadute negative sul mondo del fumetto e di cui ho già parlato, è quella degli allegati editoriali. Si realizzano volumi a fumetti, usando storie già pubblicate, unendoli come diffusione, a quotidiani di ampia distribuzione, e le vendite così ottenute, dovrebbero rimpinguare le casse di chi fornisce opera di service editoriale nella realizzazione dei volumi stessi (anche se poi ci sono ritardi epocali nel pagamento dei servizi, ma di questo se ne potrebbe parlare un’altra volta). Però il problema delle vendite sempre più in contrazione resta. Mi fermo sul discorso fumetterie. Qui entrano in gioco tre attori: editori, distributori, negozianti, che, pare a me, non riescano a parlarsi e a discutere in modo da arrivare a idee condivise per migliorare le cose. E apparentemente manca la volontà di farlo. Mi spiego, con quella che potrebbe sembrare una provocazione e sicuramente per qualcuno lo è. Nelle manifestazioni di fumetti, anche quelle che attirano più pubblico, e più blasonate, si trovano, spesso, dibattiti su tutto. Anche se Alan Moore si sia soffiato il naso quando ha scritto From Hell. Mai però che, in diciannove anni di frequentazione di mostre/fiere/ & affini, abbia visto o sentito un discorso serio su come affrontare il mercato delle fumetterie, in modo comune. Mai. Attenzione, non sto dicendo che non ci siano mai stati i cosiddetti “incontri dibattito”. Dico che non ho mai sentito un discorso serio, e capace di andare al di là dell’anedottica o della mera recriminazione “voglio la resa indifferenziata”, “Nessuno ordina le mie cose”, “I distributori più di questo non possono fare, siete voi che non capite”. Ognuno rimane da solo, arroccato nel suo ruolo, e, forse per reazione, pensa solo a sé. Non ho mai visto, ad esempio, un cosiddetto “Rapporto annuale sullo stato del mercato”, relativo al mondo delle fumetterie, come esiste per altri settori. Si procede per inerzia, su uno status quo stabilito vent’anni fa da Alessandro Pastore quando inventò la distribuzione per le fumetterie, e che pare immodificabile, tranne lievi modifiche apportate negli ultimi tempi. Perché è impossibile parlarne (perché è impossibile, fidatevi…)? Perché gli editori a fumetti sono divisi sostanzialmente in due blocchi contrapposti? Perché esistono antipatie personali tra editori, per cui “quello mi sta sul cazzo, quindi a priori dice solo idiozie!”? Perché c’è chi non gioca pulito? Perché le fumetterie stanno coll’acqua alla gola, e si devono preoccupare più di sopravvivere, che di investire? Perché non esistono associazioni di categoria, capaci di parlare “per conto di”, chiedendo cose ma anche assumendosi l’onere di fare cose? Ognuno è solo, e fa’ quel che può. Homo homini lupus, o, parafrasando, La torta è piccola, e se siamo meno a dividercela tanto meglio.