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L'Editoriale » Les Invisibles
di Alessandro Bottero
[02/10/2009] » Detto in francese fa’ molto figo, eh? In italiano invece è un po’ più moscio: “Gli invisibili”. Il significato però resta lo stesso. Autori, con una storia pluriennale alle spalle, con fior di titoli nel curriculum, e che per la critica “ufficiale” del mondo del fumetto non esistono. Sono, appunto, invisibili. Quasi sempre, infatti, si preferisce perdere tempo a parlare dei peli del culo dell’ultimo “fenomeno” del momento, o di quegli autori/prodotti che possono godere di una “pregiudiziale favorevole” presso quei 20 soloni che discettano di cosa sia figo e cosa no, sui siti di “informazione” e blog. E questo si riverbera anche quando alle mostre mercato si decide chi sia ospite e chi no, con risultati quanto meno bislacchi ,per cui a Lucca Comics 2009, disegnatori con nessun titolo pregresso, saranno ospiti della mostra, solo perché l’editore X porta il loro primo lavoro in mostra. Ed altri autori, che si fanno un mazzo tanto da anni e anni, invece resteranno ignorati. O quanto meno non saranno “ospiti ufficiali”. Ha senso? Certo che ha senso, se ammettiamo che esista la categoria degli Invisibili. Chi sono gli Invisibili? Sono tanti. Sono quegli autori che pubblicano con gli editori che rompono le scatole. Con gli editori che sono antipatici. Con gli editori di cui, nel Giro, si parla male. Con gli editori che non fanno parte del Giro. E siccome il rancore ha una proprietà transitiva, se l’editore X mi sta sui coglioni, ecco che quando esce il fumetto dell’autore Y pubblicato dall’editore X, io lo ignoro. Non ne parlo. Lo rendo invisibile. E quindi, tra le altre conseguenze, lo faccio sparire dalle possibili vendite.
Ma voi direte che queste sono le solite idiozie di Bottero, che parla parla e non fa mai nomi. Sbagliato. Oggi i nomi li faccio. Nomi di autori sulla breccia da anni, ma che sono bellamente ignorati dalla critica e dai siti cosiddetti “professionali”. Enzo Troiano, Stefano Piccoli, Roberto Battestini, Claudio Franchino, Paolo Zeccardo, Samanta Leoni. E mi fermo qui per adesso. Sono autori che producono fumetti da anni, che sono presenti alle fiere, che si danno da fare, che pubblicano con regolarità. Eppure avete mai visto un sito cosiddetto “serio” che li abbia intervistati di recente? Avete mai letto, sulle pagine dei siti di critica con milioni di accessi al minuto, pagine dedicati a loro? Io no. Deve essere perché ci vedo poco, forse. O forse no. Certo, qualcuno potrebbe dire: “Ah ah, Bottero! Ti abbiamo beccato! Hai citato solo autori che pubblichi te, o Cagliostro E-Press, con l’aggiunta di Samanta Leoni della Absolute Black. In realtà tu parli solo dei tuoi. Sei un ipocrita, perché vuoi solo farti pubblicità!”
Eh no, caro lettore, è la mia risposta. Io non sono ipocrita. Ammetto senza alcun problema che Enzo Troiano, Stefano Piccoli, Roberto Battestini sono autori che pubblicano per la Bottero Edizioni (e non solo, aggiungerei), così come non ho alcun problema a dire che Claudio Franchino e Paolo Zeccardo pubblichino per Cagliostro E-Press. Ma il mio non è uno spudorato tentativo di farmi pubblicità. La mia è legittima difesa. Se la critica cosiddetta seria ignora gli autori che pubblico (cosa che nei fatti è così), dedicando zero recensioni, zero interviste, zero speciali, zero contatti, e dedicando invece spazio anche all’ultimo rutto di chi è del Giro, io decido di giocare a muso duro, e dire chiaramente: “Li ignorate? E allora siete degli incompetenti.”. Voglio fare una scommessa: Stefano Piccoli pubblicherà un volume per la Tunué. Sarà sicuramente una storia bella, perché lui è bravo, ma il discorso non è questo. Scommettiamo che la critica cosiddetta “al di sopra delle parti” parlerà di questo volume della Tunué, mentre ha quasi del tutto ignorato i tre volumi, sempre di Stefano Piccoli, che ho pubblicato come Bottero Edizioni, del Massacratore Remix? O vogliamo scommettere che parlerà di questo volume pubblicato per la Tunué, e glisserà sul numero 8 del Massacratore, che sarà pubblicato anche lui a Lucca? Ed Enzo Troiano, che ha pubblicato volumi cartonati di assoluto prestigio con ottimi risultati di vendita e varie nominations (ma a premi forse poco "figosi"): qualcuno forse dedicherà spazio ad Harcadya, il suo nuovo progetto? O qualcuno parlerà di Fratelli, il volume di Roberto Battestini? Io non credo proprio, perché sono tutti e tre Invisibili.
Parliamo di samanta leoni. Disegnatrice, autrice, una miniserie di grande successo (Il Cimitero dei Bambini Addormentati, scritto da Luca Belloni e pubblicato da Absolute Black), e poi? Qualcuno ne parla? Qualcuno la prende in considerazione? Qualche sito “serio”, distoglie lo sguardo dall’ombelico dei soliti noti, per rendersi conto che esiste altro? Che c’è vita il sabato sera, lungo i viali del fumetto? La risposta è no, no, no, sempre e solo no.
La Critica è autorefenziale, chiusa all’interno del Giro, e disposta a parlare solo dei soli quattro nomi.
E veniamo a Franchino e Zeccardo, autori che come vendite dei prodotti a loro nome (rispettivamente Rubor Maximus e Gravetown) si mangiano in un sol boccone moltissimi nomi “figosi” del fumetto indipendente italiano, ma che per una serie di motivi X (ma che possono benissimo essere ricondotti alle antipatie infantili, che sono la norma nel mondo del fumetto italiano) non sono minimamente presi in considerazione da nessuno.
Rubor Maximus è una serie di fantascienza ucronica arrivata al sesto volume. Qualche sito “serio” l’ha recensito? Ne ha parlato? Ha intervistato l’autore? No. Gravetown, serie arrivata al terzo volume, è un approccio nuovo e assolutamente personale al manga. Se ne parla? Interviste? Recensioni? No.
Invisibili.
Ribadisco: non è uno sfogo, o un tentativo di fare pubblicità. È legittima difesa. Se il Giro ti ignora, e ti condanna, nei suoi spazi, all’invisibilità, allora hai tutti i diritti di ribattere colpo su colpo.
Morale della favola: Gli invisibili esistono, ma sono tali solo per la critica cosiddetta seria. In realtà quasi sempre il pubblico se ne frega di cosa dicono gli intellettuali del fumetto, e a quel punto gli invisibili veri diventano quei fumetti pallosi ed osannati dai siti, che poi vendono copie con numeri da prefisso telefonico.
PS. Su cosa sia il Giro e quali siano le sue dinamiche, vi rimando a un prossimo editoriale.