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Moleskine #113 » Gianfranco Manfredi perde la trebisonda e ci insulta

gianfranco manfrediMoleskine #112

Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l'informazione di settore.

Gianfranco Manfredi perde la trebisonda e ci insulta

di Giorgio Messina

E niente. Morto il grande vecchio - ormai sono più di due anni - Il nuovo stile bonelliano è sempre più incentrato sugli insulti. Il fatto che osiamo dare i numeri delle loro pubblicazioni e che su questi numeri osiamo imbastirci anche delle analisi critiche, ci fa oggetto di insulti da parte degli autori bonelliani più in vista, che oltre a dare prova della loro bravura fumettistica in edicola, perdono la trebisonda e danno prova anche della loro meschinità umana sui social network. Evidentemente cogliamo nel segno, se gli insulti sono in pratica gli unici argomenti per rispondere alle nostre critiche. Insomma, degli insulti ce ne fregiamo ma rispondiamo.

Ora, dopo l’editoriale di Alessandro Bottero sui risultati del primo numero di Orfani, Gianfranco Manfredi, cantautore, attore, spasimante di Patrizia, romanziere, sceneggiatore e autore tra le altre cose di Magico Vento e Volto Nascosto e Shangai Devil, insomma un "santone" del fumetto italiano, scrive sul suo profilo FB quanto segue.

«GLI SCHIAVI FELICI DEL MERCATO

Leggo su un dei tanti blog di espertoni, valutazioni vendite per alcune teste bonelliane. Vorrei osservare:

1. Ci vogliono quasi sei mesi dall'uscita per aver dati reali, prima , trattasi unicamente di proiezioni, spesso sbagliate per difetto o per eccesso.

2. Tra il primo e il secondo numero il calo è inevitabile. Dopodiché il risultato si valuta alla distanza: su quale zoccolo ci si ferma? Ci sono testate che mantengono i lettori e altre che ne perdono in caduta libera, e ce e sono state altre ancora che li aumentano. Caso DYD, mica cazzi: ha persino rischiato la chiusura e per fortuna che non è stato chiuso perché improvvisamente , a parecchia distanza dal n.1, è esploso arrivando progressivamente e in breve tempo a 700.000, risultato credo ineguagliabile oggi, ma comunque è accaduto.

3. Molte testate hanno , negli anni, un largo mercato estero.

4. Questi blogghisti che sparano cifre , tra l'altro godendo di presunti insuccessi, non sanno davvero di cosa cazzo parlano e fanno solo del MALE al fumetto, se non altro perché ci sono FUMETTI bellissimi che vendono POCO e chissenefrega, per fortuna che ci sono! Esempio da un altro campo: quando ho visto LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI di George Romero, nell'anno 1968, al cinema Carcano di Milano (quello della canzone "Veronica" di Jannacci) a vederlo eravamo in SEI (CONTATI!). Possibile che ci siamo in questi decenni così rincoglioniti da NON CAPIRE e NON VOLER capire che le cose belle e importanti ARRIVANO DOPO AL GRANDE PUBBLICO e che BISOGNA ANDARSELE A CERCARE se vogliamo godercele SUBITO? Questi cacazzo di blogger autoriferiti fanno il gioco delle major , che se non fai un record di pubblico nel primo week end, ti SMONTANO! E loro TUTTI FELICI, POVERI COGLIONI! SIETE DEGLI SCHIAVI E CI GODETE PURE!»

0. Egregio Signor Manfredi, se si rivolgeva a noi (e lei si rivolgeva a noi), sembra che non abbia molto chiaro la differenza tra un sito e un blog. Poco male. Questo errore semantico è nulla in confronto alla pochezza e alla meschinità dell’insultarci senza nominarci. Non essendo il primo autore Bonelli che usa contro di noi questa tecnica da poveracci del web, mi tocca concludere che deve essere ormai una cifra stilistica acquisita nei vostri profili autoriali, la cui controindicazione però sembra essere l’affezione dalla famosa sindrome del Marchese del Grillo declinata alla prima persona plurale: “noi siamo noi, e voi (che non vi mettete proni davanti a noi) non siete un cazzo”. Passo ora a confutarle punto per punto gli argomenti pregni di pochezza da lei tirati in ballo.

1. Peccato che i sistemi informatici, caro Signor Manfredi, non servono solo a insultare qualcuno via social network senza nominarlo, ma nel 2013 permettono di avere in tempi rapidi, dopo la prima resa, un rilevamento non preciso proprio alla copia, ma con uno scarto di errore abbastanza basso (e da noi calcolato). Quindi o lei mente pur sapendo di mentire o crede di essere ancora nella distribuzione da edicole di 25 anni fa o forse ha solo fotografato troppo Patrizia e la realtà le sfugge.

2. Lei porta ad esempio il caso di Dylan Dog. Peccato che sia un caso risalente a 25 anni fa e mai più ripetuto. Perché? Non ci vuole un esperto di magia per spiegalo: perché il mercato delle edicole oggi è diverso da quello di 25 anni fa. E anche qui: o lei mente pur sapendo di mentire o crede di essere ancora nella distribuzione da edicole di 25 anni fa o forse ha solo fotografato troppo Patrizia e la realtà le sfugge. L’attenuante della buona fede, gliela voglio lasciare…

3. Nell’economia dell’articolo che lei confuta, non ha alcuna importanza se le testate Bonelli hanno negli anni un largo mercato estero. L’analisi è effettuata sui risultati nel mercato italiano e nel presente. Quindi, giocavamo a briscola, caro Manfredi, e lei festoso ha calato sul tavolo un poker di foto di Patrizia e adesso vorrebbe il piatto. Complimenti. Bravo. Ma come dicevano i latini: non sequitur.

4. Se uno scrive su un blog si chiama “blogger”, casomai. Non "blogghisti". Sarebbe come se qualcuno le dicesse che lei è un "cretinista" invece di "cretino". Ne converrà. Ma come ho già spiegato, questo non è un blog, è un sito di informazione. L’esempio del cinema che fa è simile, ribaltato, a quei lettori che dicono che una testata non può essere andata male perché nella loro edicola abituale l’albo è andato esaurito. Il caso particolare da fare assurgere a universale è dialetticamente abbastanza povero, soprattutto se parliamo di fumetti come quelli Bonelli che in edicola hanno una vita editoriale pari a 30 giorni. È il tipo di mercato, baby. L’accusa, poi, di fare il gioco delle major da parte di un autore di punta della major italiana del fumetto è veramente ridicola. Se fossimo “schiavi delle major” come dice lei, non ci metteremmo di certo a dare i dati di vendita della più grande casa editrice italiana di fumetti - ormai praticamente monopolista - che ha sempre fatto di tutto per custodirli gelosamente. Per quanto riguarda il “coglioni” al nostro indirizzo, non so lei, ma l’essere umano, tra cui anche noi, è fisiologicamente sempre e comunque generato da dei “coglioni”. Ma capisco anche che noi per lei non siamo nemmeno esseri umani, visto che non meritiamo di essere nominati e quindi l’averci dato degli ammennicoli sessuali l’avrà fatta sicuramente sentire infintamente superiore a noi. Si accontenta di poco, caro Manfredi. Infine, abbiamo goduto per il risultato del primo numero di Orfani? No. Ma dopo averlo strombazzato come il prodotto che avrebbe cambiato il fumetto italiano, beh, una riflessione sui risultati raggiunti andava fatta e senza fare diventare i nasini marroni a cui voi notabili Bonelli siete ormai così tanto abituati. Sì, perché a mio modesto avviso, siete così abituati ad un’informazione servile gestita da fanboy a 90° che vi trattano da semidei (“ho avuto l’onore di intervistare il grandissimo… “) che appena qualcuno vi riporta sulla terra usando i freddi numeri l’unico argomento che vi rimane è insultare e dire che noi facciamo “male al fumetto” (accusa veramente insulsa perché se a fare male al fumetto è chi rivela i dati di vendita di un fumetto, allora vuol dire che il fumetto italiano è messo molto ma molto male…) e che di un fumetto non è importante quanto venda. Cosa quest’ultima che detta da un autore Bonelli è ancora più ridicola. A meno che la Sergio Bonelli Editore da casa editrice leader del fumetto italiano non si sia trasformata improvvisamente in un ente di beneficenza per poveri autori rincoglioniti e noi ancora non lo sapevamo.

Amorale della fava, prossimamente produrremo delle magliette con sopra scritto:

“FUMETTO D'AUTORE, il SITO (non il blog) che ha fatto incazzare tutti i santoni del fumetto bonelliano!”

Ci invii i suoi dati di recapito, caro Manfredi, gliela faremo avere la maglietta. E niente.

PS (di Alessandro Bottero): Riguardo a cosa scritto da Gianfranco Manfredi su di noi (perché anche se non ci cita mai è palese che siamo noi l’obiettivo dei suoi strali), ho poco da aggiungere a quello che dice Giorgio Messina che mi pare abbia risposto in modo civile ed esauriente.

Devo però notare ancora una volta come Internet e questo modo di comunicare tiri fuori il peggio delle persone. Se persone adulte, abituate ad usare la lingua italiana e quindi che ben conoscono cosa significhino le parole (e Manfredi è scrittore oltre che sceneggiatore, ed è stato anche autore di testi di canzoni, quindi sa cosa sia l’italiano), arrivano ad usare con questa facilità il turpiloquio e gli insulti come cifra stilistica del loro modo di rapportarsi con la critica, significa che ormai le buone maniere e l’educazione di base ce le siamo scordate. Qualcuno diceva “la violenza è l’ultima risorsa degli imbecilli”. Beh, dal mio punto di vista la violenza verbale, e insultare è essere violenti, è l’ultima risorsa di chi non ha più argomenti. Visto che Manfredi è appassionato di cinema gli ricordo la scena del dibattito televisivo tra Nanni Moretti e Silvio Orlando. Lascio a chi si ricorda la scena il piacere di capire chi assomiglia di più a Nanni Moretti in questa discussione.

Chiudo ribadendo una cosa per me ovvia: qui NESSUNO è contento se qualche testata chiude, o chiuderà nel 2014 (perché ne chiuderanno, statene certi), o se la testata X vende meno di quello che si pensava. Io ho detto pubblicamente più di una volta che ero sinceramente convinto che Orfani 1 avrebbe venduto almeno 60.000 copie. L’ho detto, l’ho scritto, e nessuno può negarlo. Ma se si vuole parlare di fumetti con la schiena dritta e l’onesta intellettuale se si hanno dati interessanti (e VERIFICATI) che aiutano a capire meglio la REALTA’ del mercato allora bisogna darli. E se qualcuno si irrita per questo mi spiace, ma noi non siamo le veline delle case editrici, e di solito non usiamo carta igienica al posto dei fazzoletti. Siamo un sito che fa informazione, e i dati di vendita SONO informazione, perché aiutano i lettori a capire la realtà REALE del mercato, e non quella sognata ingenuamente.

La Bonelli si irrita? Gli autori bonelliani si irritano e ci accusano di essere servi delle major? (Che poi… ma quali altre major del fumetto ci sono in Italia a parte la Bonelli? Forse secondo Manfredi un concorrente della Bonelli ci PAGA per scrivere le cose che lo fanno arrabbiare???) L’Aurea si irrita? Tutti si irritano?

Andate in farmacia e chiedete una pomata al cortisone. Così forse vi passa.

Nella foto tratta dal web, Gianfranco Manfredi in camicia nera.


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