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L'Editoriale » Dove andiamo, cosa facciamo e perchè lo facciamo
di Alessandro Bottero
[25/09/2009] » Domande. Sempre più domande. Domande su tutto. Domande su tutti. Perché fai così? Come ti permetti di fare così? Ma è vero che hai fatto così? Ma chi ti credi di essere a fare così? Un florilegio di domande. Cosa dicevo nel mio primo editoriale? Un conto sono i fatti. Un altro, il lavoro giornalistico sui fatti. Porsi domande, cercare risposte. Ipotizzare percorsi. Abbiamo la verità in tasca, quando facciamo i giornalisti? No. Nessuno ce l’ha. Non ce l’ha il Corriere della Sera, non ce l’ha Repubblica. Non l’hanno il Giornale, né Libero. E nemmeno il Manifesto o Avvenire (così abbiamo schierato tutte le posizioni possibili, sinistra/destra/atei maledetti/cattolici baciapile).
Abbiamo delle interpretazioni dei fatti che, per il fatto stesso di interpretare (l’osservazione modifica la realtà fisica osservata, ricordo a chi si diletta di fisica teorica), sono lontane dalla verità oggettiva. Ci sono certezze (soggettive), ovvio. Sono le cose in cui chiunque crede, e che ritiene giuste. Ma sono le sue. Sono le mie. E le mie non sono al 100% le stesse delle migliaia di lettori di questo sito. Né sono al 100% le stesse dei collaboratori del sito.
“Si accorse di essere felice, di essere sereno. Poteva parlare finalmente di quello che gli piaceva. Poteva avere attorno persone che leggevano le stesse cose che leggeva lui. Era felice. Era in una bolla”
Le certezze non sono limitate dalle bolle in cui ci rinchiudiamo. Stranamente io dopo aver letto un fumetto continuo ad esistere. Strano, eh? Stranamente, e dico anche “Grazie a Dio”, chi legge fumetti di solito vive anche nel mondo al di fuori dei fumetti. E quello che accade al di fuori della Bolla, lo tocca. Lo provoca. Lo ferisce. Lo fa vivere. Allora a volte accade che si voglia uscire della Bolla. Accade che la Bolla sia piccola cosa di fronte ad eventi improvvisi, drammatici, unici.
Ed accade che il cuore, la pancia, l’emozione, il sentimento dicano “Facci parlare. La Bolla non può ignorare la vita, perché se lo facesse sarebbe ignavia. Sarebbe vigliaccheria. Sarebbe stupidità”.
E allora si parla. Ci si espone, senza badare se a qualcuno da fastidio.
Qualcuno dice:"Fatti un bel blog, no? Dici quello che ti pare, e siamo tutti contenti". Peccato che il resto non detto della frase mi pare sia: "Te ne stai bello chiuso nel tuo spazietto, io ti posso ignorare, e non mi dai fastidio".
Qualcuno dice che in un sito di fumetti si deve parlare solo di fumetti. Non è vero. In un sito di fumetti si può parlare di tutto. Non si deve parlare di tutto, ma si può parlare di tutto.
Fumetto d’Autore non è, e non sarà mai, un sito dove non si deve parlare di qualcosa. Fumetto d’autore è, e sarà sempre, un sito dove si può parlare di tutto. Si può. Non si deve.
Nessuno ha mai detto che su Fumetto d’Autore si deve parlare dei risultati delle elezioni amministrative di Potenza. Ma se Fumetto d’autore fosse stato online ai tempi del terremoto dell’Aquila, forse qualcosa avrei scritto. Forse. Forse l’avrei fatto, o forse no. Ma non dirò mai: "Di questa cosa non si deve MAI parlare."
È la prima volta che sento gente protestare, e vedo gente lasciare un luogo perché ci si permette di parlare di argomenti ulteriori, rispetto all’interesse principale di una testata. Di solito le proteste nascono perché si impedisce di parlare. Non perché si dice: “è possibile parlare di tutto”.
Misteri.
Questi giorni mi sono serviti. Mi sono serviti a capire alcune cose. Tra le tante una è questa: se chiedi un’esclusiva a qualcuno, dovresti dare a quella persona un compenso tale da permettergli di campare senza cercare altrove altri lavori.Questo vale per il mondo del lavoro retribuito (uscendo di metafora, se tu editore pretendi che tizio lavori solo con te, allora devi dare a tizio per i suoi lavori un compenso fisso, regolare, tutti i mesi, in modo tale che tizio non debba cercare altrove i soldi che gli servono per campare), e anche per il mondo più sfuggente dei siti, dove quasi sempre i contributi sono gratuiti e dettati solo dalla passione.
Bottero scrive per Fumetto d’Autore. Può il sito Fumetto d’autore proibire a Bottero di scrivere per altri siti, anche altri siti che parlano di fumetti? No. Non lo può fare. Bottero scrive su Fumetto d’Autore gratis, e per passione, e non ha nessun contratto di esclusiva. E la stessa cosa vale per chiunque altro lavori per qualsiasi altro sito. Se chi gestisce il sito X dice: "Con quelli è meglio che non ci scrivi. O loro, o noi", dice una idiozia. O meglio, dice una cosa che non ha alcuna motivazione logica e oggettiva. Al massimo la motivazione può essere di carattere personale: le persone che curano il sito non le apprezzo, per cui se tu ti permetti di scrivere per il loro sito, con me hai chiuso. Ma allora diciamo che abbiamo a che fare con adulti che ragionano come dei ragazzini di seconda elementare, e chiudiamo la cosa.
È possibile scrivere per più siti di fumetti allo stesso tempo, e non c’è nessun delitto di lesa maestà.
Addirittura non ci sarebbe nulla di male, dal mio punto di vista, se Alessandro Bottero scrivesse lo stesso articolo per più siti. Si chiamano rubriche di opinione, e in america esistono decine di casi di giornalisti che hanno una rubrica diffusa in molte testate locali. Alessandro Bottero può pubblicare il suo pezzo sul San Diego Herald, sul Des Moines Star, sul Bangor Trumpet, e su altre decine di quotidiani o settimanali locali. Perché questo? Perché la diffusione dei vari giornali copre aree diverse. Ora, il fatto è che chi gestisce dei siti che parlano di fumetti (in Italia) spesso è convinto di avere tra le mani l’equivalente del Corriere della Sera, o del New York Times, ossia quotidiani fortissimi, autorevoli, i primi nel loro campo, e capaci di arrivare per ogni dove.
Invece qui spessissimo ci troviamo a livello dell’Eco di Bergamo, o della Gazzetta delle Dolomiti (ossia periodici locali), quando non di Leggo, o Metro, ossia periodici free press usa-e-getta.
Tutti a parlare di coralità, di comunità, di condivisione, poi però ognuno cura il suo orticello, e guai (GUAI!), se le persone del “mio” giro, hanno rapporti anche con “loro”.
Vi sembro impazzito? No. È che, come ripeto, questi giorni mi hanno fatto capire alcune cose. E se un autore, dopo la nascita di Fumetto d’autore, arriva a dire alla Cagliostro E-Press: “Smettetela di comportarvi come vi state comportando, perché poi ci rimettono gli autori”, allora significa, a mio parere ma magari mi sbaglio, che ci sono editori che dicono: “Ah sì? Tu lavori con Cagliostro E-Press? Allora siccome loro non li sopporto, tu con noi non lavori.”
È un sistema. Un sistema che esclude. E la vittoria maggiore di un sistema del genere, è riuscire a rendersi invisibile, riuscire a far sì che la gente che ci vive immersa, ne neghi l’esistenza.