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Speciale Elezioni: la nuvoletta rossa e ingroiata che sfuma all’orizzonte (seconda parte)
Moleskine #101B
La rubrica più politicamente scorretta del fumetto italiano. Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l'informazione di settore.
Speciale Elezioni: la nuvoletta rossa e ingroiata che sfuma all’orizzonte (seconda parte)
di Giorgio Messina
Dicevamo del "compagno di merenda" Andrea Voglino che in seguito a polemica elettorale ingroiata ha pensato bene di schierare Nuvoletta Rossa - il blog da lui curato e dedicato al fumetto presente sul sito de Il Manifesto - contro lo scrivente e Fumetto d'Autore. Trovate il post a matita rossa QUI e la prima parte di questa risposta QUI.
Ora, se ancora non si fosse capito, con questo suo sfogo preelettorale in salsa rossa, il caro Voglino, così bisognoso di una controparte di “destra” - che pensava di avere trovato in me e in Fumetto d’Autore -, mi ha fatto la stessa tenerezza che si prova quando si guardano delle uova di dinosauro fossilizzate. E avendo appunto siffatto animo tenero, vorrei anche tranquillizzare Voglino sul fatto che non «ringhio», al massimo mordo, ma mordere un mesmerizzato ideologico. uno degli ultimi reduci della falce e martello in barba a qualunque anacronismo. che tra le altre cose si occupa di fumetto in un quotidiano zombizzato dai propri limiti ideologici, sarebbe poco gratificante per il mio ego moleskinatore che non guarda in faccia e non fa sconti a nessuno (cosa che non si può dire altrettanto della sua Nuvoletta Rossa).
Nella filippica fuori tempo massimo di Voglino segue a questo punto un ossimoro secondo cui a Il Manifesto «si consideri il copyleft con simpatia, e all’occorrenza vi si ricorra con liberalità». Azz… Gli ultimi giapponesi del “quotidiano comunista” adesso sono diventati anche liberali… E noi che pensavamo che i comunisti mangiassero ancora i bambini per garantirsi l'immortalità come dei vampiri qualunque.
Dopo questo triplo salto mortale carpiato ideologico con grado di difficoltà “per dare ragione ai miei compagni di merenda vale tutto e il contrario di tutto” ecco che il Voglino ci mette anche il carico da novanta: «ma postulare un’istigazione giornalistica all’appropriazione indebita a partire da un pezzo di colore è un bell’esempio di malafede». Certo, come no, e se noi siamo in malafede, a Il Manifesto allora sono schizofrenici quando nel pezzo "casus belli" di Martinelli si domandono: «con pochi soldi e uno scientifico oscuramento mediatico rispetto alle altre coalizioni in campo,la Rivoluzione Civile di Ingroia tenta quindi la carta di parlare al cuore degli elettori. E per infiammare i cuori, cosa c'è di meglio dei fumetti e dei cartoni animati, che hanno segnato l'infanzia di milioni di persone?» E si rispondono: «In poche parole, personaggi che rappresentano quel quarto stato che compare sul simbolo della lista di Ingroia (usato anche quello indebitamente – ndr), che si ergono a paladini degli sfruttati e degli oppressi, quasi a voler comunicare una similitudine con l'ex-magistrato palermitano, a suo modo un eroe dell'antimafia». E infine si autoassolvono nel nome di Gramsci: «la politica si fa anche attraverso la costruzione dell'immaginario collettivo, di quella cultura nazional-popolare di cui parlava Gramsci. Ed è innegabile che la cultura fumettistica, rientri esattamente in questa categoria».
Ancor più grottesco poi il fatto che per minimizzare le mie critiche a Martinelli, Voglino arrivi pure a disinnescare il collega de Il Manifesto descrivendone l’articolo da noi commentato come «pezzo di colore». Certo se Il Manifesto affida davvero ai pezzi di colore – come dice Voglino - la propria linea editoriale politica in difesa di Ingroia e delle iniziative elettorali illegali dei suoi sostenitori, ci viene restiuita la cifra reale dell’agonia editoriale di un giornale già abbandonato al suo destino anche dai suoi stessi fondatori.
E da qui in poi, il compagno di viaggio Voglino, da un'altra prova delle difficoltà di comprensione dei testi che lo ha già funestato nel vergare la velina rossa contro lo scrivente che viene anche definito “inspector della Suretè”. Il nostro infatti senza che nemmeno ne avessimo accennato, mostra la coda di paglia e difende le condizioni di collaborazione degli autori su Gang Bang. E a chi frega? Alla rubrica Moleskine no. Stendiamo un velo pietoso su questa excusatio non pettita, accusatio manifesta. Ci riferivamo ad altro e domandavamo tutt’altro e soprattutto non lo domandavamo a lui. Per aiutare la Pantera Rosa Voglino (perché se io sono "l'inspector della Suretè", lui non può essere altro) a chiarificare meglio la sua chiamata in causa da parte nostra nell'affaire Ingoria, gli suggeriamo un indizio in tal senso.
Ci aveva molto sorpreso il fatto che nel 2008, il tronista Roberto Recchioni, - collaboratore di Gang Bang, allegato editoriale a fumetti de Il Manifesto che ha raccolto la meglio gioventù del fumettomondo - avesse condannato pubblicamente sul suo blog un politico italiano di destra per l’uso politico senza permesso di un’immagine di 300 di Frank Miller. La sedicente rockstar formato fumettomondo invece davanti all’identico affaire Ingroia di utilizzo di immagini di fumetti senza permesso, mentre impazzava la polemica (a cui di solito non si sottrae) ha fatto finta di niente e si è nascosto la cosa sotto al tappeto del suo seguitissimo blog.
Ora, casomai Voglino avesse anche problemi di memoria oltre che di comprensione dei testi, gli ricordiamo che anche lui partecipò a quella discussione sul blog di Recchioni con questo commento a proposito del fatto che Miller venisse a sapere dell’utilizzo senza permesso di un suo disegno per fini politici: «Visto che Miller ora sta a destra di Cheney, credo che gli farebbe piacere eccome».
E come funziona, mia cara Pantera Rosa? Quando a fottersene del diritto d'autore sono a destra allora lì a fare i duri e puri liquidando la faccenda con una salace battuta e quando la stessa cosa invece la fanno i compagni di merende allora scattano distinguo e assoluzioni perchè il fine ideologico giusitfica i mezzi? Suvvia.
A questo punto il caso è chiuso e per chiuderlo non c’è stato bisogno di nessuna questura o "inspector della Suretè" o Pantera Ros(s)a, ma sono bastati i due strumenti più democratici di tutti, dentro e fuori il web: Google e il responso delle urne.
E mentre la nuvoletta rossa ingroiata sfuma all’orizzonte (fuori dall’arco parlamentare anche questa volta), è arrivato il momento di chiudere definitivamente la partita con la Pantera Rosa Voglino che a proposito del sottoscritto scrive: «il legittimo sospetto che i bersagli prediletti dell’inspector Messina della Suretè siano più moderati di lui.(è) una autentica iattura, per una penna all’arrabbiata del nuovo cinema paranoia. O forse, la strategia della tensione serve solo a far girare il contatore di un Web Magazine che, nonostante l’impegno di molti suoi collaboratori e la ricchezza dei suoi contenuti, continua a godere di pessima fama».
Insomma il compagno di merende Voglino, a corto di argomenti convincenti per mollarmi la mazzata finale è finito (ci perdoni il lettore il gioco di parole) nel ripetere anche lui le solite sciocchezze raccontate dai soliti compagni di merende. Ma a questo punto non volendo più deludere le aspettative del compagno di merende in cerca della controparte di "destra", ci tocca soddisfare il reducismo rosso del nostro con un sonoro "me ne frego!".
Ps: Voglino dixit: «ognuno ha la libertà di stampa che si merita». Noi la pensiamo invece come Evelyn Beatrice Hall: «disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo» . E nel nome della libertà di stampa, quella vera e senza ideologie recondite lancio anche un invito. Se casomai dovesse chiudere Il Manifesto, la porta di Fumetto d'Autore per ospitare una penna rossa in estinzione come Voglino è sempre aperta. In fondo per lui non cambierebbe niente, su Il Manifesto sono già scafati in materia di "autentica iattura" e "pessima fama".