Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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Le traduzioni del futuro

af2010fdcdi Leonardo Rizzi*

Una proposta per ottimizzare la produzione delle traduzioni fumettistiche.

Negli ultimi quarant’anni il fumetto internazionale ha fatto passi da gigante nelle sue aspirazioni, passando dalla spensieratezza a una maggiore consapevolezza e autorialità. Dopo una prima fase di meraviglia, i lettori hanno subito modificato la loro percezione di questa forma espressiva, imparando a esigere lo stesso rispetto che ricevevano dalla narrativa o dalla saggistica e imponendo la creazione della figura molto specializzata del traduttore di fumetti.

Quanto è cambiata l’editoria italiana dai vecchi tempi della Corno o della Cenisio, di quei testi improbabili, semiinventati e così tanto affascinanti per bambini di dieci anni e improponibili per un adulto. Oggi il traduttore di fumetti si assume coscientemente il compito importante di fare da mediatore tra autore e lettore, ascoltando le ragioni di entrambe le parti e cercando di assolvere al non semplice compito di ricreare il testo originale e, con questo, il senso, i giochi e le emozioni che lo accompagnano. Al tempo stesso, proprio la passione e l’entusiasmo di lettori ed editori hanno contribuito a una crescita sproporzionata delle proposte editoriali con centinaia di pubblicazioni mensili che dovrebbero essere sostenute da un pubblico solido e numeroso.

Sfortuna vuole che non sia così. È triste vedere queste pubblicazioni bistrattate sugli scaffali delle librerie, abbandonate dopo qualche sfogliata distratta, orfane di lettori, con solo poche centinaia di copie di venduto in tutta la penisola. Questo calo di vendite ha costretto gli editori a un comprensibile ragionamento economico: per continuare a produrre centinaia di pubblicazioni mensili che leggeranno solo poche centinaia di lettori, sarà necessario ammortizzare i costi di produzione, ottimizzando il più possibile le risorse e tagliando le spese superflue.

Nel 2005, il settore fumettistico italiano vedeva tariffe di traduzione oscillanti dai 6 ai 3 euro per ogni pagina di fumetto, a seconda dell’editore. Oggi le tariffe sono state abbassate e variano da un massimo di 4 euro a un minimo di 1 euro a pagina, con scadenze di pagamento variabili di editore in editore: da 60 giorni a 180 giorni a mai, a seconda delle diverse strategie editoriali.

Si tratta di cifre molto basse che, insieme alla crisi finanziaria internazionale e alla tendenza dell’imprenditoria nostrana di ritardare il più possibile i pagamenti, hanno costretto molti traduttori specializzati a rivedere il loro coinvolgimento nel mondo del fumetto, ultimando rapidamente i lavori a loro assegnati o abbandonando il settore. Comunque sia, entrambe queste soluzioni hanno inciso direttamente sulla qualità media delle traduzioni odierne.

Nonostante le imposizioni dettate dal mercato, non è intenzione del sottoscritto affermare che in futuro tutti i fumetti pubblicati nel nostro paese vedranno un drastico calo qualitativo. Non è corretto velare di pessimismo i processi storici.

I prodotti di più rapido consumo, probabilmente, verranno lavorati in maniera sempre più veloce, mentre i prodotti di più alto livello qualitativo conserveranno la stessa cura anche nell’edizione italiana. Alla fine, la responsabilità ricadrà sempre sui singoli operatori, siano essi traduttori, redattori o editori, anche se bisognerebbe considerare comunque il rischio che la tendenza verso la mancanza di cura dei prodotti, alla fine, possa far disaffezionare i lettori.

Se questo intervento vuole essere costruttivo, quindi, lo sarà solo proponendo una strategia che consenta alle case editrici di ottenere prodotti che non scontentino i lettori, abituati a una qualità più elevata, e che siano validi dal punto di vista economico.

Con un po’ di lungimiranza, questo tipo di ragionamento potrà essere inoltre applicato a molti altri settori della produzione italiana, da quella intellettuale a quella più concreta dell’artigianato o dell’industria.

Prima di tutto, occorre partire da un presupposto fondamentale: i traduttori di fumetti, soprattutto quelli più giovani, non hanno un’autentica necessità di vedere compensato il loro lavoro. La traduzione dei fumetti va considerata un hobby, in quanto un lavoro gradevole ha in se stesso la

sua ricompensa senza dover ricorrere a corrispettivi monetari. Eppure è pessima abitudine dei traduttori subissare redazioni ed editori con richieste di pagamento già dopo quattro/cinque mesi dalla consegna dei lavori effettuati. Si tratta indubbiamente di una pratica assai scorretta, in quanto non tiene conto di tutte le difficoltà sopraelencate, e che produce una situazione di notevole impasse.

Se non è immediatamente possibile effettuare l’eliminazione della figura del traduttore per i vantaggi che questo porta alla pubblicazione dei prodotti, vorrei avanzare la proposta di far evolvere la vision editoriale: procedere all’eliminazione fisica dei traduttori prima che questi possano richiedere un pagamento. Si tratta naturalmente di una proposta avanguardistica e non nascondo che possa incontrare alcune difficoltà, soprattutto in fase di sperimentazione.

Tuttavia, sicuro della sua intrinseca bontà, vorrei dedicare le righe restanti a segnalarne gli indubbi meriti e vantaggi. Assoldare un killer ha costi diversi a seconda dei mercati, ma si tratta comunque di cifre inferiori a quanto si possa immaginare. Sul mercato italiano, affidandosi ad aziende non di prima scelta anche se di comprovata efficacia, un professionista simile può costare all’incirca 3000 euro per ogni servizio effettuato, ma rivolgendosi ai mercati dei paesi emergenti è comunque possibile trovare prezzi più concorrenziali. Si tratta di professionisti con anni di esperienza nella pratica di far scomparire un corpo e le loro tariffe sono assai ragionevoli se vengono comparate con il costo annuale di un traduttore. Per ragioni di comodità, proporrei di denominare questa nuova figura professionale con la sigla di S.I.C.A.R.I.O., abbreviazione del più corretto “Soggetto Incaricato della Cessazione degli Adattatori Richiedenti Indennizzo d’Opera”.

Una pratica ipotizzabile potrebbe essere la seguente: alzare il prezzo nominale delle tariffe, in modo da attrarre i migliori traduttori italiani all’interno del nostro settore, e convincerli ad accettare pagamenti dopo un anno dalla consegna dei lavori svolti; dopo un anno, fare richiesta al Soggetto Incaricato di procedere all’eliminazione fisica dei traduttori.

Un anno potrebbe sembrare un periodo eccessivamente lungo, ma l’impresa è meno laboriosa di quanto sembri. Molti traduttori, sentendosi comunque onorati dall’essere presi in considerazione dall’industria fumettistica e forse spaventati dalla cronica mancanza di lavoro, accetteranno senza battere ciglio questi termini di pagamento.

In un anno di lavoro, un traduttore medio è in grado di tradurre almeno 6000 pagine. A seconda della tariffa applicata dall’editore, queste corrispondono a una cifra complessiva che va dai 6000 ai 24000 euro. A fronte dei soli 3000 euro necessari per la terminazione del rapporto tramite Soggetto Incaricato, il risparmio è notevole ed è quantificabile dal 50% all’87,5%.

Con ogni probabilità, effettuando ordinazioni su larga scala, sarà possibile ottenere prezzi più favorevoli, ma naturalmente questo dipende solo dalla grandezza della casa editrice e del suo parco traduttori.

È il caso di segnalare altre due conseguenze positive di questa strategia:

1) un avvicendamento generazionale a livello lavorativo e un aumento dei posti di lavoro disponibili, fenomeni spesso incompatibili con la struttura gerontocratica della società italiana;

2) tramite il turn-over, o rotazione, annuale dei traduttori, sarà possibile evitare l’invecchiamento del linguaggio dei traduttori più maturi, realizzando espressioni più spigliate e vicine al lettore moderno.

Tralasciando il problema della sopravvivenza dei traduttori, evidentemente di natura secondaria rispetto ai più pressanti problemi di sopravvivenza dell’intera industria editoriale, i lettori più attenti potrebbero porre alla nostra attenzione una problematica concreta: il turn-over dei traduttori troppo elevato rischia di produrre un complessivo calo qualitativo delle traduzioni. Si tratta però di un falso problema: grazie a tariffe nominali molto elevate sarà possibile utilizzare traduttori di alta qualità, addirittura più elevata di quella attuale.

Per concludere, lo smaltimento fisico dei traduttori dopo dodici mesi di utilizzo consentirebbe di evitare l’impasse raggiunta dall’editoria italiana e risolvere l’annoso problema della scarsa qualità delle pubblicazioni, democratizzando al tempo stesso la possibilità di ingresso in questo specifico settore. A chi dovesse chiedere che fine abbiano fatto i vecchi traduttori, si potrà sempre rispondere che sono passati in un ambiente più consono alla loro preparazione e che sono “andati a fare letteratura”.

In mezzo a tanti autori morti, la loro assenza passerà certamente inosservata.

*Questo articolo è apparso sull'Annuario del Fumetto 2010 di Fumo di China. Per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

Leonardo Rizzi ha tradotto in italiano quasi tutta l'opera omnia di Alan Moore

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