Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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Lo Sconosciuto: il mondo com'è (secondo Magnus)

losconosciuto rizzolidi Giuseppe Pollicelli*

La voluminosa raccolta di tutte le storie a fumetti de Lo Sconosciuto, appena mandata in libreria da Rizzoli-Lizard (Lo Sconosciuto. Edizione integrale, pp. 414, euro 25), è un’ottima occasione per parlare del bolognese Roberto Raviola, in arte Magnus, che dello Sconosciuto è il creatore.

Ogni grande autore che si cimenti con la serialità, specie con la serialità fumettistica, ha un personaggio che lo rappresenta meglio degli altri e, nel caso di Magnus, questo personaggio è senza dubbio lo Sconosciuto. Magnus lo ideò nel 1975, contemporaneamente al suo “divorzio” dallo scrittore milanese Luciano Secchi (alias Max Bunker). assieme al quale aveva sfornato, in oltre dieci anni di frenetica attività, alcuni pezzi da novanta del fumetto italiano quali Kriminal, Satanik e Alan Ford. Stanco dei tempi di consegna disumani a cui Alan Ford lo costringeva, e desideroso di disegnare qualcosa che fosse sceneggiato da lui personalmente, Magnus se ne uscì con questo ex mercenario sui cinquant’anni, di cui nulla si sa (a cominciare dal nome: lui si fa chiamare Unknow, che in inglese - nonostante la voluta assenza della “n” finale - suona appunto come “sconosciuto”) e che svolge le sue pericolose missioni nelle zone più “calde” del mondo. A pubblicarlo, in sei volumetti da edicola, fu Renzo Barbieri, il principale editore italiano di fumetti per adulti, laddove “per adulti” va inteso soprattutto come “erotici”. Lo Sconosciuto non era per nulla un fumetto erotico ma Barbieri, giustamente, pensò che fosse comunque il caso di farlo uscire. La cosa buffa è che, fino a quel momento (siamo, lo ricordo, nel 1975), nessun fumetto “per adulti” si era spinto sino al punto di mostrare esplicitamente un organo sessuale maschile: a farlo fu proprio Magnus, che infranse il tabù in una vignetta del secondo numero dello Sconosciuto, “Largo delle Tre Api”, le cui intricate vicende sono ambientate a Roma. Questo del pene non è un aneddoto pruriginoso: è un particolare importantissimo, perché dà la misura di quanto Magnus, realizzando le tavole dello Sconosciuto, avesse intenzione di essere realistico. Se Kriminal si muoveva in una Londra immaginaria e Alan Ford in una caricaturale New York più simile a Milano che alla Grande Mela, lo Sconosciuto opera nel mondo che tutti noi conosciamo e che Magnus vuole presentarci esattamente per come è, in particolare nelle sue brutture: la violenza, la sopraffazione, l’avidità, le guerre. Il pene in bella evidenza, dunque, è veramente il meno. Ne Lo Sconosciuto si vede di tutto: ammazzamenti, stupri, corruzione. Addirittura, si vede il protagonista morire. O quasi. Insomma, lo si vede arrivare a un passo dal lasciarci la pelle ma senza che poi si rimetta subito in sesto, come di solito fanno gli eroi dei fumetti e dei film. No, Unknow viene salvato, per il rotto della cuffia, grazie a un’operazione chirurgica che gli leva dal corpo due proiettili e che Magnus, nell’episodio “La fata dell’improvviso risveglio” (facente parte della seconda tornata di avventure, quelle uscite su rivista tra il 1981 e il 1983), ci squaderna davanti agli occhi in ogni dettaglio, senza risparmiarci niente, nemmeno i commenti dei medici. Osservazioni “tecniche” di questo tipo: «Vedete? Feci formate. È la perforazione del colon...». Dove si era mai visto il protagonista di un fumetto, un duro per di più, che produce escrementi come tutti noi?

Ora che abbiamo parlato di viscere si capisce meglio perché è Unknow il personaggio con cui Magnus si identificava maggiormente: perché Raviola era uno che, con la sua attività di artista, intratteneva esattamente un rapporto viscerale, mai mediato o insincero. Proprio con lo Sconosciuto, Magnus inizia a concepire il suo lavoro di fumettista alla stregua di una missione, sovrapponendo totalmente il tragitto di autore a quello esistenziale, con tutto ciò che ne sarebbe derivato in termini di sofferenza e di tormenti interiori. A partire dal 1975, lasciatisi alle spalle i ritmi da catena di montaggio, Raviola affronta ogni nuova opera come un duello da vincere che ha in palio, come premio, una crescita sia artistica che umana. É un percorso testimoniato con chiarezza da molte opere successive a Lo Sconosciuto, improntate a un perfezionismo e a una raffinatezza stilistica incredibili, a un gusto estenuato del dettaglio, alla ricerca di un bianco e nero sempre più smagliante e plastico (I Briganti, Le 110 pillole, Le femmine incantate). Magnus, però, sentiva vicino lo Sconosciuto anche perché Unknow è, fondamentalmente, un perdente, spesso maltrattato dalla sorte e minato non solo nel morale ma anche nel fisico, nella carne. Magnus, che contemplava nel proprio orizzonte la sconfitta e che con il tempo si era avvicinato alla spiritualità orientale, ingaggia a un certo punto due sfide tremende. La prima è realizzare un albo gigante di Tex Willer composto da 224 tavole, ognuna delle quali sia un capolavoro di accuratezza e di virtuosismi. La seconda è guarire da un tumore. Vincerà una sfida e perderà l’altra. Il febbraio 1996, pochi giorni dopo aver consegnato le 224 magnifiche tavole di Tex (che non vedrà mai pubblicate), muore a Castel del Rio, nell’Appennino tosco-romagnolo, all’età di 56 anni. «Ma tanto io mica ci tengo, a campare a lungo», ha detto una volta, per bocca dello Sconosciuto.

*Articolo pubblicato su “Libero” del 12 giugno 2012. Per gentile concessione dell'autore.


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