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"Compagno Sandokan" (e nessuno si indigna)
Ovvero quel gioco dell'apprropriazione (in)debita a cui per vincere basta il vecchio trucco dei due pesi e delle due misure.
di Giorgio Messina
Non si sono spenti gli echi polemici attorno a “Camerata Corto” che ecco sbucare a ruota un altro caso di appropriazione (in)debita di un eroe immaginario. Questa volta tocca a Sandokan, il pirata della Malesia creato da Emilio Salgari nel 1883. Sandokan anche in tempi recenti era stato protagonista di alcune interessanti trasposizioni a fumetti tra cui ricordiamo una versione giovanile ideata da Massimo Perissinotto e pubblicata sinora in tre albi da Nicola Pesce Editore, una trasposizione per Il Giornalino realizzata da Sergio Toppi e Claudio Nizzi e il fortunato recente ritrovamento, ammantato di leggenda, di una inedita Tigre della Malesia realizzata niente poco di meno che da Mino Milani e Hugo Pratt, il papà di Corto Maltese. E Corto e Sandokan, sembrano essere legati non solo dal mare e dal Maestro di Malamocco, ma anche dalla tirata di giacchetta, possibilmente tendente “a sinistra” per essere politicamente corretta.
La notizia è che Paco Ignacio Taibo II, narratore spagnolo ma domiciliato in Messico, tra pochi giorni presenterà in Italia il suo ultimo romanzo, pubblicato dall’editore Tropea, dal titolo che lascia pochi dubbi sul Sandokan e sullo Yanez che vi troveremo raccontati: Ritornano le tigri della Malesia (Più antimperialiste che mai). Il libro, tradotto in italiano da Pino Cacucci, nelle intenzioni dell’autore spagnolo vorrebbe essere il seguito di “Le due tigri”di Emilio Salgari, ma insieme agli eroi salgariani - protagonisti anche di un fortunatissimo sceneggiato RAI subito dopo la metà degli anni ’70 - vi compariranno nuovi protagonisti, come quel Fiedirich Engels, alfiere del materialismo storico. Taibo ha dichiarato circa questa sua ultima fatica letteraria: “E’ un pastiche letterario, risultato dalla congiunzione tra un’assidua vocazione letteraria per il romanzo d’avventura e la mia passione per il maestro della narrativa d’azione coltivate in tanti anni”. Lo scrittore spagnolo continua: “Si sono consolidate in un adolescente attivo nelle lotte politiche sociali degli anni Sessanta avvalendosi del codice etico dei Tre Moschettieri, dell’atteggiamento impavido di Robin Hood e dell’antimperialismo di Sandokan”. Insomma la Francia raccontata da Dumas, la foresta di Sherwood della tradizione bretone e la Malesia salgariana sono tutte accomunate da un sottile filo rosso.
Ma se seguiamo questo filo rosso scopriamo che Taibo è anche tangente al fumetto e nello specifico pure al fumetto italiano. Il suo nome è infatti legato ai due splendidi volumi, usciti nel 2007 e nel 2008 che compongono una delle più liriche e complete biografie dedicate alla rivoluzionaria italiana Tina Modotti ad opera del disegnatore spagnolo Angel de la Calle, e pubblicate in Italia da 001 Edizioni. In questi due volumi Ignacio Taibo II compare nella duplice veste di autore delle introduzioni e di “guest star”, nella sua versione disegnata, coprotagonista di alcune gustose digressioni metafumettestiche all’interno della storia, in cui il nuovo epigone di Salgari in salsa rossa, dialoga con l’autore dela biografia, anche esso (auto)immortalatosi a fumetti.
L’unica cosa che sembra non accomunare Corto e Sandokan è l’indignazione. Infatti nel caso di Sandokan nessun sacerdote della semantica della letteratura, con e senza nuvolette, è ancora sceso in campo per spiegarci, come accadde per il marinaio prattiano, che no, gli eroi di carta, a fumetti o della narrativa, non sono ascrivibili ad una parte o all’altra. Stavolta niente vesti strappate. Sandokan era un antimperialista e Salgari non se n’era accorto, e ora è giusto restituirgli la sua corretta dimensione, facendolo tornare più antimperialista che mai. Sembra quindi che gli indignati di professione stavolta non faranno capolino sulla questione, quasi che il pirata salgariano ammaini la bandiera pirata per issare la bandiera rossa con falce e martello non faccia notizia. E Hugo Pratt cosa ne pensava di Salgari, Mompracem e Engels, tutti nello stesso minestrone? Parola al maestro di Malamocco: “La parola avventura fu messa al bando. Non è mai stata ben vista, né dalla cultura cattolica, né da quella socialista. È un elemento perturbatore della famiglia e del lavoro, porta scompiglio e disordine. Bisognava rispolverare Marx ed Engels, autori che mi annoiarono immediatamente. Venni subito accusato di infantilismo, di fascismo e di edonismo, ma soprattutto di essere evasivo, inutile come quegli scrittori che mi piacevano e che avrei dovuto dimenticare. Non ci riuscii e mi accorsi che c’erano parecchi altri che leggevano i narratori contestati. Alla fine ci riconoscemmo come una élite desiderosa di essere inutile”.
Oggi invece Engels combatte a fianco di Sandokan, e va bene così. Nessuno si indigna. Vogliamo scommettere che se invece fosse stato “Camerata Sandokan” sarebbe scoppiato un casino dai giornali al web, dalle Alpi agli Appennini? Non sarebbe mancato di sicuro il parente alla lontana di quindicesima generazione di Emilio Salgati a giurarci che se l’illustre avo potesse parlare oggi direbbe che anche se scomparso (purtroppo tragicamente suicida) nel 1911, era di sicuro un proto-antifascista e che quindi l’accostamento “destrorso” di Sandokan è vergognoso e antistorico .
Qualcuno ha detto, durante la polemica di “Camerata Corto” che a destra ci sarebbe bisogno di eroi ma da quella parte non si saprebbe come procurarseli e non servirebbero quelli già “destrorsamente” riconoscibili. Peccato che questa frangia della critica a fumetti di matrice “sinistrata” si sia dimenticata dei loro veri eroi, come lo fu Tina Modotti. Forse da quella parte sono troppo impegnati ad arruolare qualsiasi eroe immaginario gli passi sotto il naso per pensare a quelli veri in carne e ossa, che però purtroppo nell’immaginario popolare non ci sono mai entrati. Perché si sa, l’eroe immaginario è antropologicamente di sinistra e il cattivo dunque non può che essere di destra. E il novecento è finito solo 11 anni fa e quest’anno ricorrono pure i 100 anni della morte di Salgari.
Vuoi vedere che Sandokan antimperialista più che mai è una furba operazione pubblicitaria degli allegri e illuminati “compagni” che pigliano due piccioni con una fava? Vendono libri e si appaltano un eroe immaginario il cui volto stilizzato in nero sulle magliette rosse farebbe la sua figura. Rosso e nero. E la tirata di giacchetta, o meglio, di maglietta, ricomincia. Avanti il prossimo, ché a questo gioco si vince sempre con un vecchio trucco, quello dei due pesi e delle due misure.
Nell'immagine a corredo dell'articolo, il Sandokan di Hugo Pratt in salsa rossa.