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Quinto: non uccidere
di Giorgio Messina
Dal calderone ipervariegato delle proposte lucchesi ecco spuntare questo piccolo gioiellino. Quinto: non uccidere è una grande prova autoriale di Francesco Amodeo e Andrea Scoppetta. Quest'ultimo anche lontano dal sodalizio con Rak (Zero Or One - Lavieri, Skeleton Story - GGStudio) riesce a dare una prova magistralmente originale nell'interpretazione del genere poliziesco con una spruzzatina di fantascienza e postumanesimo davvero gustosa. La storia è un mix tra le avventure dell'Ispettore Callaghan (Dirty Harry) di eastwoodiana (e leoniana) memoria e il Robocop milleriano. Raccontato così si avrebbe l'impressione di un dejavù, ma la rielaborazione che ne fanno il duo Amodeo Scoppetta è quasi imperdibile.
John Callaghan è un detective dalle maniere rudi e dal ciuffo ribelle. Ha una nuova compagna di pattuglia, il detective Castillo e un caso complicato da risolvere: un gigante di tre metri che uccide i poliziotti. Chi o cosa è questo mostro?
Con una solida regia, un gran ritmo, gustose citazioni e ottimi colpi di scena, la storia scorre fino alla fine veloce come un treno. E se l'obiettivo del lettore attento è quello di intrattenersi con intelligenza, alla fine si ha subito voglia di un seguito.
Per gli amanti dell'amarcord anni '70, Quinto: non uccidere sin dalla copertina è la summa dei topoi e degli stilemi di un genere che ha "cresciuto" l'immaginario dei bambini di allora. Ma la maggiore originalità dell'opera consiste nello stile pseudoumoristico di Scoppetta, che interpreta quello che al cinema sarebbe un blockbuster tutto americano con personaggi ipercinetici e al contempo "deformed".
Un plauso agli autori e all'editore per un prodotto riuscito in tutto, anche nel formato, nella confezione e nel prezzo.
112 pagine, 15 x21 cm, brossurato, colori e bianco e nero, € 8,00 — ISBN 978−88−6567−017−0