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Terremoto in Giappone: Goldrake e lo tsunami giornalistico (e citazionistico) di Matteo Stefanelli
Moleskine #31
Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l’informazione di settore vendicando Goldrake.
Terremoto in Giappone: Goldrake e lo tsunami giornalistico (e citazionistico) di Matteo Stefanelli
di Giorgio Messina
Terremoto e maremoto, oltre ingenti danni e migliaia di morti, hanno creato un grottesco cortocircuito giornalistico sull’asse Italia-Giappone.
Alessandro G. Gerevini, Professore Associato di Letteratura giapponese della Waseda University di Tokyo, scrive un interessane articolo sulla reazione giapponese al terremoto e alle sue conseguenze, esplorandone i risvolti sociologi e antropologici come solo un emigrato inserito perfettamente nel substrato socioculturale nipponico saprebbe fare.
L’articolo, del 12 marzo scorso, si intitola “Quella calma «disumana» del popolo dei manga” ed è stato pubblicato su il Corriere della Sera.
Attacca così Gerevini: «Di fronte a immagini catastrofiche che sembrano uscire dal capolavoro d'animazione di Hayao Miyazaki, Nausicaä della Valle del Vento, non è facile capire come sia possibile non farsi prendere dal panico, non lasciarsi andare alla disperazione più totale, non sentirsi completamente persi. La risposta è semplice: essere preparati.»
E conclude così: «per quanto agli occhi di un occidentale la reazione di queste ore del popolo giapponese possa sembrare fredda, quasi disumana, quando milioni e milioni di persone sono costrette ad abitare in un contesto relativamente angusto in cui la natura spesso sprigiona tutta la sua forza distruttrice, il controllo delle proprie emozioni, unito a una certa capacità di astrazione, è davvero l'unica maniera per riuscire a sopravvivere. Il grande senso di appartenenza alla collettività è un altro degli elementi fondamentali da tenere in considerazione. In un Paese in cui l'identità nazionale si forma soprattutto attraverso il gruppo, piuttosto che il singolo, anche in situazioni di emergenza estrema è importante non uscire dai propri spazi, rispettare le regole. Soltanto così è possibile mantenere l'ordine sociale e conservare la propria identità. In questo, i samurai sono stati maestri: e il loro spirito, oltre che nei manga, sopravvive nel Dna del popolo del Sol Levante. Nelle prossime settimane di sicuro i giapponesi continueranno a fare quello che gli è stato insegnato, a cercare di controllare il proprio dolore, ad aiutarsi a vicenda rispettando le regole. Se così non fosse, il Paese cadrebbe nel caos più totale e la gente si sentirebbe ancora più disorientata, vittima di questo ennesimo assalto di un Godzilla risalito dalle viscere della terra. Questa nuova catastrofe metterà a dura prova tutti i manuali, le esercitazioni e le simulazioni fatte finora, ma di sicuro alla fine i giapponesi ne usciranno a testa alta, ulteriormente rafforzati, come del resto hanno sempre fatto in passato.»
Ma dalle parti dell’italico mondo accademico che si occupa di fumetti e affini, l’articolo di Gerevini sembra non venire molto gradito. Matteo Stefanelli, ricercatore dell’università Cattolica di Milano, a
Scrive Stefanelli: «Non era difficile prevederlo: l’immagine del Giappone che sta circolando sui media italiani è filtrata da una pesante dose di esotismo. E il fumetto, in questo caso, gioca un ruolo emblematico.
Come raccontare il comportamento dei giapponesi? Con qualche articolo di costume, ovvio. Ma se della terza economia del mondo i giornali italiani sono abituati ad occuparsi solo (quando va bene) nelle pagine economiche o di tecnologie, a cosa altro attingere? Risposta facile: buttarla sui manga. Ovvero, il cavallo di Troia degli stereotipi contemporanei sulla “diversità” (leggi:incomprensibilità) del Giappone.
Dalle nostre parti, il Corriere della Sera ha battuto tutti, con un articolo dal titolo eloquente: “Quella calma «disumana»del popolo dei manga”. Come a dire giapponesi, strana gente: psicologicamente disumani, e lettori di fumetti.»
Ma quale articolo di costume? Quale esotismo? Gerevini ha messo nero su bianco la sua testimonianza di residente in Giappone e di stereotipi nel suo articolo non ce n’è nemmeno l’ombra. Anzi, la testimonianza di Gerevini ha proprio la funzione di far comprendere agli occidentali una diversità antropologica effettiva che ci separa su due emisferi diversi. Noi occidentali e cittadini del vecchio continente. Loro giapponesi. L’articolo di Gerevini poi dimostra proprio l’esatto opposto della tesi di Stefanelli. I giapponesi non sono disumani ma il loro comportamento è frutto della loro disciplina sociale, parte integrante non prima della loro cultura che della loro antropologia. Ma fin qui, siamo nell’ambito della comprensione e delle opinioni personali. Non la si è, per dirla alla Stefanelli, buttata in manga. Si è raccontata la vita di cui i fumetti e i cartoni animati sono parte integrante.
Continua Stefanelli: «Intendiamoci, Gerevini è un nipponista serio e preparato – e infatti il suo pezzo è motivato ed efficace – ma la scelta è di per sé significativa: a spiegare la società e l’antropologia giapponese si ricorre a un esperto di letteratura. E al fumetto.»
Ancora. Gerevini non è solo nipponista serio e preparato. Gerevini ci vive in Giappone e il suo pezzo è frutto della sua esperienza quindi non è motivato, al massimo è “empirico”. E' una testimonianza. Il fumetto di Nauiscaa citato da Gerevini è solo uno spunto dell'articolista per fornire al lettore suggestioni e immagini. Gerevini non sta spiegando l’antropologia giapponese perché è un esperto di letteratura che alla carlona ci mette dentro il fumetto, ma perché in Giappone ci vive.
Chiariamo anche il fatto – che forse Stefanelli ignora – che in un quotidiano come il Corrierone il titolo di un pezzo non lo decide l’articolista ma viene stabilito nella filiera redattore/capo redattore/vice direttore, e proseguiamo nell’analisi testuale. La vera intemerata al sapor nipponico a base di manga e anime del “profesore” Stefanelli, infatti, arrivano adesso.
A spiegare la società e l’antropologia giapponese secondo Stefanelli si ricorre al fumetto. «Perché anche Gerevini attacca ricorrendovi, parlando di “immagini catastrofiche che sembrano uscire dal capolavoro d’animazione di Hayao Miyazaki, Nausicaä della Valle del Vento“. Che poi Miyazaki non sia Go Nagai, e queste catastrofi naturali non si vedano (in Nausicaa la catastrofe è generata da uomini e guerre; in Goldrake o Violence Jack di Nagai, invece, è la natura ad essere indomabile e distruttiva), non fa nulla, l’importante è alludere. All’insegna di un classico “è come nei manga”.»
STOP! Goldrake? In Goldrake è la natura ad essere indomabile e distruttiva? In Goldrake? La storia di una invasione spaziale e di un robottone alieno – Grendizer, in originale - con principe alieno alla guida – Duke Fleed, nome originale di Actarus - adottato dai terrestri e pronto a dare la vita per difenderci e non fare conquistare la terra dai malvagi abitanti di Vega come già successo al suo pianeta natale Fleed? Ma nella serie, almeno per come l’abbiamo vista noi trasmessa in italiano (attenzione a questo particolare…) di terremoti e maremoti naturali non ce n’è traccia. A meno che Stefanelli non abbia una copia di Goldrake “customer made”, sembra che abbia “bucato” alla grande la citazione. Insomma Stefanelli voleva criticare a Gerevini la citazione di Nausicaa e lo ha fatto con la citazione sbagliata. Può succedere. La seconda citazione di Stefanelli, invece, quella di Violance Jack è pertinente. Curioso l’accostamento, comunque, tra le opere nagaiane di Violence Jack e Goldrake. Perché non citare, ad esempio Getta Robot, con l’impero dei dinosauri che vive nel magma e spesso cerca di risvegliare anche il vulcano del monte Fuji (tema ricorrente in molte opere nagaiane, ma non solo). O perché non citare Jeeg con l’impero Yamatai della regina Himika che vive nelle viscere della terra e di terremoti e maremoti, anche se artificiali, ne scatena diversi nella serie. Basta solo vedere quando la fortezza volante (Orochi) del popolo Haniwa (quella da cui escono i draghi fiammeggianti che tanti grattacapi danno al Big Shooter di Miwa) esce dalle viscere della terra o dalle profondità del mare.
Ma questo punto accade che Stefanelli è davvero molto sfortunato. Gli amici di Go Nagai Net mi segnalano un articolo molto ben fatto di Alessandro Montosi, del 12 marzo, dal titolo “Il terremoto in Giappone visto attraverso anime e manga” pubblicato su IlCapoluogo.com, giornale on line de L’Aquila. Curiosamente l’articolo di Montosi parla di Goldrake e Violence Jack come esempi di terremoti negli anime (!).
Ricapitoliamo. Scrive Stefanelli, contestando la citazione di Gerevini “in Nausicaa la catastrofe è generata da uomini e guerre; in Goldrake o Violence Jack di Nagai, invece, è la natura ad essere indomabile e distruttiva” e per contestarlo sceglie di citare (tagliando la citazione con l’accetta e non citando la fonte?) un episodio di Goldrake inedito in Italia dove la catastrofe è indotta da alieni invasori.
Insomma Stefanelli fa uno tsunami giornalistico e citazionistico.
Conclude il suo articolo Stefanelli parlando di “fumettologi (anche se include sacche di ignoranza – che fanno il paio con quella dei media – di imbarazzante ingenuità e cinismo)”. Per fortuna, stavolta la citazione è giusta. Stefanelli ha citato se stesso.
Ps: Anche Roberto Recchioni incensa e approva l'articolo di Matteo Stefanelli e non nota la citazione sbagliata di Goldrake, eppure io ricordo la Rockstar del fumetto italiano quando, a Napoli Comicon del 2007, teneva in mano i primi due DVD del cartone animato nagaiano pubblicati da D/Visual. Era l'edizione in cui c'era ospite Go Nagai in persona. Vuoi vedere che anche Recchioni aveva la sua copia "customer made" di Goldrake uguale a quella di Stefanelli?
Pps: Il Giappone si rialza sempre. Anche quando la luna è rossa...