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L'Editoriale » Il duro mestiere dell’autore di fumetti... Sì vabbé, ma allora chi lavora in miniera che dovrebbe dire?

valterbuio1di Alessandro Bottero

Promettendo ai miei fedeli lettori che le lezioni sul giornalismo online torneranno appena possibile, di che si parla oggi?  Si parla di chiusure di serie in edicola, una per normale chiusura della miniserie e l’altra per decisione improvvisa della casa editrice, e di alcune dichiarazioni fatte dagli autori delle medesime.

Cerchiamo di essere più chiari. Valter Buio della Star Comics chiude col numero 12, e la cosa non è affatto tragica. Il progetto era di 12 numeri mensili, e la casa editrice ha tenuto fede all’impegno. Anzi, i risultati di critica e pubblico sono stati buoni, per cui si può senz’altro dire che Valter Buio è stato un buon successo per la Star Comics. Però chiude, e la cosa – proprio perché la serie piaceva e vendeva - non è stata apprezzata dai sostenitori, che rimpiangono quello che era considerato da tutti un ottimo prodotto.

L’altra chiusura è quella di Harry Moon, bimestrale Planeta. In questo caso su un progetto di 12 numeri, ne sono usciti solo 4, e la corsa si chiude qui. Perché? Credo si possa dire per vendite basse, la motivazione più normale e semplice dell’universo.

Come vedete due cose apparentemente simili (una serie che cessa le pubblicazioni), ma profondamente diverse. Nel primo caso il naturale concludersi di un progetto, nel secondo il fallimento di una proposta.

Storia vista migliaia di volte. Infatti non è questo che mi ha spinto a scrivere, bensì le dichiarazioni dei rispettivi autori (Alessandro BIlotta nel caso di Valter Buio, e Francesco Memola per Harry Moon), che quasi a suggello delle rispettive esperienze hanno detto due cose quasi identiche.

Ecco Bilotta in un estratto dell’intervista reperibile su Paperblog originariamente apparsao su ComixFactory, a cura di Stefano Perullo:

Dodici numeri pubblicati a ritmo mensile, interamente sceneggiati da te, mi sembrano davvero un grosso lavoro. Come giudichi una simile esperienza? Ha in qualche modo influito sul tuo approccio alla scrittura?

È un'esperienza massacrante e che a lungo andare non può portare a nulla di buono, nella vita di chi scrive e nel lavoro che sta realizzando. Se a questa esperienza si somma una direzione totale del lavoro, della gestione dei disegnatori, dei loro tempi, delle esigenze loro e della casa editrice è un lavoro che non vale la candela.

Ed ecco Memola in un intervento sul forum di Comicus:

A spiacermi più di ogni altra cosa è che questa notizia giunge a chiudere (non in bellezza, purtroppo!) la mia esperienza nel campo del fumetto bonellide. Comunque fosse andata, infatti, avevo già deciso che Harry Moon sarebbe comunque stato il mio ultimo progetto di questo formato. Lavorare secondo le modalità che esso comporta, al di fuori della Bonelli, è troppo impegnativo, stressante ed è anche divenuto economicamente poco conveniente.


Quello che mi colpisce è che sia Bilotta che Memola dicono (Bilotta in modo più allusivo, Memola più esplicitamente) che il lavoro di sceneggiatore “non è conveniente”. Ossia, anche sceneggiando una serie mensile (94 pagine al mese) sembra che non si guadagni abbastanza per vivere. Non è “conveniente”. Oppure “non vale la candela”.

Ora, pur conoscendo personalmente e stimando sia come persone che come professionisti Alessandro Bilotta e Federico Memola, e pur comprendendo umanamente il motivo di queste parole, devo dire di essere un po’ perplesso. Il punto è: quanto guadagna uno sceneggiatore che tutti i mesi scriva una serie mensile di 94 pagine? Ovviamente qui stiamo parlando al di fuori dalla Bonelli, che offre tariffe totalmente diverse. Al di fuori dalla Bonelli la tariffa per una pagina di sceneggiatura varia dai 15 ai 25 euro lordi. E questo dato accomuna le varie case editrici che pubblicano mensili a 94 pagine. Uno sceneggiatore che abbia come “lavoro fisso” quello di scrivere 94 pagine al mese, incassa circa 1500/1600 euro al mese. Certo, oltre a questo devi anche (in alcuni casi) seguire i disegnatori, coordinare le scadenze, fare “il cattivo”, e così via. Ma sempre 1500/1600 euro al mese ricavi.

Ora non vorrei sembrare demagogico, ma un agente di polizia prende di meno. Un insegnante delle elementari prende meno. Un infermiere prende meno. Un dottore in ospedale prende meno.

Allora, io capisco la sensazione di “esaurimento”, la necessità di “ricaricare le pile”, davvero. Non voglio sembrare spietato, o poco rispettoso delle storie altrui. Ma diosanto!!!! Se a ME danno 1500 euro al mese per scrivere fumetti……ma quanto dovrebbero dare a chi si fa un mazzo tanto in strada, per combattere la mafia? 3500 euro al mese????

O chi si fa un mazzo tanto a scuola, per insegnare a leggere e scrivere a 25 ragazzini, magari con qualche bambino handicappato in classe, e mille miliardi di problemi un po’ più seri del “oggi non mi vengono idee….”? 4500 euro al mese????

Ripeto, umanamente capisco tutto. Ma se invece vogliamo ragionare con un minimo di senso della misura allora vi prego…..datemi una serie mensile da scrivere tutta la vita!!!!

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