Logo

L'Editoriale. Premi Micheluzzi 2017: problemi?

comiconDi Alessandro Bottero
L’edizione 2017 del Napoli Comicon è passata. Ne abbiamo parlato, molto ci sarebbe ancora da dire, ma noto che in giro per la rete si sta spandendo una melassa buonista e cerchiobottista per cui vogliamoci tutti bene in nome dell’amore del fumetto, scordiamoci il passato e collaboriamo perché il fumetto sia considerato seriamente e  non facciamo sempre riconoscere. Scusate ma io non ci sto. Il fumetto NON è una grande famiglia dove dobbiamo volerci tutti bene e nascondere i panni sporchi sennò sembriamo poco seri alla cultura ufficiale. Io me ne frego di cosa pensi la cultura ufficiale o di sembrare poco serio. Se c’è da dire una cosa la dico. E se c’è da dire una cosa che fa irritare altri la dico lo stesso. Il fumetto non risulterà poco serio perché si riconoscono le cose che non vanno, né è obbligatorio sempre e comunque volersi bene e “collaborare in nome dell’amore del fumetto”. Se il mio progetto editoriale, culturale, o anche semplicemente personale non si incontra con una persona X, non vedo perché DOVER collaborare e far finta di essere amici con X, solo per non turbare i lettori o fare brutta figura con i giornali. Massima educazione e cortesia, ma se con X le strade sono divergenti non vedo perché ipotizzare sorrisi e strette di mano o COESISTENZE/COABITAZIONI puramente di facciata. Il fumetto non può essere tutto e il contrario di tutto. NULLA può essere tutto e il contrario di tutto. Se una manifestazione (faccio un esempio) punta sugli YouTuber per attirare pubblico, allora non si può dire “Poniamo sullo stesso piano ANCHE la riflessione approfondita sul fumetto”. Non è vero. Se la cosa più importante è attirare pubblico e incassare, l’aspetto culturale diventa RESIDUALE, perché  si è fatta la scelta di inseguire le masse  che hanno una capacità di attenzione pari a quella di un criceto lobotomizzato. Al massimo l’elemento culturale in una manifestazione del genere potrà porsi in CONCORRENZA al momento di svacco, o volendo usare anche un altro approccio  potrà porsi in modo EDUCATIVO, proponendo momenti molto intensi e mirati a una EDUCAZIONE del pubblico. 
Ma questo è un altro discorso, che ho voluto accennare qui perché ci sarà modo di tornare sulle magagne presenti nel mondo del fumetto da edicola italiano, magagne che tutti conoscono, di cui si parla nei corridoi ma che nessuno osa dire apertamente.
 
Torniamo al Napoli Comicon. L’ultima cosa che vogliamo dire come Fumetto d’Autore riguarda i premi.  Quest’anno, per la prima volta i ruoli di Magister e di Presidente di Giuria coincidevano. Personaggi del calibro di Manara o Silver hanno sempre detto che non volevano trovarsi nella condizione di dover giudicare dei colleghi. Recchioni invece ha assunto le due cariche su di sé e i risultati sono  un po’ … perplimenti. 
Perché resto perplesso… per il fatto che i premi Micheluzzi 2017 mostrano evidenti conflitti di interessi, cosa che  potrebbe portare a considerarli non qualificati. Roberto Recchioni non è solo un autore. Non è solo il Magister di Napoli Comicon 2017. È anche il curatore della collana Dylan Dog, pubblicata dalla Sergio Bonelli, ossia colui che assegna i lavori (poi Franco Busatta è colui che MATERIALMENTE segue la produzione, ma questo è un altro discorso). È anche il consulente della Star Comics per progetti speciali come i Classici a fumetti. Collabora con la BAO, casa editrice che – è il caso di ricordarlo – da quando nel 2016 la Bonelli decise di pubblicare lei i cartonati delle sue storie è l’unica ALTRA casa editrice italiana autorizzata a pubblicare storie della Bonelli in volumi cartonati, guarda caso al 99% le storie di Roberto Recchioni ossia Orfani e Dylan Dog. Ha – almeno secondo le sue parole – assieme a ZEROCALCARE, ORTOLANI, GIPI, dato vita a un nuovo modo di rapportarsi col pubblico, e sbandiera sempre la sua amicizia e il suo profondo legame con i nomi appena citati, come parte della autentica Nuova Generazione di Artisti in Sintonia con i Social. Insomma Roberto Recchioni è una persona che – nel suo settore - può decidere chi lavora e chi no,  e che per una mentalità molto “trovo lavoro se gioco a calcetto con chi me lo può dare” come esemplificata dal ministro Poletti non si deve MAI  contraddire. 
Se esaminiamo i vincitori dei premi Micheluzzi 2017 troviamo quanto segue
MIGLIOR FUMETTO
Kobane calling – Zerocalcare – Bao Publishing
MIGLIOR DISEGNATORE
Gigi Cavenago (Dylan Dog n. 361) – Sergio Bonelli Editore
MIGLIOR FUMETTO ESTERO
Patience – Daniel Clowes – Bao Publishing
MIGLIOR WEBCOMICS
Aqualung – Stagione 2 – di Jacopo Paliaga, French Carlomagno
Tre premi alla BAO (Miglior fumetto, miglior fumetto estero, e miglior WebComics,  perché Aqualung è pubblicato su carta dalla BAO), e il premio come miglior disegnatore a Gigi Cavenago che è il disegnatore della storia di Dylan Dog scritta da Recchioni stesso. Ora, come è possibile che il Presidente di una giuria, premi la sua stessa opera? È come se Fellini fosse stato presidente della giuria del Festival di Venezia e avesse premiato un suo film. Correttezza avrebbe voluto che nulla di quanto ALMENO direttamente collegabile a Recchioni ossia al presidente di giuria fosse in competizione. 
E la cosa è poco rispettosa anche del lavoro di Cavenago. Infatti  il suo premi  Micheluzzi 2017 avrà sempre su di sé un ombra: “Ah sì. Il premio a Cavenago… beh, il presidente era quello che gli ha scritto la storia….”
Forse, e dico forse, far fare due cose alla stessa persona non è stata la mossa migliore.
 
Template Design © Joomla Templates | GavickPro. All rights reserved.