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L'Editoriale » E intanto in Afghanistan si muore…
di Alessandro Bottero
EDIZIONE STRAORDINARIA
[17/09/2009] » Oggi è il 17 settembre 2009.
Oggi sono morti 6 soldati italiani in Afghanistan, soldati impegnati in una missione di pace. Sono stati uccisi da terroristi. Non da nobili combattenti che vogliono liberare il loro paese da una occupazione straniera. No. Da schifosi criminali, che si fanno scudo della religione, per ammazzare, terrorizzare, stuprare, e ridurre un paese nel sogno di chi vorrebbe l’Islam più becero trionfare sull’Occidente brutto e cattivo. E la cosa triste (o ridicola, se volete), è che i commenti che si leggono in giro, anche sui forum di fumetti, dove si parla di “off topic”, ossia del mondo reale, sono sempre gli stessi. Ce la siamo cercata; i poveri soldati in realtà sono stati ammazzati dallo stato italiano che li manda a fare i colonialisti; abbasso Bush (ah no, ora c’è Obama, vabbé attaccare gli Stati Uniti va sempre bene); Berlusconi è un dittatore; Porta a Porta è una ferita alla democrazia: e via di seguito. Sempre le solite idiozie. Sempre le solite parole in libertà, che non vogliono ammettere una cosa molto semplice.
I nostri soldati erano in missione di pace.
Aiutavano una nazione arretrata a diventare democratica, a diventare un posto dove donne e bambini non dovevano essere sottomesse ai diktat del maschio islamico
Non occupavano una ceppa di niente.
E un gruppo di terroristi li ha ammazzati, perché come tutti i criminali, hanno deciso di colpire chi fa qualcosa di buono.
Ma guai a dire: “i soldati italiani in Afghanistan o in Iraq fanno delle cose valide, ed è buona cosa che ci restino.” No. Se lo dici passi per fascista. O peggio per servo di Berlusconi.
Beh, io me ne frego. Io lo dico.
I soldati italiani in Afghanistan, in Iraq, fanno bene a starci, perché proteggono la gente dai terroristi talebani, che vorrebbero precipitare questi paesi in un buco nero, dove con la democrazia o i diritti umani, i diritti delle donne, ci si pulisce il didietro.
Ma è tanto facile discettare di “rispetto delle culture altrui”, quando si sta seduti dietro a un monitor, nella DEMOCRATICA Italia, dove puoi dire e fare quello che ti pare, senza che nessuno ti tagli naso e orecchie, se vai a votare.
Molto facile.
Ma molto da vigliacchi.
Purtroppo le democrazie muoiono per vigliaccheria.
E a sentire i commenti in giro per i luoghi virtuali del mondo del fumetto, sia tra i lettori, che tra gli addetti ai lavori, c'è chi di coraggio ne ha ben poco.