Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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Atomic Robo Vol. 1-2-3-4

atomicrobo4di Claudio Franchino

Scrivere una recensione su Atomic Robo è facile, molto facile, come scrivere della Gioconda o altri capolavori. Certo, qualcuno dirà che esagero, che in fondo si tratta solo di un onesto fumetto commerciale e niente più. Forse ha ragione, e pure io all’inizio la pensavo così, ma dopo essermi letto tutti e quattro i volumi proposti in Italia dalla casa editrice ReNoir, ho deciso di cambiare opinione. Il primo volume mi aveva in parte deluso, probabilmente perché mi aspettavo tanto da questo prodotto indie americano, candidato a due  Eisner Award come miglior miniserie; forse perché l’avevo aspettato e sognato per diverso tempo, ed alla fine quello che mi ritrovavo tra le mani era un’insalata mista, che faceva l’occhietto ai b-movie, alla sci-fi, con protagonista un robot senziente, umano, forse il più umano della serie, che va in giro vestito, ha paura degli insetti e un carattere difficile, e che quando non sa come risolvere le situazioni fa esplodere tutto; il tutto condito da tanta ironia e situazioni grottesche. Sì, i dialoghi erano brillanti, i disegni molto belli e ben si accompagnavano al racconto, ma mancava qualcosa, qualcosa che potesse rendere quei siparietti da Muppet Show non solo delle singole avventure senza capo né coda, ma qualcosa di più. E poi, per fortuna, sono arrivati gli altri volumi e il Robo-universo si è dischiuso ai miei occhi, un universo ricco di citazioni, di ricerche storiografiche e dove gli avvenimenti, anche se slegati in apparenza tra loro, fanno parte di un unico percorso narrativo, che corrisponde anche all’evolversi del personaggio di Robo che vive e cresce, maturando nel corso dei suoi anni. Robo inizia a vivere nel 1920, partecipa alla seconda guerra mondiale, aiuta lo sbarco americano in Sicilia, combatte contro geni pazzoidi nazisti e russi, viene coinvolto nella guerra fredda e nello stesso tempo deve risolvere minacce extradimensionali di lovecraftiana memoria. Insomma, un bel da fare, il tutto però ben padroneggiato dal duo Clevinger e Wegener, che riescono a rendere simpatica anche la fantascienza più ostica, coinvolgendo nelle loro avventure personaggi reali come Stephen Hawking o Carl Sagan (che per chi non lo sapesse è stato uno dei fondatori del Progetto SETI per la ricerca delle intelligenze extraterrestri). Un’impresa non facile, eppure Clevinger vi riesce, senza troppi intoppi e verbosità, creando un universo da cui potrebbero giungere infiniti spunti per nuove avventure di Atomic Robo.

Ma, visto che ci siamo, analizziamo i vari volumi fino a qui usciti:

Nel primo volume ci sono quattro storie principali frammezzate da flashback, la struttura ne risulta leggermente caotica, ma in realtà in essa troviamo i germi delle future storie e l’introduzione dei vari personaggi e tematiche che verranno a costituire il mondo di Atomic Robo.

La prima storia si apre con il conferimento a Robo dell’incarico governativo da parte dell’esercito americano: vogliono che gli aiuti contro i nazisti, siamo nel 1938.  Cosa potrebbe spingere un robot che gode di una vita tranquilla (si fa per dire) a decidere di partecipare alla guerra? Semplice, lo stato gli propone l’unica cosa che potrebbe interessarlo, lo status giuridico di persona umana, e già da questa prima rivelazione, a capo del primo volume, si capisce abbastanza del personaggio, del perché Robo è così umano nei suoi modi di essere, coi suoi difetti e pregi.

Successivamente la storia evolve con il primo incarico governativo di Robo: rintracciare ed arrestare il Barone Heinrich von Helsingrad, assoluto genio del male, invasato nazista, depositario del segreto del vril (che poco o nulla gli servirà, se non farsi eliminare in fretta da Robo) e gran parlatore. Praticamente Helsingrad ricorda una macchietta del classico cattivo alla 007, colui che parla troppo così da lasciare il tempo al suo antagonista (in questo caso Robo) di fregarlo. Ritroveremo Helsingrad riinpiantato in nuove minacce robot alla fine del primo volume come sorta di introduzione al secondo volume, totalmente dedicato alla seconda guerra mondiale.

Le altre storie del primo volume sono ambientate ai giorni nostri: Robo deve vedersela con un classico dei B-movie, l’attacco delle formiche giganti. Diversi sono gli elementi che poi torneranno negli altri episodi, prima di tutto il gruppo di supporto a Robo, gli scienziati d’azione della Tesladyne, che si presentano come una sorta di scienziati combattenti, peccato che si perdano in chiacchiere e strane disquisizioni scientifiche quando dovrebbero sparare, ma per fortuna c’è Robo che sa come risolvere tutto (o forse).  Poi vi è la paura di Robo per gli insetti, che vedrà una spiegazione nel terzo volume della serie. Inoltre uno dei temi della storia è il passare degli anni, il fatto che Robo sembri sempre giovane, ma le esperienze vissute l’hanno cambiato, maturato, tema che sarà ripreso nel terzo volume. Successivamente Robo dovrà affrontare la minaccia di una piramide semovente nel deserto d’Egitto. Questa avventura è il pretesto per far interagire Robo con personaggi reali come il Presidente Mubarak o gli scienziati Stephen Hawking e Carl Sagan, creando delle situazioni molto divertenti. Vi è poi la storia finale, in cui Robo e il gruppo degli scienziati d’azione della Tesladyne si ritroveranno ad affrontare un robot a cui è stato impiantato il cervello di Helsingrad. Sembra che di questi robot ve ne siano un numero infinito, e che ogni tanto si attivino nel corso degli anni per vendicarsi di Robo, facendo così di Helsingrad il nemico per antonomasia di Robo. Seguono poi una serie di storie B disegnate in vari stili da diversi autori, interessanti sia per questa diversità di stili sia perché a queste storie viene spesso delegata la spiegazione di aspetti importanti della serie, aspetti che magari nelle storie principali non sono stati affrontati, come il personaggio di Edison, antagonista di Tesla e quindi anche di Robo, che troverà maggiore spazio a partire dal quarto volume, o una breve storia su Jenkins salvato da una dimensione parallela vampiresca, la cui spiegazione arriverà poi con una delle storie principali sempre del quarto volume. Jenkins, tra i comprimari di Robo, è il personaggio più riuscito, appartiene al gruppo della Tesladyne, ma si capisce che è diverso, uno spietato assassino, e in diverse situazioni sarà proprio il suo valido aiuto a togliere Robo dai guai (o a creargliene altri!). In generale il primo volume si presenta quindi come una serie di avventure in apparenza slegate tra loro, ma che sono fondamentali per proseguire poi con gli altri volumi della serie.

Veniamo ora al secondo volume, un omaggio ai war comics della seconda guerra mondiale, con tanto di  belle spie, scienziati pazzi, carri armati e sparatorie. Già il titolo è un programma: Atomic Robo e i mastini della guerra.  Robo dovrà vedersela con un nuovo nemico, Skorzeny, un altro genio del male come Helsingrad, ma un pochetto meno pazzo. Nella prima avventura Robo dovrà aiutare lo sbarco alleato in Sicilia, ad impedirglielo dei tank a due gambe progettati da Skorzeny. Nella seconda avventura Robo dovrà aiutare una bella spia britannica, lo Sparviero, a catturare Skorzeny e la Dott.ssa Vanadis, cercando di non farsi ammazzare dai suoi bruti, sorta di soldati zombie ipertrofici e senza cervello, ma insensibili al dolore. Nella terza avventura Robo dovrà distruggere il cannone meteorologico progettato da Tesla, i cui piani sono stati rubati da Skorzeny, l’intervento di una sorta di Rambo scozzese salverà la vita a Robo (se nel caso di un robot si può parlare di vita!). Direi in generale che questo secondo volume mi ha molto soddisfatto, la parodia dei soldati tedeschi è divertente (per certi versi mi ricordano le Sturmtruppen di Bonvi), le loro disquisizioni sulle scelte di guerra di Hitler sono molto ironiche. Inoltre si vede che c’è una certa ricerca storiografica, pur in quello che è un fumetto d’avventura e risate. Le storie B poi concludono alcune delle vicende del primo volume e aiutano a capire meglio la figura di Jenkins. A corredo del volume una lettera dello stesso Tesla che mette maggiormente in luce l’umanità di Robo: molto interessante.

Il terzo volume della storia è forse quello più riuscito dal punto di vista fantascientifico: Atomic Robo e l’ombra dal tempo ignoto. Le vicende narrate coprono un arco narrativo di diversi anni, si va dal 1926 ai giorni nostri e riguardano tutte la lotta tra Robo ed un mostro extra-dimensionale di lovecraftiana memoria in grado di spostarsi nello spazio-tempo. Già i titoli dei singoli episodi sono un programma: Orrore a Houston Street; Il destino che venne da Robo; Alla fattoria della pazzia; Il caos strisciante e Dall’ignoto. Al’interno della storia ritroveremo Carl Sagan e la paura di Robo per gli insetti, a cui verrà data una spiegazione, ma la parte più interessante sarà proprio la presenza dello stesso Lovecraft (oltre a quella di Charles Fort) e l’uso dei suoi archetipi narrativi. Poi il momento in cui i 4 Robo si ritrovano tutti nella stessa dimensione extra temporale è da manuale della fantascienza, come anche le teorie sulla matematica iperdimensionale o gli insetti mutanti e l’idea che fissare il male, il mostro, determini in noi una possessione, uno sviluppo del mostro in noi, a partire dalla nostra testa, dove risiede l’immaginazione.  Certo, c’è una certa verbosità nelle spiegazioni, che invece nei volumi precedenti mancava, il ritmo narrativo ne risulta leggermente frenato, ma si tratta di argomenti complessi, che hanno a che fare con la fisica moderna, eppure Clevinger riesce a rendere divertente anche questa parte.  Poi naturalmente ci sono le sparatorie e le scazzottate, tutte cose che ormai fanno definitivamente parte del mondo di Atomic Robo, come gli scienziati pasticcioni della Tesladyne, persone comuni che si ritrovano in frangenti troppo assurdi per loro, creando quindi delle situazioni grottesche. Tali figure sono così ben caratterizzate che alle volte si ha l’impressione che Clevinger abbia frequentato veramente qualche dottorando di fisica (ma per stessa ammissione dell’autore, molti personaggi sono modellati su amici e conoscenti).

E poi vi è il quarto volume: Atomic Robo e altre stranezze. Un volume in cui le avventure di Robo sembrano slegate tra loro, come nel primo volume, ma che servono a dare alcune spiegazioni a quelle precedenti e ad introdurre nuovi personaggi (in particolare nemici) che potremo ritrovare in future storie, allargando maggiormente i confini del Robo-universo. In quella che è una delle storie più riuscite e divertenti del volume, un aspirante collaboratore della Tesladyne si ritroverà nel bel mezzo di un’invasione di mostri dalla dimensione vampiresca (quella citata nella storia B del primo volume, dove compare per la prima volta Jenkins) e pensare che il poverello voleva un lavoro tranquillo! Successivamente Robo e gli scienziati della Tesladyne si ritroveranno ad avere a che fare con un fantasma, che si rivelerà essere un vecchio nemico di Robo e forse una nuova minaccia per il futuro. Mentre, rispettivamente nella terza e nella seconda storia del volume, Robo affronterà un nuovo e verboso nemico venuto fuori dal tempo, il Dottor Dinosauro (forse troppo verboso!) e dovrà combattere a Tokyo contro un mostro gigante, ma sarà aiutato da un gruppo speciale che tanto ci ricorda i... Non velo dico, leggetevi il volume e gustatevi le innumerevoli citazioni nascoste (ma nemmeno tanto). Concludo dicendovi che nelle storie B viene spiegata in parte l’origine della dimensione vampiresca e perché c’era finito Jenkins, dopodiché non mi resta che augurarvi buona lettura, mentre io aspetto con ansia il quinto volume.

Titolo: Atomic Robo

Volumi pubblicati sinora: 4

Autori: Brian Clevinger (testi), Scott Wegener (disegni)

Casa Editrice: ReNoir Comics

Provenienza: USA

Prezzi: Volume 1 - 16.00 euro;  Volume 2 - 15.00 euro; Volume 3 - 15.00 euro; Volume 4 - 13.00 euro

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